Inculate a san Martino
L'autore ha sottoposto l’opera a un noto critico letterario per una descrizione che ne permettesse una migliore fruizione da parte dei lettori. Il risultato sono le poche righe che seguono questo punto e che precedono l’opera. In occasione del giorno di San Martino, celebrato in alcune aree come “festa dei cornuti”, il deprecabile autore ha valutato opportuno rivisitare la nota poesia di Carducci cercando di mantenerne dove possibile l’equilibrio formale e l’effetto di dipinto veristico, ma al tempo stesso lasciando spazio alla immaginazione della sventurata lettrice o lettore.
I quadri, interconnessi, sono permeati di una atmosfera di pecoreccio erotismo, descritto con goliardica libertà semantica non priva di compiacimento. Nell’ambiente si svolgono contemporaneamente una scena erotica reale e una virtuale.
La narrazione, quando in prima persona, è difficilmente attribuibile a uno degli amanti di colore dei quali si serve la moglie, oppure al marito che in disparte (sull’uscio) osserva la scena, oppure addirittura agli attori del video: la scelta è lasciata a chi legge.
Inculate a san Martino
La nerchia all’irte¹ palle
sussultando risale,
preparati all’anale,
stavolta ti fò male.
Su per la via del porco
dall’aspro odor dei peni
va il dondolar dei seni
l’animi a rallegrar.
Gira sul video acceso
quel porno mugolando;
sta il cornuton gustando
sull’uscio il rimirar
tra le arrossate chiappe
stormi d’uccelli neri
e i lor densi pen-sieri²
nel retto tuo spruzzar.
1) Irte: coperte di peli, com’è appropriato.
2) Pen-sieri: i sieri dei peni (licenza poetica….davvero di bassa lega
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