Mi hai mai pensata così?
Ti racconterò di ossessioni che diventano quasi possessioni.
Devi essere pronto a entrarci dentro con tutto, non solo con le scarpe.
Entra nella mia dimensione con testa, mani e ventre e viscere.
Mi hanno sempre detto che io le cose non le uso. Le consumo fino a finirle… non è vero.
Le disintegro.
Ci entro dentro.
Me ne ossessiono.
Ne sento il profumo più raro.
Hai presente quelle notti che non vorresti finissero più?E che non finiscono più perché tu le stai fomentando?
Non c’è tempo, ne minuti scanditi.. poiché tu sei dentro con tutto il tuo io… e se ti distrai un attimo…è subito alba.
Ecco io le vivo così.
E se hai l’onore di entrarmi in testa almeno una volta, quella notte puo’ diventare un’ora, una settimana… mesi.
Succede cosi quando le cose nascono per gioco.
Nacque cosi la prima volta, cosi fu la Seconda.
La Seconda si presento’ in una sera a orario di cena quasi per gioco.
Oh che brutto gioco, Seconda mia che hai scelto.
Perché vorro’ diventare la tua ossessione, e quando ci riusciro’ probabilmente mi sarò già stancata perché avrò’ raggiunto il più grande grado di piacere mentale.
Farti mio.
Nulla di più sublime.
Nascono i ping pong di frasi, io sempre nel mio a non saper se giocare a preda o predatore, tu voli in confessioni esplicite.
Allora mi chiedo: sono diventata almeno una volta la tua fantasia nei momenti in cui fuori piove e nessuno ti ascolta, quando vorresti sentire scorrere sangue caldo sotto le tue coperte?
Sarebbe tutto troppo svenevole.
Pensami come io perineo a te, Seconda.
In annoiate giornate storte, dove la mano cerca un piacere umido e si chiede se è grande abbastanza da essere la tua. Ti immagino in casa con me che ti gironzolo attorno e non puoi non avermi. Talmente tanto carnale da oltrepassare la blasfemia.
Ti ho immaginato nei bagni dei locali a trascinarmi dentro solo per una pompa.
Svelto e veloce in luoghi pubblici e affollati, quando dalla fretta non mi spogli nemmeno e io riesce a decifrare la texture delle scritte sui muri. Chissà se chi aveva imbrattato quei muri quella notte lo aveva fatto come lo stiamo per fare anche noi adesso o solo tramute inchiostro.
Mi prometto di staccare il cervello, tornare nella mia routine.
Ma poi tanto vi cerco care cifre.
Ricerco il vostro immaginario quando cammino di giorno tra i passanti e credo loro riescano a sentire le mie più basse pulsazioni da come mi guardano.
Emano femminilità, e richiamo ferormoni e tutti si accorgono della bellezza che emano. E si ricordano di quanto la vita fosse bella da liberi.
Seconda, sei un capitolo ancora inesplorato, ma quasi mi dispiace tu sia finito nel mio radar.
Ogni giorno immagino scenari di guerra diversi, a volte mi stupisco della potenza dei miei pensieri e di ciò che riescono a creare.
Sei mai sprofondato nel tuo mare più profondo pensandomi? Momenti in cui la tua mano non risponde alla tua razionalità e ti concede fantasie uniche? Hai mai parlato di me con te?
Hai mai?
Voglio toglierti il sonno di notte.
Racconto selezionato dalla redazione, scritto originariamente da: Nikky Divine
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