Supercazzo per giovane signora
Sono Michela e ho 27 anni. La noia che mi ha pervaso questi giorni mi ha portata a scrivere un po' di storie personali. Prima di tutto mi presento, in modo che abbiate ben presente me, nonché la protagonista. Sono bionda e ho i capelli corti, ma fino al mese scorso li ho sempre avuti lunghi fino alle scapole. Ho occhi scuri, un naso piccolo e schiacciato all'insù, non molto, ma quanto basta da etichettarmi per tutto il periodo delle medie con il soprannome di "porcellina". Sono alta un metro e sessanta (sessantadue per la precisione) e ho un fisico snello, perlomeno prima della quarantena, con una seconda scarsa di seno. Dai 17 ai 20 anni sono stata fidanzata con un ragazzo. Non è stata la mia prima esperienza e dopo di lui ce ne sono stati altri. Non che abbia avuto una vita particolarmente frenetica e libertina, ma quei tre anni hanno giocato un ruolo chiave, specialmente per gli eventi che si sono susseguiti tempi dopo. Il ragazzo dell'epoca era Andrea, la mia prima relazione duratura. Viviamo nello stesso paesello di poco più di 3000 anime nell'entroterra delle Marche. Siamo andati alle superiori insieme e, durante il terzo anno, abbiamo fatto il "grande passo". Dopo l'abbiamo rifatto. Più volte. Più volte e ancora. Ci piaceva e ci dava sicurezza a vicenda. Poi con l'università, qualche momentanea lontananza, abbiamo concluso la nostra storiella, ma nel migliore dei modi. Non è pesato a nessuno e, ad oggi, siamo in ottimi rapporti. Per farvi capire quanto eravamo affiatati vi posso dire che stavamo insieme per giorni, prima a casa di uno e poi a casa dell'altro. Lui ha un fratello più piccolo di noi di 7 anni e lo portavamo spesso con noi, si divertiva da morire. Io e Andrea preparavamo i festoni per le sue feste di compleanno e, quando venivano i suoi amichetti, facevamo i baby sitter. Devo dire che stavano tutti molto buoni, facevano quello che dicevamo loro. Andrea diceva che li stregavo.
Vi chiederete, perché tutto questo pippone? Beh, due anni fa stavo per laurearmi. Ero a un passo della laurea, quindi i miei unici spostamenti accademici si limitavano ad alcuni incontri irregolari con il mio relatore. Quella mattina avevo il pullman alle 8:30 e mi aspettavo di trovare la fermata deserta. Effettivamente fu così: c'era solo un ragazzetto con lo zaino e le cuffiette. Entrammo insieme e ci sedemmo così: io in due posti liberi circa a metà, e lui esattamente dietro di me.
-Ciao, scusami, ma tu sei Michela Rossi (cognome inventato)?- Così il ragazzetto interruppe i miei pensieri.
-Ciao, sì, sono io.- Rimasi sospesa.
Il ragazzetto si stappò le cuffie dalle orecchie e proseguì: -Io sono Alberto, l'amico di Michele Verdi (cognome inventato), è da un sacco che non ti rivedo.-
Lì per lì nessuno dei due nomi mi diceva nulla, ma in una frazione di secondo realizzai. Oltre al fratellino del mio ex, ricollegai anche il volto del mio interlocutore.
-Eh sì, è un sacco che non ci vediamo, l'ultima volta eri alto così - alzai la mano a circa un metro e mezzo di altezza - non ti riconoscevo proprio.-
Mi chiese cosa facessi, dove stessi andando e cose così. Io non do molta confidenza alle persone che non conosco e quella conversazione non era stimolante, anzi era a senso unico, lui che mi faceva domande a ripetizione.
Si era ormai quietato da una mezz'oretta, ma a cinque minuti dalla fermata riprese: -Certo che... sei molto bella. Lo eri anche quando eravamo più piccoli, non fraintendere, ma hai dei capelli stupendi!!-
Neanche arrossii. Un ragazzino di quasi 10 anni più piccolo di me. Mi vergognavo per lui. Risposi solo: -Grazie, ora devo scendere.-
Ovviamente ancora mancava qualche minuto alla fermata, così lui ne approfittò: -Sì, anche io, ho fatto un'ora di ritardo. Ascolta, ti va se quando finisco andiamo a pranzo insieme?-
Era la goccia che faceva traboccare il vaso.
-Ascolta, non sono interessata.- Risposi. Devo averlo detto con un'aria omicida, perché lui tirò su il cappuccio e si avviò verso la porta del pullman.
La giornata passò anonima, il relatore mi aveva dato da ritoccare la tesi in un paio di punti, quindi il pomeriggio ci lavorai, mangiai con i miei (sono andata a vivere da me proprio all'inizio di quest'anno), feci una doccia e mi buttai a letto con l'accappatoio.
Erano circa le 21:30 quando ero assorta in un film e venni interrotta dalla vibrazione del telefono. Di solito non ci faccio caso, saranno i soliti gruppi su whatsapp, ma vidi sullo schermo un numero che non conoscevo e dal menù a tendina c'era scritto "come ti sembra?"
Sarà una comunicazione del prof? Pensai.
Così aprii il messaggio senza pensarci due volte e mi comparve la foto un... pene. Ma non era un pene normale, era grosso, come se uno si scattasse la foto in mezzo alle gambe e ingrandisse l'immagine fino a non farlo entrare nello schermo. Non ne avevo mai visto uno così, era proprio sproporzionato anche rispetto alle gambe.
Rimasi un attimo incantata e ripugnata davanti allo schermo, ma mi ripresi a causa di una nuova vibrazione del cellullare. Un altro messaggio "Ti piace la birra?" e di seguito una foto.
Questa volta il membro stava a contatto con una lattina di birra e vi giuro, anzi no, ve lo stragiuro, era dello stesso diametro e della medesima lunghezza. Ovviamente di quelle strette e lunghe. Io non persi tempo, bloccai il numero, mi misi a dormire e me ne dimenticai.
La mattina dopo ero pronta per tornare dal professore, come concordato, e ripresi lo stesso autobus. Misi gli occhiali da sole, un giacchetto in pelle e uscii.
Oh no, ancora lui, mi ero dimenticata... Ma salta le prime ore tutti i giorni questo qui?
Il ragazzetto era di nuovo lì. Non mi ricordavo neanche il nome e questo rendeva più imbarazzante la conversazione. La conversazione, già, dato che ero lontana almeno venti metri e già sbracciava per salutarmi. Ricambiai con il gesto timido di una mano. Ci mettemmo alle postazioni del giorno prima e, esattamente allo stesso modo, il pullman era deserto a parte noi due. Stavamo raggiungendo la fermata, ma non lo sentii prepararsi, così mentre camminavo mi girai per chiamarlo, pensando si fosse addormentato. La scena che mi ritrovai fu lui sbracato sui due sedili con la testa appoggiata al finestrino e con il grosso membro penzolante fuori dalla cerniera.
Rimasi di stucco. Ero bloccata con la testa bassa ma gli occhi che sporgevano fuori dagli occhiali per sbirciare.
Quindi è lui che mi ha mandato quelle foto ieri, ma come ha avuto il mio numero?! E' matto? Potrei denunciarlo, parlare con i suoi, non può fare così!!
-Ti sei incantata?- Interruppe il silenzio.
-Ma sei matto? Questa è una violenza, io ti conosco, so chi è la tua famiglia, ma un'altra persona ti denunciava!!- Gridai a bassa voce.
-Allora, scendete o no?- Ci urlò l'autista.
Scendemmo e andammo ognuno per la sua strada.
Ero evidentemente scossa, dato che non rimasi concentrata un solo secondo su quello che mi diceva il professore.
Certo che però un coso così non l'ho mai visto. Chissà se l'ha già usato. Sicuramente no, se no non avrebbe bisogno di comportarsi così. Ma cosa vado a pensare! Ha 18 anni e io 25, non esiste. Non esiste. NON ESISTE.
Sbloccai il numero. Dovevo almeno fargli delle domande. Avevo già visto dei peni, anche di persone più grandi di me, ma mai nessuno si era avvicinato a quello.
Ci vediamo sotto scuola, a che ora finisci?5 minuti dopo mi rispose
alle 13:30Visualizzai e non risposi.
A quell'ora andammo a una pizzeria dove fanno pizze al taglio, ma non avevo fame.
-Allora dove lo facciamo?-
Non può essere così coglione
La presi larga. Gli dissi anche che se lo avrebbe rifatto avrei parlato con i suoi genitori.
-Va bene scusa, non ti infastidirò più... Anzi, grazie della chiacchierata.>>
Lui arrossì, era palesemente in imbarazzo: -Sì, cioè fatto fatto no... Ehm, parlavamo una volta con una mia amica e ci siamo solo toccati vestiti...- Ci mise 5 minuti a dire questo.
Perfetto, non l'ha mai fatto e io sono una deficiente
Questo lo disse con ferma convinzione e io rimasi un'altra volta pietrificata.
Non può averlo detto davvero, non può.
Continuavo a fissarlo da sopra gli occhiali da sole.
-Ascolta devo dirti la verità, hai un... un pisello -qui abbassai la voce e feci il gesto delle dimensioni con le mani- che non ho mai visto, ma te la prima volta devi farlo con una persona a cui vuoi bene e con cui ti ci trovi bene.-
-Ma io ti voglio bene, sei bellissima, come fa uno a volerti male?-
Non capivo se recitasse o se la sua insicurezza era reale. Poi mi uscirono di bocca le parole più sbagliate di sempre: -Ascolta, non abbiamo neanche un posto, io non ho casa libera, te hai i tuoi genitori, lasciamo perd...-
Lui mi interruppe bruscamente: -No, per questo non c'è problema, i miei sono via per 10 giorni!!- Gli tornò il sorriso.
Provai a bloccargli l'entusiasmo più e più volte, ma senza troncare nettamente il discorso, così, una volta rientrati nel nostro paesello, continuammo a parlare e ci ritrovammo prima sotto casa sua, poi dentro casa sua.
Mi fece vedere camera sua. Non me l'aspettavo diversamente da come potesse essere la camera di un qualsiasi diciottenne. il letto a una piazza e mezzo sfatto, vestiti in giro, CD in giro, una console attaccata a un televisorino, roba così. Andai al bagno. Ormai era chiaro che quel suo particolare mi aveva colpito a tal punto da spingermi così in avanti.
Mi guardavo allo specchio.
Sei ancora in tempo per andare, non ti costringe nessuno a stare qui. Tu hai 25 anni, lui 18. E se poi ti fa venire? E se ti fa venire PRIMA di lui?
Mi sciacquai la faccia e tornai di là. Lo trovai nudo in piedi in mezzo alla stanza.
Ora, Alberto non è assolutamente un figo. E' smagrito, scoordinato nei movimenti, con qualche brufoletto qua e là. E' biondo e nettamente più alto di me, 1,80, forse 1,85. Solo che vidi di nuovo quel pendolo in mezzo alle gambe e mi avvicinai.
-L'hai mai misurato?- Gli chiesi.
-Sì, così è 13 centimetri, quando è ritto è tipo 19-
-Andrea ce l'aveva più piccolo di così.- Dissi.
-Più piccolo di 19 cm? Penso sia normale, ho visto anche quelli dei miei amici, io sono quello che ce l'ha più grosso.-
-No, da ritto ce l'ha più piccolo di come ce l'hai tu ora!!- Esclamai.
Quando dissi quest'ultima cosa il suo pene sussultò.
-Posso toccarlo?- Chiesi.
-Fai pure.- Mi rispose con un leggero tremito. Evidentemente era nervoso.
Toccarlo era strano, non riuscivo a chiudere la mano. Ed era moscio.
Cominciai a fare il solito su e giù, senza scappellarlo, ma a ogni movimento aumentavo un po' il ritmo. Mi veniva da ridere. Lui non sapeva cosa fare, né cosa dire. Io che giocherellavo con il suo pisello. Non mi era mai capitato di avere pieno controllo su un ragazzo.
Piano piano si stava ingrandendo e indurendo, con una mano iniziavo a fare fatica, ma volevo continuare. Il passo successivo sarebbe stato mettermi in ginocchio e fargli un lavoro di bocca, ma non amo farlo, tanto meno a un ragazzino sconosciuto, così iniziai a usare anche la mano sinistra.
Una sega a due mani. Chi l'avrebbe mai pensato.
-Sai, non mi è mai capitato di fare una sega a due mani.- Gli dissi con fierezza.
-Come le facevi ad Andrea?- Mi chiese.
-Beh, a una mano!! E poi per meno di un minuto, se no mi veniva addosso e neanche scopavamo.- Confessai.
-Come lo facevate?- Chiese di nuovo. Si vede che cercava qualche idea.
Mentre segavo quel tronco di quercia rispondevo affannosamente: -In vari modi, io sopra e lui sotto, io sotto e lui sopra.-
-Lui dietro e tu davanti?-
A questa domanda aumentai il ritmo: -Poche volte, preferivamo vederci in faccia.-
Stava durando particolarmente tanto, ma era già comparso da un po' il liquido preseminale.
-Tu non ti spogli?- Domandò.
-Quindi vuoi che smetta?- Provocai io.
-Magari smetti un attimo, ti spogli e poi ricominci. -
Avevo una voglia matta di portarmelo alla bocca, leccarlo, sputarci sopra, ingoiarlo, divorarlo, ma volevo mantenere un certo decoro. Mi spogliai tutta tranne il reggiseno, indicai il seno e dissi:-Queste dipendono da come ti comporterai tu.- Poi lo spinsi sul letto e mi misi sopra di lui. Ormai era ben chiara la gerarchia, lui era sotto di me in tutti i sensi. Mi muovevo piano piano, avanzando verso la sua faccia, finché dal mio bacino gli spuntava solo il naso.
-Scommetto che non hai mai fatto neanche questo -con un accenno di sorriso continuai- adesso tira fuori la lingua e dammi un bacio appassionato.-
Cominciò a fare il suo lavoro, era un po’ impacciato, ma sentivo la sua bocca umida in mezzo alle mie seconde labbra e cominciava a piacermi.
Mm sì, dai che non sei tanto male
Non passò molto tempo prima che aumentasse il ritmo. Da là sotto iniziavo a sentire schiocchi di lingua e rumori umidi. Shic shic shic. Accompagnati da qualche mio gemito.
Strinsi le mie mani tra i suoi capelli e li tirai forte in direzione di dove volessi che si spostasse.
Ormai ero bagnata fradicia, potevo vedere lacrime di saliva e umori vari colare dalla sua faccia e impregnare il cuscino. Con un rapido movimento mi girai. Eravamo in posizione di 69. Afferrai con due mani il pisello e ripresi a segarlo. La punta era già bagnata, temevo che al solo tocco sarebbe esploso e ci avrebbe inondati. Lui si era adatto alla posizione e continuava a sciacquettare in mezzo alle mie gambe. Si sarebbe aspettato che glie lo prendessi in bocca, ma non lo avrei fatto. Tutto d’un tratto fecce qualcosa di inaspettato. Alzò a fatica le braccia, che si trovavano lunghe tra le mie gambe, mi afferrò il sedere, lo divaricò e iniziò a leccare per tutto il solco.
Nessuno mi aveva mai leccato l’ano, balzai dritta, se non mi avesse tenuto il bacino sarei caduta dal letto. Lanciai un liberatorio: -OH SÌ!!- Afferrai la sua testa di nuovo e lo premetti contro il mio stretto buchetto.
-Hai un preservativo?- Gli domandai staccandogli la testa dalle mie chiappe.
-Usi la pillola?- Mi rispose lui. Questa risposta mi fece innervosire.
-No coglioncello, il preservativo devi usarlo sempre, soprattutto quando non conosci una persona!!- gli urlai.
-Ok, scusa. Ne ho un pacchetto dentro quel cassetto.- Mi indicò con il dito.
Scesi e andai a prenderli. Era un pacchetto ancora sigillato di durex classici. Lo aprii, ne tolsi uno e glie lo lanciai.
Quello che vidi aveva del surreale.
Non è possibile, non è possibile
Una volta aperto, l’aveva srotolato e cercava di infilarselo goffamente. Probabilmente sbiancai.
-Ne hai mai messo uno?- Gli chiesi.
Non rispose. Ne presi un altro, mi avvicinai, gli tolsi quello con cui annaspava e dissi:<
Lo aprii glie lo misi in punta e iniziai a srotolarglielo sopra. O almeno ci provai. Quel dannato pisello era troppo grosso per il preservativo, forse Alberto non sapeva che esistevano profilattici di taglia XL. Iniziai ad annaspare anche io, cercavo in tutti modi di farlo entrare, ma niente. Che figura. Una ragazza di 25 anni che non sa mettere il preservativo a un ragazzetto che va ancora a scuola. Allora feci un bel respiro, allargai più che potevo l’anello del profilattico e lo spinsi sul glande. Entrò. Cominciai a srotolarlo, ma a un certo punto si bloccò. Non ero neanche a metà del suo pisello che il preservativo era arrivato alla sua massima lunghezza. Ero a gambe incrociate sul letto di fronte a quel palo e ci rimasi incantata.
-E ora?- Chiese lui facendomi tornare alla realtà.
-Vai, io mi metto sotto e tu sopra.- Gli ordinai.
Una volta in posizione volevo vedere fin dove avrebbe potuto spingermi quel coso. Sollevai un po’ la testa e vidi che superava il mio ombelico.
-Cazzo, mi arrivi allo stomaco.- Pensai a voce alta.
Afferrai la punta del pene e cominciai quella che mi sembrava una tortura che mi auto-infliggevo. Cercavo in tutti modi di farlo entrare. Bastava fargli scavalcare la punta, il resto sarebbe venuto di conseguenza. Accompagnavo il tutto con dei versi da deficiente, ma che mi venivano spontanei: -Ahi… Uh… Aah… Ci sono quasi... Ecco…- Mentre lui rimaneva in attesa.
Dopo un tempo che non saprei quantificare, il suo grosso pene scivolo nella mia vagina e lui se ne rese conto. Si rese conto anche che si trovava in uno spazio un po’ stretto, cominciò quindi a spingere avanti e indietro molto lentamente. Non sembrava troppo male, forse ero riuscita ad allargare e lubrificare la mia vagina abbastanza da consentirgli libero movimento, fatto sta che quel sesso non era diverso da quello di Andrea. Continuammo così per un po’, finché lui interruppe quel magico silenzio: -Posso spingere un po’ di più?-
-Come?- Gli risposi intontita.
-Così.- Mi disse lui accompagnando con un’energica spinta del suo bacino in avanti.
Mi crollò il mondo addosso. Scivolò d'un colpo dentro di me, senza incontrare né resistenze né ostacoli. Arrivò subito dove nessuno era mai arrivato prima. Lo sentivo nelle ovaie, era una sensazione nuova, mai provata.
-DIO!- esclamai forte, facendo uno strano verso subito dopo. Come uno sforzo liberatorio tanto atteso.
-Ti ho fatto male?- Mi chiese lui con aria preoccupata.
-Sììì. Noooh. Non lo soooh…- Feci fatica a parlare, perché le parole quasi mi si strozzavano in gola per l’affanno che avevo. Il cuore mi scoppiava nel petto.
Sentivo che il suo cazzo rimaneva duro dentro di me. Immobile, impassibile. Una lancia di marmo dentro il mio utero. Mi toccai la pancia come se potessi sentire dove fosse.
Cominciò a sfilare l’uccello da dentro di me. Lo sentii scorrermi lungo tutto l’utero, sembrava non finisse mai. Poi proprio quando stava per uscire, con un colpo di reni me lo rinfilò dentro di colpo. Altri brividi percorsero la mia schiena e le mie braccia, e i miei occhi si chiusero.
Ormai aveva imparato a scopare, non c’era dubbio e io ne stavo subendo le conseguenze. Se prima avevo paura che un ragazzino delle superiori potesse farmi venire, beh ormai era certo. Non distinguevo più un orgasmo dall’altro, era tutto un godimento continuo e se prima ero io a dirigere il gioco, ora era lui il toro da monta.
La mia fighetta era ben lubrificata e il suo cazzo non aveva barriere. Mi stava scopando come se fossi io la ragazzina indifesa.
-Come -uff- sto andando? -uff - Mi parlava come se niente fosse, con qualche cenno di affanno, ma non si era reso conto bene della situazione. Io ero in uno stato comatoso, non avevo forza per reagire, se avesse voluto, avrebbe potuto sbattermi ancora più forte e io avrei solo subito.
-Beneeeeh…- Risposi con un filo di voce.
Il mio sex-trip si concluse con dei versi che mi distrassero:
-Uuuh, aah, sì, sì…-
Era Alberto che stava venendo. Ripresi conoscenza, mi tirai su a gambe incrociate e gli dissi di colpo:
-Tiralo fuori!!-
Per fortuna il preservativo era ancora al suo posto, e lo sperma sembrava non essere uscito. Mi ributtai sul letto:
-Cazzo che scopata.-
Sentii che ridacchiava, ma non ebbe il coraggio di dire altro. Guardai l’orologio, erano le 18, lo liquidai con qualche lode sulla sua prima volta e tornai a casa.
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