Ho sborrato nel culo di mamma

Anna Bolerani
9 hours ago

"La macchina di papà è partita da cinque minuti," sussurrò Luca, affacciato alla finestra della camera da letto. Le tende di pizzo tremolavano appena contro la sua pelle nuda mentre seguiva con gli occhi la Fiat che spariva in fondo alla strada.

Nella stanza accanto, il materasso cigolò sotto un movimento improvviso. Il profumo di Chanel N°5 e sudore stagnava nell'aria insieme al ticchettio dell'orologio a muro. Una scarpa da donna, con il tacco spezzato, giaceva abbandonata contro il comodino dove la foto di famiglia mostrava ancora tutti e tre sorridenti sotto l'albero di Natale.

"Sei sicuro che non torna?" La voce di sua madre era roca, più bassa del solito. Le unghie le scivolavano sulla federa di raso mentre il suo corpo si arcava verso il figlio, le cosce che stringevano i suoi fianchi come una trappola di velluto. Luca annusò l'odore del suo shampoo alla vaniglia mescolato a qualcosa di più metallico, più urgente.

Il ragazzo non rispose subito. Le labbra di lei gli cercarono il collo, i denti che lo pungevano appena sopra la clavicola. "Ha il turno fino alle tre," finalmente borbottò, le mani che affondavano nei suoi capelli ossigenati mentre il suo respiro si faceva più rapido. Un bottone di perla rotolò sul parquet, perso per sempre sotto il letto.

"Ti ha scopato stanotte?" chiese Luca all'improvviso, le parole che gli uscivano più crude di quanto avesse immaginato. Sentì il corpo di lei irrigidirsi per un istante, poi un sibilo d'aria calda contro il suo orecchio. "Che domanda è..." mormorò sua madre, ma le sue dita stavano già slacciando la cintura dei jeans di lui con una familiarità che fece girare la testa al ragazzo.

Il letto gemeva sotto il loro peso, ogni movimento un tradimento registrato dalle molle. Luca afferrò i polsi di lei, sentendoli fragili come uccelli sotto la pelle. "Dimmi," insisté, e questa volta non era una richiesta. La luce del mattino filtrava obliqua attraverso le tende, illuminando una collana d'oro persa tra le lenzuola, il fermaglio rotto.

Lei girò il viso contro il cuscino, ma lui la costrinse a guardarlo. Una goccia di rossetto sbavato le univa le labbra come un filo di sangue. "Perché vuoi saperlo adesso?" sussurrò, ma la mano di lui era già scesa tra le sue cosce, trovando l'umidità che tradiva più delle parole. Un suono strozzato le uscì dalla gola quando le sue dita penetrarono con una furia che non sapeva di possedere.

I fogli del calendario sulla parete svolazzarono per il vento che entrava dalla finestra semiaperta. Il ventitré marzo, giorno di turno di notte per suo padre. Luca contò i buchi nella cintura dei suoi jeans, quelli nuovi che lei gli aveva comprato la settimana prima. Mi eccita sapere quanto sei troia con lui

Il profumo di sesso e Chanel si era fatto più denso, come l'afa prima di un temporale. Luca vide il rossetto di sua madre macchiare il lenzuolo bianco, una striscia vermiglia che ricordava il segno lasciato da una matita quando si spezza. "Dimmi come ti prende," ripeté, questa volta con un morso sulla nuca che la fece sobbalzare. Sentiva il corpo di lei pulsare attorno alle sue dita come un cuore strappato dal petto.

Le labbra di sua madre si aprirono in un gemito che non era più solo dolore, ma qualcosa di più antico e pericoloso. "Mi spinge .. ti spinge contro l'armadio," sussurrò alla fine, le parole che le uscivano a frammenti. "Mi prende... per i capelli quando lo facciamo in piedi."

"E quando te lo mette nel culo come lo fa? Alla pecorina?" completò lui, le dita che le scivolavano lungo la schiena fino all'ingresso stretto e resistente. "E te lo infila qui ?" Il respiro di sua madre si frantumò quando il suo dito penetrò senza preavviso, trovando quell'umidità diversa, quella vergogna più densa della gelatina.

"Di solito..si ," ammise lei. Luca osservò la colonna vertebrale di sua madre delinearsi sotto la pelle come una scala da cui stava precipitando. Una perla di sudore gli scivolò dalla tempia sul suo labbro superiore, salata come il tradimento.

La mano sinistra di Luca strisciò sotto il ventre di lei, cercando quella parte di sé che ancora non voleva riconoscere mentre le nocche gli sfregavano contro il suo clitoride gonfio. "E ti piace?" sibilò contro la sua nuca, la voce che non era più quella del ragazzo che ripeteva le tabelline a tavolino. Sentiva i muscoli di lei contrarsi attorno al suo dito ancora infilato nel retto, una stretta quasi dolorosa.

"Sì," ansimò lei, la parola che le uscì come una scheggia di vetro dalla carne. Il suo corpo si piegò a uncino, i glutei che spingevano all'indietro contro la mano del figlio con una disperazione che puzzava di lussuria rancida. Luca vide una lacrima scivolare lungo il naso di sua madre e fermarsi sulla fossetta del labbro, luccicante come l'acciaio di un bisturi.

Il ragazzo ritrasse le dita con uno schiocco umido, portandosele alle narici. L'odore era acre, diverso da quello che conosceva di lei, più animale. "Ti fa male?" chiese, spingendo di nuovo dentro con le nocche mentre osservava la schiena di lei inarcarsi come un arco scordato. Il suono che ne seguì fu un incrocio tra un singhiozzo e un orgasmo soffocato, le unghie di lei che squarciavano il lenzuolo di filo egiziano.

"No... non f amale," sibilò sua madre girando il volto contro il cuscino. "Sta notte me l'ha aperto abbastanza tuo padre." La frase si incise a fuoco nella mente di Luca mentre il suo culo si contraeva ancora attorno alle sue dita, caldo e stretto come una stufa accesa d'agosto. La vide alzare un ginocchio sul materasso, il tallone che affondava nella trapunta mentre il suo respiro diventava un rantolo sincopato.

"Ti ha sborrato nel culo?" chiese Luca spingendo il pollice dentro insieme all'indice, sentendo il muscolo cedere con uno strappo umido. Il suono gli ricordò la carne cruda che sua madre batteva sul tagliere quando preparava la cotoletta. La donna emise un lamento che si trasformò in un risatina strozzata quando le dita del figlio iniziarono a muoversi dentro di lei con un ritmo che conosceva fin troppo bene.

"Sì," ansimò lei, il mento che le tremava contro il cuscino. "Fino all'ultima goccia. Mi ha tenuto stretta mentre usciva... si è svuotato tutto." Le parole le uscivano a scatti, ogni sillaba sincronizzata con le spinte di Luca che ora le allargava il buco del culo con una crudeltà metodica. Vide una goccia di sudore cadergli dalla punta del naso e atterrare su una delle sue costole, scintillante come mercurio.

Luca si piegò sulla sua schiena, il petto che le premeva contro le scapole mentre le sue dita continuavano a lavorare dentro quel passaggio stretto, aprendolo con movimenti circolari che facevano sbavare di saliva il cuscino. "E se ti riempissi anche io?" sussurrò contro la sua nuca, sentendo il corpo di lei contrarsi in una risposta non verbale che puzzava di vergogna e desiderio. Le lenzuola sotto di loro erano diventate una cartina di tornasole del tradimento, macchiate di rossetto, sudore e quel liquido trasparente che stillava dalle gambe di lei.

"Fallo," ansimò la madre, la voce rotta in due come il tacco della sua scarpa abbandonata. "Aprimi... fammi sentire quanto sei forte come lui." Le parole si incastrarono nella gola di Luca insieme all'immagine del padre che la prendeva nello stesso modo, nello stesso letto, forse nello stesso angolo di materasso che ora scricchiolava sotto il loro peso. Con un movimento brusco, il ragazzo si liberò i jeans, il tessuto che gli scivolò lungo le cosce mentre la punta del suo cazzo già bagnata premeva contro quella fessura più stretta, più oscura.

"Sei sicura?" mentì Luca, sapendo già che il gemito che gli uscì dalla bocca non era una domanda ma una resa. Le mani di sua madre artigliarono il cuscino, schiacciando la federa di seta mentre il suo corpo si preparava all'intrusione con spasmi che sembravano più paura che desiderio. Sentì la punta del suo glande premere contro quell'anello di muscolo contratto, caldo come la bocca di una pistola dopo uno sparo. "Sì, cazzo, sì..." sibilò lei, e fu l'unico invito che gli servì.

Il primo centimetro entrò con uno strappo che fece urlare entrambi. Luca vide le vene sulle tempie di sua madre gonfiarsi come mappe di fiumi in piena mentre il resto del suo cazzo veniva inghiottito da quel tunnel di carne rovente. Lei si morse il labbro fino a far uscire sangue, le lacrime che ora le rigavano il viso senza più vergogna. Il ragazzo affondò fino alle palle in un unico movimento, sentendo le viscere di sua madre avvolgerlo come guanti di lattice bollente. "Dio, quando è grosso..." iniziò a dire lei.

"Più di papà?" ansimò Luca, già iniziando a ritirarsi solo per spingere di nuovo con tutta la forza dei suoi diciassette anni. Il suono che ne seguì era quello di carne che si strappa, di confini che si frantumano. Sentiva il culo di sua madre contrarsi attorno a lui in spasmi che sembravano volerlo espellere e inghiottire contemporaneamente. Le sue mani le afferrarono i fianchi, lasciando lividi a forma di impronte digitali sulla pelle chiara.

"Tutto... dentro..." sibilò la madre, la voce che si spezzava in un gemito quando Luca le schiacciò le natiche contro il suo pube. Le lenzuola si attorcigliarono attorno alle loro gambe come serpenti mentre il ragazzo iniziava a muoversi con un ritmo brutale, ogni spinta segnata dal suono umido della pelle che si batteva contro pelle.

"È più grosso, vero?" Luca le ringhiò all'orecchio, affondando i denti nella sua spalla mentre il suo cazzo dilaniava quel passaggio stretto. Sentì le viscere di lei avvolgerlo come una morsa di velluto bollente, la stretta quasi dolorosa del retto che lo succhiava con ogni movimenti. "Dimmi che sono più grosso di lui!"

La madre emise un suono che era metà gemito, metà ruggito, le unghie che squarciavano la federa del cuscino. "S-sì... Cristo... sei enorme," ansimò, il corpo che ondeggiava come un albero in tempesta. Una goccia di sangue le colava dal labbro morso, mescolandosi al sudore sul mento. "Spingi... spingilo tutto! Voglio sentirlo fino in gola!"

Luca obbedì con un movimento fluido di fianchi, il suo cazzo che affondava in quel tunnel bollente fino a far tremare il letto. Sentiva le pareti interne di sua madre contrarsi intorno a lui come una morsa di carne viva, ogni centimetro che penetrava segnato da uno schiocco umido e da un gemito strozzato. Le mani le afferrarono i fianchi, lasciando lividi violacei sulla pelle pallida mentre la scagliava contro di sé con una furia animalesca. "Ecco... ecco quanto sei troia," ringhiò, i denti che le affondavano nella nuca mentre il suo sesso sbatteva contro le natiche di lei con un rumore di carne che schiaffeggia.

"Più forte... più veloce, per favore..." implorò lei, la voce rotta in due come il legno di una porta sfondata. Luca vide le vene sulle tempie di sua madre pulsare di un blu intenso, il sudore che le colava lungo la schiena come pioggia su un vetro. Accelerò il ritmo, sentendo il proprio orgasmo montare come un treno fuori controllo, le palle che gli si contraevano contro il perineo, strette e pesanti come pietre. Ogni spinta ora era accompagnata da un suono gutturale, una miscela di dolore e piacere che usciva dalla gola di entrambi come un inno sacrilego.

"Sto per... Dio, sto per venire!" urlò la madre, le dita che si aggrappavano alla testiera del letto fino a far scricchiolare il legno. Il suo corpo si irrigidì come un arco teso, il culo che si contraeva violentemente attorno al cazzo di Luca, succhiandolo più in profondità con ogni contrazione. Il ragazzo sentì le viscere di lei pulsargli attorno come una stella morente, quel caldo insopportabile che risucchiava via ogni goccia del suo controllo. "Sborra... sborra anche tu dentro il mio culo," singhiozzò lei, la voce che si spezzava in un gemito inarticolato mentre il suo stesso orgasmo la scuoteva come un terremoto.

Luca affondò i denti nella carne della sua spalla, il sapore del sudore e dello shampoo alla vaniglia che si mescolavano sulla sua lingua. Sentì le palle contrarsi all'improvviso, quel formicolio elettrico che gli risaliva lungo la spina dorsale come una scarica. "Cazzo... cazzo... ti riempio tutta!" ansimò, spingendo ancora più a fondo mentre il primo getto schizzava fuori, bruciante come lava nelle viscere di sua madre. Le mani le stringevano i fianchi con tale forza che domani le avrebbe lasciato lividi a forma di impronte digitali.

Il corpo di lei si contorse sotto di lui, un singhiozzo strozzato che le uscì dalla gola mentre il suo culo continuava a contrarsi violentemente attorno a lui, succhiando ogni ultima goccia come una pompa aspirante. Luca vide le vene sulle tempie di sua madre pulsare di un blu intenso, la schiena che si inarcava in modo innaturale mentre l'orgasmo la scuoteva come un terremoto. "Ecco... prendi tutta la mia sborra... proprio come fai con lui," ringhiò Luca, ancora dentro di lei mentre le ultime pulsazioni gli svuotavano le palle in quel tunnel bollente.

Poi, lentamente, Luca uscì da quel calore stretto, il suo cazzo semirigido che sgusciava fuori con uno schiocco umido che sembrò rimbombare nella stanza silenziosa. Vide il suo seme colare lentamente dall'ingresso arrossato di sua madre, una perla bianca che scivolava lungo la fessura delle sue natiche tremanti. Lei si girò sul fianco, il respiro ancora affannoso, gli occhi lucidi e il rossetto completamente sbavato. Senza una parola, le sue labbra si avvicinarono al suo pene ancora grondante, la lingua che scivolò lungo l'asta con una lentezza che fece rabbrividire Luca.

La bocca di lei era calda e umida, la lingua che raccoglieva ogni traccia di seme con una meticolosità quasi devota. Luca sentì le labbra di sua madre aderire alla punta del suo cazzo, succhiando delicatamente l'ultima goccia di sborra che ancora trasudava dal suo glande. Il suono che usciva dalla sua gola era un misto tra un gemito e un sospiro, come se stesse assaporando qualcosa di proibito e insieme familiare. Le sue dita gli affondarono nei fianchi, trattenendolo mentre la bocca continuava a lavorare, pulendolo fino all'ultima traccia.

Poi, all'improvviso, si staccò da lui con uno schiocco umido. Il suo respiro era ancora affannoso, il seno che si sollevava e abbassava sotto la camicia di seta strappata. Si portò una mano alla bocca, pulendosi le labbra con il dorso, come se volesse cancellare ogni traccia di quel gesto. "Ora torna in camera tua," sussurrò, la voce che si spezzava in un tono che non ammetteva repliche. Le palpebre di lei erano pesanti, le ciglia ancora umide di lacrime non versate. "E dimentica quello che abbiamo fatto. Non... non dovrà accadere mai più."

Luca si accasciò sul letto accanto a lei, il sudore che gli colava lungo le tempie fino al collo. Il suo corpo era esausto, ma la mente ancora accesa come un fuoco fatuo. Il profumo del loro sesso riempiva la stanza, mescolandosi con l'odore rancido del rimpianto che già si insinuava tra le lenzuola. Una goccia di sborra gli colò lungo la coscia, ancora calda. "Ma..." iniziò a dire, ma lei lo interruppe con uno sguardo che lo trapassò come un bisturi.

"Ora torna in camera tua," ripeté la madre, le parole taglienti come schegge di vetro. Si girò su un fianco, lasciando a Luca solo la vista della sua schiena nuda, solcata dalle striature rosse lasciate dalla furia del figlio. Le sue unghie graffiavano il lenzuolo, come se volesse strapparlo via insieme alla memoria di quello che era appena accaduto. "E dimentica. Tutto."