Mettilo una sera a cena
Che giornataccia, ho voglia solo di stendermi sul divano, invece quando entro in casa mi ricordo, questa sera c’è la cena!
È una settimana che me lo dici, discutiamo del menù, del vino, di come apparecchiare la tavola.
Come ho fatto a dimenticarmene?!
Ci tieni così tanto!
Questa sera vengono a cena la tua amica e suo marito.
Mentre appendo la giacca cerco di ricordarmi se avrei dovuto fare qualcosa, nel caso devo pensare una scusa alla svelta, ma non mi viene nulla in mente. Incrocio le dita prima di entrare in cucina, dove ti sento spignattare.
Non ti giri neppure
“Alla buon ora! Per fortuna ho già fatto tutto io… sei arrivato in tempo per apparecchiare”
Ti sei già cambiata, indossi un vestito di lana comodo e caldo, senza scollature o spacchi particolari, ma che fascia il tuo corpo, rendendoti ai miei occhi sexy, irresistibile.
Il vestito ti arriva fino a metà coscia, sotto non hai le calze, solo dei calzettoni di spugna corti, un misto tra elegante e casalingo.
“Ho tempo per una doccia?”
“No!”
“Di cambiarmi?”
Ti giri, mi squadri un attimo
“Vai benissimo così, dai datti da fare!”
Ti vengo dietro, ti piazzo una mano su un seno, l’altra tra le gambe e ti stringo forte a me.
“Il tempo di dirti che sei bellissima e di fartelo sentire lo abbiamo?!”
Ti bacio sul collo e dietro l’orecchio.
Sorridi, ti giri e mi baci.
“Anche tu non scherzi, ma adesso al lavoro!”
“Ok capo!”
Ti do una pacca sul culo e mi metto a preparare la tavola.
Ma non trovo la tovaglia giusta, ti tartasso di domande su dove va la forchetta, il coltello, che bicchieri devo mettere … alla fine sbotti.
“Basta faccio io! Tu vieni qua a finire in cucina e lascia fare a me la tavola!”
Tutto felice mi infilo in cucina, è il mio regno, controllo le cose che hai preparato, assaggio, sistemo e correggo, canticchio anche.
Ma mi sento osservato, mi volto e tu sei appoggiata allo stipite della porta che mi guardi, con le braccia incrociate.
Il tuo sguardo è tra il divertito e lo scocciato, “Non ti fidi proprio…”
Vengo salvato dal suono del campanello, sono arrivati.
Vieni da me, mi dai un bacio e corri felice ad aprire la porta.
Dalla cucina sento gli esclami tuoi e della tua amica più i borbottii di suo marito.
Mi affaccio alla porta della cucina e saluto.
“Cinque minuti ed è pronto in tavola!”
Tu fai gli onori di casa mentre io sistemo le ultime cose in cucina.
Quando vi raggiungo con gli antipasti, state chiacchierando con un bicchiere di vino in mano.
Sei in piedi vicina alla tua amica e state ridendo mentre suo marito vi guarda.
Siete davvero bellissime, lei è una bella donna, magra e sportiva, sempre elegante e perfetta, ma tu…
Cavolo, non so se è perché sei mia moglie, ma non c’è paragone, tu sei bellissima, il tuo sorriso luminoso nel tuo vestito semplice e le tue forme… sei sexy da morire.
Ma vedo che anche lui sta apprezzando le tue curve, d’altronde non è abituato…
Sono appena arrivati e già non vedo l’ora che se ne vadano!
Non che siano antipatici anzi tutt’altro, ma ho una voglia tremenda di infilare le mani sotto il tuo vestito.
La cena procede tranquillamente, sono davvero una bella coppia, divertenti e ci conosciamo da così tanto tempo che sicuramente argomenti di cui parlare non ne mancano.
Mi alzo sempre io per cambiare i piatti, prendere le varie portate, aprire il vino, ma sono più amici tuoi, mi viene naturale lasciarti lì a chiacchierare.
Mi prendete anche un po’ per il culo per questo, chiamandomi “cameriere”, ma ogni volta che mi alzo tu mi ringrazi con gli occhi e ogni volta che mi chiedi qualcosa lo fai appoggiandomi una mano sulla coscia e guardandomi felice.
I tuoi sguardi sono promesse.
Dopo mangiato ci spostiamo sul divano per prendere il caffè, questa volta però lasci i nostri ospiti soli qualche secondo e mi raggiungi in cucina.
Mi baci con passione, io ti agguanto le chiappe, te le allargo e ti tiro a me.
“Dai! Mi fai andare le mutande in mezzo al culo!”
“Fammi vedere!”
“No! Dobbiamo tornare di la!”
“Ti prego, fammi vedere!”
“Dai non è il momento!”
Ma ti giri e sollevi il vestito fino a scoprire il tuo culo bianco, le mutande ti sono andate effettivamente tra le chiappe, ti accarezzo quel ben di dio, ti sistemo le mutande ma non come pensi tu, le prendo davanti e dietro, le stringo e le faccio entrare ancora di più, tiro, faccio in modo che siano ben incastrate tra le tue labbra, tra le tue chiappe.
Sospiri “No dai è scomodo!”
Ti appoggio la mia erezione sul culo.
“Non ci provare neppure a sistemarle!”
“Ma …” mi guardi implorante
“Dopo controllo!” abbassi il capo con un mezzo sorriso.
Torniamo in salotto con i caffè, loro sono seduti sul divano ed io mi sistemo sulla poltrona, tu dopo aver servito il caffè, ci pensi un attimo, poi vieni a sederti sulle mie gambe.
Non so se lo fai a posta, ma mentre parli ti agiti e gesticoli muovendo il culo contro di me.
Ho l’uccello di marmo, stretto nei pantaloni e ti ci stai strusciando contro, è quasi una tortura.
Quando ti alzi per prendere l’ammazza caffè mi perdo a guardarti il culo e anche il marito della tua amica sta apprezzando le tue forme, anche se cerca di non farsi notare, lei invece, guarda me.
Mi sta squadrando, la mia erezione è bella visibile ora che ti sei alzata, ci da una bella occhiata poi mi guarda negli occhi, non distoglie lo sguardo.
Non capisco cosa voglia, ma cavolo se è possibile mi diventa ancora più duro.
Torni a sederti su di me, ti sistemi bene muovendo il culo, mentre lei continua a guardarmi.
Faccio finta di nulla e continuiamo le nostre chiacchiere.
È oramai giunta l’ora di salutarsi.
Vado a prendere i loro cappotti e quando torno vedo che lei ti sta dicendo qualcosa nell’orecchio guardando verso di me. Tu sorridi e non gli rispondi.
Li salutiamo dandoci appuntamento alla prossima cena, da loro naturalmente.
Appena chiusa la porta ti agguanto una chiappa e ti tiro a me.
Ti bacio con passione mentre ti strusci sul mio corpo.
Poi ti faccio girare e piegare sul tavolo da pranzo che è proprio lì accanto.
Ti sollevo la gonna e ammiro il tuo culo, sei uno spettacolo, le gambe leggermente divaricate, le mutande sono al loro posto, proprio nel mezzo a quelle due sfere perfette.
Ti tolgo quel pezzetto di stoffa bagnato strattonandolo via.
Mi slaccio i calzoni e tiro fuori il mio cazzo teso.
Te lo faccio sentire sulle chiappe, lo uso per schiaffeggiarti, poi lo appoggio alla tua figa ed entro con un solo colpo.
Sei un lago.
Resto fermo qualche secondo gustandomi la sensazione, poi ti schiaccio il busto sul tavolo e inizio a darti delle botte tremende.
Ad ogni colpo corrisponde un tuo verso gutturale, forte, quasi un urlo strozzato.
Suona il campanello.
“Cazzo!”
Ti do un’ultima botta, esco da te e mi sistemo alla meno peggio.
Tu ti alzi in piedi e ti copri con la gonna.
Vado alla porta, cercando di rimetterlo nelle mutande.
È la tua amica, si fionda in casa, ha dimenticato il telefono…
Va verso il divano e lo recupera, fa per andarsene poi si blocca, ci guarda, ci squadra, vede le tue mutande per terra, diventa tutta rossa e saluta borbottando “Ora ne sono sicura, scusate, ciao ci sentiamo!” fa ciao ciao con la mano e scappa chiudendosi la porta dietro le spalle.
“Cosa voleva dire?!”
“Te lo dico dopo!”
ti rimetti esattamente come eri prima, non ci penso due volte e in un secondo ti sono dietro, ti sono dentro.
Questa volta urli più forte, come se volessi farti sentire, la cosa mi eccita ma allo stesso tempo mi da fastidio.
Aumento il ritmo, se devi urlare lo devi fare per i miei colpi, non per eventuali spettatori.
Smetti di urlare, sei a bocca aperta, emetti una specie di rantolo, come se non avessi più voce, si sente solo il rumore della nostra pelle che sbatte, il tavolo che si muove sul pavimento, vieni in silenzio cercando di stringermi le chiappe e costringermi a fermarmi, ma non ne ho intenzione, continuo a sbatterti sul tavolo.
Ma tu mi sfuggi e ti inginocchi davanti a me.
Lo prendi in bocca, guardandomi negli occhi, mi basta questo a farmi esplodere.
Non resisto, è il mio turno di urlare, mi scarico nella tua bocca, mentre con le dita mi aggrappo ai tuoi capelli, quando la foga finisce, mi devo appoggiare al tavolo per non cadere a terra.
Ho le gambe che mi tremano, mi devo sedere, mentre tu ti dirigi verso il bagno…
Sento il portone delle scale sbattere.
“Adesso mi spieghi che voleva dire?!”
Ti urlo mentre sei in bagno, ma tu non mi rispondi.
Finisco di sistemare le ultime cose e ti raggiungo di là.
Ti sei infilata sotto le coperte, con un sorriso felice tra le labbra.
“Grazie per l’aiuto eh?!”
Vado in bagno, mi metto il pigiama e mi infilo anche io sotto le coperte.
Tu vieni subito vicino a me, appoggi la testa sul mio petto e mi stringi forte.
“Ha detto che sono fortunata… ma lo sapevo già”
“Beh certo hai me!”
“Si va bene, ma adesso non ti montare la testa, dormiamo che sono stanca…”
“Che poi, non è mica vero! Sono io quello fortunato.”
Non mi rispondi, forse stai già dormendo.
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