Cuckold, Voyeur o chissà che.
Non so da dove iniziare perché mai avrei pensato di vivere una situazione del genere.
A volte basta veramente un attimo per cambiare completamente tutto, per essere investiti da cambiamenti inaspettati e che, inizialmente, nemmeno sospettavi esistessero.
Credo di essere un cuckold. In realtà no, forse un voyeur. Forse nemmeno quello. In realtà non so nemmeno io cosa sono di preciso perché tutto ciò che mi era successo mi aveva colto di sorpresa e mai ho davvero saputo gestire il caos nella mia mente.
Avevo conosciuto Alexandra sul suo posto di lavoro, faceva la commessa in un noto negozio di abbigliamento maschile. Avevo 34 anni all’epoca del nostro primo incontro e mi impressionò sin da subito la sua bellezza (e soprattutto il fatto che fosse chiaramente non italiana nonostante parlasse molto bene la lingua). Aveva tratti dell’est. Le sorrisi, le chiesi se potessi aiutarmi a scegliere dei capi approfittando del suo buon gusto (iniziai a flirtare praticamente dalla prima cosa che ci dicemmo) e così ebbi il primo approccio con lei. Mi disse che aveva 29 anni e che era in Italia da quando ne aveva 11 perché i suoi genitori si erano trasferiti per motivi di carattere lavorativo. Veniva dalla Russia ed in effetti il suo aspetto ricordava propri i tratti di quella zona del mondo: capelli lunghi e rossi, occhi azzurri, sguardo penetrante. Era bassina, alta 1.52 scarso, il suo punto forte era senza ombra di dubbio il suo seno esplosivo (una quinta pazzesca), il suo corpo sodo e le sue labbra. Era bella e sapeva di esserlo, si vedeva che sapeva imprimere sensualità in ogni movimento, in ogni gesto. Chissà a quanti uomini doveva aver fatto perdere la testa.
Incredibilmente, nonostante la sua estetica prorompente, si dichiarò single e quindi cominciai a corteggiarla. Ogni giorno andavo per un saluto nel negozio durante la mia pausa pranzo (lavoravo come agente immobiliare), attirando anche l’odio del suo datore di lavoro che mi diceva con sdegno evidente quanto stessi diventando una fonte di distrazione per lei. Una cosa che mi attraeva di Alexandra era la sua proverbiale schiettezza: infatti mi disse chiaramente che io le piacessi, però mi chiese tempo per lasciarsi andare. Mi confidò che si era lasciata da un annetto scarso e veniva fuori da una storia non piacevole di cui non raccontava molto: sapevo soltanto che il suo ex assumesse droga e quindi viveva paurosi alti e bassi che spesso scontava anche su di lei (vista la sua fortissima instabilità emotiva generata dalla sua tossicodipendenza). Inoltre Alexandra mi fece intendere con grande chiarezza, sin dall’inizio, di essere una donna che necessitasse costantemente di sentirsi corteggiata e che avrebbe fatto fatica ad investire in una relazione dove mancasse questa componente: mi disse infatti che nella cultura sovietica (non so se poi sia effettivamente così per la maggioranza, non conosco personalmente nessuna persona di nazionalità russa oltra lei) una donna si conquista ogni giorno, con tante piccole attenzioni (non necessariamente regali, ma anche banalmente il coccolarsi, uscire, divertirsi, ecc) mentre secondo lei, nella cultura italiana, una donna una volta conquistata veniva data un po’ per scontata e iniziava anche lei a dare per scontato il suo lui (diceva ciò basandosi alle testimonianze di tante sue amiche ma anche di quello che generalmente sentiva in giro). Lei voleva fuoco e fiamme, amava piacere e sentirsi attraente, dunque era chiaro volesse un partner che la desiderasse sempre e non solo nel periodo iniziale; il fatto che poi venisse da una storia così tormentata, iniziata con questo ragazzo che l’amava perdutamente ma che poi era finito in un brutto giro, l’avevano resa ancor più esigente sotto questo punto di vista e non si sarebbe fatta più bastare qualcosa che non l’appagasse completamente. A testimonianza di ciò mi raccontò di una conoscenza (avuta proprio qualche settimana prima di conoscere me) con un uomo che l’attraeva tanto fisicamente ma che siccome era incostante nel corteggiamento (spariva saltuariamente per giorni senza farsi sentire) lei smise di volerci avere a che fare definitivamente (chiudendo del tutto la situazione ignorando i tanti successivi tentativi dell’uomo di riconquistarla).
Dopo qualche tempo di corteggiamento serrato (fatto di tanti messaggi, aperitivi e uscite) ci mettemmo finalmente insieme (anche perché nel frattempo la mia iniziale e potente attrazione fisica si era evoluta ed era diventata un sentimento molto più profondo. La sua esigenza di attenzioni ti portava a conoscerla in ogni sfumatura e dunque era facile legare con un animo così profondo e allo stesso tempo accattivante). Non facemmo l’amore fino al giorno in cui decidemmo di fidanzarci e la cosa non mi stupii: era evidente sin dalle premesse che cercasse un partner serio, non solo una scopata e basta (anche perché di certo non avrebbe bastato me, poteva scoparsi chi voleva visto quanto era bella). Prima di concedersi dunque voleva la certezza dei sentimenti suoi e dell’altro, io però faticavo parecchio, le dicevo continuamente che non ce la facevo più senza poterla possedere sessualmente, lei però era ferma nella sua posizione (anche se con il tempo si vedeva che anche lei fremeva perché faceva sempre più fatica a limitarsi ai baci che ci scambiavamo). Si vedeva comunque quanto la eccitasse la mia voglia, il mio desiderarla, si vedeva che il suo ego si nutriva di questa fame di sesso che era in grado di scatenarmi. Dopo che ci fidanzammo esplose finalmente la passione: la prima volta che facemmo l’amore fu qualcosa di sensazionale, avevo dentro mesi e mesi di attesa e poterla avere fu pazzesco. Ammetto che mi ero fatto un’idea di “persona sessualmente passiva” (nel senso di poco partecipe nell’amplesso limitandosi a godere della furia erotica del compagno), quella che in paese chiamiamo ironicamente stella marina; pensavo questo perché innanzitutto era bella come il sole e scatenava una voglia feroce di dominarla ed anche perché soprattutto (siccome era restia a fare l’amore durante la conoscenza) mi fossi convinto che il sesso per lei non fosse poi così indispensabile dopotutto. Da sempre credevo che chiunque potesse fare a meno di scopare (sia da single, sia con un trombamico) non sia poi così tanto passionale, era un mio preconcetto, e lei mi sembrava proprio così. Tutto il contrario invece: era estremamente focosa ed anche in quel campo si rivelò essere molto esigente. La prima volta (così come le successive) fu pazzesca perché si dimostrò intensa, calda, passionale, a tratti dominante; quando andava sopra era paradisiaca, vedere quelle tettone ballare mentre balzava su di me a ritmi elevati era un’emozione incontenibile. L’unica mia “previsione azzeccata” fu che, in effetti, il suo momento preferito nella sessualità fosse star sotto a godere degli affondi selvaggi del partner; lo riteneva un momento perfetto perché amava essere travolta dal piacere e quindi sotto sotto dietro la sua aria da “femme fatale” si capiva quanto invece amasse farsi dominare. Comunque era davvero insaziabile, coinvolgente, eccitante, quando aveva voglia era sfrenata e prendeva spesso l’iniziativa. Senza dubbio il miglior sesso della mia vita, non c’era dubbio alcuno su quanto potere esercitasse su di me il suo corpo.
Ne diventai inevitabilmente geloso, avevo paura di perdere quella donna meravigliosa animata da una furia sessuale pazzesca. Iniziai quindi a essere invasivo, spesso le chiedevo di leggere le chat (aveva un buon seguito sui social con tante persone che le scrivevano) o altre piccole cose che facevo per tranquillizzarmi: temevo le corna nonostante lei mi rassicurasse continuamente su quanto mi amasse e fosse felice. Mi rassicurava che nella sua mentalità non tollerasse proprio il concetto di tradimento, che era una cosa che la disgustava totalmente. Come dicevo aveva un buon seguito sui social, mi ingelosiva che c’erano tante persone che interagivano sotto ai suoi post o che le scrivevano in privato; alcuni erano gentili ed altri rudi, a nessuno comunque importava che fosse fidanzata visto che spesso era solita pubblicare foto anche con me. Ci provavano lo stesso, senza pudore alcuno, e la cosa mi faceva incazzare. A ripensarci mi chiedo come sia possibile che poi sia diventato un cuckold o chissà cosa a fronte di quanto fossi inizialmente geloso; ricordo un adolescenziale rissa che feci un capodanno quando un amico, ubriaco fradicio, mi disse che Alexandra era la donna più eccitante che avesse mai visto in vita sua. Inizialmente lo ignorai, era poco lucido per l’alcool e ci poteva stare facesse un commento giocoso, ma quando iniziò a fare battute sul fatto che avrebbe fatto follie pur di sbatterla allora gli tirai un pugno sul naso (fratturandoglielo) e scoppiò un casino generale che oggi mi genera un sorriso nel ripensarci. Quell’episodio però creò diversi problemi con Alexandra, che non gradii per nulla quel mio gesto irresponsabile: all’inizio mi lasciò, anche perché era stanca in generale della mia gelosia e si era stufata di dovermi dare spiegazioni per calmare la mia gelosia tossica, ma riuscii a farmi perdonare facendo veramente l’impossibile per recuperare la sua fiducia. Lei però mi diede un ultimatum: se avessi fatto altre scenate di gelosia mi avrebbe lasciato per sempre e così smisi di esserlo (quantomeno platealmente e in modo ripetuto, seppur ogni tanto mi “concedevo” qualche piccolissimo momento di gelosia, anche se niente di paragonabile a quel pugno davanti a tutti che mi costò anche una denuncia). Ad Alexandra la gelosia tipica del “lo sono perché non voglio perderti” sostanzialmente la eccitava, però nel tempo avevo superato il limite diventando quasi un guardiano ed era evidente che non lo sopportasse più.
Di anni ne erano passati all’incirca una decina da quando ci eravamo fidanzati: io ne avevo compiuti 44 e lei 39, eppure ci desideravamo ancora come matti e sembravamo eterni adolescenti visto che la nostra passione non calava a dispetto di amici e conoscenti che invece nel corso del tempo avevano smesso di desiderare il proprio partner. Non ci eravamo sposati e non avevamo avuto figli perché nei nostri obiettivi c’era quello di vivere una vita giovanile tra discoteche, viaggi, weekend, ecc. Facevamo l’amore con la stessa quantità e qualità dei primi mesi. Tutto funzionava a meraviglia ed infatti ancora oggi non so come possa essere possibile che mi sia scoppiata questa fantasia, non conosco il (vero) motivo scatenante semmai possa esserci un motivo specifico per cominciare a provare dei desideri diversi dal solito.
Lei era monogama convinta, quindi da parte sua non era partito nessun segnale in tal senso; anzi quando si parlava (per esempio) di threesome lei asseriva che la trovasse una cosa non stimolante, che la vera sessualità è quella tra due sole persone che si amano profondamente e tramutano il loro sentimento in scopate travolgenti. Ricordo che il mio feticcio partii (ma mi è sempre sembrato un motivo sciocco) quando vidi un video cuckold su internet, su cui capitai senza rendermene effettivamente conto. Nonostante un’intensa vita sessuale non avevo smesso di segarmi e sapevo che nemmeno Alexandra avesse smesso di farlo, nei weekend in cui uno dei due era fuori città ci raccontavamo spesso per messaggio di quanto l’autoerotismo ci aiutasse a non sentire la mancanza reciproca. La sua famiglia, con la pensione, ritornò in Russia e quindi quando andava a trovarli restava per un po’ e dunque quelle conversazioni in stile sexting ci aiutavano molto. Questo video porno che vidi era fatto da una ragazza russa come Alexandra su cui mi segavo spesso quando la mia fidanzata ed io non eravamo insieme; mi piaceva molto seguirla perché nei suoi video c’erano sempre delle piccole trame (spesso molto stupide o banali, tipo l’idraulico viene a ripararmi il lavandino e mi tromba, cose così) e mi divertiva il fatto che, siccome avevo imparato il russo per parlare con la famiglia di Alexandra, sapevo tradurre perfettamente i dialoghi. Inoltre girava ogni suo video sempre con lo stesso ragazzo, era facile dedurre fosse il suo partner visto che avevo visto una ventina di video postati sempre con questa persona. Un giorno, appunto, questa ragazza pubblicò un video molto diverso dal solito: c’erano lei, il solito ragazzo che c’era sempre ed un amico di lui incredibilmente avvenente. Guardavano soltanto un film finché lei e l’amico iniziarono a baciarsi con il fidanzato per nulla infastidito ma eccitato: era un video con tematica cuckold, il primo in assoluto che vedevo. Ci furono due fattori che mi eccitarono all’inverosimile durante la visione: il fidanzato (mai parte attiva della situazione) che inizia a registrare l’amplesso con la videocamera (e quindi faceva dei primi piani bellissimi che ritraevano le espressioni di lei immersa nel piacere) ed il secondo motivo era l’alchimia sessuale devastante della ragazza e dell’amico. Era una scopata che divenne in breve potente, selvaggia, animalesca: lei sembrava travolta, mai con il suo partner aveva toccato picchi di quella passione. Il fidanzato, eccitatissimo dalla scena (aveva un’erezione spaventosa mantenuta per tutto il video), ogni tanto tentava di interagire con delle frasi tipo “mi fate impazzire” e cose del genere ma i due sembrava nemmeno lo sentissero. Lui la dominava senza sosta, lei mai nei video precedenti era stata così in balia del partner, la penetrazione era intensa, veloce, profonda. Una scopata davvero pazzesca. Il fidanzato sembrava altrettanto eccitato e disse qualcosa tipo “io non ce la faccio più” posando la videocamera su un punto della camera che riprendesse la scena in campo largo, si avvicinò a loro sedendosi ai bordi del letto e iniziò a segarsi furiosamente nel mentre che gli altri due continuano la loro scopata focosa. Mi dissi che era girato davvero bene visto quanto erano belle le espressioni riprese dalla ragazza e mi disse che il sesso dei due era pazzesco, trovai davvero mille motivi nella mia mente per giustificare perché un video cuckold mi aveva eccitato così tanto e soprattutto perché lo andassi a vedere tutte le volte che potevo. Con Alexandra il sesso continuava ad essere esaltante, ogni volta che vedevo quel video sfogavo dentro di lei la voglia accumulata e mi dimenticavo del video finché non tornavo a rivedermelo (anche perché il feticcio cuckold non l’avevo mai avuto prima e mai ci ero soffermato ad analizzarlo). La prima volta che però associai ad Alexandra quel desiderio fu una mattina (era passata forse qualche settimana dopo la scoperta del video stesso) mentre io mi facevo la barba in bagno e lei entrò completamente nuda per fare la doccia siccome doveva andare a lavoro. La osservai entrare sotto il getto dell’acqua in tutta la sua esplosività fisica e mi dissi da me e me “quanto sarebbe bella vederla scopare” e mi destai per l’assurdità della frase che avevo detto dicendomi che forse stavo dormendo in piedi. Ma che cazzo dico mi ripeto tra me e me. Ci feci una risata sopra e non ci diedi peso, in fondo era solo una frase, mi dissi che la sua bellezza mi stordiva per quanto fosse incredibile.
Due-tre giorni dopo, di nuovo un altro episodio: a calcetto, dopo una partita, un amico (uno di quelli conosciuti durante l’adolescenza) fece un complimento sulla mia compagna, qualcosa di non esagerato ma che era tipo “beato te che ti trombi una così” e non replicai nemmeno perché in fondo il complimento era fatto a me che godevo di quello splendore. Mentre me lo diceva lui era nudo perché avevamo appena finito di giocare ed eravamo dunque nello spogliatoio; non era in erezione ma aveva dimensioni davvero notevoli e pensai che con quell’arnese avrebbe potuto spaccarla in due se ci avesse fatto l’amore. L’immagine che si scatenò nella mia mente mi provocò un’erezione potentissima che fortunatamente potevo celare avendo io già indossato i pantaloni. Ero mezzo infastidito per la frase ed eccitatissimo per la scena: ero in una fase dove l’eccitazione combatteva con la gelosia, fu tremendo ma riuscii di nuovo a non pensarci su e a ridurre tutto a un momento di stranezza facilmente superabile. Il fine settimana successivo fu un momento cruciale: curiosavo sul profilo Instagram di Alexandra perché aveva appena postato una foto: il suo corpo erotico e formosissimo esaltato da un costume giallo, era uno scatto fatto l’estate precedente in vacanza. C’era un commento di una persona che non conoscevo e che nemmeno lei conosceva (era un ragazzo che, stando alla sua biografia sul social, vivesse negli Stati Uniti), e che probabilmente avesse cominciato a seguirla grazie agli hashtag che lei era solita usare nelle didascalie di ogni sua fotografia postata. Il suo commento era (testuale) “raramente un corpo del genere è accompagnato da un viso tanto bello, ti trovo davvero sensuale, peccato la distanza perché mi sarebbe piaciuto farti uno shooting” e solitamente cose del genere (dal momento che lei non aveva cancellato il commento) mi avrebbero fatto davvero infuriare (tante volte le avevo chiesto di rendere privato il profilo proprio per evitare questo ma non voleva sentire ragioni). Stavolta però fu diverso. Entrai sul profilo di questo ragazzo per scoprire chi fosse e, appunto, scoprii che facesse il fotografo (mi tranquillizzai vista la lontananza essendo statunitense) e paradossalmente però mi fece effetto la sua bellezza esplosiva. Il classico tizio dal viso avvenente, sembrava alto, muscoloso, atletico, barba folta, aspetto misterioso: un bellissimo uomo. C’erano suoi video mentre si allenava in palestra e sul ring, emergevano un’esplosività fisica pazzesca; chissà se Alexandra li aveva visti questi video. Lei non lo seguiva, non aveva ricambiato il follow, ma chiaramente pensai che dopo quel suo commento lei doveva aver curiosato per scoprire chi fosse. Chissà cosa doveva aver pensato di fronte a quello che poteva aver potenzialmente visto. Mi venne duro, ma stavolta non ero solo eccitato, volevo proprio segarmi perché sentivo una voglia assurda montare dentro di me; Alexandra era bella ed impetuosa ma di fronte a quello strapotere fisico non avrebbe capito nulla e l’idea di una loro scopata mi faceva impazzire. Mi rifugiai in bagno, chiusi a chiave la porta e cominciai ad accarezzarmi lentamente il cazzo, avevo una voglia folle di sborrare. Tentai in ogni modo di scacciare le immagini di una loro scopata per provare a pensare a qualche altra cosa erotica, ma non riuscii perché trovavo eccitante solo quello: mi masturbai furiosamente a fantasticare di guardarli fare sesso. Ad Alexandra piaceva farsi sbattere mentre la tenevi in braccio (le dava la sensazione di essere completamente dominata e in balia del suo uomo) ed era una posizione che facevamo spesso seppur con tempistiche non molto lunghe visto quanto fosse faticosa. Probabilmente il tipo americano avrebbe potuto farsela anche tutto il tempo così. Raggiunto l’orgasmo, che fu davvero intenso, mi sentii uno schifo, una persona orribile: ma come avevo potuto segarmi su tutto ciò? Più la immaginavo mentre lui la fotteva tenendola in braccio e più l’eccitazione e la rabbia salivano a livelli incalcolabili; vivevo il conflitto di essere eccitatissimo all’idea ma disgustato da me stesso perché trovavo eccitante l’idea stessa. Cosa mi stava succedendo? Stavo impazzendo? Possibile che un video mi avesse fatto innescare questa molla di una potenza tale da farmi venire delle erezioni anche con un semplice pensiero associato alla mia donna? Cercai su google qualche informazione su questo feticcio e scoprii molto del mondo cuckold (che fino a quel momento non avevo mai approfondito e che nemmeno mi interessava) e non mi ci rivedevo molto in questa dinamica stando a come era descritta: dalle descrizioni dei sessuologi o più banalmente dai racconti erotici trovati sul tema era facile accorgersi quanto al cuck piacesse farsi umiliare dalla propria donna (o dal tizio con cui la ragazza fa sesso) ed a me questa componente non intrigava veramente per niente. Ero sempre stato un uomo orgoglioso, mai avrei tollerato l’umiliazione. Quando immagino di vivere la scena fantasticavo di essere “invisibile” (come il fidanzato nel video della pornostar) e godermi il loro amplesso senza nessun contatto fisico, parlato o psicologico; mi eccitava soltanto l’idea di vederla godere, punto. Forse quindi ero più affine al concetto di voyeurismo, ma anche qui c’era un grande quesito: perché proprio la mia donna? Avevo delle amiche davvero attraenti ma l’idea di guardarle scopare non mi suscitava nessuna emozione, mentre l’idea di Alexandra mi mandava al manicomio per quanto mi smuovesse dentro. Poi mi straniva il fatto che personalmente non conoscessi nessuno di così bello e allo stesso tempo prestante che vedessi adatto ad Alexandra al punto da volerla realizzare concretamente nella realtà questa cosa. L’unico, appunto, che pensavo potesse farla godere, era quel tizio americano ma viveva in un altro continente e dunque non c’era margine manco di chiacchierarci. Mi sentivo dunque davvero stupido, perché avere una fantasia irrealizzabile per mille motivi? Alexandra non avrebbe mai accettato, non c’era nessuno a cui poterlo proporre ed anche se lo avessi trovato avrei avuto il coraggio di chiederglielo? Avrei temuto che si vantasse della cosa in giro, quindi era evidente che era qualcosa di impossibile. Ormai quando guardavo quel video non era più l’attrice a farsi sbattere da quel ragazzo, nella mia mente quella era Alexandra e la cosa mi faceva provare scariche di eccitazione impensabile. Stavo diventando matto, dovevo trovare una soluzione. Certamente non potevo parlarne con lei e nemmeno parlarne con gli amici, come dicevo poco fa: che idea si sarebbero fatti di me? Tenevo molto alla grandissima considerazione che Alexandra aveva di me, sin dalla fase di conoscenza mi diceva che era ammaliata dalla mia sicurezza e dalla mia determinazione. Cosa avrebbe pensato se le avessi detto che non riuscivo a levarmi dalla mente la scena di lei sbattuta senza sosta da un altro? Con gli amici invece il discorso era diverso, forse a qualcuno di fidato avrei anche potuto dirlo, ma ammettere certi feticci avrebbe fatto sicuramente scaturire mille battute goliardiche pesanti e, soprattutto, magari qualcuno avrebbe potuto sentirsi “autorizzato” a provarci credendo che avrebbe trovato terreno fertile nella mia eccitazione. Pensai di fare un percorso con un terapeuta ma sapevo già a cosa sarei andato incontro, non ero stupido da non sapere che cosa mi aspettasse: mi avrebbe invitato certamente a confidarlo alla mia compagna perché la comunicazione in una relazione era tutto, mi avrebbe detto che solo parlandone insieme ne sarei venuto a capo, ecc. Sulla carta era chiaramente giusto, ma avevo troppa paura della reazione.
Scrissi a diversi terapeuti online su alcuni forum, per avere un’opinione senza dover necessariamente prenotare una seduta (così potevo usare un nickname e risultare anonimo) e, appunto, tante risposte vertevano sul dire ad Alexandra cosa stavo provando e che, insieme a lei, avrei potuto decidere se appagarla davvero (se lei fosse stata d’accordo) o accantonarla del tutto.
Passò qualche mese in cui vivevo di alti e bassi che fui bravo a celare: c’erano periodi dove questo desiderio era molto basso, sempre esistente ma facilmente gestibile (avevo smesso di guardare quel video che mi caricava a mille ogni volta), ed altre volte invece era esplosivo e non riuscivo a non pensarci. Più che altro mi “scatenavo” quando succedevano (come dicevo prima) quelle piccolissime situazioni che facevano partire la miccia: un altro esempio calzante che mi viene in mente era quando una sera andammo a ballare e c’era un ragazzino di 18/20 anni che l’approcciò (non sapendo stesse con me). Le chiese di ballare e lei, gentilmente, rifiutò dicendo di essere lì con me che ero il suo fidanzato e lui sorridendo le disse “peccato, sei la più bella del locale” ed andò via riunendosi al suo gruppo. Mi ritrovai a pensare (visto che fosse particolarmente attraente) che l’avrebbe spaccata in due, il suo ardore e i suoi ormoni a mille l’avrebbero sovrastata senza sosta, era (con l’americano) l’unico che mi diede l’idea di poterla dominare senza problemi. Avevo smesso completamente di essere geloso, anche nelle piccole cose, perché non aveva più senso: l’erezione nei miei pantaloni avrebbe tradito ogni mia parola e forse mi avrebbe reso addirittura ridicolo. Infatti volta ci provai a farle una scenata per “ritrovare me stesso” facendole intendere che fossi irritatissimo per l’ennesima foto in costume postata sui social (proprio quella commentata dal ragazzo americano) ma lei, nel notare appunto la mia erezione poco celata dal pigiama, scherzò sul fatto che fossi più eccitato che arrabbiato e quindi mi sentii fuori luogo nella mia finta scenata.
“Non mi va che posti queste foto in inverno” cominciai. “Cioè in estate ci sta, però se le metti sto periodo sembra tu voglia attenzioni e mi dà noia”
“Non sapevo bisognasse pubblicare cose solo in base alle stagioni” rispose adirata.
“No vabbè te puoi far quel che ti pare, solo che mi dà fastidio”
“Sicuro ti dia fastidio?” disse lei ridendo ed indicando l’evidente erezione mal contenuta dal pigiama. “Piuttosto che litigare perché non ascolti le tue parti basse e facciamo l’amore?” continuò.
Dovevo trovare un modo per uscirne, il sesso tra noi funzionava alla grande (ero costantemente e perennemente eccitato, scopavamo letteralmente ogni giorno) ma allo stesso tempo non ero mai appagato al 200%. Decisi così di provare a vivere piccole esperienze che mi avrebbero dato un minimo di sfogo, pensai che poteva aggirare il feticcio creando delle piccole situazione intermedie che potevano appagarmi senza però andare oltre la soglia del tradimento; così, una sera, mentre ci baciavamo nel letto le feci una proposta che mi sembrava anche fattibile e non particolare.
“Ti va di masturbarti mentre ti guardo farlo?”
“Scusa? Non ho capito” mi rispose lei confusa e presa in contropiede.
“Toccati” le ripetei. “Io ti guardo, tu masturbati. Voglio vederti godere”
“Toccami tu” sospirò mentre si avvinghiava a me continuando a baciarmi. Prese la mia mano e se la portò sulla sua figa, cominciando così a masturbarla.
Era questo il vero punto focale per cui mai avrei potuto dirle dei miei pensieri: per lei, come dicevo all’inizio, la sessualità era prettamente ed esclusivamente contatto fisico tra i protagonisti, l’idea di guardare/essere guardata (o qualunque cosa in cui non ci fosse contatto diretto) non l’interessava. Era molto aperta di mentalità, potevi parlare di tutto con lei, ma ovviamente se certi concetti non sono dentro di te risulta chiaro che si fa fatica a comprenderli quando uno te li palesava.
“Dai toccati” continuai. “Sei così bella, fatti guardare..”
“Continua a farlo tu, mi piace come tocchi..” e così non insistetti più.
Per qualche settimana non glielo proposi più ma capii che poteva essere la strada giusta. L’idea di vederla spaccata in due da qualcuno venne, appunto, in quei giorni sostituita completamente dalla mia voglia di vederla soltanto masturbarsi. Mi sembrava un qualcosa di fattibile, che poteva considerare normale e che magari avrebbe accettato, in fondo erano tanti a giocare in questo modo e non c’era una terza persona da coinvolgere. Avrei avuto un surrogato dell’esperienza voyeur che forse avrebbe potuto bastarmi e saziarmi: l’avrei guardata godere e potevo fantasticare, mentre la contemplavo, che la sua mano che le dava piacere fosse un cazzo che la montava.
Successivamente, con la voglia sempre a mille di volerla guardare masturbarsi, decisi di riproporre la cosa a tavola perché avevo capito che dovevo impostare ed ampliare un discorso (che mi ero preparato) che pensavo potesse funzionare per non insospettirla sul motivo per cui avevo in mente di estendere la nostra sessualità a quella pratica (che noi non avevamo fatto visto che, come dicevo, tutta la nostra sessualità era concentrata sull’essere entrambi attivi nel piacere dell’altro).
“Sai” esordii. “Dei miei colleghi lamentano che dopo tanti anni la loro attrazione sessuale per la compagna è calata. Io impazzirei se succedesse anche a noi due, dal loro sguardo si vede che gli pesa un sacco la poca sintonia sessuale”
“Anche io sinceramente, non si può stare senza sesso..”
“Però il fatto è che penso possa succedere pure a noi, è un fatto fisiologico visto che sono tantissimi ad avere questa difficoltà nel lungo periodo. Perciò pensavo potremmo fare qualcosa in più per tenerci sempre vivi, accesi, infuocati. Non voglio aspettare di essere in crisi per pensare a come migliorare in quell’ambito e quindi sai che…”
“Io sto godendo un casino questo periodo” mi interruppe lei. “Cioè a me va bene così, se lo fai per me sappi che io sono già felice ed appagata. Anzi è un periodo fantastico”
“Ma non è mica per questo” continuai. “Però pensavo a piccolissime cose da aggiungere”
“Tipo?”
“Non so di preciso” esclamai fingendo di pensarci su. “Per esempio farti tenere più spesso i tacchi ai piedi, farci più coccole pre/post sesso, fare giochi di ruolo dove interpretiamo storielle tipo tu la dottoressa ed io il paziente oppure boh anche guardarti mentre ti masturbi prima di iniziare a fare sesso è un’idea che non mi spiace”
“Vabbè si può provare..” disse non ricordando fortunatamente che già le avessi proposto la cosa (visto che non mi fece presente della mia precedente richiesta). Non sembrava particolarmente presa dal discorso ma ci poteva stare in fondo, infatti erano cose che non avevamo mai fatto e quindi c’era quella sorta di scetticismo che ti fa dubitare se una cosa possa funzionare o meno.
Qualche ora dopo feci un primo e piccolo errore: quando iniziammo a farci delle coccole le feci subito intendere quello che avrei voluto succedesse.
“Masturbati dai che ti guardo”
Lei non colse l’invito perché continuò a baciarmi senza dire o fare nulla. Non aveva sentito o forse non le andava. Mi staccai e mi alzai dal letto con un’erezione spaventosa, ero eccitatissimo. Lei la notò e si raccolse i capelli come faceva sempre prima di prendermelo in bocca, comunque di certo non aveva iniziato a svestirsi per iniziare toccarsi.
“Masturbati che voglio vederti godere” le avevo ripetuto nel mentre che mi abbassavo i pantaloni, volevo segarmi a mia volta nel guardarla.
“Ma perché ci tieni così tanto che io mi tocchi senza che tu partecipi? Vieni qui dai...”
Mi sentii attaccato nonostante il suo tono non fosse accusatorio ma di pura curiosità. Era solo stupita dal mio non voler essere partecipe ma solo spettatore. Mi sentii poco virile più che altro e quindi dovevo correre ai ripari perché sentivo di dover limitare i danni.
“Ma pensavo ti andasse, oggi ne abbiamo parlato..”
“Si, però boh..”
“Ma se non ti va figurati, mica è così importante per me”
“Io voglio scopare” disse lei
Il giorno dopo e per quelli successivi ero ansioso, temevo di “aver rovinato” l’opinione che avesse di me: stavo vivendo davvero male quelle sensazioni, passavo dal dirmi che in fondo non c’era da pensare male visto che la mia proposta non era così estrema ma allo stesso tempo mi dicevo di aver fatto una figuraccia nell’averle fatto intendere che preferivo guardarla mentre si toccava piuttosto che scoparla direttamente. Tentavo dunque di cogliere ogni piccola frase per capire se pensasse che non fossi più un uomo vigoroso ma lei sembrava naturale come sempre, forse ne stavo facendo una questione di stato per niente. A letto cercavo di essere quanto il più passionale possibile, volevo travolgerla più del solito per farle “dimenticare” la mia proposta che non l’aveva interessata per niente e quindi “recuperare” (più ai miei occhi che ai suoi) il terreno perduto. Iniziai quindi a fotterla tenendola sempre e volentieri in braccio, la sua posizione preferita come dicevo, per darle l’idea che la volessi e lei apprezzò la cosa, sembrò esaltata dalla mia passione e me lo faceva capire. Certe volte dovevo quasi forzarmi per impormi di fare quella posizione, certe sere avevo soltanto voglia di essere cavalcato, ma avevo bisogno di ribadire a me stesso e a lei che ero io quello dominante e quindi divenne la posizione che facemmo di più in quel periodo. Speravo dentro di me che introducesse lei il discorso delle piccole cose da aggiungere alla sessualità e che mi dicesse che ci avesse pensato, però non lo fece mai e si vedeva che le fosse del tutto indifferente la cosa; la proposta sembrò passare in completo secondo piano e ritornammo al solito concetto di sessualità che evidentemente per lei era più che sufficiente. Non mi sentii più di insistere, sarebbe (a quel punto) diventata una cosa troppo pressante ed il mio desiderio voyeuristico/cuckold sarebbe diventato sgamabile e così decisi, di conseguenza, di metterlo per sempre da parte visto che non ero riuscito ad implementare piccole sfumature nemmeno dopo diversi tentativi (che tra l’altro avevo vissuto psicologicamente male). L’unica esperienza voyeuristica che ero riuscito ad aggiungere nel corso del tempo (lo facevo molto raramente, avevo un timore incredibile di farla insospettire) era quella di guardarla fare la doccia: entravo in bagno, mi sorrideva e mi invitava ad entrare e fare l’amore lì. Prima di farlo la contemplavo qualche minuto, le dicevo fatti guardare che sei così bella e mi masturbavo per un po’ mentre era sotto il getto dell’acqua immaginandola a 90 adagiata contro la parete della doccia mentre qualcuno la pompava da dietro. Entravo anche io successivamente nella doccia quando mi riproponeva di farlo, non la osservavo più di tanto proprio per evitare qualunque dubbio. Pensai che quella sarebbe stata la mia unica e piccola valvola di sfogo e me la sarei dovuta far bastare.
Questo fino ad un giorno di un mese estivo, una giornata dove successe un nuovo episodio che mi fece capire che non potevo più tornare indietro o meglio che non volevo più tornare indietro.
Si festeggiavano i 25 anni di matrimonio di un mio caro amico che ci invitò a casa sua per festeggiare, insieme ad altri ospiti, la ricorrenza a cui sua moglie teneva molto. Avevamo un buon rapporto con loro, qualche volta usciamo a coppia e andavamo a cena, era un amico con cui c’era un rapporto di amicizia importante. Ci preparammo per essere in tiro ed Alexandra era oggettivamente strepitosa con quel vestitino rosso che gli esaltava le tettone. Era sexy, sembrava essere sui venticinque anni piuttosto che sulla quarantina. Quanto era arrapante, era un periodo (prima dell’episodio della serata) dove il desiderio di vederla con un altro era molto più tenue e quindi la desideravo molto da un punto di vista personale.
La casa di Mauro (che era un uomo facoltoso che aveva avuto successo aprendo diversi ristoranti) era grandissima e riusciva a contenere tutti gli ospiti con gande facilità, era assurdo quanta gente incontrai quella sera. Scambiavo parole continuamente, presentavo Alexandra a tutti quelli che non la conoscevano; si rivelò una serata che scorreva piacevolmente e lei stessa fece la conoscenza con qualche donna con cui si ripromise di sentirsi via chat e organizzarsi per vedersi per un caffè. Era felice di allargare il suo campo di amicizie ad altre persone. In particolare conoscemmo il figlio di Mauro, un ragazzo di 21 anni di nome Riccardo, che si avvicinò a noi perché era incuriosito dagli evidenti tratti dell’est di Alexandra.
“Ma tu sei russa, vero?” le disse dandole immediatamente del tu.
“Si perché?”
“Sono Riccardo, il figlio dei festeggiati” si presentò. “Sono un grande ammiratore della cultura sovietica, sono andato proprio a Mosca con gli amici recentemente! Hai dei tratti identici a quelli di molte delle persone che ho visto lì, sono veramente inconfondibili nella loro particolarità. Aspetta ti faccio vedere alcune foto che ho fatto in vacanza” disse estraendo il cellulare dalla tasca e mostrando alcuni scatti che fece durante quella visita in terra russa.
“Nel mentre che voi chiacchierate vado a prendere da bere, arrivo tra un minuto”
Andai al tavolo dove c’erano gli alcolici e guardai da lontano Riccardo ed Alexandra: in quell’attimo la voglia “tenue” divenne immediatamente esplosiva: li vedevo sorridere, lui le raccontava chissà cosa e lei annuiva con visibile interesse (lei amava le sue origini e dunque aver trovato qualcuno con cui parlarne deve averla colpita). Era un bel ragazzo lui, un discreto viso, un corpo magro; non era esattamente il prototipo di uomo che avrei voluto coinvolgere nella fantasia qualora l’avessi mai appagata (immaginavo ragazzi più prestanti fisicamente) ma comunque Riccardo riusciva a coinvolgerla brillantemente nel dialogo e si vedeva ad occhio nudo che lei fosse partecipativa e divertita. Stavano ancora parlando di Russia, sentii chiaramente il nome di Dostoevskij e di alcune sue opere, eppure mi sembravano così eccitanti a guardarli: la cosa più afrodisiaca era che lui la guardava sempre negli occhi, anzi paradossalmente sembrava fosse più lei a distogliere lo sguardo saltuariamente. Ci sapeva fare il ragazzo, aveva un buon modo di fare.
Quanto mi sarebbe piaciuto vederli scopare. Non sapevo nemmeno se a lui interessasse per davvero perché in fondo stavano solo chiacchierando normalmente, ma a me sembravano intenti in una danza erotica, sensuale e che poteva sfociare in una scopata bruciante (forse fu proprio questo suo reggere lo sguardo o il tenere banco nella conversazione). Pensai che forse Alexandra poteva essere, come nel caso del ragazzo della discoteca, essere completamente sovrastata dalla sua passione: a quell’età magari non hai particolare esperienza sessuale, ma sei insaziabile e letteralmente inesauribile. All’inizio (durante i saluti) Riccardo mi era apparso anonimo mentre ora ero arrivato a percepirlo come dominante, maschio, virile, sicuro. Non so ovviamente se poi lo fosse per davvero ma avevo totalmente cambiato idea su di lui rispetto all’opinione che mi ero fatto a impatto, forse era anche la mia eccitazione ad averne enfatizzato possibilmente le qualità sessuali. Sapevo che mai avrei coinvolto lui nella realizzazione (già di per sé molto improbabile) della mia fantasia, era veramente troppo giovane ed ero un grande amico di suo padre, ma il fatto che non sembrasse in imbarazzo (nonostante avesse di fronte una sventola con il seno esplosivo in bella mostra) mi fece eccitare tantissimo perché, appunto, credevo nel dominio totale di lui. Sotto i pantaloni il cazzo duro spingeva fino a farmi male ed in quel momento capii quanto potesse essere assurda la vita: Riccardo (ma anche tante altre persone) avrebbe pagato oro per avere Alexandra anche solo per una notte, avrebbe pagato oro per sbatterla, sfondarla, scopare fino a sfinirla. Ed io, che ero il suo partner e potevo “beneficiare” quanto volevo del suo corpo meravigliosamente erotico, ero più eccitato all’idea di vederla con un altro. Pazzesco, veramente le cose possono prendere angolazioni e strade completamente impensabili. In quel momento ammetto mi sentii solo ed alienato (non so se questo sia accaduto mai ad altri cuckold, voyeur, ecc) perché davvero mi sentivo l’unico ad avere quel feticcio. C’erano altri in quella stanza che, se fossero stati i compagni di Alexandra, avrebbero voluto vederla con un altro? C’erano altri in quella stanza che avevano condiviso o avrebbero voluto condividere la propria moglie o fidanzata? Forse sì, ma in quel momento mi sentii davvero l’unico al mondo.
Quando tornai diedi un drink ad Alexandra ed uno al ragazzo che, sorridendoci, si congedò. Si notava il suo dispiacere dallo staccarsi di Alexandra, restò piantato due-tre secondi a guardarla prima di andare chissà dove. La stava mangiando con gli occhi, fu il momento preciso in cui la sua attrazione divenne inequivocabile, evidente e percepibile.
“Secondo me gliel’hai fatto venire duro” le dissi sottovoce. In realtà tra i tre probabilmente il più eccitato, per assurdo, ero io.
“Ma no dai, abbiamo parlato solo di Russia e di autori russi”
“Eh ma non ti levava gli occhi di dosso, l’avrai notato..”
“Ma ha venti anni dai, pure i piedi delle sedie glielo fanno vedere duro alla sua età” considerò lei ridendo. Forse temeva una scenata di gelosia visti i trascorsi.
“Caruccio però esteticamente dai, non trovi?” domandai tentando di capire cosa ne pensasse.
“Boh, un ragazzo normale”
“Dai lo so che ti ha fatto effetto! Piacere a un ventenne è tanta roba!”
“Beh all’ego fa effetto, quello è innegabile”
Continuammo il resto della serata sulla falsariga dell’inizio, chiacchierando del più e del meno con altri ospiti, sorseggiando drink su drink. Ci stavamo divertendo, era bello quel contesto e la festa era organizzata davvero con classe. Come detto in precedenza Alexandra aveva conosciuto delle sue coetanee con cui si scambiarono i contatti promettendosi di rivedersi, io invece conobbi un amico di Mauro che mi invitò ad aggiungermi alla loro partita settimana di calcio a cinque. Un invito che accettai davvero volentieri; con il mio gruppo storico diventavano sempre più saltuarie le partite, ora potevo inserirmi in un gruppo nuovo. Riccardo non lo vedemmo più, o meglio non ci chiacchierammo più perché ogni tanto lo incrociavamo mentre chiacchierava con altre persone.
In macchina verso il ritorno a casa riparlammo brevemente del ragazzo che, mi disse proprio Alexandra, pare avesse iniziato a seguirla su Instagram.
“Il ragazzino quindi si è innamorato!”
“Ma dai, ha vent’anni, campano di follower i ragazzi di oggi”
“Più che altro come ti avrà trovato?”
“Il mio nome gliel’ho detto io” disse lei. “Forse avrà visto tra i follower dei suoi genitori”
“E poi dici che non si è innamorato” dissi ridendo. “Ora ti guarda pure le foto in costume, questo ora perde la testa” continuai dandole un leggero buffetto sulla spalla. Volevo comprendesse che non fossi geloso, anche se ovviamente non volevo capisse che fossi eccitato.
“Mi piace che non sei più geloso” disse lei cogliendo immediatamente la cosa. “Qualche tempo fa mi avresti detto di bloccarlo, mi avresti fatto la tua solita piazzata di merda. Invece ora non ti importa. Mi piace che siamo complici, è una fase del rapporto che adoro veramente tanto e lo sai quando lo sto apprezzando. All’inizio sinceramente pensavo fosse una tua strategia..”
“Che intendi per strategia?”
“Sei sempre stato tanto geloso, il fatto che improvvisamente tu abbia smesso di esserlo mi faceva pensare fosse una tua tattica: fingere di abbassare la guardia per vedere se facevo qualcosa che reputavi sospetto. Però sei troppo eccitato in questi mesi, quello non si può fingere, ti eccito più adesso dell’inizio, mi sono detta che ti sei lasciato andare..”
“Più dell’inizio addirittura?” le domandai.
“Mi guardi come se ti sconvolgessi” continuò lei mordendosi il labbro inferiore. “Ti vedo che sei scosso, eccitato, come se venissi colpito da scariche di desiderio ingestibili mentre mi osservi. Mi stai scopando tutti i giorni, non mi sono mai sentita desiderata così forte in tutta la mia vita..”
“Tu non ti rendi conto di quanto sei bella, mi fai impazzire..”
“Ad inizio anno ho preso qualche chilo, non mi ci sentivo così tanto. Ma da quando sei così mi ci sento un sacco, mi fai sentire come se fossi meravigliosa. Sono abituata al tuo desiderio, ma così forte è qualcosa che mai avevo provato. Si è creato il rapporto che ho sempre desiderato sin da ragazzina, zero gelosia e una passione sfrenata. Mi sento come se non potessi resistermi nemmeno se lo volessi, come se non potessi più farne a meno..”
Fortunatamente parlava di “mio ” desiderio quindi niente lasciava presuppore avesse vagamente intuito che il desiderio in realtà fosse ben diverso. Aveva associato i miei sguardi eccitati al fatto che volessi sbatterla e che vivessi una fase di rinvigorimento della mia attrazione verso di lei, non al fatto che volessi vederla con un altro; in fondo era anche normale, mai avevo palesato quei desideri e dunque nemmeno poteva immaginare della loro esistenza. Mi sentii anche un po’ in colpa, come se la stessi tra virgolette ingannando sulla natura del mio desiderio.
“Dai, era ridicolo che non ti sentissi attraente. Sei bella come il sole, non solo per me, per tutti quelli che ti incrociano. Quel ragazzino ti stava mangiando con gli occhi, altro che alle sue coetanee starà pensando in questo momento!”
Lei non disse nulla, mi accarezzò solo una gamba mentre guidavo. Speravo facesse qualche commento sulla mia frase, in modo da poter riprendere il discorso Riccardo ma lei continuò a restare in silenzio.
“Non parli più?”
“Portami a casa..” disse continuando ad accarezzarmi la gamba.
Accelerai. Avevo una voglia di scopare terrificante e ce l’aveva anche lei: la sua mano sulla mia gamba era il suo segnale inequivocabile. Era un segnale che faceva intendere che aveva voglia di essere dominata, era il suo modo di farmi capire che aveva bisogno di passione che spesso era più solita comunicare con questi piccoli gesti chiari quanto delle parole. Appena entrammo dalla porta letteralmente la sollevai e l’adagiai sul divanetto del soggiorno, non facemmo nemmeno dieci metri. Non la spogliai nemmeno completamente, semplicemente le alzai la parte bassa del vestitino e le abbassai in fretta e furia gli slip: era bagnata fradicia. Mi misi le sue gambe sulle spalle e cominciai a montarla freneticamente in questa posizione. Nemmeno un bacio, una carezza, una coccola: subito penetrazione, avevo una voglia animalesca e lei sembrò sulla mia stessa lunghezza d’onda visti i suoi gemiti di approvazione.
“Si..si..” ripeteva lei nel godersi i miei affondi. Si era abbassata da sola le spalline del vestito per sfilarsi il reggiseno e palparsi quelle tettone stupende. Il vestitino era praticamente rimasto appeso goffamente sui fianchi visto che non copriva più nulla.
“Mi fai impazzire..” sussurrai mentre affondavo più potente che potevo.
“Fammi male, spaccami ti prego..” sussurrò con voce rauca.
I suoni dei nostri corpi che si sbattevano era assordante, probabilmente era una delle scopate più passionali e selvagge mai fatte. Avevo addosso la voglia che mi aveva scatenato la scena con Riccardo, il dialogo avuto in macchina, ero veramente in uno status di trance totale e veramente fui impetuoso. Questa posizione la trovavo pazzesca, non la facevamo così spesso, Alexandra sembrò gradirla quanto la sua preferita visto che rifiutò ogni mio tentativo piccolo di variare. Ero tentato di parlare di Riccardo, di introdurlo dicendo qualcosa tipo “ti immagini se ci guardasse?” mentre entravo ed uscivo da dentro il suo corpo a un ritmo selvaggio, ma anche in quel momento di estrema voglia non lo feci. Ero focalizzato solo sulla mia perfomance.
Dopo qualche lasso di tempo indefinito le confidai che non ce la facevo più, avevo bisogno un attimo di rifiatare. Volevo portarla in braccio e farmela così ma ero ad un passo dallo sborrare e volevo riposare prima di sbatterla in quel modo che comunque mi richiedeva uno sforzo fisico. Lei sembrava ne avesse ancora per un bel po’ ed era evidente che non aveva la minima intenzione di rifiatare, era nel metaforico “momento intermedio” in cui ti stai godendo un casino la scopata ma l’orgasmo non è ancora alle porte.
“Non ce la faccio più..” ammisi.
“No ti prego, non mi lasciare così, continua” sospirò lei. Rallentai appena il ritmo e lei mi impose di rialzarlo immediatamente.
“Non rallentare, sbattimi” era davvero indemoniata.
“Non resisto, fammi prendere fiato solo 2 minuti che ti prendo in braccio”
“Non mi lasciare così” ripeteva. Le mani erano ancora entrambe sulle tettone a stuzzicarsi i capezzoli.
“Solo due minuti piccola..”
“No” disse perentoria. “Non ti fermare, alza il ritmo” ripeteva quasi ossessivamente.
Accelerai qualche secondo e poi mi staccai per sedermi sulla sedia a pochi metri dal divano. Sapevo che con altri pochi affondi sarei venuto e preferivo riprendere fiato prima di ricominciare e fare la sua posizione preferita e lei fece dei gemiti di “disapprovazione” come se non avesse gradito il mio staccarmi. Mi aspettavo si sollevasse per venire a baciarmi, ad accarezzarmi, toccarmi, ma in realtà fece una cosa che mi sorprese: si mise comoda e cominciò a masturbarsi!
Non lo fece per me, era evidente che probabilmente nemmeno ricordavo della mia proposta di tempo addietro e certamente in quel momento non pensava a quello in quel momento, ma lo fece perché aveva bisogno di un orgasmo che voleva far esplodere e non voleva attendere.
Restò infatti con gli occhi chiusi tutto il tempo, non mi guardò mai mentre giocava con le sue dita. Mi sarebbe piaciuto sentire i suoi pensieri, su cosa stava fantasticando, invece mugolava di piacere senza dire nulla. Gemeva e basta. Non credo stesse pensando a Riccardo, dalle sue parole non ne sembrava particolarmente coinvolta dal dialogo in auto, forse era eccitata dall’aver fatto colpo su un ragazza o forse si stava immaginando sbattuta dalla sua giovinezza irrefrenabile; l’unica cosa davvero sicura è che avesse bisogno del suo orgasmo.
Il ritmo delle dite della sua mano (che non erano ancora entrato nella sua figa in modo deciso ma variavano stuzzicando continuamente l’esterno alternandoli con pochi secondi dentro) si alzava e scendeva costantemente; si vedeva che arrivava sempre ad un millimetro dall’orgasmo e tornava indietro, voleva che quella dolce tortura continuasse. Mi colpii la grande conoscenza che avesse del suo corpo, si vedeva che riusciva a darsi facilmente piacere, a gestirsi, ad arrivare al limite senza superarlo mai. Guardarla era molto più eccitante delle mie già grandi aspettative, era oggettivamente spettacolare vederla dimenarsi nel piacere godendo di ogni sfumatura.
Mi sollevai dalla sedia dove mi ero adagiato per rifiatare, il cazzo mi stava esplodendo di voglia. Volevo tornare a sbatterla, avevo addosso una voglia potente ed ero di nuovo pronto, ma non lo feci perché finalmente potevo guardarla godere da una posizione tale dove potermi gustare ogni piccola traccia del suo corpo, del suo viso e soprattutto del suo piacere. Mi misi di fronte a lei nel mentre che continuava a toccarsi finché entrò in modo finalmente deciso dentro di lei con le sue dite; mi avvicinai sedendomi a bordo del divano dove continuava a sobbalzare in preda al piacere e alle sensazioni. Iniziai a segarmi, ero eccitatissimo come non mai.
I suoi occhi continuavano a restare chiusi, si mordicchiava il labbro, ogni tanto faceva un gesto strano con la bocca come se mimasse un bacio. Forse fantasticava di avere qualcuno sopra di lei con cui scambiarsi effusioni o forse era solo un gesto inconscio del suo corpo scosso dal piacere. Non si era accorta probabilmente che le ero seduto accanto, a pochi centimetri da lei, probabilmente se avesse aperto gli occhi si sarebbe chiesta perché non avessi ricominciato a scoparla e mi avrebbe sicuramente invitato a farlo. La mano sinistra nel frattempo iniziò a torturare una tettona per poi passare a torturare il capezzolo, non stava ferma un attimo, ogni tanto si passava un dito sulle labbra o lo infilava in bocca. Con la destra invece iniziò ad affondare dentro di sé con ritmi diventati furiosi e frenetici. Non aveva più controllo, non riusciva più a giocare con la sua eccitazione alzando e abbassando i ritmi, voleva l’orgasmo e lo stava cercando ossessivamente in quel frangente. Si stava masturbando furiosamente. Voleva venire, i suoi gemiti si erano fatti molto più udibili, il ritmo era devastante. Aveva ancora i tacchi ai piedi notai.
“Sto venendo…” disse lei con un filo di voce continuando a gemere.
Ero come paralizzato dalla sua bellezza. Mi stavo segando anche io in modo altrettanto frenetico, non avevo mai provato un piacere così intenso e non volevo finisse. In quel momento desideravo davvero che qualcuno entrasse in casa per sbatterla, speravo davvero che la porta dell’appartamento si aprisse ed entrasse Riccardo (o chiunque altro): non volevo smetterla di guardarla ma lei non ce la faceva più a reggere al piacere da sola. Dal suo sguardo trasfigurato dalla lussuria capii era giunta al limite, fece dei versi incomprensibili e venne.
Io anche ero venuto, sporcando a terra, ma continuavo ad avercelo duro.
Lei aprii gli occhi dopo qualche tempo indecifrabile di silenzio.
Mi guardò. Notò la mia erezione e si morse nuovamente in labbro.
“Io ho ancora voglia..” mi sussurrò con mia enorme sorpresa.
La condussi nella camera da letto e in quel momento mi resi conto che questa piccola occasione in cui mi ero potuto godere la mia fantasia mi aveva fatto impazzire. Volevo continuare a goderne.
Non sapevo come glielo avrei detto, se glielo avrei detto, se mi sarebbe bastato limitarmi a guardarla masturbarsi o avrei voluto vederla fare altro, non sapevo nulla, ma dovevo e volevo continuare a vederla godere in un modo o nell’altro.
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