Culo Flash

estasi io
2 months ago

Mi sveglio sola nel letto, tu sei già andato al lavoro, mi rigiro un pochino tra le lenzuola sfatte, pigra, poi mi stiracchio e vado in bagno.

Hai lasciato il solito casino, sia in bagno che in cucina, il caffè già pronto e nella tazza termica, almeno questo.

Ti immagino la mattina che giri per casa in mutande cercando di non fare rumore, di non svegliarmi.

Mi piace però quando mi sveglio e ti trovo ancora per casa mezzo nudo, ora però sono sola.

Sollevo le tapparelle e inondo di luce la cucina, fuori c’è il sole è caldo, è già molto caldo, questa notte ho sudato.

Sistemo la cucina, mentre carico la lavastoviglie sento la mancanza del tuo sguardo su di me, ti sarebbe piaciuta la vista del mio seno che dondola libero in questa canotta così larga, leggera e corta, si, come minimo una pacca sul culo me l’avresti data e magari anche qualcos’altro…

Quante volte mi hai preso qui in questa piccola cucina su questo piano… con la mano accarezzo il bordo, ricordando i lividi che mi si creano sempre sulle anche che sbattono contro questo spigolo

Mi spoglio e vado a farmi la doccia, fredda magari.

Sotto l’acqua ripasso mentalmente gli appuntamenti di oggi, il lavoro, la spesa, mi insapono il corpo accaldato.

Mentre metto l’accappatoio, ti cerco con lo sguardo sulla soglia del bagno, dove ti appoggi sempre a guardarmi, ma oggi non ci sei.

Mi vesto, mutandine e reggiseno bianchi semplici, vestito con fantasie geometriche, leggero a metà coscia, oggi è caldo.

Mi guardo allo specchio, l’ho  allacciato fino al collo, tu mi apri sempre 3 o 4 bottoni, io poi ne richiudo un paio… oggi… ne apro tre, da sola.

Sorrido.

Il decolté è in bella vista ma non volgare, oggi mi piace così, così ti piacerebbe.

Uno spruzzo di profumo, la borsa, il telefono, le chiavi ed esco.

Quando ci salutiamo sulla porta non manchi ma di darmi una strizzata ad una chiappa, mi piace quel saluto, mi rimane la sensazione della tua mano per tantissimo tempo.

 Mentre guido verso l’ufficio mi arriva un messaggio, sei tu!

Nell’anteprima vedo che è una foto, strano…però devo resistere fino a che non ho parcheggiato, non voglio fare un altro bozzo all’auto.

Ascolto la radio e canto felice fine al parcheggio dell’ufficio.

Prendo la borsa,  sto per scendere quando vedo il telefono che lampeggia, ah già, il tuo messaggio.

Ma cosa mi hai mandato? La foto di un culo!? Ma come sei messo!? Maiale he non sei altro!

Mi bussano al vetro della macchina, faccio un salto mi sfugge il telefono.

È la mia collega che sghignazza per avermi fatto paura, entro in ufficio con lei, mentre borbotto contro di lei contro di te, la giornata improvvisamente ha preso una brutta piega.

Passo un ora china sul computer all’apparenza tranquilla ma dentro di me ci sono nuvoloni e tempeste.

Mi continua a tornare in mente quella foto, chi è lei!? A chi volevi mandarla!? Non è una cosa da te… o forse si!?

Basta ho bisogno di capire, pausa caffè!

Mi alzo e vado alla macchinetta, espresso senza zucchero, poi mi siedo sulla panchetta lì affianco.

Prendo un sospirone e riapro il messaggio.

È la foto porno di una donna stesa in diagonale sul letto.

Un letto che conosco…è il nostro… e quella donna….

Ma?!

Sono io?!

Arrossisco e mi guardo attorno allarmata, non c’è nessuno.

Guardo meglio, zoommo per vedere bene.

Devi avermela fatta questa mattina mentre dormivo.

Una lama di luce attraversa il letto e il mio corpo adagiato, illumina le mie gambe che da questa angolazione sembrano così lunghe, illumina anche il mio culone.

Il mio culo che come al solito ha le mutandine tra le chiappe, sembra quasi indossi un tanga…

Il mio culone… in questa foto però… sembra proporzionato, tondo, morbido… bello!?

La canotta è tutta arruvogliata e  si intravede un seno bianco che vuole uscire di lato, questo seno che tu adori e io trovo così ingombrante, la parte che si vede è così bianco e tondo…

Le braccia nude sono aperte come ad occupare tutto lo spazio del letto, della foto.

Il viso è coperto dai capelli spettinati.

“Cosa guardi così attentamente!?”

“E che cacchio!” spaventata, mi salta di nuovo il telefono di mano e finisce sul pavimento…naturalmente con lo schermo in alto.

Sono velocissima a chinarmi e riprenderlo, ma dallo sguardo di Marco, il mio capo, non ho dubbi, ha visto benissimo la foto, l’ha vista come ora sta guardando le mie tette dall’alto, sbirciando nella scollatura di questo maledetto vestito, come sta guardando le mie cosce che nel movimento ho scoperto quasi completamente.

Mi rialzo lentamente mentre lui non perde un fotogramma del mio corpo, beviamo il caffè in silenzio lui in piedi davanti a me io seduta, composta, imbarazzata, credo di avere le guance e le orecchie rossissime, le sento bollire.

La cosa peggiore è quando mi sfugge uno sguardo al cavallo dei suoi pantaloni, dei pantaloni troppo stretti per nascondere la sua eccitazione, avvampo ancora di più e lui se ne accorge pure…che figuraccia ma caspita che eccitazione!!

Mando giù il caffè bollente e boffonchio qualcosa mentre corro verso il bagno.

In bagno mi rinfresco la faccia, mi bagno le braccia per raffreddare la situazione, sono sudata, sono costretta a prendere la carta e passarmela sotto il vestito sulla pelle nuda… sono eccitata, sento le mutandine umide e i capezzoli duri e fastidiosamente sensibili, mi do una sistemata veloce, se entrasse qualcuno ora…sai che figura… va beh che oggi… basta devo tornare al lavoro.

Mi risiedo alla mia postazione e riprendo a lavorare, ma mi sento osservata, deve essere lui dal fondo dell’ufficio, certo che potevo riallacciare questi bottoncini maledetti… no!! ma se n’è slacciato un altro!?

Mi guardo, così sono un po’ troppo scollata forse, alzo lentamente lo sguardo e incrocio il suo.

Forse dalla sua postazione riesce a vedere pure sotto la scrivania, sistemo la gonna ancora una volta risalita troppo, fa una strana espressione come di disappunto.

Sono eccitata, ho caldo, sudo e fatico a concentrarmi.

Rivedo nella mente la foto che mi hai fatto, mi stupisco nel trovarla bella, non ho mai pensato che una foto del genere, mia, potesse essere così…

Erotica? È questo il termine giusto? Che poi mica sono nuda, non si vede nulla di che… eppure…

Ma Marco come ha fatto a riconoscermi nella foto!? Ho faticato io a farlo… eppure non ho dubbi che mi abbia riconosciuto.

Possibile che gli altri mi vedano così? Che per loro non è così assurdo, che in quella foto così incredibilmente erotica ci sia io!?

Passo la giornata a guardarmi attorno, a carpire gli sguardi su di me, sguardi che non avevo mai notato, mi sembra tutto così irreale, assurdo.

Perché Marco mi guarda così? Marco sempre così elegante e raffinato, sempre così distaccato ma gentile. Marco così … incredibilmente bello… e giovane.

Ma non è solo Marco a guardarmi, a sbirciare, a cercare di carpire pezzi di pelle, forme, anche gli altri uomini dell’ufficio  e i clienti fanno cadere l’occhio facendo finta di nulla, ma è lo sguardo di Marisa che mi stravolge di più, quando la sorprendo a sbirciarmi non abbassa lo sguardo come fanno gli altri, mi guarda negli occhi, sorridente.

Mi ritrovo a nascondermi spesso in bagno, davanti a questo specchio a guardarmi, ma… è solo oggi? Ho qualcosa di diverso? Oppure non mi sono mai accorta di questi sguardi? Questo vestito l’ho messo spesso e pensandoci in ufficio sono venuta anche con vestiti più corti o smanicati o scollati o attillati… possibile che non mi sia mai accorta di nulla!?

La cosa che mi lascia più stranita è che non riesco a capire se questi sguardi mi infastidiscano o meno, il mio corpo mi sta dando risposte molto eloquenti, il mio cervello l’esatto contrario.

Sono confusa, arrabbiata, ebbriata,  spaventata, stupita, eccitata, accaldata…

Alle 17.30 in punto scappo letteralmente dall’ufficio, vedo Marco seguirmi con lo sguardo forse un po’ deluso.

Durante il ritorno ad un semaforo mi si affianca una moto, il ragazzo è fermo proprio affianco al mio finestrino e guarda dentro… in effetti la cintura messa di fretta mi passa tra il seno scombinandomi il vestito, ho una tetta mezza fuori… e la gonna… caspita basterebbe un niente perché si vedano le mutandine… dovrei sistemarmi…

Torno a casa di corsa, tu arriverai tra poco, mi spoglio veloce già sulla porta di casa, i vestiti ovunque.

Una doccia fredda veloce.

Poi… cerco nel cassetto un paio di mutandine nere, come quelle della foto, le infilo e le sistemo per bene… tra le chiappe quasi un tanga, infilo la canotta di questa mattina, mi stendo sul letto, sistemo la canotta come nella foto, il seno bianco latte mezzo fuori, le gambe esattamente come la foto, il viso coperto dai capelli spettinati e… ti aspetto.

Devo essermi addormentata perché non ti ho sentito rientrare, ma sento ora le tue mani sulle mie gambe, le tue dita che delicate risalgono dalla caviglia, il polpaccio, le cosce, fino ad arrivare alle mie chiappe.

Le strizzi con forza, una mano per chiappa, le allarghi, le stringi.

“Adoro questo culo!”

“Lo so!”

“Adoro quando le mutande ti si infila in mezzo così!” mi tiri le mutande facendole ancora più sottili, forzandole ancora di più tra le chiappe, si infilano tra le lebbra già umide e aperte, mi sfugge un gemito.

Mi accarezzi, senti la mia voglia, senti il mio corpo cercare le tue dita, il tuo corpo.

Mi strattoni via le mutande mentre mi alzo a carponi, poi tuffi la faccia tra le mie chiappe a leccare il mio frutto pieno di miele come lo chiami tu.

Ma io sono già un lago, voglio qualcosa di più.

“Prendimi ti prego!”

Ti allontani un attimo, sento che ti spogli mentre farfugli frasi incomprensibili ogni tanto capisco una parola “bellissima, eccitantissima, infarto, foto”  poi vedo la luce di un flash, immagino alle foto che mi manderai domani, alle mie foto che guarderò in ufficio…

Poi ti sento entrare dentro di me, come sempre mi riempi, mi togli il fiato, non penso più a nulla.

Incrocio il tuo sguardo nello specchio, è pieno di voglia di desiderio, siamo belli così incastrati, anche se… mi sfilo la canotta, ora meglio!

Mi sorridi e fai una foto allo specchio, a noi due che ridiamo, che scopiamo, immagino se il mio capo vedesse questa foto, mi attraversa una scarica di adrenalina e inizio a spingere in contro tempo con te, non ti do scampo, ti voglio dentro ti voglio scopare.

Ogni tanto nel velo dei miei capelli scarmigliati vedo il flash che illumina la stanza.

Cambiamo posizione più volte e ogni volta fai foto a me al mio corpo aperto, pieno di te.

Ne voglio sempre di più, ora sono io a cavalcarti, penso agli sguardi dei miei colleghi, dei clienti, del capo, penso che direbbero se mi vedessero adesso, se mi vedessero mentre allargo le braccia e urlo il mio orgasmo con forza, senza farmi problemi dei vicini, urlo come non ho mai fatto, urlo mentre mi riempi con il tuo seme, urlo fino a che non ho più forze e mi accascio sul letto sfinita.

Sento che ti alzi e borbottando come al solito cose che solo tu capisci mi scatti altre foto, sorrido, immaginando il mio corpo completamente esposto, sfatto dopo aver goduto come poche altre volte, il viso coperto dai capelli spettinati …

Mi sveglio sola nel letto, sono ancora nuda, tu sei già andato al lavoro, mi rigiro un pochino tra le lenzuola sfatte, pigra, poi mi stiracchio e vado in bagno.

Faccio colazione così senza vestirmi, è già molto caldo oggi.

Sotto l’acqua della doccia ripasso mentalmente gli appuntamenti di oggi, il lavoro, la spesa.

Davanti allo specchio, mi guardo, guardo il mio corpo pieno di curve, ma in fondo niente male.

Mutandine e reggiseno bianchi, anzi no! Oggi completino di pizzo, quello che ti piace tanto e non metto mai, il vestito…quello blu? No troppo serioso, quello sul rosso a fiori? No troppo lungo, quello verde!

Quello che ti piace tanto, non l’ho mai usato per andare al lavoro,  l’ho sempre visto, troppo corto, troppo stretto, troppo scollato, troppo leggero…

Eppure oggi… oggi lo trovo perfetto.

Uno spruzzo di profumo, la borsa, il telefono, le chiavi ed esco.

 Mentre guido verso l’ufficio mi arriva un messaggio, sei tu!

Sorrido resistendo alla tentazione di guardare, so già cosa mi hai mandato.

Sorrido, al pensiero che guarderò la foto seduta alla macchinetta del caffè.

Sorrido, al motociclista che mi sbircia la scolatura e le gambe al semaforo.

Sorrido, alla faccia che fa Marisa quando mi vede uscire dalla macchina.

Sorrido a Marco quado mi vede entrare in ufficio.

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