Voci di condominio: la figa e il gatto

Carletto Duro
6 days ago

Guai alla superba sconsideratezza degli ubriachi di questo luogo funesto e al fiore che appassisce, ebbro ornamento che sta accanto alla grassa panza dello stordito dal vino! Ecco venire, dalla strada uno forte, potente, come una tempesta di pelo, un uragano distruttore, come una piena di grandi fusa che straripano; egli getta quella sconsideratezza a terra con violenza. La superba sconsideratezza degli ubriachi del condominio sarà calpestata; il fiore che appassisce, l’ebbro ornamento che sta accanto alla grassa panza sarà come il fegatino dentro la ciotola; appena uno lo scorge, l’ha in bocca, e lo ingoia.1

***

Non una mosca volava da mesi, tutto era calmo. Troppo calmo. Strano…

La ragazza levò lo sguardo dal manuale evidenziato con la fronte corrugata. L’auto sgangherata dei vicini era appena stata parcheggiata; ormai riconosceva il rumore della maggior parte degli automezzi del complesso. Niente urla, niente bestemmie, niente litigi. Si alzò e andò alla finestra. Ettore e Gisella stavano salendo le scale: lui le portava la spesa, mentre lei sorrideva cercando le chiavi nella tasca della felpa. Parevano una coppia di neosposini innamorati. Avevano pure un aspetto meno orrendo: lei curata e pettinata e lui bello fresco dopo aver chiaramente scoperto l’esistenza della doccia. La ragazza era… attonita. Faceva saettare gli occhi da una parte all’altra, senza capire, si sentiva quasi a disagio nel vedere una scena così normale e carina, dopo essersi fatta il callo per le brutture del luogo. Cosa stava succedendo?!

Nel mentre, ignari dello scompenso psichico che stavano provocando alla spettatrice con i loro sguardi dolci, Ettore e Gisella entravano in casa beati.

***

Nessuno stava guardando la tv ma la sua flebile luce azzurrina gettava le sue ombre sulla stanza e creava morbidi chiaroscuri sulle chiappe di Gisella e le mani del marito che la stava massaggiando dolcemente. All’altra estremità della schiena, marito e moglie stavano limonando come due ragazzini, interrompendosi di tanto in tanto per riempirsi di baci il collo e le spalle. Gisella intanto aveva già tra le mani il cazzo di Ettore e lo stava segando lentamente. Ettore spostò una mano su una tetta e si mise a pizzicare un capezzolo mentre l’altra accarezzava la schiena. Gisella eccitata per le attenzioni ai capezzoli non vedeva l’ora di saltare sul cazzo del marito.

“Dai infilamelo, cosa aspetti?” sussurrò Gisella all’orecchio di Ettore.

Ettore senza dire niente, si accomodò meglio sul divano e le lasciò il pieno controllo della situazione, permettendole di appollaiarsi meglio su di lui. Lei con la naturalezza riacquistata dopo anni di alcolismo, si fece scivolare il membro nella figa bagnata. Cominciò con un movimento lento, appoggiandosi al petto del marito, sorridendogli con aria beata. Lei con lo sguardo gli fece capire di muoversi. Dopo l’invito silenzioso della moglie, Ettore cominciò a muovere il bacino, seguendo il ritmo di lei e aumentando l’intensità in modo graduale. L’amplesso delicato si stava trasformando in una sessione di sesso selvaggio. Lui le afferrò d’un tratto le chiappe, mentre lei gemeva e urlava, per aumenatare ancor di più la forza della penetrazione. Gisella inarcò la schiena e gli sbatté di proposito le tette in faccia, che lui cominciò a leccare con soddisfazione.

“Mmmmm, siiii” disse lui.

Al tocco della sua lingua, i gemiti di lei si fecero più forti, annunciando l’orgamso imminente. Ettore arrapato nel vedere la sua donna così focosa si sentì anche lui sul punto di venire. Per mettere un pizzico di pepe (lol) alla situazione, spostò la mano nella fessura delle chiappe e cominciò a titillarle l’ano con il medio. Sorpresa dall’iniziativa Gisella si lasciò travolgere da un intenso orgasmo, soffocando i gemiti nella spalla del marito con un morso e coinvolgendolo così nel climax. Lui venne copiosamente in lei, inarcando la schiena per poi rallentare piano piano, ansimando come un mantice. Lei ricadde addosso a lui e rimasero abbracciati così per un po’ senza curarsi di Jeremy Wade che aveva appena pescato un gigantesco pesce siluro.

Su un angolo del davanzale del salotto, un gatto pasciuto osservava, con occhi semichiusi e assonnati, i padroni scambiarsi sommesse effusioni.

***

Antefatto time! (So che adorate le mie inutili digressioni, miei cari piccionazzi)

***

All’inizio di tutta la faccenda felina, Ettore non l’aveva presa bene.

“Ma sei scema?! Non se ne parla, non voglio un gatto in casa!”

C’erano state urla, c’erano stati insulti, bla bla bla, tutto il pacchetto completo. Col passare dei giorni però, dato che la moglie non desisteva e la convivenza forzata continuava, Ettore cominciò a notare alcune cose. Il povero gattino era spaventato a morte dai loro litigi e quindi, ogni volta che lui si inalberava per qualche sciocchezza, invece di rincarare la dose rispondendogli a tono, Gisella lasciava perdere e andava a confortare la povera creatura, ingiuriandolo sottovoce.

“Smettila dai, così spaventi il gatto!” bisbigliava lei e le liti diventavano sempre più corte, sempre meno spesso si arrabbiavano per inezie come accadeva di solito e la sera, invece di bere, si sedevano sul divano, guardavano una trita e ritrita puntata del “Banco dei pugni” o un orribile film di Rosamunde Pilcher e andavano a letto sereni, dopo qualche coccola al gatto. Ogni giorno che passava la moglie assomigliava sempre meno all’arpia degli ultimi dieci anni e sempre più alla donna che aveva sposato tanti anni fa, cosicché anche Ettore decise di fare uno sforzo: tentare di dimagrire era fuori discussione (non sia mai fare del sano movimento), ma per lo meno si tirava insieme sotto ogni altro aspetto.

Fu così che, nel giro di un anno, grazie ad un piccolo gatto, molte persone furono felici. Una coppia di disadattati aveva ritrovato l’amore, una vicina aveva ritrovato la pace e un gatto aveva trovato tanto cibo.

E vissero per sempre sobri e contenti.

Racconto selezionato dall'archivio di @Doriella12

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