Relax assoluto e privacy totale
L’estate era ancora calda quando Marco e Laura prenotarono la villa sulle colline sopra Firenze. Non era la prima volta che viaggiavano come coppia aperta, ma era la prima in Italia, e avevano scelto un luogo che sembrava fatto apposta per i loro desideri: una casa di pietra del Settecento, immersa negli ulivi, con piscina infinita e vista su cipressi che sembravano dipinti. L’annuncio Airbnb parlava di “relax assoluto e privacy totale”. Loro avevano aggiunto, nella chat privata con i proprietari, una sola frase: “Saremo in quattro, speriamo non sia un problema”. La risposta era arrivata subito: “Nessun problema, la casa è abituata a ospitare amici allegri”.
Arrivarono di venerdì pomeriggio. Luca e Sofia li aspettavano già sul vialetto, con due bottiglie di Chianti Classico e sorrisi complici. Luca era alto, capelli brizzolati, camicia di lino aperta sul petto abbronzato; Sofia indossava un abito di cotone bianco che lasciava intravedere il bikini sotto, i capelli neri raccolti in una coda morbida. Si salutarono come vecchi amici, anche se si erano conosciuti solo via chat qualche settimana prima. Un bacio sulla guancia a Laura, uno a Marco, poi un abbraccio più lento tra le donne, come a misurare il calore della pelle.
La villa era ancora più bella di persona. Pavimenti di cotto, travi a vista, un grande camino spento e una cucina aperta sul soggiorno. Fuori, la piscina rifletteva il cielo arancione del tramonto. Si sistemarono le valigie nelle due camere matrimoniali – una per coppia, ma tutti sapevano che la notte avrebbe mescolato le carte – poi si ritrovarono in terrazza con i calici in mano.
Parlarono poco di lavoro, molto di viaggi, di desideri. Laura raccontò di quando, anni prima, aveva baciato una ragazza in un locale di Berlino e aveva scoperto quanto le piacesse il sapore di un altro rossetto. Sofia rise, confessò che lei e Luca avevano iniziato così, una sera a Barcellona, con una coppia di francesi conosciuti in spiaggia. Marco ascoltava, accarezzando distrattamente la schiena di Laura. Luca versava il vino, sfiorando ogni volta il braccio di Sofia con una dolcezza che faceva capire quanto fossero affiatati.
Quando il cielo divenne viola, accesero le luci soffuse della piscina. Laura fu la prima a togliersi il vestito: sotto aveva un due pezzi nero, semplice ma perfetto sul suo corpo snello. Entrò in acqua lentamente, lasciando che le gocce le scivolassero sul décolleté. Marco la seguì, poi Sofia, poi Luca. Nuotarono piano, ridendo per sciocchezze, finché Laura non si avvicinò a Sofia e le sfiorò la spalla con le labbra. Fu un bacio leggero, quasi timido, ma bastò perché il silenzio cadesse come una coperta calda.
Luca si mise dietro Laura, le mani sui suoi fianchi, senza stringere troppo. Marco guardava, sorridendo, mentre Sofia gli accarezzava il petto sotto l’acqua. Nessuno parlava. Solo il suono delle gocce e del respiro che si faceva più profondo. Sofia baciò Marco, un bacio lento, curioso, mentre Laura voltava la testa per cercare le labbra di Luca. Le mani cominciarono a esplorare: una carezza sulla schiena, un pollice che scivolava sotto l’elastico del costume, un sospiro trattenuto.
Uscirono dalla piscina avvolti negli asciugamani, ma non avevano freddo. Si sedettero sui lettini, vicini, le gambe che si toccavano. Sofia prese la mano di Laura e la posò sul proprio ginocchio, poi più su, piano. Laura seguì il movimento, sentendo la pelle calda, morbida. Marco guardava, eccitato dal semplice fatto di vedere sua moglie desiderata da altri occhi. Luca si chinò a baciare il collo di Laura, lasciando una scia umida che le fece chiudere gli occhi.
Entrarono in casa. Le luci erano basse, solo qualche abat-jour. Si fermarono in soggiorno, tra i divani di lino chiaro. Sofia si tolse il costume bagnato senza fretta, lasciando che il tessuto scivolasse a terra. Laura fece lo stesso, poi Marco e Luca. Restarono nudi, in piedi, a guardarsi come se fosse la prima volta. Nessuno aveva fretta. Sofia si avvicinò a Marco, gli prese il viso tra le mani e lo baciò profondamente. Laura si voltò verso Luca, gli accarezzò il petto, poi scese più in basso, sentendo quanto fosse già pronto per lei.
Si sdraiarono sui tappeti morbidi. Le coppie si invertirono con naturalezza: Marco con Sofia, Luca con Laura. Le bocche si cercavano, le mani esploravano corpi nuovi ma già familiari nei desideri. Sofia si mise sopra Marco, lentamente, accogliendolo con un sospiro lungo. Laura si lasciò guidare da Luca sul divano, aprendo le gambe per lui, guardandolo negli occhi mentre entrava piano, con infinita dolcezza. I loro respiri si mescolarono, i gemiti erano sommessi, quasi timidi all’inizio, poi più liberi.
A un certo punto Laura allungò la mano verso Sofia, trovò la sua, la strinse. Le due donne si guardarono, sorrisero, poi si baciarono sopra i corpi degli uomini, un bacio lento, bagnato, pieno di complicità. Marco e Luca si guardarono, capirono senza parole, e si mossero insieme, un ritmo comune che fece tremare entrambi i letti improvvisati.
Cambiarono posizione più volte, come in una danza senza coreografia. Sofia si ritrovò tra Marco e Luca, accarezzata da quattro mani, baciata da due bocche diverse. Laura si sdraiò accanto a lei, le loro gambe intrecciate, i corpi che si sfioravano mentre gli uomini le adoravano. Non c’era gelosia, solo desiderio condiviso, curiosità, tenerezza. Ogni tocco era una domanda, ogni carezza una risposta.
Quando il piacere divenne troppo intenso, si lasciarono andare uno dopo l’altro. Sofia fu la prima, con un lungo sospiro che sembrava un canto. Poi Laura, stringendo la mano di Marco anche se in quel momento era Luca a starle dentro. Gli uomini seguirono poco dopo, con gemiti profondi, quasi di gratitudine.
Rimasero lì, sdraiati sui tappeti, i corpi ancora vicini, il sudore che si mescolava. Nessuno parlò per un po’. Poi Sofia rise piano, una risata leggera, contagiosa. “Mi ero dimenticata quanto fosse bello”, disse. Laura le accarezzò i capelli. “Anch’io”.
Si alzarono tardi, la mattina dopo. Prepararono la colazione tutti e quattro nudi, ridendo per il caffè versato, per il burro che scivolava dalle dita. Mangiarono in terrazza, con la luce che entrava calda sugli ulivi. Nessuno parlava del futuro, solo del presente: un altro bagno in piscina, un altro bicchiere di vino, un altro bacio lento sotto il sole.
La villa li tenne stretti per tre giorni. Tre giorni di corpi che si cercavano senza fretta, di risate, di silenzi pieni di significato. Quando partirono, si salutarono con abbracci lunghi e la promessa di rivedersi, forse in un’altra casa, in un’altra città, in un altro pezzo d’estate.
Mentre guidavano verso l’aeroporto, Laura posò la testa sulla spalla di Marco. “Grazie”, gli disse semplicemente. Lui le baciò la fronte. “Grazie a te”.
E in quel momento seppero che non era stato solo sesso. Era stato fidarsi, aprirsi, lasciare che altri occhi vedessero la parte più vera di loro. Era stato, per tre giorni, sentirsi completamente vivi.
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