Cuginetta svezzata anche troppo
Vanessa si sfilò le ciabatte e si stese sul lettino accanto al mio. Prese una rivista dal ripiano dell’ombrellone e iniziò a leggere. Dopo un paio di minuti si mise sul fianco, rivolta verso di me. Il costume nero si era incollato alla sua pelle sudata e abbronzata; i suoi capelli castani erano più brillanti del solito. Non riuscivo a credere che mia cugina si fosse fatta così bella.
Continuava a leggere e giocava ruotando con il dito il laccio degli slip. Quel movimento ipnotico mi stava facendo impazzire. Si alzò il vento e un po’ di sabbia le finì sulla coscia. Se ne accorse e la strofinò via. Poi, prima di rimettersi a leggere, incrociò il mio sguardo. Arrossii.
“Che leggi?” chiesi. Lei fece un sorrisetto. Diede un’occhiata veloce alla rivista e tornò a guardarmi. “Gossip, cose che non ti interessano” disse. “Mi conosci bene” replicai. Mi avvicinai al suo lettino. Dall’alto riuscivo a vederle nel top: la collana le colava tra i seni, dove vi era lo stacco dell’abbronzatura. Ad occhio aveva una seconda o una terza. Mi accovacciai e le presi la rivista dalle mani.
Era un articolo su qualche pseudo attrice spagnola. “Vuoi davvero passare la mattinata così?”. Le posai una mano sul fianco: “Andiamo al bar a fare colazione dai”. Lei alzò gli occhi al cielo. Si sistemò i capelli e si alzò. “Va bene, ma mi compri qualcosa”. Camminammo sulla passerella per un centinaio di metri. “Che lumaca che sei Gio!” mi disse Vane e prese a correre verso il bar. Il culo tondo e un po’ insabbiato danzava a ritmo dei suoi passi; lo slip veniva risucchiato sempre di più. Si fermò davanti al bar, si aggiustò il costume ed entrò. Ci sedemmo e ordinammo. Vanessa mise i piedi nudi sul tavolo e li incrociò. Qualcosa mi si mosse nei pantaloni.
“Che noia…” sbuffò. “Facciamo un gioco”. “Quale?”. “Mm vediamo…” Diede un paio di occhiate intorno a sé. Il cameriere era tornato dietro il bancone e si era messo a preparare i nostri cappuccini. Vanessa fece un ghigno. “Provo a indovinare quello che pensi: se indovino, tu fai quello che dico. In caso contrario, mi dici tu un obbligo.” “Che tipo di obbligo?”.
“Ad esempio potrei costringerti a baciarmi i piedi” sorrise. Arrossii e spalancai gli occhi. “Ma sei matta?”. “Dai! È divertente. Per esempio, adesso stai pensando che trovi l’idea eccitante…”. Mi grattai il naso e distolsi lo sguardo. “Ho indovinato! giusto?” esclamò a gran voce. Aveva ragione. “Ora sai che devi fare…” disse a bassa voce.
Di scatto, mi avvicinai al suo piede e stampai un bacio sulla pianta per un paio di secondi. Poi mi ricomposi. Lei rise. “Bravo Gio! È divertente no?”.
Vanessa posò il suo sguardo su una ragazza che stava sfilando lungo la passerella dello stabilimento. Era bionda e molto magra. mi guardò. “Te la faresti vero?” disse. “Non è il mio tipo” mentii.
“Ora tocca a me decidere”. Vanessa si morse le labbra. “Vieni in bagno con me” sussurrai. Ci alzammo. Le presi la mano ed entrammo nel bagno del locale. Le misi le mani sui fianchi e provai a baciarla. Lei si scansò e mi tolse le mani dal corpo. “No!” mi mise l’indice sulle labbra. “Stiamo ancora giocando, Gio. Ora tocca a me”. Serrai le labbra e annuii. Lei fece un risolino e mi appoggiò la mano sul costume.
“Ora indovino quanto ce l’hai grosso” disse. Io deglutii. Lei mi sussurrò all’orecchio. “Secondo me ce l’hai piccolo…” mi afferrò il pacco, “sui 13 centimetri” Rise e mi calò il costume rivelando il mio cazzetto. Dio che imbarazzo. Stetti lì in silenzio con le mani sui fianchi. Lei rideva e gli dava piccoli colpetti con le dita. “Ho ragione, visto?”. Rise ancora, tanto che si dovette portare la mano alla bocca per fermarsi. “D-da duro è normale…” sospirai. “Sisi certo”. Vanessa mi afferrò il cazzo con due dita e cominciò a scorrere.
“Ascoltami bene, cuginetto. Ce l’hai troppo piccolo per scoparmi. Sarebbe divertente dirlo alle mie amiche.”
Racconto selezionato per il nostro archivio dalla redazione, scritto originariamente da: Frenesia
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