Lesbicata di mezza estate
Questa estate, a causa delle tante spese (sia previste che impreviste), io e Christian abbiamo optato per delle vacanze low cost, facendoci ospitare dai suoi genitori nelle Marche.
Avevamo i nostri spazi e le nostre libertà, con il plus di non dover pagare per mangiare e dormire.
La spiaggia dove avevamo l’ombrellone era un lido privato, quindi anche lì zero sbattimenti nel dover cercare un posto.
Così mi sono goduta al massimo il relax della mia condizione da finta privilegiata.
Già dal secondo giorno, avevo notato Gloria, la ragazza del chioschetto bar. Capelli rossi di quel rosso palesemente non naturale, ma che spiccavano come un faro sulla sua pelle. Ai lati della testa era rasata come in una cresta punk e i capelli erano sempre legati con una coda alta.
Alle orecchie due vistosi piercing, il naso era di una perfezione che sembrava disegnato, ed era adornato da un septum e da una costellazione di lentiggini.
Snella, poco più alta di me. I suoi modi erano sicuri ma era sempre solare e sorridente con chiunque, e chi ha lavorato col pubblico almeno una volta sa quanto sia difficile esserlo.
Mi sorrideva, Gloria. Quando andavo a prendermi un gelato o un drink da consumare sul lettino accompagnava sempre tutto con una battuta, un occhiolino o con un “prego, Principessa!”. A cui molto spesso rispondevo con un sorrisino.
Col passare dei giorni, dai sorrisi e le battutine, siamo passate facilmente a chiacchierare sedute ai tavolini, tra un drink e una sigaretta.
Una cosa che nella mia esperienza ho capito, è che alle lesbiche non vanno troppo a genio le bisessuali. Specie se quest’ultime sono fidanzate con maschi.
Però, a quanto pare, ci sono le eccezioni.
Ci eravamo date appuntamento per un venerdì sera. C’era un party, al bar del lido, ma lei non avrebbe lavorato. C’era la musica, c’era l’alcool, ma soprattutto c’era quella voglia reciproca accumulata nei giorni precedenti che rendeva tutto bollente nelle vene.
Così, congedo con un bacio il mio ragazzo e cerco Gloria tra la gente.
Quella sera avevo optato per un vestito leggero, lungo e svolazzante, con colori e trame un po’ gipsy.
La vedo chiacchierare al bar con della gente, ha un drink in mano e quando mi scorge mi sorride. Neanche il tempo di raggiungerla che mi porge un gin tonic appena fatto.
“Addirittura! Che tempismo!” le dico portando la cannuccia alle labbra.
“Le principesse vanno viziate!” risponde.
Non so perché, ma essere viziata come una principessa mi ha sempre fatto sentire bene. Poi, io non mi sento esattamente una principessa, ma i capelli biondissimi e la pelle chiara nonostante l’abbronzatura che evidenziava le mie lentiggini, rendevano abbastanza facile l’associazione.
Ci allontaniamo dal gruppo, dalla musica e dal casino. Ci facciamo una passeggiata sul bagnasciuga, portando a spasso le nostre scarpe tra le dita. Entrambe sapevamo di essere lì per un motivo, quindi non abbiamo fatto passare molto tempo e ci siamo accomodate su un lettino di un lido poco lontano dal nostro.
Gloria mi lascia stendere al centro del lettino e sembra quasi adagiarmi, come fossi la Bella Addormentata. Porta una mano dietro la mia nuca e mi si avvicina. Io non mi scosto di un millimetro e accolgo quel suo bacio. Le nostre labbra si spalancano e le nostre lingue si intrecciano subito, rincorrendosi tra i sospiri.
Sento le sue mani appropriarsi dei miei seni, strizzarli e accarezzarli. Mugolo qualcosa, come una gattina in calore, e lascio che sia la sua bocca, a completare quella tortura.
La sua lingua scende a giocare con uno dei miei capezzolini, neanche ricordo quale, mentre con le dita mi pizzica l’altro. Succhia avida e mi fa eccitare. Stringo così un po’ le cosce d’istinto, ma è esattamente quel segnale del corpo che lei evidentemente aspettava.
La sua mano scivola furtiva sotto il mio vestito gipsy. La sento percorrere quel sentiero immaginario che porta alla mia patata e ho un brivido lungo una vita.
Delicata ma decisa mi scosta le mutandine ed inizia a toccarmi.
Io ansimo e mi incollo ancora alla sua bocca.
Sento i suoi polpastrelli muoversi a titillare il mio clitoride, poi scendere di qualche millimetro e schiudermi le labbra ormai fradicie.
La sua bocca si sposta sul mio orecchio.
“Finalmente…” sussurra, lasciando che un dito mi penetri. La strada è abbondantemente spianata, io ansimo e mugolo, bagnata come un’adole-scema.
Mi morde il collo, me lo succhia, forse lasciandomi dei segni che farò fatica a spiegare ai genitori di Christian.
Le dita nella mia fighetta diventano due e mi penetrano con una dovizia e una perfezione che sembra quasi mi stia toccando da sola.
Si muovono agili, dentro di me. Prima mi scopano forte, poi si infilano fino nel punto più profondo e si piegano ad uncino.
“Mi…fai…godere…” mormoro eccitata. “da…morire…”
E lei si accende.
Si stacca dalle mie tettine che nel frattempo stava viziando e dopo essersi guardata intorno, si intrufola letteralmente sotto la mia lunga gonna.
La sua bocca si spalanca, calda, sulla mia figa. Sento la sua lingua leccarmi tutta, infilarsi dentro di me, raccogliere tutti i miei umori, accompagnata da rumorini e mugolii eccitati.
Io stringo i pugni contro il lettino ed inarco la schiena. Lei invece si dedica a sgrillettarmi con la lingua, mentre rimette dentro di me le due dita di prima.
I movimenti si fanno più accelerati ed in pochi attimi godo. Mi lascio andare in un orgasmo a piena voce, tra “ahhh” e “siii” che non ho contato.
Tremante e ipersensibile mi dedico un secondo con gli occhi chiusi. Ne vorrei già ancora.
Spoiler: quella notte avrò altri 3 orgasmi. Lei uno. E solo perché ad una certa ho insistito a voler ricambiare.
Dice che non si aspettava, che una principessa sapesse leccargliela così bene.
Sapessi…
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