Sperma Calabrese
Questa volta a raccontare sarà proprio mio marito, visto che, ancora una volta, grazie ai suoi magheggi, è riuscito a raggiungere i suoi scopi sessuali.
Viaggio molto per lavoro e ovviamente frequento alberghi e ristoranti di ogni tipo. Con gli anni si impara a cercare i migliori e difficilmente sono quelli più osannati dalla pubblicità o “stellati” da qualche concorso prezzolato. Esistono dei posticini, in Italia, dove è veramente un piacere soggiornare, coccolati da bravi gestori e viziati con delizie gastronomiche e dolci tipici. Uno di questi locali si trova in Calabria, a pochi metri dalla costiera, sullo Ionio.
Un albergo ristorante messo su da un emigrante; diventato uno chef eccellente, ha deciso di investire in un locale tutto suo nella sua terra. Per fortuna gli è andata bene ma, ancora meglio, è andata a noi, viaggiatori solitari, sempre in cerca di un posto piacevole e accogliente per passare la serata. Anche perchè, in quelle zone, non esistono svaghi né una vera vita notturna.
Dopo cena poi o si chiacchiera un po’ o si va a letto, facendosi compagnia con la TV.
Io, quando sono lontano, penso spesso a mia moglie… mi piace fantasticare su noi due ma anche a quando l’ho vista fare l’amore con un altro. È più forte di me, sono un appassionato del cuckold e ho avuto la fortuna di convincerla a fare qualcosa in questo senso. L’abbiamo fatto una volta, ma il ricordo è sempre eccitante: spesso, a letto, mi faccio raccontare cosa ha fatto con l’altro uomo; se le è piaciuto; se è venuta con lui… e pensare a queste cose me lo fa diventare duro, immediatamente.
È come un interruttore che scatta in me, e il mio modo di essere uomo cambia: sono geloso di lei ma invece di combattere questa gelosia, desidero portarla fino all’estremo, godendo e soffrendo per le sue azioni di femmina che si concede, per puro piacere, a un altro.
Naturalmente questo, visto che per la sua mentalità è quasi un sacrificio, ha un prezzo: devo esserle fedele. Così la sera al massimo mi posso concedere una chiacchierata amichevole con qualcuno, disposto a perdere un po’ di tempo mentre annotta.
Il figlio del ristoratore lo chiamerò Francesco. Davvero un bravo ragazzo, lavoratore, educato, sempre disponibile; ha 23 anni. Passa volentieri un po’ di tempo con me; gli piace sentire le mie avventure e sognare i grandi “spazi” della città; a lui, il paesino sta molto stretto, visto che l’infanzia l’ha passata a New York.
Nel confidarmi un po’ le sue pene ho scoperto che gli è molto difficile fare sesso, nella sua posizione. Nel paese vicino ci sono le “bottane”, ma lui non c’è andato quasi mai; mentre le ragazze locali, invece, sarebbero tutte disponibili (lui è un buon partito) ma prima bisogna impegnarsi ufficialmente: sono nell’età in cui sanno di dover vendere cara la figa! Occasionalmente ha fatto qualcosa con qualche cameriera di mezz’età o con qualche ragazzina, troppo arrapata per tirarsi indietro.
Fu da quelle chiacchiere che il tarlo della mia perversione iniziò a farsi strada nella testa.
Quella sera stessa, quando parlai con mia moglie al telefono le chiesi se mi stava facendo le corna, lei rispose: “Sì, certamente, stai tranquillo…” ma sapevo che mentiva.
E lei sapeva che mi sarebbe piaciuto ma, l’ho già detto, non è il tipo e, maledizione, non ha neanche la fantasia per mentire!
Per lei sesso ed erotismo cominciano a esistere quando si trova davanti un bel cazzo, se il momento è quello giusto, allora assisti a una trasformazione: diventa una macchina del piacere. Lo capisci da come lo stringe, da come lo succhia, da come si muove sinuosa quando lo prende tutto in corpo!
Era primavera inoltrata, avevamo a disposizione un lungo ponte, allora mi venne l’idea di organizzarmi, per quanto possibile. Già da qualche settimana avevo proposto a mia moglie di venire con me; avrei potuto abbinare la vacanza col viaggio di lavoro, così da spendere veramente poco e passare qualche bella giornata in sua compagnia… dopotutto a lei piaceva viaggiare.
Intanto, a ogni sosta nell’albergo di Francesco ne approfittavo per parlare di scopate e di sesso. Una sera lo invitai a scendere insieme in paese per una birra e lui si liberò volentieri, per venire fuori dal solito tran tran.
- Ascolta – dissi – ma tu davvero vuoi provare qualcosa di nuovo… diciamo di proibito?
Come avevo previsto lui sorrise imbarazzato, era ancora molto trattenuto per la timidezza.
- Io avrei l’opportunità di organizzare una cosa eccitante, al prossimo giro, forse riesco a venire con una mia amica; una donna molto bella che, se riusciamo a eccitarla a dovere, diventa una bomba. – non gli dissi che si trattava di mia moglie.
- Sarebbe bello – disse Francesco, grato – ma… non so… cosa dovrei fare?
- Oh, bella… e cosa vuoi fare? Devi scoparla…le solite cose; ti fai fare un pompino, roba del genere, insomma… l’unica cosa è che dovremmo farlo insieme…
- Insieme? Nel senso in tre? – disse, raffreddandosi.
- Ascolta, amico mio, questa signora non fa la puttana… io non posso dire: “Ecco questo è un mio amico, fatti chiavare!” capisci? Deve succedere; devo cercare di portarla al piacere; aspettare il momento opportuno… mica ti vergognerai?
- Io non lo so… non ho mai fatto così.
- Non ti devi preoccupare, se la cosa funziona, se lei ci sta, vedrai che io farò in modo di farti fare i tuoi comodi… tranquillo. Sarà un’esperienza che non ti scorderai.
E venne il giorno della vacanza.
Facemmo un bel giro, avendo come base sempre l’Hotel di Francesco. Mi conoscevano, quindi mia moglie non venne nemmeno registrata, e nessuno si interessò particolarmente a chi era la bella donna che mi accompagnava. Tranne Francesco che la guardava di nascosto, probabilmente sognava, provando a immaginarsi com’era sotto gli abiti leggeri. Era giovane, aveva bisogno di fottere, quindi lo eccitavano di certo anche le piccole cose…
Studiai bene la situazione. Restammo una notte in più, sapevo che i pochi turisti sarebbero partiti e i commercianti pendolari sarebbero arrivati solo la settimana dopo.
Il giorno prima feci l’amore con mia moglie e, quand’era ben eccitata, ripresi il discorso di Francesco. Capii che il giovane non le dispiaceva.
Il giorno che aspettavo da tempo arrivò: facemmo una passeggiata, mangiammo leggero e feci in modo di riposare a lungo nel pomeriggio, per essere in forma per la serata. Intanto, Francesco era stato trattato in maniera molto amichevole, per fare in modo che tra i due nascesse quel minimo di confidenza.
Cenammo tardissimo, verdure e della frutta. Poi ci sistemammo in veranda a sorseggiare qualcosa. Finché Francesco non venne per offrirci un salvifico caffè.
Nel ringraziarlo lo chiamai in disparte…
- Corri a farti una doccia veloce, credo di capire che lei ci sta. Che ne dici, ti piace?
- Che dici? – il ragazzo s’illuminò – è uno schianto, una vera donna…
- Bene, ti aspettiamo in camera?
- Come vuoi fare tu… i miei familiari stanno andando via, c’è una festa da certi parenti, ritorneranno tardi. L’albergo è tutto nostro.
- Ok, allora ti aspettiamo qui… però dopo chiudi l’ingresso!
Quando Francesco tornò lo invitai a restare con noi, sottolineando ad alta voce il fatto che eravamo soli, e che potevamo fare quello che ci pareva. Scherzai un po’ pesantemente sulle bellezze di mia moglie, stuzzicando Francesco riguardo ai suoi desideri segreti.
- Ehi, quaggiù le hai mai visto cosce così? – e le tiravo su la veste leggera, mentre mia moglie fingeva di ribellarsi. – Tocca… tocca… guarda come sono lisce.
Francesco sedette vicino a noi e si fece coraggio… salì con la mano, accarezzando con bramosia quelle belle gambe sode.
Io improvvisai: m’inginocchiai davanti a lei che sorrideva.
- Ecco la dea dell’amore… - poi, al ragazzo – Vediamo se indovini il colore delle sue mutandine!
- Ma dai – disse mia moglie – non dire sciocchezze; che vuoi che gli interessi! - si tese la gonna con le mani, come per difendersi da uno scherzo inaspettato.
Andammo avanti così, ridendo e prendendoci un po’ in giro, finché non riuscii a sfilare le mutande di mia moglie. Le presi e le gettai a Francesco come un trofeo!
- Ti sbagliavi… visto? Non sono nere ma rosa, a fiorellini. Ora scusatemi, ho bisogno di prendere una boccata d’aria… - mi allontanai, sperando che rompessero definitivamente il ghiaccio. Su mia moglie, ormai, ero sicuro: era molto arrapata, altrimenti sarebbe già andata via.
Alle spalle della grande sala c’era un coreografico giardino, al centro una fontanina circondata di fiori. La sera era leggermente afosa, i venti tiepidi di primavera portavano i profumi del mare e di calde terre lontane. Mi allontanai il più possibile per non disturbare.
Li sentii chiacchierare intimamente e sorridere ogni tanto in maniera nervosa. Poi Francesco si fece coraggio, si misero in piedi e si baciarono a lungo. Vidi il corpo di mia moglie sciogliersi e trasformarsi, per quella improvvisa intimità.
Era fatta. L’emozione aveva preso il sopravvento sulla mia lucidità e io godevo mentre la vedevo impegnata nell’adulterio. Uno strano doloroso sentimento di gelosia morbosa, s’impadronì di me: non era solo la depravazione, c’era dell’altro nella mia mente. La mia presenza mi aiutava a giustificare il suo tradimento ma, in realtà, io avrei desiderato scomparire, per essere certo di scoprire quanto una donna può essere puttana, quando il marito non è presente.
Sentimenti contrastanti, dominati dalla libidine di vedere le loro azioni segrete.
Francesco era talmente entusiasta che, in un impeto di virilità, si abbassò e, abbracciandola sotto le natiche, la prese in braccio, come un gorilla che trascina via con sé la preda. Poi, mano nella mano, uscirono in giardino, raggiungendo un angolino romantico, dove, in piedi, continuarono a scambiarsi tenerezze.
Francesco, intanto, con la mano tendeva sempre a raggiungere le natiche nude della mia donna, o a sfiorarle i peli della figa. Probabilmente trovava arrapante scoprirla senza le mutande.
Restai a distanza, lasciando che iniziassero a entrare in contatto più intimo; temevo di bloccare il ragazzo con la mia presenza.
Mia moglie, ormai c’era dentro, mi vide ma non si interessò a me. Sedette su una panchina ricavata tra le aiuole e iniziò ad armeggiare con la cinta dei pantaloni. Poco dopo, Francesco esibiva la sua “sciabola”, veramente notevole, ma ancora abbastanza moscia.
Mia moglie era comoda e iniziò a baciargli il cazzo, per poi prenderselo in bocca, con evidente gusto. Gli fece un lungo pompino, sembrava desiderasse farlo da sempre; se lo godeva molto quel cazzo giovane, succhiandolo e leccandolo senza frenarsi.
La vidi tirarlo fuori, ma non aveva finito, si abbassò un poco e provò a dargli piacere succhiandogli le palle e leccandolo nell’inguine. Francesco s’inarcava, perso nel piacere.
Mi avvicinai, sperando che fosse il momento opportuno, ma feci del mio meglio per non infastidire quella coppia di amanti così affiatati. Stavo riprendendo tutto, sapevo che quelle visioni avrebbero alimentato molte serate di fantasie con mia moglie e anche molte seghe, private e solitarie.
Dopo una lunga spompata, mia moglie passò all’azione, si alzò per farsi prendere. L’uomo, bramoso, voleva goderla nuda e la spogliò… lei lasciò fare; valutò la durezza del cazzo, poi si voltò per mettersi a pecora, in favore di Francesco. Per un attimo i nostri sguardi si incrociarono, ma lei sembrava non tradire nessuna emozione. Però la vidi socchiudere gli occhi di piacere, quando il pene, nonostante non fosse completamente duro, riuscì a strisciarle in vagina.
Ritenni che fosse il momento giusto, mi tolsi in fretta i pantaloni per toccarmi il cazzo, sperando di non turbare il mio giovane amico. Ma lui non pensava a me: era in estasi, come fosse solo, e non faceva che premere nella figa aperta di mia moglie.
Mi mancava il fiato per l’emozione.
Quella loro chiavata fu talmente selvaggia e distaccata, che mi ricordò i rapporti delle prostitute, c’era solo un’esigenza, scopare in fretta e sborrare dentro. Francesco, infatti nemmeno chiese cosa fare… rischiammo molto! Se la chiavò senza preservativo e, pochi minuti dopo, la riempì di sborra, come una cagna in calore.
Ormai ero reso folle dall’eccitazione, non mi interessava più del giudizio dell’amante; quando sì calmò e uscì da mia moglie, gli posi in mano la telecamera e mi posizionai sotto di lei, iniziando a leccarle la figa.
Lei, nonostante tutto, non era ancora arrivata, la slinguai profondamente, mentre mia moglie si contorceva e s’inarcava per farmi scorrere in bocca lo sperma misto ai suoi umori di donna. Io bevvi a lungo, poi, non contento mi spogliai completamente e mi stesi per terra nudo. Il mio amore, danzava su di me, con movimenti erotici, mentre gli ultimi fili di sperma, mi inondavano gocciolando dalla fessa aperta. E pensare che fino a pochi instanti prima aveva accolto in sé il cazzo di un altro. Lei si abbassò sul mio viso, capii e le diedi piacere penetrandola con la lingua.
Venne sussultando, mentre Francesco, scarico e confuso, le si pose davanti per offrirgli il cazzo barzotto, da succhiare. Ma ormai lui non esisteva più per noi, mia moglie si era scatenata e sapeva che non aspettavo di meglio.
Non ebbi bisogno di chiedere nulla; dopo alcuni istanti dall’orgasmo, lei cominciò a pisciare, liberandosi a lungo e completamente sul mio corpo e nella mia bocca.
Io ero ancora gonfio di sborra, lei lo sapeva. Francesco ci lasciò in pace, troppo giovane per capire la nostra intesa depravata.
Ormai lei dirigeva la giostra, con un cenno impercettibile mi fece capire cosa dovevo fare; riprese la posizione sul muretto, a cosce aperte, e aspettò la seconda penetrazione della serata. Il mio pene non era grosso come quello di Francesco ma, in compenso era duro e sapevo come scoparla. La infilzavo attardandomi dentro, come piaceva a lei, ma nessuno dei due venne.
Arrivammo poco dopo, quando mia moglie sgusciò dalla mia presa e sedette sulla panca, dove aveva già fatto il pompino al giovane.
Probabilmente, vedermi suggere lo sperma di Francesco l’aveva lasciata con la voglia, così me lo prese in bocca, mentre da sola si masturbava: venimmo insieme in uno stesso, stupendo orgasmo, e lei bevve il mio seme fino all’ultima goccia.
La mattina, molto tardi, bussarono alla porta: era Francesco, che aveva portato una spettacolare colazione; su un tovagliolo immacolato spiccava una rosa rossa. Io ero ancora stanco e provato dalla notte precedente ma non ebbi cuore di fare lo gnorri… loro erano giovani, conoscevo il mio dovere. Con una scusa li lasciai soli, presi la macchina e raggiunsi il paese.
Tornai dopo circa due ore. La stanza era in penombra e lei, meravigliosamente discinta, mostrava il culo, nudo e formoso, che spiccava tra le lenzuola immacolate.
Stavo per andar via quando sentii un languido lamento, mi avvicinai e sedetti sul letto. Senza una parola, mia moglie mi prese la mano e indirizzò il mio dito sul suo appetitoso culetto. Non potevo far altro che accarezzarlo dolcemente per poi decidermi ad affondare il medio nell’ano, morbido e cedevole.
Capii tutto, quando, dopo aver affondato il dito tra le chiappe sode, sprofondai in un laghetto di piacere liquido e peccaminoso.
Leccai il dito, naturalmente, mentre le mie guance diventavano di fuoco: era intriso dell’odore e del sapore di una profonda colata di sperma, lasciata li, a testimonianza del loro momento di piacere segreto.
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