Svetlana: a pagamento... ma con passione
La donna e il suo mestiere
Svetlana esiste davvero nella realtà, ma ovviamente ha un altro nome. Ormai è sui cinquant’anni, ma è ancora sulla cresta dell’onda. Fa il mestiere più antico del mondo. Lo fa con una tale passione che rischi di innamorarti del suo carattere timido e gentile. Fisicamente, la diresti una “cavallona”, una “bella manza”, come si usava dire quando ero un ragazzino delle medie e i più coraggiosi della mia compagnia andavano in bici in quella via vicino al fiume dove due o tre prostitute di quella stazza ricevevano alla luce del sole. Svetlana poteva essere una di loro. E’ vecchio stampo; ha un cuore e chi leggerà il mio testo ne converrà.
E’ nata in quella che si chiamava Unione Sovietica ed è giunta in Italia per vie traverse nei primi anni 90. Ha lavorato in locali a luci rosse e poi si è messa in proprio.
Bassa padana.
Un giorno di quasi dieci anni fa ho scoperto un forum di puttanieri che faceva riferimento ad una “forza della natura”, una imparagonabile “macchina del sesso” che riceveva in casa sua in uno sperduto paesino di campagna della pianura padana. Veniva descritta come carina ma non propriamente bella, alta come un corazziere, grossa ma non grassa, simpatica e chiacchierona. Faceva di tutto ed accoglieva qualunque esigenza del cliente: cose tradizionali, però; niente sadomaso o violenze gratuite. Prezzo standard: un centone e via! Molti degli arrapati fruitori del forum dedicavano anche belle descrizioni alla location in cui riceveva: una vecchia casa con più appartamenti ma molto riservata, cintata da mura e cancelli che doveva essere anticamente più che un edificio padronale.
Prendo appuntamento
Dalle descrizioni dei vari post non rilevo riferimenti a pratiche che potessero incontrare la mia inclinazione al confronto fisico soft (lotta erotica, prove di forza, …), ma continui accenni alla sua forza muscolare sì: uomini sul quintale che dicevano di essere stati sollevati, girati sotto sopra, ragazzi giovani usciti esausti da una vera propria battaglia sessuale con l’insaziabile prostituta a cui sembrava piacere veramente quello che faceva, ma anche clienti che parlavano di carezze, baci e coccole al termine del rapporto carnale. Sembrava che non praticasse la “professione” per soldi, anche se a conti fatti (lo intuii dalla difficoltà di prendere un appuntamento) ogni giorno portava a casa almeno 500 euro tutti per sé, visto che riceveva in appartamento e non aveva protettori.
Mi ero fatto l’idea di una sorta di amazzone dal cuore tenero che poteva fare al caso mio e decido di andarci. Scelgo un giorno che si rivelerà di nebbia fittissima: una sfiga per il viaggio (il paesino dista un’ora da casa mia)… una fortuna, per quanto riguarda la magia che poi si è venuta a creare.
Il mio DNA
La natura, il caso, il destino o forse un DNA capriccioso mi hanno fatto in un certo modo: altezza normale per la mia generazione (a scuola ero sempre tra quelli di mezzo… né alto né piccolo) ma con ossatura sottile e scarsa muscolatura. Per farla breve, come compensazione ho sviluppato una tendenza ed essere molto attratto dalle ragazze alte, robuste e forti. Mi piace sentire che una donna più forte e più grossa di me mi sottomette fisicamente ma solo come gioco intermedio per arrivare a condividere un piacere comune. Niente dolore, niente botte, niente violenza vera: solo un apprezzamento della forza femminile e di corpi di donna con muscoli e ossature potenti. Non è certo l’unica cosa che mi piace fare con una donna, ma è quella più intrigante.
Nebbia e riservatezza
Arrivo nel paesino facendo l’ultimo tratto con la portiera semiaperta perché la stradina che collega la provinciale al centro abitato non ha la mezzeria. Sono le 8,30 di un giorno di fine novembre. Ho preso appuntamento nell’unico buco possibile della sua agenda che è fittissima… come la nebbia che sto incontrando. Quando transito nel paese non c’è anima viva in giro. Proprio alla fine delle case inizia di lato lo sterrato che porta all’abitazione di Svetlana. Mi trovo di fronte al cancello. Suono il campanello e lei mi apre a distanza la cancellata. Entro in auto nel grande cortile, passo sotto una stretta volta che conduce nel retro del vecchio edificio dove c’è l’ingresso del suo appartamento. Apprezzo la grande riservatezza: un appartamento defilato in un complesso isolato alla periferia di un paese sperduto nella nebbia a un’ora di strada dalla città. “Qui non ti viene a cercare nessuno”, mi dirà in seguito Svetlana. Lascio l’auto, salgo le scale mentre il portone d’ingresso si richiude automaticamente. Busso ed entro.
Un corpo statuario
Mi sorride ma non troppo una biondona dal seno prorompente che indossa una maglietta senza maniche che evidenza due grosse braccia all’apparenza di soli muscoli, una specie di sottoveste semi-trasparente più corta di una minigonna che evidenza gambe possenti ma armoniche con polpacci robusti e proporzionati. Calza scarpe con tacchi bassi ma mi sovrasta di almeno 10 cm, se non di più. Stimo 1,85 x 90 kg. Mi dà la mano e sento che è più grossa della mia, ma la stretta è delicata. Si apre al sorriso mentre ci presentiamo. Noto una certa timidezza. E’ ospitale e fa di tutto per mettermi a mio agio. Le parlo del compenso e lei si schernisce, facendomi capire che li prenderà dopo e che non è la cosa più importante. Ci sediamo al tavolo e mi offre da bere.
Dal momento social ai preliminari
Mi fa parlare di me e poi parla di sé. E’ davvero chiacchierona. Ha la voce di una persona grande e grossa, ma è dolce e tranquillizzante. Le spiego le mie inclinazioni: è disponibile, anche se non capisce subito come mi piace “venire”. Intuisco che sta cercando di comprendere come soddisfarmi. Rimango un po’ deluso perché mi rendo conto che non è una donna che prova piacere sessuale nel dimostrare di essere più forte di un uomo, ma ormai sono lì. Mi dice che il letto è nell’altra stanza.
- Prima possiamo fare delle prove di forza? Ti scoccia? Dimmelo, se no facciamo subito una cosa tradizionale.
- No, Va bene. Mi piacciono i giochi. Questi però non li faccio mai.
- Braccio di ferro?
- Ok.
E così ci posizioniamo: destra contro destra. Noto che le sue mani sono solo un po’ più grosse delle mie. Mi aspettavo una differenza più marcata, vista la sua stazza. Però, i bicipiti e gli avambracci sono poderosi pur rimanendo assolutamente femminili. Inizio a spingere e mi rendo conto che è fortissima rispetto a me. Non la muovo di un millimetro. Svetlana si diverte vedendo i miei inutili sforzi. Sembra quasi lasciarmi provare per un po’ e poi decide di porre fine alla prova, piegandomi il braccio con facilità.
- Sono più forte io – sorride, ma lo dice sforzandosi immaginando che mi faccia piacere sentirlo.
Facciamo altri round ma vince sempre lei. Allora le propongo l’altra prova di forza che mi piace fare: gamba di ferro. E lì le cose cominciano a cambiare un po’.
Seduti uno di fronte all’altro, vince chi divarica le gambe dell’avversario o, viceversa, impedisce che l’altro le divarichi. Le mie cosce sono meno della metà delle sue. Prendo il cellulare e le chiedo se posso fare una foto dall’alto per ricordarmi le sue gambe. Divertita acconsente.
Appena inizio a spingere mi rendo conto che ha una presa d’acciaio. Provo e riprovo, ma non c’è niente da fare: è fortissima e lo dimostra con un breve gemito sensuale (forse sta entrando in sintonia con me?). Quando tocca a lei, me le divarica in pochi secondi e più volte. Si vede che non fa minimamente fatica a battermi.
Spinto da un moto irrefrenabile, le metto una mano tra le gambe e le solletico delicatamente la zona pubica.
- Sei molto più forte di me con le gambe. – dico io con enfasi cercando di stimolarla con le parole.
- Anche tu sei forte. – dice lei… mentendo per farmi piacere. (no, forse non aveva ancora capito cosa volevo)
Colto da improvviso raptus, mi alzo dalla sedia e mi siedo a cavalcioni sulle sue gambe standole di fronte. Le do un bacio sulla guancia e la sorprendo.
- Mi sollevi?
Mi guarda attonita e divertita. Poi si alza e contemporaneamente mi solleva.
- Sei leggero!
- Mi porti in braccio di là sul letto?
Dai preliminari alle prime sollecitazioni
Ridendo sommessamente ma di gusto per la mia stravagante richiesta, soddisfa il mio desiderio. Davvero non le vedo fare il minimo sforzo. In quel periodo ero reduce da un intervento chirurgico, ero dimagrito e pesavo 65 chili. Mentre mi trasporta sono sempre di fronte a lei e mi viene di baciarla sul collo. Vedo che le piace. Mi deposita e mi indica i preservativi sul comodino. Io, però, voglio giocare ancora un po’.
- Ti posso spingere verso il muro?
- (ridendo divertita in modo infantile) Sì, dai!
Intreccio le mie dita nelle sue e faccio forza per spingerla indietro ma … neanche stavolta si muove di un millimetro e ride ancora divertita (“Non ce la fai!”). Nel tentativo di smuoverla, finisco per appoggiarmi contro di lei e spingerla col ventre. Fino a quel momento, non avevo ancora avuto una vera erezione e mi ero limitato a giocare. Ma il mio inutile tentativo di spostarla comincia a stimolarmi.
Ad un certo punto, mi sento trascinare io stesso verso la parete. Svetlana aveva preso l'iniziativa del gioco e, ovviamente senza fare troppa fatica, mi aveva messo spalle al muro.
- Adesso sei mio prigioniero - dice con quella sua marcata inflessione russa.
Io cerco di spingere per liberarmi dalla sua pressione ma le mie braccia sono visibilmente meno forti delle sue. Due grosse e toniche tette si adagiano sul mio viso. Hanno un odore che mi piace e mi ci sprofondo dentro mentre premono con intensità lasciandomi comunque respirare.
Mi viene da fare lo spiritoso e le dico che con la forza dei miei potenti muscoli mi libererò in pochi secondi. Lei scoppia a ridere e mi fa capire che questo gioco la fa divertire.
Un’improvvisa intuizione
Svetlana sta facendo il suo lavoro in modo professionale. Mi rendo conto che sta recitando e non è particolarmente coinvolta. Infatti, il modo in cui si sfrega contro di me immobilizzato al muro è un po’ artefatto. Un po’ mi spiace ma, in fondo, la pago per una semplice prestazione sessuale e non posso pretendere di più.
Nel giro di frazioni di secondo, però, cambio idea perché ho un'intuizione: secondo me, una donna col suo fisico potrebbe nascondere nei meandri della sua mente e nelle profondità del suo sentire il desiderio di godere sessualmente della propria superiorità fisica rispetto a un uomo che ha il corpo come il mio. Può darsi che questo sia un territorio del piacere che lei non ha mai sondato. E perché non provarci? Perché non tentare di stimolarla in questo senso? Con la forza che mi ha dimostrato di avere e con il curriculum di orgasmi multipli di cui ho letto potrebbe venir fuori una cosa straordinaria. A me non basta fare una semplice scopata. Non sono lì per quello.
- Ok mi arrendo. Andiamo sul letto.
Svetlana sembra sollevata dal dovermi assecondare in quel gioco che non le dice più di tanto.
Salgo sul letto e mi metto in ginocchio nel mezzo e le chiedo di fare altrettanto e di porsi davanti a me. Capisco che non capisce ma vedo che lo fa. E’ proprio una brava ragazzona che vuole soddisfare il cliente. Ma io voglio di più: voglio risvegliare la possente amazzone dominatrice che dorme in lei.
- Difenditi. Ti schiaccerò come una mela marcia. – Dico esagerando il tono per farle capire che sto comunque giocando.
Forse perché abituata a vedere l‘uomo come colui che va assecondato, forse per il mestiere che fa, Svetlana intreccia le mie dita nelle sue e l’incontro di lotta ha inizio.
Nuove sensazioni
E’ vero che lei si prestava alle più disparate posizioni e aveva provato di tutto (come ho detto, avevo letto su quel forum un curriculum di tutto rispetto), ma ciò che le sto proponendo ora sembra essere una novità anche per una prostituta navigata come lei. Ho l'impressione che si è incuriosita dal mio approccio ai rapporti sessuali e questo mi incoraggia a concepire le più spinte fantasie, avendo in mente sempre come contesto finale quello che per me è un punto fermo: l'orgasmo condiviso. Anche in contesti normali ho sempre vissuto come una specie di sconfitta il non essere stato in grado di aspettare la mia partner e “venire” il più possibile nello stesso momento.
Siamo in piedi sul letto uno di fronte all'altra. Io sono solo con gli slip e lei pure. Il suo seno è davvero sodo e, quando le chiedo di tenere il fiato per mostrarmi l’estensione dei muscoli pettorali, lo spettacolo è sensazionale e il mio pene si irrigidisce all’istante. Lei se ne compiace.
Allora, le suggerisco immediatamente le regole del gioco.
- Facciamo finta di essere sul ring e di fare un match in 3 riprese: vince chi tiene l'altro immobilizzato con le spalle a terra per 15 secondi.
- Quindi, quando ti metto giù devo contare fino a 15?
- E chi ti ha detto che sarai tu a mettere giù me?
E con questa frase di sfida mi infilo tra le sue gambe nel tentativo di prenderla di sorpresa e farla cadere, ma il mio tentativo diventa vano perché una volta con la testa in mezzo alle gambe lei comincia a stringere e io rimango immobilizzato. Sto cercando di aprire le cosce ma le sue gambe sono come due tronchi nodosi radicati nel terreno. Ad un certo punto sento le mie di gambe sollevarsi perché mi sta tenendo a testa in giù prigioniero tra le sue cosce.
- Sei di nuovo mio prigioniero - le sento dire mentre il sangue comincia a darmi alla testa.
Ad un certo punto, sempre tenendomi stretto tra le cosce, cammina avanti e indietro, come per dimostrare che poteva manipolarmi come voleva. Poi, delicatamente, mi rimette a terra lasciandomi la testa in giù. Appena riesco a voltarmi, la vedo cadermi addosso e sommergermi con tutto il suo peso. Non fa alcuna mossa con le mani nè con le gambe per tenermi a terra: bastano i suoi presunti 100 chili.
- 1, 2, 3,.. 13, 14, 15… Ho vinto.
- Ok, hai vinto il primo round. Adesso stiamo in piedi uno di fronte all’altro.
- Va bene! (cominciava a prenderci gusto)
- Alza le due mani e intrecciamo le dita.
- Sì… e poi?
Senza dirle niente, comincio a stringere le dita cercando di stritolare le sue. Presa alla sprovvista, riesco a piegargliele per qualche istante ma appena si riprende dalla sorpresa comincia lei a stringere e in men che non si dica mi torce le braccia all'indietro. Poi, stringendomi a sé, mi solleva da terra facendomi dondolare a sinistra a destra come se fossi una bambola di pezza.
- Le mie mani sono più forti delle tue.
- Dammi un'altra possibilità.
- Ok.
Ricominciamo da capo ma stavolta non si fa cogliere di sorpresa e, iniziando a stringere, mi mette in ginocchio, così che ad un certo punto mi ritrovo davanti alle sue mutandine. Quando mi lascia andare le mani, io utilizzo le mie per cingerle i polpacci. Li sento duri, forti, muscolosi. Scendo fino alle caviglie e mi rendo conto della loro solidità. Non trovo di meglio che sfregare il mio naso nel punto più importante che sta dietro le sue mutandine. Cerco di farlo con estrema lentezza cercando di assomigliare alla mia vecchia cagnolina quando mi leccava con estrema devozione una mano ferita. Mi muovo lentamente e con intenzionale desiderio di esprimere sottomissione. Poi faccio salire le mani a livello delle sue natiche e comincio ad accarezzarle. La mia astuta manovra non la lascia indifferente e qualcosa nel suo comportamento sembra cambiare. E’ come se l'avessi agganciata: lo capisco dal fatto che sta assecondando il movimento del mio naso. La sento iniziare a sospirare e a lasciarsi andare. Ma forse lo fa anche troppo perché io non riesco a reggere il suo peso e cadiamo a terra tutti e due. Io le sono sempre sotto nella stessa posizione.
- Dai! Continua!
- No! Stando qui non ci riesco.
- Continua, ho detto!
Il suo è un ordine, non un invito! Forse riesco a risvegliare l'amazzone dormiente.
Sto al gioco che si sta delineando e cerco di spingerlo nella direzione voluta fin dall'inizio.
- No, adesso non ti faccio godere. Mi rifiuto.
A quel punto mi sento prendere la testa che diventa improvvisamente un oggetto della sua volontà.
- 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,…
Svetlana sta contando i secondi necessari per vincere il round ma al tempo stesso sta per arrivare all’orgasmo. Io sono praticamente sotto di lei immobilizzato. Gli ultimi 5 secondi sembrano durare il doppio e sono accompagnati da un ansimare crescente: 13, …, 14, … 15. Alla fine, sento un grido esplosivo di soddisfazione. Appena si riprende, si allontana per farmi respirare, mi guarda con occhi languidi e, invitandomi a rimettermi in piedi, mi tira su con uno strattone forte ma al tempo stesso riconoscente. Poi mi abbraccia affettuosamente e mi dice che vuole continuare a fare il terzo round. Sento di essere sulla strada giusta: per il momento non ho provato ancora quasi niente ma l'evoluzione del match promette bene.
Il terzo round
Mentre si riassetta i capelli allo specchio, noto l’addome ancora piuttosto tonico e snello (oggi Svetlana ha messo su un po’ di chili anche lì ma per me è sempre attraente). Penso che sia merito di tutta la “ginnastica” che fa in un giorno e che la mantiene in linea.
- Ma non ti stanchi ad avere tutti questi rapporti?
- No, a parte i ragazzi giovani… quelli richiedono impegno, ma poi mangio un po’ e passa.
- E con me ti stai stancando a fare la lotta?
- Per niente! Ti batto sempre senza fare fatica.
Finalmente percepisco una certa combattività. Spero di non sbagliarmi.
- Allora sei pronta per una vera lotta all’ultimo sangue?
- Ma se hai quattro ossa da ragazzina! Cosa vuoi fare contro di me? (e nel dirlo si gonfia il petto come se fosse Tarzan: l’estensione toracica arricchita dalle due grosse tette è impressionante)
- Cavolo! – esclamo.
- Ti faccio paura, eh?
Forse non sta più recitando: deve aver provato qualcosa di diverso dal solito mentre contava da 1 a 15… e lo vuole riprovare più in grande.
Sorprendendomi per l’agilità e la furia, salta sul letto e, stando in piedi, mi invita a salirci.
Accetto l’invito ma ho in mente un inganno: mentre sono sul letto di fronte a lei fingo di saltarle addosso, lei viene verso di me, ma io salto giù di lato. Svetlana cade goffamente in avanti.
Io rido come un bambino ma, per qualche motivo, lei no.
- Piccolo bastardo, vieni qui!
Non capisco se è incazzata davvero oppure no e, per la prima volta, provo una certa paura: se questa gigantessa si arrabbiasse sul serio, potrebbe farmi male davvero. Allora mi avvicino con l'intenzione di chiederle se ho esagerato.
- Ma ti ho fatto arrabbiare davvero?
- Noooo, scemo!
E nel proferire queste parole mi cattura con le gambe e stando sul letto a pancia in su mi fa roteare a destra e a sinistra. Mi sento quasi girare la testa: praticamente è come se stesse facendo degli esercizi per gli addominali con il mio corpo immobilizzato tra le sue potenti cosce.
- Potrei mettermi a contare da 1 a 15, ma non lo faccio sennò questo divertimento finisce troppo presto.
Dentro di me sento che davvero le ho risvegliato qualcosa: per il momento è una semplice voglia di dominare approfittando della prestanza fisica. Avverto che è ancora pur sempre un gioco, ma un gioco che sta cambiando.
Mi lascia andare e io prontamente ne approfitto per buttarmi su di lei che è coricata a pancia in su. Riesco a sedermi con le mie parti basse che premono sul suo volto. Il mio pene è abbastanza indurito e, inaspettatamente, emerge la mia parte sadica.
- Adesso te lo metto in bocca e conto io fino a 15.
Mi accorgo subito di aver commesso un errore perché con la mia trovata ho stimolato la sua componente passiva: allora concepisco prontamente un diversivo e faccio marcia indietro.
- Anzi, no. Adesso ti prendo le mani e anche se sono più grosse e più forti delle mie te le spezzo.
Per fortuna, riesco a riagganciare la sua voglia che si stava risvegliando e, appena infilo le mie dita tra le sue, sento che comincia a ribellarsi. Mi sembra di cavalcare un toro impazzito… tanto si muove. Alla fine, capitolo e in men che non si dica mi ritrovo sotto di lei.
A quel punto, lei comincia a contare e io mi trovo in una posizione un po’ scomoda per cui mi è venuta meno l'eccitazione. Avverto anche a livello sensoriale che pure lei ha perso la sintonia con quella parte di sé che si stava risvegliando. E allora mi lascio guidare dall'istinto.
- Aspetta a contare. Sta sopra di me senza far niente.
Svetlana si ferma e io comincio a parlare.
- Ho un quintale ti donna la sopra di me, vero?
- Un po’ di più di un quintale.
- Uhmmm (e le lecco dietro all’orecchio)
- Vero che se tu volessi potresti soffocarmi solo col tuo peso? (e le accarezzo la schiena graffiandola leggermente)
- Sì!
- (parlando lentamente, quasi sussurrando ogni frase all’orecchio per rendere le parole uno strumento di eccitazione) Lo sai che io ti trovo bellissima… sei più alta di me, sei più grossa di me, le tue ossa e i tuoi muscoli sono il doppio dei miei, … sei più forte di me. Non sono niente di fronte a te, un insetto che puoi schiacciare quando vuoi…
- Sì, sono più forte di te (e ricomincia ad ansimare come aveva fatto prima e a sfregarsi contro di me).
- Se io adesso, cerco di liberarmi… (spingo le sue spalle indietro ma mi sento prendere le mani e immobilizzarle ai fianchi).
- Tu non vai da nessuna parte (e mi lecca lei sul collo).
- (parlando sempre più lentamente e con un filo di voce) Mi stai dominando con la tua forza e io non posso fare niente: sono in tuo potere (riesco ad abbassare la testa e a mordicchiarle un capezzolo).
Non so come ci sto riuscendo ma ho stimolato le corde giuste: sto tirando fuori parole che in altri contesti sarebbero banali ma che in questa situazione eccitano tutte e due.
- Continua a parlare. Mi piace!
- Sono il tuo schiavetto, vero?
- Lecca schiavo! E mi mette la faccia tra i due seni: io eseguo.
- Sei la mia padrona!
- Sì, sono la tua padrona! Lecca!
- E se non ubbidisco?
- (schiacciandomi la testa tra le tette) Ti schiaccio il tuo corpicino con una mano sola!
Cavalcando questo gioco che non è più un gioco, l’ho condotta ad un livello di eccitazione che anche lei non si aspettava. Capisco che sta provando un piacere crescente in un ruolo inedito per lei: dominarmi con la forza le sta facendo provare sensazioni mai vissute.
Improvvisamente, si alza in piedi. Non capisco. Stavamo andando da dio…
- Alzati! – dice perentoria. Mi alzo e l’eccitazione sembra fermarsi.
Poi, tutto d'un tratto, mi sento tirare verso di lei che comincia a stringermi con la “presa dell'orso”. Mi stringe come per spezzarmi le ossa e in quel momento non sto certo provando piacere. Mi tiene sollevato e mi guarda negli occhi. Non riesco a identificare bene le sue intenzioni, ma so solo che mi sta stringendo con una forza crescente. Temo per le mie vertebre.
Subito dopo sento che infila il mio pene dentro di sé. Sono senza preservativo, ma ormai è troppo tardi: sia quel che sia!
Svetlana comincia a muovere il bacino avanti e indietro avendo me come appendice inserita nel suo corpo. Nel crescendo, non controlla più la forza: sono completamente in balia della sua volontà. Ho davvero risvegliato l’amazzone dominante che dormiva in lei.
Svetlana è sudata come una bestia e allora mi inserisco in quel movimento di avanti e indietro leccandole il sudore che ha sulle spalle: sa di sale e mi piace da morire!
Ogni tanto alterno baci di sottomissione a leccate sensuali. Era quello che volevo ma ora non sono più io a condurre il gioco.
Sempre rimanendo avvinghiata a me, mi rimette delicatamente in posizione supina. Ora siamo sdraiati. Noto subito che anche tutti gli organi sessuali interni sono forti e sento che il mio pene è prigioniero del suo corpo. Lei intuisce il mio pensiero.
- Non puoi uscire da me. Te lo distruggo, se ci provi! - dice tra un sospiro e l'altro.
Inizia la fase finale, ne sono sicuro. I suoi movimenti e il suo respiro sono sempre più intensi: è davvero una forza della natura. Riuscirò a reggere questo ritmo?
Ma ecco il tocco finale: la lingua! Me la ficca in bocca e comincia a muoverla. Fino a quel momento non ci eravamo ancora baciati e non pensavo neanche che l'avremmo fatto. È ormai tale la nostra commistione che non avverto differenze tra il mio e il suo alito, tra la mia e la sua saliva, tra la mia lingua e la sua. E’ proprio la lingua che ci porta poco a poco al massimo dell'eccitazione. Eccola che riprende anche i movimenti del bacino. Ho paura di non farcela. Lei è instancabile e insaziabile. Sento che sta provando qualcosa in crescendo. Da un lato temo di fermarmi sul più bello prima che lei raggiunga l'orgasmo e dall'altro temo di non riuscire ad arrivarci neppure io.
Da questo momento Svetlana dimostra veramente la sua potenza fisica! Prima imprime più forza al movimento della lingua. Poi si avviluppa coi piedi ai miei stinchi e facendo forza con la pancia imprime la spinta finale al mio orgasmo che sta per arrivare e lo correda pure con uno stritolamento controllato delle mani, avendo ormai imparato quanta valenza sessuale abbiano esse per me. A questo punto, l’amazzone dominatrice si è risvegliata e può finalmente raggiungere l’acme del piacere: un lunghissimo orgasmo accompagnato da un “sì” di piena soddisfazione.
Il terzo round è finito. Svetlana si corica di fianco a me e mi guarda negli occhi: sento un'ondata di amore vero e riconoscente arrivare attraverso il suo sguardo. Sento un brivido che rilascia altra adrenalina…
- Non ho mai provato una cosa del genere. È stata la prima volta. Non ho capito più niente. E non ricordo neanche quello che ho fatto!
- Svetlana, … tu invece mi hai ucciso… non sono mai venuto così a lungo!
- C'è feeling tra di noi. Mi piaci. Sono io che devo dare i soldi a te.
- Assolutamente! Non ci pensare neanche! Te li sei meritati: sei una grande donna, in tutti i sensi. Come ti sei sentita a fare davvero la padrona!
- È stato strano. A me non piacciono i rapporti sadomaso, ma stavolta…
- Quello che abbiamo fatto non è sadomaso perché non c'è stata violenza. E’ prendere atto di una parte di noi che esiste. Oggi l'abbiamo utilizzata come gioco per condividere il piacere dell'orgasmo.
- Sarà come dici tu, ma per me è stata una sorpresa… nonostante il mestiere che faccio.
Prima di tornare nella nebbia
Erano ormai quasi le 10. Io avevo raggiunto un obiettivo inatteso: avevo risvegliato in Svetlana una dinamica sessuale che ci avrebbe visto varie altre volte insieme. Ma nessuna delle successive ha mai raggiunto il livello della prima volta. Avrei desiderato rimanere un po’ ma sapevo che alle 11 questa macchina del piacere venuta dalla Russia doveva ritornare in pista per un altro giro di giostra. Si rifiutò categoricamente di ricevere il denaro pattuito, affermando con dolce ironia che se avessi insistito ancora, … mi avrebbe stritolato le mani! Quando uscii dal suo appartamento, una nebbia fittissima avvolgeva ogni cosa rendendo ancora più intima e magica quella mattinata. Tornare alla realtà quotidiana quel giorno non è stato affatto facile perchè nella mia mente e nel mio cuore continuavo a pensare a Svetlana: una donna a pagamento… sì… ma con passione!
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