Frocetto, adolescente e pompinaro.
Al tempo delle scuole medie mi si induri inconsapevolmente per le prime volte il pene, la prima volta mentre arrampicavo un albero e un'altra volta mentre sul pavimento mi guardavo un fumetto porno trovato in camera di mio fratello, poi la terza volta fu quando un amico più grande mi portò a fare un giro sulla moto da enduro, ero seduto dietro e non mi si indurì tanto per lo strofinamento col suo culo ma fu perché insistendo nel dirmi di stare molto stretto a lui per non cadere, le mie mani scesero a sfiorare il suo di cazzo, che divenne duro, mi piaceva toccarlo anche se solo dalla stoffa della tuta, era decisamente il doppio del mio
Al ritorno dal giro, ambedue fingemmo non fosse successo niente, scesi e caricò altri ragazzini, poi fu ancora il mio turno, appena fuori paese ritornai a toccarlo, mi prese la mano e la infilo sotto la tuta io mi intrufolai sotto lo slip e accarezzandolo gli feci innocentemente una sega, mi sporcai la mano di sborra.
Stupidamente gli chiesi cosa gli era successo e mi disse che al suo cazzo era piaciuta la mia mano.
In quel mese di settembre con cadenza di ogni due tre giorni mi caricava per fare il giro e io gli facevo una sega, mi dava un fazzoletto in modo che a me non si sporcasse la mano e lui gli slip
Poi un giorno mentre lo stavo già segando si fermò vicino a un cespuglio e mi disse scendi che ti faccio vedere il mio cazzo, mi fece scendere lui si sedette sul fianco della moto si calo tuta e mutande e tiro fuori il cazzone.
Era un bel cazzo curvo forse perchè molto duro pensai, a differenza del mio il suo in cima aveva una grossa cappella,sembrava un fungo,l'aria era autunnale e quel grosso pene emanava vapore, mi disse o meglio mi ordinò:
parti dalle palle e leccalo tutto come fosse un gelato, mi ci spinse contro il viso, il naso sulle palle pelose, fastidiose da leccare, appena allentò la pressione alla nuca risalii leccando l'asta turgida, raggiunta la capocchia in cima fu bello gustare tutta la bavetta salata della presborra,
ora succhialo! mi disse categorico, e me lo spinse prepotente in bocca, mi soffocava, avrei preferito leccare ancora la cappella, però mi teneva la nuca, mi insegnò ad andare avanti e indietro con le labbra e a usare la lingua quando ritornavo sul glande paonazzo, si smanettò il cazzo e mi disse nel mentre di leccare e succhiare solo la cappella, imprecò dicendomi
"sborroo! puttanella, succhia bevi la mia sborra troietta succhiacazzi, succhhiiiaaa!"
seguirono altri insulti che invece di offendermi fecero l'effetto contrario, continuai a succhiare con un po' di sborra collosa ancora in bocca fin quando mi disse che gli facevo male e allora gli leccai le palle che prima schifavo e succhiai uno alla volta i testicoli fin quando il suo cazzo s'ammosciò.
Disse che ero stato bravo, ero il primo a fargli un pompino e mi ordinò di non dirlo a nessuno.
Risaliti in moto lo abbracciai come al solito, avevo il pene duro, che dopo un po' iniziò a farmi un male boia, tornato in piazza lo salutai frettolosamante girai un angolo mi guardai il pene
mi era uscita per la prima volta la cappella, era violacea per la pelle stretta,
Da allora ogni 2/3 giorni a metà giro in moto si fermava tra i cespugli e gli facevo il pompino, era sempre un pompino fatto in fretta per il poco tempo e la paura di essere visti,
quando bisognava finire si smanettava e mi diceva di succhiare la cappella che arrivava la sborra, che dovevo ma anche volevo ricevere in bocca,
poi non mi staccavo facilmente dal suo cazzo e palle,forse anche perché mi piaceva sentirmi dare della puttanella troietta ecc che immancabilmente di diceva,
mai gli usci un frocio,checca o culattone come ci bisbigliavamo tra noi ragazzi per denigrare il sesso tra maschi.
Un giorno fermò la moto nel solito boschetto pensavo fosse per il solito pompino, invece mi spiegò che voleva insegnarmi a baciare con la bocca, entrammo tra i rami, mi abbracciò io alzai il viso in alto verso di lui e ci baciammo, quando la sua lingua mi entrò tra le labbra la mia linguetta incontro la sua, d'istinto seppe cosa fare, limonammo parecchio e mentre limonavamo sentivo il suo cazzo duro contro il mio sterno, le sue mani scesero a toccarmi il culetto sotto i boxer,
mi separò le chiappette toccandomi per la prima volta il buchino, pensai che un giorno mi sarebbe piaciuto provare ad infilarci qualcosa, intanto però mi stavo innamorando di lui,
purtroppo fummo interrotti dal rumore di un trattore mentre lui già mi era entrato in profondità nel buchino con un dito e io volevo estrargli il cazzo per succhiarlo, nel ritorno provai delusione e gelosia, perché mi spiegò che aveva voluto esercitarsi a limonare per imparare a sua volta, gli piaceva una ragazza e non voleva fare la figura dell'imbranato. mi veniva da piangere, mi ero innamorato di uno stronzo e io da buon frocetto se voleva gli avrei dato volentieri il culo.
Purtroppo iniziarono anche le scuole, io per le medie rimasi in paese lui invece per le superiori scelse un indirizzo di studio che lo porto lontano.
Col passar del tempo riuscì a farmi passare la cotta per lui, ma il pensiero del suo cazzo lo avevo tutte le volte che andavo a letto, iniziai anche a masturbarmi ora che la cappella quando usciva mi faceva meno dolore, le mie seghe le facevo sempre con qualcosa infilato nel culetto e col pensiero o la speranza che arrivasse un maschione a mettermelo in bocca.
Masturbarmi non bastava, l'ossessione per rivolere un cazzo da succhiare, perché comunque nel culo avevo qualcosa da infilarmi mi stava consumando, non ne potevo davvero più, pensai di coinvolgere qualche amichetto ma nessuno mi attirava, ero attratto da maschi più grandi, soprattutto i maturi, robusti, pelosi e un po rozzi erano sempre presenti nei miei sogni da frocetto.
Ci provai con un professore un tipo di maschio di cui mi sarei innamorato facilmente, un vero maschio Alfa, dal fisico sportivo con un cazzo e due glutei di marmo,
in aula nell'ammirarlo girare tra i banchi mi dissi che se lo avesse voluto lo avrei leccato tutto dalla testa ai piedi, buco del culo compreso, per quanto era figo, invece nei miei sogni notturni il desiderio era farci l'amore in un bel lettone caldo e soffice, sarebbe stato il mio primo e indimenticabile uomo a farmi il culo, se si fosse avverato.
Era un prof nuovo non della zona, si dimostrò anche lui infastidito un giorno che i miei coetanei mi prendevano in giro, effettivamente si erano accorti che ero un po' effeminato nel vestire e negli atteggiamenti e allora forte anche di questo quel giorno finito la lezione, andai velocemente alla cattedra mentre tutti uscivano, con la scusa di farmi correggere una cosa che non avevo ben compreso,
dopo un po' di moine gli misi la mano sulla coscia, mentre lui spiegava e io fingevo di non capire, poi risali fino alla patta, sentìi il gonfiore del grosso pene, lo sentivo crescere e diventare duro, il prof sembrava gradire, era lontano dalla famiglia e molto probabilmente in astinenza da tanto tempo,
riuscì ad entrargli da un pertugio e ad accarezzarlo e toccarlo anche se ancora da sopra gli slip, lo aveva nerbuto, grosso e venoso,
pensai che il cazzo fosse liscio da giovane e poi diventasse muscoloso col passare dell'età, poi lo misi in posizione per poterlo fare uscire senza necessariamente abbassare i calzoni, ma quando mi inginocchiai per andare sotto la scrivania a fargli il pompino si alzò in piedi di scatto facendomi cadere per terra, e mi disse caregorico!
"basta, mi spiace ma è una cosa che non possiamo fare", avevo ormai l'acquolina in bocca, il suo cazzone voleva rompere i bottoni per uscire, lo avevo a pochi centimetri e ne sentivo l'odore,
"mi basta succhiarlo" provai a dirgli arrossendo, lo toccai ancora, ormai lo aveva fuori dai pantaloni coperto solo dallo slip nero tirato all'inverosimile, ma fu irremovibile, compresi che la mia giovane età o la paura di essere scoperti lo aveva bloccato.
Qualche giorno dopo, pensando con chi altro potevo tentare mi ricordai del vecchio prete di cui a volte tra ragazzi girava voce, che non bisognava rimanere da soli con lui ecc... eravamo prossimi ad ognissanti e mi misi nella lista di chi voleva farsi confessare per andare a provocarlo, il don era un settantenne basso e tarchiato quasi in sovrappeso, se non gli "tirava" più ci avrei pensato io, tanta era la voglia di riassaporarne uno, purtroppo era cagionevole di salute e fù sostituito almeno per le confessioni da uno forestiero,
lo vidi entrare in chiesa e dopo nella porticina del confessionale, era comunque un bel maschione robusto, quasi 50enne un po calvo e panciuto.
Aspettai il mio turno, pensando alle preghiere di rito che ci facevano ripetere ogni volta, ma sinceramente pensavo solo al desiderio di avere un cazzo da spompinare, ero quasi l'ultimo anche perchè un altro confessionale era servito da frati del vicino convento, e sembravano sbrigativi nel confessare le persone.
Entrai a mia volta nella parte del confessionale chiuso dalle tende color porpora. Mi ero preparato mentalmente tutto un bel discorso per il vecchio prete che sospettavo "porco", ora invece ero in imbarazzo, soprattutto non sapevo come iniziare, fu lui, vedendomi titubante ed essendo nuovo a dirmi di raccontargli com'era la vita in paese, se ero in buoni rapporti con tutti, se ero studioso ed ubbidiente, subito
ne approfittai per raccontargli (esagerando) che purtroppo i coetanei mi prendevano in giro, testualmente gli bisbigliai:
"dicono che sono un po femmina" mi rispose che sono passaggi normali della crescita che si ha nell'adolescenza, allora gli raccontai che un po avevano ragione, mi disse di allontanarmi dallo spioncino senza uscire dalla tenda per vedermi per intero, mi allontanai e facendo una giravolta alzai la maglietta, volevo mi vedesse il culetto sporgente da femmina che avevo,
"alza tutto il maglione" mi disse e contemporaneamente a lui anch'io per la prima volta notai di avere le tettine sviluppate che ora per l'eccitazione erano sporgenti, tossi 2/3 volte,
"effettivamente sei ancora piccolo e ti si può scambiare per una ragazza mi disse" temendo finisse come col prof gli confessai che ero gia stato con un ragazzo un po piu grande,
per esserci stato cosa intendi dire mi disse a bassa voce, sperando servisse gli raccontai che oltre ad esserci limonati lo preso diverse volte in bocca, non commentò, ascoltai per sentire se si stava facendo una sega ma nulla se non un ansimare e un borbottio, pensando fosse indeciso sul da farsi aggiunsi con voce languida da vero frocetto
" adesso vorrei tanto in bocca quello di un uomo". Mi aspettavo che da un momento all'altro aprisse lo sportellino che ci separava, per infilarci la verga che sognavo grossa e dura per farmela succhiare e leccare come penitenza.
Un intrigante racconto inviatoci da Pietro Dellago da AP
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