Il fuoco tra le cosce - seconda parte
Finalmente è venerdì, e non sto più nella pelle nell’attesa di riabbracciare il mio amore.
Trascorro la mattinata a sistemare un po’ la casa e dedico il pomeriggio alla cura della mia persona. Quando Manuel arriverà, dovrà trovarmi splendida e ‘appetitosa’ come non mai.
Così, dopo uno scrub esfoliante, mi faccio un bel bagno con i sali profumati. Quindi, un accurato massaggio con la crema nutriente, l’acconciatura dei capelli e lo smalto sulle unghie di mani e piedi.
A metà pomeriggio, Manuel mi chiama informandomi che sarebbe arrivato per le diciannove. Gli chiedo cosa avrebbe gradito per cena ma mi risponde che avremmo cenato nel nostro ristorante preferito.
Perciò, telefono e prenoto il tavolo, poi mi trucco e scelgo cosa indosserò per la serata.
Decido per il miniabito nero con la cerniera davanti, modello “apri e gusta”, per il quale va matto. Questo indumento è talmente corto che richiede una precauzione, per evitare denunce per atti osceni ad ogni minimo movimento: invece del tanga, devo indossare un paio di pantaloncini che mi coprano il culo, almeno in parte.
Poco male: a Manuel piacciono tantissimo questi shorts in lycra aderentissimi, che disegnano ed esaltano alla perfezione la forma della mia patatina. Sotto di essi non metto nulla. Reggiseno in pizzo nero “push-up strategico”, sandaletti tacco dieci e sono pronta.
Non passa nemmeno mezz’ora ed ecco il mio amore, puntualissimo! Entra in casa e resta senza parole nel vedermi così agghindata.
Gli vado incontro con un sorriso smagliante e lo abbraccio con tutte le mie forze, dimostrandogli senza riserve il mio amore e il mio desiderio.
Andiamo verso l’auto e mi accorgo che, dalla felicità di rivederlo, trotterello come una bambina.
La cena a lume di candela è squisita e trascorre piacevolmente. Usciamo dal locale e arriviamo alla macchina. Prima di salire, apro completamente la cerniera del vestito.
Lui non lo nota subito, tant’è che sono costretta a dirgli: “Amore, mi aiuteresti ad allacciare la cintura di sicurezza?”
Si volta con sguardo interrogativo e, finalmente, bang! Si accorge che sono mezza nuda. Si mette a ridere molto compiaciuto della sorpresa che gli ho riservato, quindi mi bacia e mi accarezza le gambe e il pancino.
Il mio sguardo è pieno di promesse piccanti.
Mette in moto e, una volta avviati, gli prendo una mano e gliela poso tra le mie cosce. Lui non si fa pregare e inizia a pastrugnarmi la patatina. Mi sistemo più comoda nel sedile e lo lascio fare, talvolta invitandolo ad aumentare l’intensità delle carezze.
Arriviamo a casa e, come prevedibile, dopo due minuti siamo sul letto. È evidente che anche Manuel ha parecchia voglia di sesso, perciò mi lascio fare qualsiasi porcellata gli viene in mente.
Si gusta per parecchi minuti il liscio tessuto dei miei pantaloncini, leccandomela avidamente attraverso essi, poi me li toglie e quasi arriva a scoparmi con la lingua.
Ho il mio primo orgasmo con annessa squirtata, quindi lo faccio mettere supino, gli scavallo il viso e glielo prendo in bocca, appoggiando la mia vulva sulla sua bocca.
Dopo qualche minuto a sessantanove, è costretto a chiedermi di interrompere le potenti succhiate che gli sto dando, altrimenti rischia di eiaculare subito.
Rallentiamo un pochino. Quindi, con mio grande piacere, mi chiede di cavalcarlo. Mi impalo sul suo pisello e inizio a fargli qualche abile giochetto di vagina.
Desidero farlo durare ancora a lungo, perciò cerco di limitare l’intensità dell’azione dei miei muscoli vaginali.
Mentre lo scopo, sento l’impellente necessità di raccontargli cos’ho combinato in settimana e, visto che lui non mi ha ancora chiesto nulla, ci penso io ad aggiornarlo, a modo mio.
“Ti piace così, amore?” gli chiedo, tra un affondo e un movimento circolare del mio bacino.
“Oh, sì. Da morire…”
“Sono brava?”
“Certamente, amore. Sei bravissima.”
“Sono brava solo a scopare o anche nelle altre cose?” gli domando maliziosa.
“Sei brava in tutto, amore mio.”
“Sicuro? Diresti ancora che sono una brava moglie se ti confessassi un peccatuccio?”
“Quale peccatuccio?” mi chiede, guardandomi con espressione che più interrogativa non si potrebbe.
“Ah, ah, ah!” rido di gusto senza aggiungere altro. Voglio farlo morire dalla curiosità. Nel frattempo, continuo a scoparlo lentamente perché deve durare ancora.
“Dai, confessa il tuo peccatuccio…” mi supplica divertito.
“Mah, vediamo… Se fai il bravo e prometti che non ti arrabbi…”
“Promesso, amore. Lo sai che non mi arrabbio per i tuoi peccatucci…”
“E va bene, confesso: mercoledì ho fatto un po’… La porcellina, diciamo…” gli spiego, con il tono di voce della bambina birichina.
“Hai fatto la porcellina? Dove e con chi?” chiede fintamente preoccupato.
“Ehm… Con un ragazzo molto gentile che mi ha aiutata a portare a casa la spesa…” e proseguo a raccontare quanto ho combinato con il garzone del negozio di gastronomia.
Lui ascolta divertito la mia narrazione, ma riesco appena a concludere la parte dove il tipo mi fa squirtare, quando Manuel mi avvisa che non riesce più a trattenere l’orgasmo e che deve sborrare. Così, aumento la velocità e l’intensità della scopata. Passa meno di un minuto e mi riempie di sperma.
Lascio che si svuoti per bene e che riprenda fiato, quindi mi corico accanto a lui e proseguo la narrazione.
Manuel mi mette due dita all’imbocco della vagina e inizia a deliziarmela. Il mio racconto si interrompe diverse volte, perché la mia mente vola al ricordo di quei momenti.
Infine, arrivo anche io ad un orgasmo squassante e squirto come una fontana.
Una volta placati i sensi, mi accerto che Manuel non sia arrabbiato per il ‘diversivo’ che mi sono concessa con il giovanotto.
“Perché dovrei essere arrabbiato? Lo sai che mi fa solamente piacere quando decidi di prenderti qualche ‘distrazione’” dice, rassicurandomi e togliendomi un certo senso di colpa che mi stava attanagliando da allora.
“Anzi,” aggiunge, con l’aria di quello a cui è venuta un’idea geniale, “perché non completi la mia felicità, incontrando ancora il ragazzo?”
“Ma tu sei matto!” esclamo sorpresa.
“Perché, amore? Dai, non dirmi che non ti è rimasta la curiosità di come sarebbe prenderti quel giovane e grosso pisello….”
“Beh, diciamo che di curiosità per i giovani e grossi piselli me ne sono tolte parecchie, soprattutto prima di conoscere te. Adesso mi interessa anche a chi appartiene il pisello in questione, e lui è solo un ragazzo, sebbene gentile e a modo.”
“Dai, amore. Almeno, lo faresti per me? Mi piacerebbe tanto vedere che lo cavalchi come hai fatto con il mio, poco fa.”
“Quanto sei porcello, amore!” concludo, baciandolo appassionatamente. Lui sa che la mia risposta è comunque “Sì”, ma che non sono così sfacciata da dirgliela a parole.
Spengo la luce e ci addormentiamo abbracciati.
Durante il fine settimana non torniamo più sull’argomento. La domenica facciamo ancora l’amore e nemmeno in quest’occasione ne parliamo.
Io non ho certamente fretta di vivermi l’esperienza, così lascio che sia Manuel a tornare alla carica, se e quando ne avrà voglia.
Quando siamo in vacanza, facciamo sesso mediamente un giorno sì e uno no ma, nella settimana successiva, noto che Manuel mi tampina con minore frequenza. Quando questo accade, penso subito che sia colpa mia o che lui abbia qualche preoccupazione, così rizzo le antenne e cerco di capire cos’è che non va.
Prima di chiedergli qualsiasi cosa, valuto se è arrabbiato con me, ma non mi sembra essere il caso questa volta. Quindi, gli domando se sul lavoro va tutto bene, ma lui mi rassicura che va tutto a meraviglia.
Per cui, non riesco a comprendere come mai siano ben quattro giorni che non mi fa approcci sessuali, pur essendo sempre molto affettuoso e attento nei miei confronti.
Sento il desiderio crescere, perciò decido di fare io un approccio molto esplicito.
Approfittando di una pausa rilassante, dopo aver consumato il pranzo al sacco durante un’escursione, mi sdraio accanto a lui e, con la scusa di prendere un po’ di tintarella, mi spoglio completamente, tenendo indosso solo un micro-tanga giallo.
Lui sta leggendo qualcosa sul tablet e non mi degna di molta attenzione, sebbene io sia sicura che quel tanghino lo eccita parecchio. Così, tenendo gli occhi chiusi, gli chiedo di mettermi la crema solare.
Manuel lo fa volentieri, ma io voglio qualcosa di più. Perciò inizio a provocarlo: “Amore, spalmala bene sulle tette…” dico maliziosamente.
Il suo tocco mi fa rizzare i capezzoli all’istante. Porto una mano dietro alla sua testa e lo accompagno a baciarmi. Con l’altra mano, porto la sua fino sul mio Monte di Venere e gliela tengo lì.
“Ho tanta voglia, amore.” sussurro, penetrandolo con lo sguardo.
“Mmm, mi fa piacere sentirtelo dire.” replica dolcemente, sorridendo. E aggiunge: “Non è che avresti voglia del pisellone del ragazzo?”
Al che, comprendo che desidera che facciamo uno dei nostri giochi, così gli rispondo ciò che si aspetta: “Ho voglia di un pisello, qualsiasi esso sia.”
“Brava, amore.” conclude con tono complice e alludente.
Rimango in silenzio qualche istante, guardandolo dritto negli occhi, chiedendomi per l’ennesima volta che cavolo lo spinge a desiderare che scopi con un altro. In quasi dieci anni di trasgressioni, non ho ancora saputo darmi una risposta, così non sarà certo questa volta che la troverò. Voglio solo renderlo felice e farò ciò che mi chiede, come sempre.
“Hai pensato ad una situazione?” gli domando, mentre lui continua imperterrito a pastrugnarmi la patatina attraverso il tessuto del costume, aumentando perfidamente la mia voglia.
“Mi piacerebbe che replicaste il vostro incontro sulla Jeep ma, questa volta, dovrete andare oltre, mentre io vi osservo, nascosto dietro ad un albero.”
Sorrido, immaginandomi la scena che comunque mi intriga molto. Scopare all’aperto, con il timore di essere vista da estranei, mi manda fuori di testa dall’eccitazione.
“Che ne dici? Si può fare?”
Annuisco: “Sì, ma dobbiamo pensare a come attirarlo. Dovrei tornare al negozio e inventarmi una scusa, dato che non ho il suo numero di telefono e non so nemmeno come si chiama.”
“Ah, no? Non sai il suo nome?” mi chiede sorpreso.
“Macché! L’atra volta siamo stati così presi dalla libidine che non ci siamo nemmeno presentati. Figurati che mi ha sempre dato del ‘lei’, anche quando lo stavo facendo sborrare…”
Manuel scoppia in una risata fragorosa e mi dà un bacio. Molla la presa dalla mia albicocca e mi invita a rivestirmi. Raccogliamo le nostre cose e torniamo verso casa.
Quando stiamo per entrare in paese, gli dico: “Se vuoi che scopi con il ragazzo, dobbiamo comprare i preservativi.”
Mi risponde “Ok” e ci fermiamo davanti alla farmacia. Quando sta per scendere, lo fermo: “Amore, prendi la misura XL!”
Lui mi guarda interrogativo e io esclamo: “Eh!”, mettendo istintivamente davanti a me le mani parallele, indicando la misura del cazzo del ragazzo.
Manuel sembra rimanerci secco. Poverino: quando gli ho narrato la porcellata che ho fatto, gli ho detto che il tipo ce l’ha grosso, non che è superdotato.
Quando torniamo a casa, vado a farmi la doccia. Mentre mi sto asciugando, Manuel entra in bagno e mi spiega come ha pensato di ‘ingaggiare’ il ragazzo.
Il mattino seguente, dopo colazione, mi dà il numero di telefono del negozio che ha trovato su Google. Lo digito, metto il vivavoce, attendo qualche istante e ricevo risposta: “Gastronomia Marcellin, sono Andrea, come posso esserle utile?”
Riconosco subito la voce del ragazzo.
“Buongiorno, Andrea. Sono Monica, la signora che hai gentilmente accompagnato a casa mercoledì scorso.”
“Ah, buongiorno signora. Mi dica.”
“Avrei necessità di fare un po’ di provviste, ma non posso allontanarmi da casa questa mattina. Fate consegne a domicilio? Pagando il servizio, s’intende…”
“Certo, ma il servizio è gratuito se la spesa è di almeno cinquanta Euro.”
“Ah, bene. Allora credo che ci siamo…” e inizio a fargli l’elenco di quanto ho bisogno.
Infine, gli chiedo: “Ti sarebbe possibile consegnarmi la spesa nella pausa pranzo? Così, se lo gradisci, potremmo mangiare qualcosa insieme, magari in quel posticino carino dove siamo stati la volta scorsa…”
“Molto volentieri, signora.”
Al che, con lo sguardo, lancio una saetta in direzione di Manuel che ha ascoltato tutta la telefonata, sottintendendo: “Lo hai voluto? Eccoti servito!”
“Allora, aggiungi alla lista qualcuno dei vostri fantastici tramezzini. Grazie.”
“Grazie a lei, signora. A dopo.”
Chiudo la telefonata e chiedo a mio marito, con aria di sfida: “Contento?”
Lui mi abbraccia e, prima di baciarmi, mi dice: “Grazie, amore mio. Ti amo immensamente.”
La mattinata passa veloce: io sto in giardino a prendere il sole e a leggere, mentre Manuel va avanti a scrivere il nostro nuovo romanzo, che ci piacerebbe riuscire a pubblicare ad inizio autunno.
Arriva l’ora di pranzo e vado a prepararmi. Per essere comoda, indosso solamente un paio di shorts da fitness, senza mutandine, una canottiera corta ed aderente e le scarpette da ginnastica.
Uno spruzzo di profumo, niente trucco e capelli raccolti a coda.
Torno in soggiorno e dico a Manuel che, data l’ora, sarebbe meglio che lui si avviasse e cercasse il posto dove piazzarsi ad osservare.
Ci baciamo ancora ed esce di casa.
A me inizia a salire l’adrenalina e ho il cuore che va a mille.
Prendo il marsupio e ci metto un pacchetto nuovo di fazzolettini e i preservativi.
Preparo lo zainetto con una bottiglia d’acqua e un asciugamano. Quando arriverà Andrea con la spesa, aggiungerò i tramezzini.
Mi chiedo più volte se mi serve altro, ma non mi viene in mente nulla, se non l’impellenza di rallentare il mio battito cardiaco e rilassarmi.
Durante questa spasmodica attesa, vado in camera da letto a darmi un’ultima guardata allo specchio, dato che, tra il turbine di emozioni che mi sta assalendo, c’è anche l’ansia per il mio aspetto fisico, sebbene essa sia, oggettivamente, del tutto immotivata.
So di essere bellissima e di avere un corpo pressoché perfetto, a scapito dei miei cinquant’anni suonati: vedo le mie gambe toniche, lunghe e affusolate. Il mio culetto che ha ancora una forma perfetta e genera appetiti lussuriosi in tutti gli uomini che lo vedono.
Le mie tette, sebbene di una terza misura scarsa, sono ancora sode e belle alte, tanto che posso ancora permettermi di indossare una canottiera così aderente senza necessità di mettere il reggiseno.
Torno in basso con lo sguardo e osservo i miei fianchi e la mia patatina, inguainata dai pantaloncini stretch.
Immagino che tra poco sarà accarezzata nuovamente dall’avida mano del ragazzo e questo mi fa salire la libidine, senza contare che, ovviamente, penso anche che sto per prendermi uno dei cazzi più grossi che abbia mai provato nella mia vita di grande scopatrice.
L’improvviso suono del campanello mi fa sussultare e mi distoglie dai pensieri estetici che erano riusciti a rilassarmi. Il cuore torna a martellarmi nel petto.
Con passi lunghi e svelti arrivo nell’ingresso, apro la porta e vedo Andrea che mi sorride. Pigio il pulsante del cancelletto e lo faccio entrare. Mi viene incontro portando uno scatolone dove è contenuta la spesa che ho ordinato.
Gli sorrido e lo saluto. Lo invito ad entrare in casa indicandogli la strada per la cucina. Quando posa la sporta sul tavolo, mi viene spontaneo dargli un bacio fugace sulle labbra, poi gli chiedo: “C’è tutto?”
“Si, signora. Non manca niente. In questo sacchetto ci sono i tramezzini. Poi, mi sono preso la libertà di portarle un paio di dolcetti… Sono questi.”
“Grazie, che carino!” replico.
Mentre ripongo nel frigorifero la gran parte dei cibi e metto il resto nella dispensa, vado da una parte all’altra della cucina. Lui resta imbambolato ad osservarmi. Sento che mi sta divorando e il fuoco tra le mie cosce torna a divampare.
“Ecco fatto. Possiamo andare.” dico, assicurandomi di aver lasciato tutto in ordine. Prendo lo zainetto, le chiavi di casa ed usciamo.
“Il ragazzo è un tipo di poche parole o il suo cervello è così impegnato a pensare al sesso che non riesce a dire nulla?” penso tra me e me, mentre percorriamo la sterrata nel bosco.
Arriviamo al pianoro e do un’occhiata intorno per capire dove possa essersi nascosto mio marito. Deve averlo fatto molto bene, perché il luogo mi pare completamente deserto, ad eccezione degli uccellini che cinguettano allegri.
Andrea si ferma all’ombra, nel posto dell’altra volta.
“Che ne dici se prima mangiamo qualcosa?” gli chiedo, sorridendo dentro di me per quel “prima” che sottintende che ci sarà anche il “dopo”.
“Perfetto! Ho parecchio appetito.” mi risponde. Recupero lo zainetto dal pianale posteriore della Jeep e gli passo il pacchetto con i suoi tramezzini, assieme ad un paio di tovagliolini.
“Quanti anni hai, Andrea?” gli domando per rompere il suo silenzio.
“Quasi ventiquattro.”
“Ti piace il lavoro che fai?”
“Beh, sì. Anche perché sono a contatto con il pubblico e ciò mi aiuta a vincere la timidezza.”
“E ti fa conoscere un bel po’ di belle signore…” aggiungo divertita.
“Ah, ah. Anche quello.” risponde, accarezzandomi una coscia.
“Non mi sembri molto timido, bello mio…” continuo maliziosa.
“Eh, dipende con chi ho a che fare. Lei, per esempio, mi ha subito messo a mio agio e non ho provato alcuna soggezione nei suoi confronti…”
“Mmm, bene. Ne sono felice.” concludo, appallottolando la carta del primo tramezzino che ho divorato, andando a pescare il secondo nello zainetto.
“Posso farle una domanda indiscreta?”
“Chiedimi qualsiasi cosa, caro.”
“Spesso mi chiedo: cosa passa nella testa di una donna sposata che decide di tradire il marito con un ragazzo molto più giovane?”
“Vedi, ci sono moltissimi motivi che possono spingere una donna tra le braccia di un ragazzo: noia, mancanza di attenzioni da parte del proprio partner, ricerca di una rivalsa o di vendetta, e pulsioni sessuali incontrollabili.
Nel mio caso, ad esempio, settimana scorsa avevo davvero una voglia di sesso irrefrenabile, mentre oggi volevo capire se effettivamente ti sono piaciuta fisicamente, nonostante la nostra differenza di età, o se, scusa la mia franchezza, saresti venuto con me solo per soddisfare le tue pulsioni sessuali con una tipa disinibita che non si fa problemi a fare qualsiasi cosa.” concludo con una piccola e parziale bugia.
“Apprezzo molto la sua sincerità, signora: lei mi ha colpito soprattutto per la sua bellezza. Poi, come le dicevo, perché mi ha fatto sentire subito a mio agio e perché non si è scomposta di fronte alle occhiatacce che le hanno lanciato le clienti del negozio, quando l’hanno vista tutta sudata e con gli abiti inzuppati… Secondo me, erano tutte invidiose per la sua naturalezza.”
“Ti ringrazio, caro.” gli dico, accarezzandogli una gamba molto vicino all’inguine. Al che, noto che il suo pacco, racchiuso nei bermuda di tessuto leggero, ha un sussulto.
È super eccitato, come lo sono io. Sento che la mia vulva si sta già bagnando, ma voglio tenerlo ancora un po’ in tensione, così lo invito a mangiare uno dei dolcetti che ha portato.
Nel mentre, aggiungo al discorso precedente: “Comunque, anche io devo farti una confessione: ho raccontato a mio marito quanto abbiamo fatto…”
“Cavolo! E come l’ha presa?” mi domanda quasi sconcertato e piuttosto preoccupato.
“Ne è rimasto molto divertito.”
“Davvero?”
“Certo. Vedi, mio marito ed io facciamo parte di quelle coppie che sono unite da quello che, secondo noi, è l’amore vero, che non è possesso, attaccamento e gelosia. Noi gioiamo dei piaceri e della felicità dell’altro. Perciò, se racconto a mio marito che ho fatto sesso con un ragazzo e ciò mi ha tolto lo stress e mi ha fatto vivere un momento di appagamento, lui ne è felice. Gli racconto ogni dettaglio, lui si eccita a dismisura e facciamo un sesso splendido.”
“Siete veramente una coppia fantastica, lei e suo marito. Piacerebbe anche a me trovare una donna come lei.”
“Ti auguro tanta fortuna, caro. Per quanto mi è dato sapere, con la mia mentalità siamo piuttosto rare, ma non mettere limiti alla Provvidenza.”
Bevo metà bottiglietta d’acqua in un solo sorso, la ripongo nello zainetto, inclino lo schienale del sedile e, sdraiandomi su un lato a gambe unite, aggiungo: “Adesso, però, dimostrami ancora una volta quanto ti piaccio…”
Andrea percorre con lo sguardo tutto il mio corpo, dai piedi alla testa, mi lancia un’occhiata colma di desiderio, poi viene a baciarmi, mentre con una mano fa lo stesso tragitto che poco prima avevano seguito i suoi occhi.
Ricambio appassionatamene il bacio, trattenendolo a me con la mano tra i suoi capelli.
Le sue carezze si fanno presto molto audaci. Le mie tette vengono ripetutamente tartassate e strizzate. Poi, è la volta del mio ventre, quindi della patatina. Dischiudo le gambe e lascio che mi tocchi senza ritegno.
Il sottile tessuto dei miei shorts evidenzia oscenamente il mio solco intimo, ed è l’unica barriera che divide le sue dita dalla mia vulva. Certamente si è accorto che lì sono fradicia.
“Mmm, quanta passione, tesoro…” dico, prendendo fiato dai suoi avidi baci.
“Lei è una dea, signora…” dice, tuffando il viso tra le mie tette. Gli dimostro il mio gradimento passandogli ancora le dita tra i suoi riccioli e lo lascio fare per un po’. Quindi, afferro il lembo inferiore della canottiera e me la tolgo, consentendogli di succhiarmi i capezzoli.
Faccio lo stesso con i miei pantaloncini, rimanendo completamente nuda al suo cospetto.
Mi guarda estasiato il Monte di Venere, ornato solamente da una sottile strisciolina di pelo ben curato. China la testa sul mio ventre e prende a leccarmi il pube, cercando di insinuare la lingua anche più in basso, ma la mia posizione non glielo consente.
Perciò, mi giro verso il lato guida, infilando la gamba sinistra tra lui e lo schienale del suo sedile e la gamba destra tra il volante e il parabrezza.
Ora, la mia intimità gli si offre nel pieno del suo splendore. Andrea cala il volto tra le mie cosce e inizia ad assaporare il mio miele femminile, che sgorga copioso, imperlandomi le labbra.
“Mmm, bravo. Ci sai fare con la lingua…” non posso trattenermi dal dire. Lui preferisce continuare a leccarmela, piuttosto che ringraziarmi del meritatissimo complimento.
Continua imperterrito e devoto per qualche minuto. Poi, per timore che mi faccia avere così il primo orgasmo, gli chiedo di tornare a sedersi al suo posto e di togliersi pantaloni e boxer.
Abbassa entrambi contemporaneamente, inarcando la schiena per farli scorrere tra lui e il sedile. In questo modo, il suo pisello, già perfettamente eretto, scatta in alto e svetta come se fosse la seconda antenna dell’auto.
Appena si risiede, mi piego verso di lui, glielo impugno e la mia bocca, completamente spalancata, riesce ad ingoiarlo solo fino a metà. Di più non riesco, dato che già mi arriva in gola.
Prendo a succhiarglielo come un Calippo gigante. Inevitabilmente, i miei risucchi, ritmati e potenti, sono molto rumorosi.
Ogni tanto lo guardo negli occhi e, sul suo volto, non posso non vedere nuovamente l’espressione tipica che ha un uomo innamorato.
Spero vivamente che ciò sia dovuto esclusivamente al trasporto del momento. Non mi importa nulla di lui, tanto meno di averci una storia: se adesso sono qui a scoparci, è solo per far contento Manuel.
A proposito, presa dalla situazione, mi sono perfino dimenticata che mio marito è eclissato qua intorno e sta vedendo tutto.
Questo pensiero transita nella mia mente con la velocità di una meteora e, come tale, scompare immediatamente.
Somministro al ragazzo ancora qualche potente pompata con la bocca, poi tre o quattro profonde segate e, infine, mi alzo e recupero dal marsupio la confezione dei preservativi.
La apro, ne prendo uno e lo tolgo dal pacchetto. Lui fa per afferrarlo, ma gli dico: “Lascia, faccio io.”
Lo metto tra le labbra, gliele appoggio sul glande e glielo calzo per quasi tutta la lunghezza usando esclusivamente la bocca, come fanno le zoccole più consumate.
Sono consapevole che ciò, ai suoi occhi, mi conferisce l’aria di una donna che, in fatto di sesso, ne ha viste e fatte di tutti i colori, e ciò mi riempie di tanto orgoglio femminile.
Con la mano, termino di srotolare il condom fino alla base.
Mi porto a cavallo sopra di lui.
Mentre mi stringe le tette tra le mani e ci struscia la faccia in mezzo, mi calo lentamente sul suo pistolone.
Sono così eccitata che mi entra senza alcuno sforzo, nonostante le sue dimensioni.
Man mano mi penetra, sento la vagina dilatarsi e venire riempita come poche volte mi è successo.
Il glande arriva quindi a toccarmi la cervice, perciò sono costretta a fermare la sua immersione. Mi rendo conto che non riuscirò mai a prenderlo tutto.
Mi aggrappo alla testa di Andrea e inizio a fare su e giù lentamente, gustandomi ogni istante della magnifica sensazione di essere veramente satura del suo cazzo.
Dopo circa un minuto, gli chiedo se gli piace, e lui risponde baciandomi con trasporto.
Le nostre lingue duellano e si intrecciano come due serpenti in lotta.
Aumento la velocità della scopata. Sento le sue mani che scorrono continuamente lungo la mia schiena bagnata dal sudore, poi si fermano sulla parte alta dei mie glutei. Si serrano su di essi e prendono a darmi il ritmo.
“Devo venire, tesoro.” gli sussurro.
“Veniamo insieme.” mi risponde.
All’unisono, acceleriamo ancora e, dopo qualche secondo, esplodiamo.
Sento il flusso del suo seme che scorre lungo il cazzo e si espande nel serbatoio del condom che, a me, pare non esserci, tanto è potente e consistente la sua sborrata.
Da quanto è intenso il mio orgasmo, per un istante mi pare di perdere i sensi e il controllo del mio corpo, fino ad essere costretta ad appoggiare il busto al suo.
“Cazzooo…” è tutto ciò che riesco a dire, tenendo gli occhi chiusi e cercando di riprendere fiato.
Rimaniamo così per un po’, fino a quando sento il suo membro perdere volume.
Al che, per evitare fuoriuscite dal preservativo, mi sollevo con cautela, tenendolo calzato al suo posto.
Ritorno sul mio sedile e lo aiuto a sfilarselo.
“Mmm… Quanta ne hai sparata…” osservo maliziosamente, constatando la notevole quantità di sperma nel serbatoio.
Gli faccio un nodo e lo avvolgo in un fazzoletto di carta. Poi gliene passo uno per pulirsi, mentre io cerco di detergermi dal sudore di cui sono ricoperta.
Lo guardo con occhi scintillanti. Lui ricambia e, con un sorriso compiaciuto, mi chiede: “Avrebbe voglia di farsene un’altra?”
Spalanco la bocca dalla sorpresa, poi sorrido a mia volta: “Ma certo, pisellone mio!” esclamo.
Prendo un altro preservativo e glielo passo. Mentre lo indossa, gli chiedo: “Ti va se ci mettiamo dietro?”
“Come vuole.”
Ci trasferiamo sul pianale posteriore del fuoristrada. Mi fa capire che desidera scoparmi alla pecorina, così mi metto in posizione appoggiandomi ad uno dei passaruota.
La moquette che ricopre il pianale mi pizzica leggermente le ginocchia e gli avambracci, ma mi dimentico presto di questa sensazione per lasciare posto al piacere che il ragazzo mi sta donando nuovamente, trapanandomi la fica con instancabile vigore.
Mi assesta affondi micidiali, ai quali rispondo facendo lavorare energicamente i miei muscoli vaginali e contrapponendo i miei movimenti ai suoi.
“Vediamo quanto riesci a resistere così!” penso, lanciando virtualmente una sfida a me stessa e alle mie capacità di farlo sborrare velocemente.
Andrea dimostra una resistenza incredibile all’eiaculazione, al punto che sono costretta a chiedergli di cambiare posizione per evitare di escoriarmi le ginocchia.
Esce da me e attende che mi giri. Mi metto sdraiata, divarico le cosce quanto mi è possibile e mi offro a lui nel modo più osceno.
Allargo le braccia, invitandolo a me. Lui si piega, mi bacia e tenta di infilarmelo. Non centra la mira, così penso io a puntarglielo.
Sento riempirmi nuovamente di cazzo e, in questa posizione, riesce a penetrarmi meglio e più a fondo.
Lascio che sia lui a scoparmi come meglio preferisce e mi limito ad assecondare ogni suo movimento. Inizio ad essere un po’ provata fisicamente, soprattutto per via del caldo.
Mi pompa come un toro per parecchi minuti. Nel frattempo, realizzo definitivamente che gli piaccio sotto ogni aspetto, non solo come scopatrice disinibita.
Ad un tratto, accelera gli affondi e mi dice che deve venire.
“Dai, vieni, caro. Sborrami tutta!” esclamo, sollevando il bacino per sentirlo meglio.
Probabilmente, ha frainteso il mio “Sborrami tutta”, tant’è che, un attimo prima di eiaculare, lo tira fuori, si toglie il preservativo, si dà un paio di potenti segate e schizza crema ovunque, molta della quale mi arriva sulla pancia, sui seni e sul viso.
Al che, mi metto due dita sul clitoride e squirto istantaneamente, sparandogli il mio succo sulle gambe e sulle palle.
Scoppiamo entrambi in una risata liberatoria e lui viene a sdraiarsi accanto a me. Ci diamo ancora qualche bacio e qualche carezza.
Ripreso fiato, recupero l’asciugamano e tento di darmi una ripulita dall’impiastramento che mi ricopre.
Andrea attende che io abbia finito, poi si dà una asciugata anche lui.
Passo sul sedile anteriore e raccatto i miei pochi indumenti. Mi vesto e aspetto che si sia sistemato.
Dopo di che, prima che salga in macchina, gli dico che preferirei farmi una passeggiata per riprendermi e che lui può tornarsene tranquillamente al lavoro.
Ci baciamo per l’ultima volta, poi, prima che mi chieda qualsiasi cosa, lo anticipo, dicendogli: “Grazie, caro. Mi hai fatta felice, anche se questo è un addio. Non cercarmi, ti prego.”
Andrea mi guarda: da un lato è compiaciuto per il mio apprezzamento. Dall’altro, è sconsolato perché tra noi due non ci saranno altri incontri.
Si limita a chiedermi: “Racconterai tutto a tuo marito?”
“Certamente sì. Altrimenti sarei una moglie infedele e non una complice.” gli rispondo dolcemente, prendendogli una mano.
Non aggiunge altro. Porta la mia mano verso la bocca e le dà un tenero bacio. Mi accarezza il viso, quindi sale in macchina, mette in moto e parte.
Percorro la strada finché non sparisco dai suoi specchietti retrovisori, quindi torno indietro e mi guardo in giro cercando mio marito.
Lo vedo comparire mentre scende il pendio del bosco sovrastante. Non riesco a mettere subito a fuoco il suo viso e il mio cuore torna ad accelerare, non sapendo quale sarà la sua reazione di fronte alle indecenti porcellate che mi ha vista fare con Andrea.
Mentre ci veniamo incontro, continuo il mio ragionamento, pensando che, se non è contento che mi sia lasciata andare totalmente, la responsabilità è solamente sua: più volte l’ho avvertito e reso consapevole che, quando mi metto in gioco, lo faccio senza pormi regole o limiti che non siano i miei. “Vuoi fare lo spettatore? Ok, nessun problema, ma non puoi sindacare o chiedermi di modificare il copione che ho scritto io. La regola è solo una, ed è questa.”
Appena arriviamo ed essere più vicini e vedo bene il suo volto, realizzo che questo discorso e i miei timori sono del tutto infondati: i suoi occhi esprimono dolcezza e complicità, come il suo sorriso.
Mi abbraccia fortissimo e ci baciamo. Quando si stacca da me, gli chiedo: “Mi baci lo stesso, anche se ho ancora in bocca il sapore del cazzo di un altro?”
Non mi risponde. Porta il suo pollice sul mio zigomo sinistro, lo strofina e me lo mostra, sporco di qualcosa di biancastro.
“Oh!” esclamo, guardandolo maliziosamente.
Mi bacia ancora e, abbracciati come adolescenti, riprendiamo la via verso casa, accompagnati dall’allegro cinguettio degli uccellini.
Tratto dal volume "Atti molto impuri: 22 racconti extra hard di trasgressioni coniugali realmente vissute"
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