Sottomissione di una Manager - Preludio

Giovanna Esse
18 days ago
Sottomissione di una Manager - Preludio

Una bella donna in carriera parte per un fine settimana con un amico, meglio chiamarlo "scopamico", col quale a volte condivide momenti di svago e di piacere senza restare imbrigliata nei sentimenti né in una relazione, cose che potrebbero nuocere al raggiungimento dei suoi obiettivi. Spavalda, dominante e sicura di sé, fermamente convinta della sua indipendenza e della sua decisionalità!

La signora non può immaginare che sta per imbarcarsi in un'avventura: una lunga notte le insegneranno molte cose sui lati più reconditi del suo io perverso e segreto.

Uscimmo per la cena; non sono di quelle che amano perdere troppo tempo davanti allo specchio; la sorte mi ha voluto abbastanza bella e proporzionata, tanto da potermi permettere una vita senza troppi compromessi “estetici”, almeno finora. A trentatré anni non avevo grasso in eccesso, nonostante a tavola non mi facessi mancare nulla. Le forme, però, si erano arrotondate, sui fianchi e sul seno, trasformandomi, dopo i trenta, da “mannequin” a prosperosa. Per i seni, la taglia era passata da una terza stentata a una quarta prorompente.

Il gonfiarsi deciso delle mammelle, dentro una pelle elastica e robusta, faceva sì che, nonostante la mole, le mie poppe, fossero sode ed erette anche senza reggiseno, scatenando le fantasie di amici e colleghi.

La passione per il trekking mi permetteva di tenermi allenata e tonica, tanto da smaltire quegli eccessi di piacere che, a volte, mi concedevo a tavola.

Raggiungemmo il centro città; passammo davanti a un castello imponente, poi imboccammo una strada, nei pressi della splendida cattedrale. Raggiungemmo un ristorante molto carino, si chiamava: Modrà, credo, e lì mangiammo divinamente.

Non dimenticherò mai un piatto molto diverso dai nostri, di cui conservo una certa nostalgia: gli halusky, che somigliano agli gnocchi, ma più saporiti, conditi da un sughetto delizioso. Poi prendemmo del gulash di manzo, profumato dagli aromi e accompagnato da verdure.

A ripensare a quel giorno, ancora mi torna l’acquolina e, lo confesso, anche un certo vuoto, una smania nella pancia: come una corrente sensuale, che mi provoca un brivido caldo dalla spina dorsale fino alla nuca. Probabilmente collego quei sapori al resto di una notte veramente speciale.

- Ma, cazzo, non mi dire che ci siamo fatti duecento chilometri per mangiare? – sbottai, appena rientrati in albergo, ero stufa di quella mollezza nel comportamento di Nunzio. In fondo, erano solo le nove e mezza!

Lui mi guardò divertito e disse, con tono misterioso:

- E chi ti dice che la serata sia finita? Cambiati, donna di poca fede, che tra un’ora ti porto fuori ... – altro sorrisetto malizioso – E preparati a una notte brava!

- Ah, volevo ben dire! – sorrisi – Siamo vicini alla Transilvania, dopo la mezzanotte, arrivano i Vampiri?

- Piccola – disse Nunzio, prendendomi il mento con due dita – dove ti porterò io, i Vampiri, hanno paura a farsi vedere! – concluse con uno spaventevole “Uhuu, uhuuuuu” da lupo mannaro.

Intanto, si dedicava alla sua valigia da cui, a sorpresa, estrasse delle collant nere 50 den, aperte di sotto, per lasciare libera la zona erogena.

- Metti questi, la notte fa freddo! – disse.

Guardai quelle calze da sexy shop, ero perplessa:

- Ma guarda che questi sono contenitivi. – infatti erano molto spesse – Non ho mica le varici?!

- Tu indossali, ragazza e fidati ... del Lupo cattivo!

Preferii non discutere: mi piacciono le sorprese e amo le novità.

Lui volle decidere anche del mio abbigliamento e continuò a sorprendermi.

Mi fece indossare una mini attillata nera, ma sotto, misi calzerotti arrotolati e gli scarponi da trekking (li porto sempre con me, non si sa mai).

Per l’intimo, mi decise addosso, delle mutande nere, enormi, estremamente elastiche, che avevo preso per i giorni peggiori del ciclo. Sopra, un reggiseno a mezza coppa, con il corpetto, che avevo comprato nei saldi. Una sola volta ci avevamo giocato in una nostra “seratina fetisch”: eppure, ero certa di non avercelo messo io, in valigia.

Subito dopo: altro colpo di scena! Mi “regala” seduta stante, una camicetta a quadretti, di una o forse due misure più piccola rispetto al giro del mio seno che, diciamolo, è notevole.

- Questa la può indossare solo la Barbie... ma come mi hai conciata? – mi guardai allo specchio, schifata – Non penserai che io vada in giro così? Sembro Heidi che va a fare la puttana!

Ma Nunzio mi zittì con un bacio sulle labbra, molto complice,

- Amore, te l’ho già detto, la notte qui è speciale e ci sono localini molto particolari.

- Ma non capisco quest’abbigliamento, però. - ribattei - Una donna non dovrebbe essere più carina, la sera ... no? – mi aveva abbastanza smontata e mi sembrava di dover partecipare a una festa di Carnevale. Nunzio rise, senza rispondere.

Mi rassegnai ad accontentarlo, sperando di non dovermene pentire. Uscendo dalla stanza, controllai davanti allo specchio in quali posizioni, la mini, metteva di più in mostra il mio culetto, per starci attenta.

Appena fuori, ci perdemmo tra lo sciamare dei ragazzi per le stradine della città vecchia. Le undici erano passate da un pezzo.

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