La ragazza col curriculum

estasi io
3 months ago

Era una notte buia e tempestosa, o almeno ci sperava. Erano settimane che il caldo non dava tregua e una notte con una tempesta, un bel temporale violento avrebbe placato quella canicola. E poi, dormire con il sottofondo di un temporale e particolarmente piacevole, con la base ritmica delle gocce e gli improvvisi acuti o brontolii dei tuoni.

Il ventilatore quasi alla massima potenza tentava di muovere quell’aria così calda e densa, ma l’unico risultato ottenuto, dopo molti tentativi, era stato quello di sparpagliare sul pavimento la pila di fogli che si era portato a casa dal lavoro.Erano tutti i curriculum che avrebbe dovuto leggere e valutare al lavoro, ma che era stato impossibile fare. Mentre cercava di raccoglierli impegnandoli a caso, una foto catturò la sua attenzione. Prese in mano e studiò con attenzione prima la foto, quei capelli rossi e lunghi, rossi come le labbra carnose, e due occhi profondi. Poi il suo sguardo e la sua attenzione si era spostata sulle conoscenze e le esperienze e sembrava proprio la persona che cercavano per quel posto di lavoro.

Dago aveva fatto una foto del curriculum e lo aveva mandato a Paola, la sua segretaria con un semplice messaggio: ” Ho scelto questo candidato per la posizione che stiamo cercando”Poi, come suo solito, aveva cercato di chiudere fuori la parte lavorativa della vita dal suo weekend.

Nonostante l’intenso programma, ogni tanto, l’immagine di quelle labbra rosse contornate da quei capelli infuocati trovava modo di farsi spazio nella sua mente. Paola, la sua segretaria tuttofare, lo stava aspettando con il suo caffè. Era stata la segretaria, e forse non solo, di suo padre e il rapporto tra loro due era molto particolare, tanto che Dago ascoltava sempre i commenti di Paola e faceva caso alle sue espressioni durante gli incontri più importanti.

Dopo i soliti convenevoli sui weekend lei gli aveva snocciolato la lista degli impegni della giornata sottolineando con un tono diverso l’appuntamento delle 14.30 con Maela Delgado. Dago aveva alzato lo sguardo con un grosso punto interrogativo dipinto sul viso: 

” È la ragazza di cui mi hai mandato il curricu­lum venerdì”.“Scusa non avevo memorizzato il nome ““Poi mi spiegherai la scelta, secondo me c’erano figure migliori”.“Sa quello che serve – disse alzando di nuovo lo sguardo verso Paola e tenendo quel tono calmo e profon­do che incuteva a tutti rispetto e non solo – ma soprattutto non sa molte altre cose e questa è la cosa che volevamo.”

Paola aspetto qualche secondo come se si aspettasse una spiegazione più dettagliata che però non arrivò. “Sicuro che non sia per quelle labbra rosso passione? ” aggiunse con tono malizioso avvicinandosi alla porta.“Che male c’è se è fosse anche una bella donna? – rispose con lo stesso tono scherzoso E poi sei tu che mi dici sempre che devo trovarmi una donna e accasarmi ““Mi trovi al mio posto se hai bisogno di me ” rispose Paola con il suo sorriso protettivo uscendo dall’ufficio.

Dago passò qualche istante cercando di immaginare il resto della figura dalla donna che avrebbe incontrato dopo pranzo, dato che sul curriculum c’era solo una fototessera. Poi il telefono lo riportò alla realtà.

Il lunedì mattina era rotolato via tra una riunione e la soluzione di qualche problema più o meno complicato.Puntuale alle 12.45, come si era ripromesso da qualche settimana, si era alzato dalla scrivania, era uscito a passo spedito dall’ufficio facendo un rapido gesto di saluto a Paola che mentre era al telefono aveva fatto in tempo ad urlargli di non rientrare tardi.Come da programma era andato in palestra a tentare di bruciare i bagordi del weekend. Aveva seguito con scrupolo tutte le indicazioni del personal trainer e poi aveva cercato di fare in modo che il pranzo che gli avevano presentato fosse soddisfacente.Con ancora addosso l’adrenalina dell’allenamento era rientrato in ufficio con la tenza su uno degli ultimi problemi che gli erano rotolati addosso poco prima della pausa pranzo quando entrando in ufficio a passo spedito, Paola lo aveva fulminato con una frase 

“La signorina Maela – cambiando tono sul nome come volesse sottolineare il tutto – ti sta già aspettando in ufficio.Il passo aveva improvvisamente rallentato cercando di dare il tempo al cervello di connettere tutte le informazioni e ricordare, ricostruire cosa lo stesse attendendo dietro la porta. Tutto questo senza riuscire a fermare completamente quello che stava facendo e, mentre una parte di se si staccava e guardava il tutto da un punto di osservazione privilegiato, i suoi piedi continuavano a portare il corpo verso la porta che la mano destra aprì con familiare decisione fino a scoprire quell’ammasso di capelli rossi che svelavano solo una parte della persona che lo aspettava seduta davanti alla sua scrivania.Solo a quel punto un breve cortocircuito nervoso blocco il suo corpo dando il tempo ai suoi pensieri di creare le dovute connessioni. ‘La tipa del colloquio…’ La soluzione del quesito abbassò, erroneamente, la tensione mentale e fisica. “Mi scusi per il breve ritardo ma oggi i posteggi…”Mentre parlava aveva aggirato la scrivania e ora i suoi occhi potevano vedere quello che per brevi momenti, dal momento che aveva preso in mano quel curriculum stregato, aveva cercato di immaginare.

Maela aveva un fisico che non passava inosservato, con generose curve che lei sapeva sottolineare con garbata eleganza e sobrietà. Il tutto era costantemente reso più brioso, più piccante da continui richiami al rosso dei suoi capelli, come il rossetto, un braccialetto, le scarpe.Dago aveva osservato tutto questo con la sensazione di essere racchiuso in una bolla temporale dove tutto per un tempo indefinito era stato rallentato permettendogli di osservare il tutto minuziosamente. Era stato difficile staccare gli occhi dal generoso decolleté e dopo essersi schiarito la voce aveva cercato di tenere un tono professionale e avevano iniziato a rivedere il curriculum e a discutere di quello che avrebbero dovuto essere i compiti di Maela in azienda.Dopo pochi minuti, anche Paola li aveva raggiunti, restando leggermente in disparte a gustarsi la scena da un punto di vista esterno, intervenendo solo quando riteneva opportuno sottolineare o precisare alcune cose.Dopo quasi due ore Dago e Paola si erano guardati per qualche secondo e avevano entrambi annuito. L’istinto di Dago nel valutare le persone aveva fatto ancora una volta centro e ora pensavano di avere trovato la persona che avevano in mente per rilanciare l’azienda con azioni di marketing fuori dai classici schemi.

“Signorina Delgado, se quello che le ho raccontato le piace e le condizioni economiche la soddisfano, il posto è suo e può cominciare domani!”

Maela aveva guardato alternativamente Dago e Paola ripetutamente, quasi incredula. Quel lavoro rasentava la perfezione del lavoro dei suoi sogni. Ampia autonomia, libertà di proporre e sviluppare idee, rapporto diretto con il capo senza intermediari.Aveva sorriso emozionata e si era alzata in piedi, lasciando che i suoi lunghi capelli rossi e il suo prorompente corpo dimostrassero la sua felicità.“Mi dica solo dove firmare e a che ora essere qui domani mattina!”

Paola aveva guidato Maela fuori dall’ufficio, occupandosi personalmente di tutto il necessario perché la ragazza potesse iniziare il giorno successivo, proprio mentre il cellulare di Dago ricominciava a squillare. Aveva fatto appena in tempo a salutarla prima di essere risucchiato dalla sua giornata.Verso le 17, Paola era entrata nel suo ufficio. Aveva aspettato pazientemente che finisse una telefonata prima di avvicinarsi alla scrivania.“Avevi ragione, la ragazza sembra avere quello che cercavamo, ma…” Non era riuscita a trattenere quel sorriso malizioso che anticipava le sue punzecchiature ironiche “…vi terrò d’occhio perché sento puzza di… guai” era scoppiata a ridere mentre Dago la guardava sollevando un sopracciglio, poi era scoppiato a ridere con lei.“Mi conosci abbastanza per sapere cosa mi piace e cosa no… – poi aveva cambiato tono, lasciando che diventasse appena più profondo ma decisamente serio – …ma il progetto di rilanciare l’azienda di famiglia è decisamente più importante di qualsiasi cosa, lo devo a mio padre.Lo sguardo che si erano scambiati era ben più di una stretta di mano.Paola aveva annuito “So quanto ci tieni e so anche quanto è importante; quindi, sai che puoi chiedermi qualsiasi tipo di aiuto, hai il mio totale appoggio in questo progetto”Dago le aveva sorriso in maniera aperta, l’aveva raggiunta e l’aveva abbracciata “Lo so, so che posso sempre contare su di te, anche quando faccio cazzate!” le aveva sussurrato in un orecchio.“Ora lasciami finire le ultime cose, altrimenti non riesco ad andare a casa questa sera.”

Paola era uscita dall’ufficio di Dago e poco dopo era andata a casa.Dago era rimasto nel suo ufficio cercando di rispondere ad una serie di e-mail ma ritrovandosi continuamente a pensare alla nuova ragazza del marketing, provando ad immaginare come sarebbe arrivata al lavoro il giorno dopo, faticando a tenere a bada le fantasie nonostante quello che aveva detto a Paola fosse assolutamente vero: se non fosse stato in grado di rilanciare l’azienda, avrebbe rischiato di chiudere.

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