Il cazzo anziano
Barbara lavorava ormai da qualche mese nel piccolo bar del paesino in cui era nata e cresciuta; nonostante la clientela fosse praticamente sempre la stessa, non le dispiaceva affatto servire quegli uomini anziani che, a lungo andare, risultavano anche simpatici. Il suo modo di fare e la prosperosità delle sue forme, spesso strette in jeans attillati o messe in evidenza da scollature, avevano un certo ascendente sui frequentatori del locale che non disdegnavano di lanciare battutine pungenti, alle quali rispondeva perennemente con un sorriso. Barbara era fidanzata e spesso era costretta a farlo presente agli ometti troppo insistenti: bastava squadrarli con quegli occhioni da cerbiatta dietro alle lenti degli occhiali da vista. La vita di una normalissima ragazza diciottenne che cerca di accumulare qualche risparmio per poter fare le vacanze con il suo fidanzato. Sarebbe continuata ad essere una vita normalissima se non fosse stato per quel dannato giovedì sera. Cosa ti è preso Barbara quel giovedì sera?
Intorno alle 22 nel locale restavano solo gli irriducibili della briscola: quattro contadinotti anziani chiassosi e un po’ su di giri per qualche bicchiere di vino di troppo. “Fai la cortesia, portaci ancora un giro di bianchi” chiese il signor Osvaldo (un uomo decisamente in sovrappeso sulla sessantina vedovo da una decina di anni). “Ragazzi però poi basta! Non vorrei che steste male” rispose la ragazza intimorita. “Qua l’unico che si sentirà male sarà Patrizio se continua a giocare così” la giovane ragazza rise alla battuta e provvide ad esaudire la richiesta. Riempì i bicchieri, li mise sul vassoio e si recò al tavolo: “Allora chi vince?” disse inclinandosi leggermente con la schiena. In quel momento avvertì una pressione fra le cosce che la scosse bloccandole il respiro. “Stiamo perdendo per colpa di Patrizio” disse Osvaldo che con una mano reggeva le carte mentre con l’altra era risalito in vetta alle gambe della ragazza premendo sulla sua intimità. “Ah ma a sto giro paghi da bere e ti fai perdonare, visto che a carte non sei buono” proseguì l’anziano. Barbara era incredula e spiazzata e, non sapendo come reagire, rimase immobile limitandosi a servire il vino al tavolo, ma quell’episodio non la lasciò indifferente: sentiva gli umori infrangersi contro le sue mutandine e temeva che a breve qualcuno se ne sarebbe accorto, così prese il vassoio e si ridiresse al bancone.
La partita si concluse, i clienti salutarono e lei ancora frastornata chiuse la contabilità, tirò giù la saracinesca e si diresse a casa. I genitori erano già a letto, scrisse in fretta un messaggio della buonanotte al suo fidanzato e si sfilò i jeans notando con sorpresa che le mutandine erano zuppe. La cosa suscitò in lei emozioni contrastanti: da un lato provava vergogna per paura che l’uomo iniziasse a far circolare strane voci sul suo conto, dall’altro l’immagine di quelle vecchie mani callose e rovinate dagli utensili agricoli che sfiorano la sua giovane e fresca carne la mandava in estasi. Si sdraiò nel letto e chiuse gli occhi, sfiorandosi i punti più sensibili da sopra gli slip: adorava quel tipo di stimolazione perché era molto più mentale che fisica e la mandava su di giri. Fantasticava su Osvaldo: “Come sarà il suo membro? Funzionerà ancora? Che sapore avrà?”. I pensieri correvano più veloce delle sue dita e di lì a poco Barbara avrebbe bagnato nuovamente il suo intimo per poi crollare esausta in un sonno profondo. Passarono venerdì e sabato, la domenica era il giorno della settimana in cui poteva trascorrere un po’ di tempo con il suo fidanzato, perché i suoi erano spesso via nel weekend lasciando la casa libera. Il pensiero di Osvaldo non si era schiodato di un millimetro dalla sua testa e anche nell’intimità con il suo partner l’idea di essere violata da quelle mani grassocce e mature, la faceva colare come mai prima d’ora. Decise di lasciarsi andare.
Era in intimo con la sua carnagione olivastra stesa sul corpo nudo ed esile del suo compagno, mentre con le mani premeva sui suoi boxer. “Ma se ti dicessi che al bar non sono stata una ragazza tanto brava?” sussurrò sorridendo con occhio languido da dietro gli occhiali da vista, mentre massaggiava il membro del fidanzato. Lui associò quella situazione ad una fantasia della partner e decise di assecondarla. “Oh ma davvero? E cos’hai combinato?” – “Il signor Osvaldo, quello che ha il capannone dietro la concessionaria… beh… continua a fare battute… e l’altro giorno…” Barbara sentì il pene che aveva sotto le mani pulsare in modo insolito, era durissimo. “Il vecchio ciccione? Continua…” le intimò. “Beh lui mi ha toccato fra le gambe da sopra i jeans” – “Quando?” – “Giovedì notte” – “E poi?” Barbara provò ad osare: “E poi nulla ho chiuso il bar ma era troppo tardi per farsela al buio, così è stato così gentile da offrirmi un passaggio” – “E tu hai accettato?”.
La ragazza non perse tempo ed inghiottì il pene ormai bollente e turgido del suo amato annuendo: “Tu sei matta! Tu sei matta” ripeté ansimando. “E’ stato carino… mi ha dato uno strappo qui sotto… poi però…” – “Poi però?” – “Ha cercato di baciarmi, mi è volato addosso e l’ho respinto…” – “MH! Ma come? Sicura?”. La titubanza del suo fidanzato di fronte a quella resistenza alle avances di Osvaldo rese tutto più chiaro ed inizio a gocciolare. Stimolava il suo prepuzio con movimenti veloci tenendo ben stretto quel glande violaceo. “Amore! Certo che sono sicura… anche se era tanto preoccupato che io potessi dirlo a qualcuno… così…” – “Tesoro non tenermi sulle spine ti prego sto impazzendo” – “Così le ho preso una mano e me la sono appoggia e al seno”. Il pene stava iniziando a pulsare in maniera ritmica come se dovesse eruttare da un momento all’altro. “Come?” chiese lui. “Così!” tuonò lei portandosi una mano del ragazzo sulla pesante mammella sinistra “Oddio sto per venire” – “Aspetta! Allora ti faccio vedere com’è finita con Osvaldo.”
Barbara prese la mano del partner e gli fece impugnare il membro impostandogli un ritmo di masturbazione, la mente del giovane viaggiava sull’immagine di quel vecchio che strizzava la terza abbondante della sua dolce metà, l’areola scura e larga, la pelle liscia è perfetta abusata da quelle mani rovinate da anni di lavoro nei campi, mentre con l’altra si toccava. Chissà cosa faceva Barbara: lui la stava immaginando mentre guardava fissa negli occhi con aria di sfida il suo vecchio compagno di giochi quasi compiaciuta. “Vengo…” sussultò il ragazzo, lei senza esitazioni inghiottì quel turgido pezzo di carne pulsante e bollente, non lo aveva mai sentito così eccitato. Nell’arco di pochi secondi fu inondata da un’eiaculazione imponente, tale da dover estrarre il membro ancora eruttante dalla bocca per evitare di soffocare. Lo fissò negli occhi con un sorriso malizioso, deglutì e abbandonò la stanza per recarsi in bagno, ma in quel momento lui si sentiva Osvaldo e la vedeva fuggire dalla sua autovettura.
Racconto selezionato per il nostro archivio dalla redazione, scritto originariamente da: Madame_LaJustice
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