La scoperta del piacere anale

Anna Bolerani
4 hours ago

LA SCOPERTA DEL PIACERE ANALE

La scoperta del piacere anale Erano le 19,30 avevo finito di studiare, mi stavo preparando per l'esame di maturità. Sono sempre stato molto timido e questo rendeva complicato il mio rapporto con le ragazze. Non riuscivo mai a trovare l'approccio giusto per poter invitare ad uscire quelle che mi piacevano. Mi accontentavo di fantasticare nella mia stanza amplessi coinvolgenti che mi aiutavano nella masturbazione che era l'unico modo di dare sfogo ai miei desideri sessuali.Uscii e mangiai un panino al chiosco vicino casa poi decisi di andare al Cinema. Non volevo prendere l'auto per andare in centro ed avere problemi di parcheggio. Avevo preso la patente da poco ed ancora non mi sentivo ancora del tutto pronto per affrontare il traffico del sabato sera. Decisi di andare all'unico cinema del mio quartiere anche se non avevo idea di che film proiettassero, non ci ero mai stato.All'ingresso c'era un discreto movimento. Gente che chiacchierava e fumava. Feci il biglietto ed entrati. Le luci erano ancora accese e notai che a parte due coppiette sedute nell'ultime file, il resto era composto da un pubblico di maschi, giovani e meno giovani. Le file più avanti erano quasi vuote e mi sedetti in una di quelle alla prima poltroncina accanto al corridoio. Dopo un po' le luci si spensero e tutta la gente che stazionava nell'atrio entrò e presero posto. La mia fila si riempì e accanto a me si sedette un signore ben vestito sulla sessantina.Sullo schermo apparve il titolo che era tutto un programma: La lavandaia. Ben preso sullo schermo iniziarono a susseguirsi immagini hard molto esplicite.La ragazza protagonista era molto carina, seno prosperoso, fianchi larghi e ben formati e un bel sederone rotondo che spiccava nella scena della doccia dove veniva ripresa di spalle mentre si lavava. La storia era la solita trama incentrata sulle prestazioni di questa ragazza che si prestava a prestazioni sessuali più o meno spinte con i clienti della lavanderia dove lei lavorava.Nel buio della sala sentivo il respiro pesante degli uomini presenti e qualche rumore di mano che si muoveva sulle gambe. Anche io mi stavo eccitando ma non osavo farmi venire una mano in tasca per non dare nell'occhio. Accanto a me il signore anziano aveva aperto le gambe e con la mano destra si stava palpando il cavallo dei pantaloni dove si vedeva un bel rigonfiamento. Nonostante fossi molto eccitato mi sentivo in imbarazzo per quello che stavo vedendo e per quello che stava facendo il mio vicino.D'improvviso sentii una mano sfiorarmi il ginocchio. Era la mano sinistra del signore che mi stava accanto. Rimasi paralizzato dall'emozione. Non sapevo cosa fare. La mano si fermò sul mio ginocchio per qualche istante poi lentamente si spostò verso l'interno della mia coscia. Mi stavo eccitando tantissimo e non riuscivo ad avere la forza di fermare quella mano.Lentamente quella mano mi salì sulla coscia e raggiunse la mia patta dei pantaloni dove il mio cazzo era durissimo. La mano si fermò sopra il mio cazzo e poi lentamente iniziò a premere e massaggiare la mia erezione. L'emozione che provavo era indescrivibile. Era la prima volta che qualcuno mi toccava in quel modo. La mano del signore iniziò a palparmi il cazzo attraverso i pantaloni mentre io non sapevo cosa fare. Mi girai di scatto verso di lui e nella penombra lo vidi guardarmi fisso negli occhi mentre continuava a massaggiarmi il cazzo.Mi sentivo completamente impotente. Non riuscivo a reagire. La sua mano continuava a premere sul mio cazzo facendomi salire un'ondata di piacere che non avevo mai provato prima. D'improvviso sentii la sua mano entrarmi nella patta dei pantaloni ed afferrarmi il cazzo attraverso gli slip. Era una sensazione incredibile. Il suo tocco era deciso ma morbido e mi stava facendo impazzire di piacere.Mi guardai intorno per vedere se qualcuno si fosse accorto di quello che stava succedendo ma nella penombra tutti erano concentrati sullo schermo dove la lavandaia stava prendendo un grosso cazzo nero nella figa. Sentivo solo il rumore dei respiri affannati e qualche gemito soffocato. La mano del signore continuava a palparmi il cazzo attraverso gli slip e poi lentamente entrò dentro gli slip afferrandomi direttamente il cazzo nudo. La sua mano era calda ed asciutta e la sensazione era elettrizzante. Mi sentivo pervadere da un piacere indescrivibile mentre lui mi masturbava lentamente.D'improvviso sentii la sua mano fermarsi e poi afferrarmi il polso. Mi trascinò la mano sulla sua gamba e la portò sul suo cavallo. Attraverso i pantaloni sentii un enorme rigonfiamento. Mi fece pressione sulla mano e capii che volevo che lo palpassi. Così iniziai timidamente a palpargli il cazzo attraverso i pantaloni. Era enorme, molto più grosso del mio. Mentre lo palpeggiavo lui ricominciò a masturbarmi con decisione e rapidità. Il piacere era così forte che stavo per venire da un momento all'altro.Sentii il suo respiro avvicinarsi al mio orecchio e sussurrò: "Non venire ora. Prendi il mio cazzo in mano e masturbami." La sua voce era roca ed autoritaria. Rimasi senza fiato. Non avevo mai toccato un altro cazzo in vita mia. Esitai un attimo ma poi obbedii. Con mano tremante slacciai la patta dei suoi pantaloni e infilai la mano dentro. Sentii subito la sua erezione calda e dura attraverso gli slip di seta. Lui sospirò di piacere mentre la mia mano esplorava la forma del suo membro. Era lungo e spesso, ancora più grande di quanto immaginassi. Con cautela sfilai il cazzo fuori dagli slip e lo afferrai nudo. La pelle era liscia e tesa sul glande tumefatto. Iniziai a masturbarlo lentamente, imitando il movimento che lui stava facendo a me. Sentivo il suo respiro farsi più affannato mentre aumentavo il ritmo. La sala era immersa nel buio e nei gemiti del film, mentre le nostre mani lavoravano freneticamente sui rispettivi cazzi. Sembrava un sogno proibito, qualcosa di surreale eppure potentemente reale.Quando sentii che stava per esplodere, lui fermò la mia mano bruscamente. "Aspetta," ansimò. Tirò fuori dei fazzolettini sgualciti dalla giacca e me li porse con gesto secco. "Quando sborri, pulisciti subito con questi." Le sue parole mi fecero trasalire: sapeva che ero sull'orlo. Riprese a massaggiarmi con vigore, la sua mano esperta che sfregava proprio sotto il glande dove sono più sensibile. Il piacere si accumulava come un'onda nel mio basso ventre, irresistibile. Mi irrigidii tutto quando sentii le contrazioni partire dalla radice del cazzo. "Sto venendo..." gemetti senza controllo. Lui accelerò ancora mentre il primo getto caldo mi schizzava sugli slip e sulla mano. Fu un'esplosione lunga, violenta, che mi lasciò tremante e senza fiato. Mi ripiegai su me stesso mentre gli ultimi spasmi mi scuotevano. Mollai il suo cazzo e mi ripulii. Poi lui mi disse sottovoce. io esco ho la macchina qui fuori. Tu aspetta qualche minuto poi esci anche tu.Mi alzai piano quando le luci si riaccesero, confuso e tremante ancora per l'adrenalina. Mi sistemai i pantaloni umidi mentre gli altri spettatori si alzavano rumorosamente. Il mio vicino era già sparito tra la folla. Uscito nel fresco della sera, il sudore mi si gelò sulla pelle. Non vedevo nessun sessantenne nei dintorni. "Psst." Il sibilo veniva da un vicolo buio accanto al cinema. Quando mi avvicinai, riconobbi la sagoma elegante appoggiata a una berlina grigia. Aprì il portiere passeggero senza parlare. Entrai. L'odore di pelle e tabacco mi avvolse nell'abitacolo silenzioso.Partì senza accendere le luci, guidando lento verso la periferia. "Chiamami Aldo," disse finalmente, la voce più calda che in sala. Le sue dita tamburellavano sul volante mentre svoltava in strade che non riconoscevo. Mi chiesi dove stessimo andando, ma la domanda morì in gola. Il ronzio del motore e il calore del sedile mi fecero rilassare i muscoli tesi. Dopo venti minuti, parcheggiò davanti a una villetta con persiane chiuse. "Qui non ci abita nessuno da anni staremo tranquilli. Poi prese dal portafoglio una banconota da 50 euro e me la porse. "Sei stato bravo al cinema, tieni prendi. Te li sei meritati. Sai ci sono ragazzi che per toccarmi chiedono molto di più, ma tu sei stato onesto non hai fatto storie." Presi i soldi, mi facevano comodo anche se non me lo aspettavo."E' molto che frequenti il cinema? Non ti avevo mai visto.""Infatti non ci ero mai stato."" E dove battevi prima?"Quelle parole mi schiarirono subito le idee. Quel cinema era un ritrovo dove persone mature incontravano ragazzi a pagamento."E la prima volta per me" dissi imbarazzato "non lo avevo mai fatto.""Davvero? disse lui meravigliato ed appoggiandomi la mano sulla coscia."Si davvero, a me piacciono le ragazze.""Ma a quanto pare non solo le ragazze... Ho sentito come stringevi il mio cazzo con cura. Ti piaceva farlo. Non è così? E ti e piaciuto anche farti segare da un uomo, ammettilo.""Si mi e piaciuto."Poi mentre la sua mano tornava ad accarezzare il mio cazzo sopra i pantaloni disse: ""Se fai quello che ti dico posso farti godere ancora di più." La sua voce era un basso ronzio nell'abitacolo buio. Le dita mi scivolarono lungo la cerniera dei jeans, sciolte come serpenti. "Ti prego..." mormorai, già incapace di pensare. Sentii la fredda chiusura lampo aprirsi mentre lui sussurrava: "Sdraiati sul sedile." Obbligai il corpo a distendersi, la schiena contro la pelle del sedile. Quando le sue dita affondarono negli slip per estrarre il mio cazzo, un brivido mi percorse dalla nuca alle caviglie. "Adesso respira," ordinò, e sentii il suo alito caldo avvicinarsi all'inguine. La lingua mi sfiorò il frenulo, umida e precisa come uno strumento. Gemetti, afferrando i braccioli del sedile mentre iniziava a succhiare con ritmo lento e profondo. Ogni risucchio mi faceva sprofondare in un vortice di calore. "Così... lascia andare tutto," borbottò contro la mia pelle, le labbra che vibravano lungo l'asta.

Quando la sua bocca si chiuse intorno al glande succhiando forte, le dita mi strinsero le palle con delicatezza. Fu come un circuito elettrico che si chiudeva: arcai la schiena, perdendo il controllo del respiro. Lui accelerò, la lingua che martellava la fossetta sotto la punta mentre le dita massaggiavano il perineo. Il piacere esplose in onde bianche che mi annebbiarono la vista. "Aldo... sto..." balbettai, ma lui non si fermò, succhiando ogni stilla mentre tremavo. Solo quando il mio cazzo pulsò vuoto, si sollevò con un sorriso soddisfatto. Le labbra luccicavano nella penombra. "Vedi?" sussurrò, pulendosi con un fazzoletto. "Quando obbedisci, il premio è dolce. "Mi porse un'altra banconota da cinquanta mentre riaccendeva il motore. "Tieni. Per la tua docilità." Il biglietto mi bruciava nel palmo. Mentre la macchina ripartiva, le mie gambe erano ancora molli per l'orgasmo. "Ti riaccompagno a casa," annunciò, cambiando marcia. Le strade erano deserte, illuminate dai lampioni arancioni. Ogni curva mi faceva scivolare verso di lui, il corpo ancora tremante. "Se ti va..." aggiunse dopo un silenzio carico di elettricità "...ci possiamo rivedere domani alle 19 davanti al cinema." La proposta mi bloccò il respiro. Guardai le sue mani sul volante - quelle stesse mani che cinque minuti prima mi avevano fatto urlare - e poi i soldi ancora freschi di sudore nella mia tasca. La tentazione era un brivido lungo la spina dorsale. "D'accordo," dissi con voce tremula, più alta di quanto volessi. Aldo sorrise senza distogliere lo sguardo dalla strada. "Bravo ragazzo."Quando fermò la macchina due isolati da casa mia, mi passò una mano tra i capelli. "Ricordati: silenzio assoluto, eh?" Il suo tono era affabile ma carico di minaccia. Annuii, aprendo la portiera con mani che ancora tremavano leggermente. La notte mi inghiottì mentre la berlina grigia scompariva nel buio. Salii le scale a piedi pesanti, ogni passo che risuonava nel silenzio del palazzo. La chiave girò nella serratura con un clic che sembrò troppo fragoroso. Dentro, l'odore di pasta al forno della cena di mia madre mi accolse come un pugno allo stomaco. Mi appoggiai alla porta chiusa, il cuore che martellava ancora. Le banconote nella tasca posteriore sembrava pesare come un mattone. Domani alle 19. Il pensiero mi fece passare una mano sul collo ancora umido. Nello specchio dell'ingresso, i miei occhi erano dilatati e le labbra gonfie. Mi morsi il labbro inferiore, assaporando il ricordo salato della sua bocca. La doccia sarebbe stata lunga, molto lunga. Ma l'odore di pelle e tabacco sembrava essersi fissato nella mia pelle.La mattina dopo fu un incubo di sbadigli e concentrazione impossibile. I libri di storia per la maturità erano pagine bianche senza senso. Ogni volta che chiudevo gli occhi, rivedevo le sue mani sul volante mentre la sua testa sprofondava tra le mie gambe. Il pranzo con i miei genitori fu un esercizio di dissimulazione: sorrisi tirati, risposte monosillabiche mentre mia madre chiacchierava del lavoro di papà. Quando lei accennò al mio pallore, mi nascosi dietro un bicchiere d'acqua. "Studio, mamma. Solo stanchezza." La scusa suonò falsa perfino alle mie orecchie. Nel pomeriggio, mentre fingevo di ripassare filosofia, contai e ricontai i soldi: cento euro. Più di quanto guadagnassi in un mese di ripetizioni. Li nascosi sotto il materasso, sentendomi un criminale. Le ore trascorsero con lentezza esasperante. Alle 18.30 dissi che uscivo per "studiare con Paolo". La bugia mi bruciò la lingua.Le diciannove trovarono il mio corpo irrigidito davanti al cinema, le mani ficcate nelle tasche del giubbotto. L'aria fredda della sera pizzicava le guance non rasate. Un bus sferragliò passando, illuminando per un attimo volti sconosciuti. Poi il rombo familiare della berlina grigia. Si fermò accanto al marciapiede, i finestrini oscurati come occhi ciechi. La portiera del passeggero si aprì senza un rumore. Dentro, Aldo fumava una sigaretta senza filtro. "Salta su," disse, espirando un fumo acre che si mischiò all'odore di cuoio. Mi infilai nel sedile, la porta che si chiuse con un tonfo sordo. Senza una parola, partì. La sigaretta tremolava tra le sue dita mentre svoltava verso la tangenziale, lontano dalla città. "Oggi voglio qualcosa di speciale," annunciò, gettando il mozzicone dal finestrino. La sua mano destra scese sulla mia coscia, il palmo caldo che penetrava il tessuto dei jeans. "Hai mai sentito il piacere di qualcuno dentro di te?" La domanda mi paralizzò. Le sue dita strisciarono verso l'inguine, fermandosi sulla cerniera. "Rilassati," sussurrò mentre l'auto accelerava nel buio della strada. "Stasera godrai come non hai mai fatto prima se mi dai ascolto.Dieci minuti dopo, fermò davanti a una villetta isolata. ""Dove mi hai portato? Chiesi con un po' di timore."Tranquillo, questa è casa mia." Mi fece scendere con un gesto del mento. La chiave girò nella toppa con uno scatto metallico. Dentro, un buon odore di vaniglia mi investì. Aldo accese una lampada a petrolio che proiettò ombre danzanti sulle pareti. "Vuoi bere qualcosa? un po' di dolce che ho preparato stamattina?."Si grazie." Dissi io, per far defluire l'ansia che avevo addosso. Mi offrì una grappa e mangiai un pezzo di cristata.Poi lentamente si avvicino a me, mi diede un bacio sulle labbra e mi disse "Spogliati" sfilandosi la cravatta con gesti fluidi. Le mie dita tremanti sbottonarono la camicia mentre lui estraeva una piccola boccetta dallo scaffale. "Questo renderà tutto più semplice," spiegò, ungendo le dita con un gel trasparente che luccicò alla flebile luce."Abbassa i pantaloni" mi disse.Li slacciai e li lasciai cadere alle caviglie.Mi spinse verso tavolo di legno grezzo. "Piegati in avanti." disse facendomi girare e spingendo la mia schiena per farmi mettere in posizione.Con una mano mi abbasso le mutandine e e spinse il dito medio dell'altra mano nel mio culo. Ero come intontito da quella situazione ma non mi tirai indietro, dentro di me volevo proprio provare quello che mi stava facendo. "Respira," sussurrò contro la mia nuca. Premette. Un dolore bruciante mi squarciò mentre il dito affondava lentamente dentro di me. Gemetti, le nocche bianche sul legno. "Così..." mormorò, iniziando un movimento circolare che allargava l'anello muscolare. Il bruciore si trasformò in un calore diffuso quando aggiunse un secondo dito. Le mie gambe tremavano mentre lui mi apriva con pazienza, le dita che esploravano l'interno con movimenti precisi che mi facevano contorcere." Ti fa male?" chiese

"No, continua." mormorai Quando estrasse le dita, udii il clic della sua cintura. Mi voltai a metà. Il suo cazzo era tumefatto nella penombra, una colonna violacea che pulsava. Mi spinse di nuovo sul tavolo. "Ora," disse, posizionandosi dietro. Sentii la punta umida premere contro l'ingesso ancora stretto. Premette. Un dolore lacerante mi trafisse mentre la testa del suo membro sfondava la resistenza. "Sssssh..." sibilò, afferrandomi i fianchi. Spinse ancora, lentamente, implacabile. Sentii la carne lacerarsi mentre mi penetrava centimetro dopo centimetro. Il dolore era acuto, tagliente, ma sotto c'era una strana pienezza, una sensazione di essere riempito oltre ogni limite. Quando fu completamente dentro, rimase immobile per un istante infinito, la sua pancia che premuta contro le mie natiche. "Adesso," ansimò, iniziando a ritirarsi lentamente. Il movimento di va-e-vieni mi trapanava, ogni spinta un colpo di fuoco che si mescolava a un piacere perverso. Le mie dita graffiarono il legno quando accelerò, il suo pube che sbatteva contro le mie chiappe con schiaffi umidi. "Più forte..." gemetti, perduto nel turbine di dolore e piacere. Lui obbedì, afferrandomi i fianchi con forza mentre mi martellava con colpi profondi che mi facevano sobbalzare sul tavolo. Ogni penetrazione mi spingeva più in là nel vortice.Sentii il suo respiro farsi affannoso, le mani che mi stringevano come morse. "Sto per venire..." ringhiò, piantandomisi dentro fino all'osso. Un getto caldo mi inondò le viscere mentre il suo corpo si irrigidiva contro il mio. Rimase immobile, il cazzo palpitante dentro di me, riempendomi di seme. Poi si ritirò con un sospiro roco. Mi voltai, tremante. Aldo si stava riassestando i pantaloni, un'espressione di soddisfazione crudele sul volto. Mi porse un panno umido. "Pulisciti. E ricordati," aggiunse mentre estraeva due banconote da cento euro, "il vero piacere costa." Le banconote mi bruciarono la mano. Fuori, la notte era diventata gelida. In macchina, l'odore del suo seme dentro di me si mescolava al profumo di cuoio. Ogni sobbalzo sull'asfalto dissestato mi ricordava la penetrazione. Guardai il suo profilo tagliente contro i lampioni. "Domani stessa ora?" chiesi, la voce più ferma di quanto credessi possibile. Aldo sorrise, accendendo una sigaretta. "ti e piaciuto allora? Bravo ragazzo. Domani alla stessa ora"Mi riaccompagnò davanti casa mia, il silenzio nell'abitacolo carico di complicità. Salii le scale a piedi incerti, il culo ancora dolorante che pulsava ad ogni passo. Nello specchio dell'ingresso, i miei occhi erano lucidi e stranamente vuoti. Il materasso sotto il quale avevo nascosto i soldi sembrava più pesante di prima. Cento euro ieri e duecento oggi. Trecento euro per una cosa che non avevo mai pensato di poter fare. Mi chiusi in bagno, accesi l'acqua della doccia. Guardando il mio culo nello specchio appannato, vidi una macchia rossastra dove era entrato. Mi lavai accuratamente, ma la sensazione di essere stato violato rimaneva. Tornato in camera, ho preso i soldi nascosti sotto il materasso e li ho contati. Trecento euro. Li nascosi sotto una mattonella sollevata dietro l’armadio insieme agli altri soldi, le dita che tremavano non per il rimorso, ma per l’eccitazione che tornava a montare al ricordo del metallo che mi squassava le viscere. Mi sdraiai sul letto, un dito che esplorava di nuovo il mio buco ancora sensibile. Non trovai tracce di sangue, solo una strana morbidezza. Quando infilai due dita, un brivido elettrico mi percorse la schiena. Immaginai le sue mani nel garage, la bocca avida, e venni di nuovo sul mio ventre, in silenzio, mentre fuori un’auto accelerava nella notte.Il giorno dopo, durante la versione di greco, le parole di Senofonte si confusero con le ombre danzanti della lampada a petrolio nella casa di Aldo. Alle 18:50 ero già davanti al cinema, il collo della giacca sollevato contro il vento tagliente. La berlina grigia apparve puntuale, un fantasma tra i lampioni. Dentro, Aldo aveva gli occhi infossati e un sorriso nuovo. Oggi ti faccio conosce dei miei amici, potrai avere più denaro di quello che ti do io.Non dissi niente, ormai era diventato un gioco molto redditizio a cui non volevo rinunciare.La tangenziale scivolava sotto le ruote quando svoltò verso una strada sterrata che saliva nella collina. "Qui nessuno viene da anni," disse spegnendo i fari. La villa abbandonata emergeva nel buio come una carcassa di pietra, finestre rotte che riflettevano la luna. Attraversammo un cancello arrugginito cigolante, i passi che affondavano nell'erba alta.Nella sala principale, tre uomini aspettavano su sedie pieghevoli. Luciano, un gigante di quasi due metri con diversi tatuaggi sul braccio. Marco, magro e dagli occhi febbrili, che fumava nervosamente. Paolo, il più anziano, aveva una piccola cicatrice sulla la guancia ma un'aria mite. "Questo è il ragazzo di cui parlavo," presentò Aldo. Luciano mi scrutò dall'alto in basso. "Sarà capace?" sibilò. "Ha imparato in fretta," rispose Aldo posandomi una mano sulla spalla.Marco si alzò con un sorriso da gatta. Mi fece girare con un gesto brusco, le dita che mi palpavano i fianchi attraverso i jeans. "Sodo," commentò. Paolo estrasse un rotolo di banconote. "Trecento subito se mi fai vedere cosa sai fare." Il denaro sbatte sul tavolo di legno. Aldo annuì quasi impercettibilmente. "Prendili," mi sussurrò. Le banconote erano calde quando le infilai in tasca. Luciano si slacciò la cintura . "A terra. Ora."Mi inginocchiai sul pavimento coperto di polvere Aldo mi passo un cuscino del divano da mettere sotto le ginocchia. Le sue mani ruvide mi afferrarono la testa mentre il suo cazzo tumefatto mi sfiorava le labbra. Diedi un primo colpo di lingua sulla punta salata, sentendo il sapore acre del precum. "Più giù, moccioso," ringhiò, spingendomi contro di lui fino a farmi lacrimare. Respiravo a fatica mentre mi muovevo su di lui, le nocche di Marco che mi massaggiavano la nuca in modo ambiguo. quell'odore di maschi mi inebriava. Ero diventato una troia.Quando Luciano venne con un gemito roco ingoiai tutto per non soffocare. Lui apprezzo. "Bravo ragazzo, devi sempre ingoiare tutto" Tolse dalla tasca un'altra banconota da 100 e me la mise nelle mutande. Paolo si avvicinò brandendo una bottiglia di liquore. "Bevi. C'è altro lavoro." Il whisky mi bruciò la gola mentre Paolo tirò fuori il suo cazzo. ""Girati mi disse." facendomi piegare in avanti sul tavolo.Spalmò sul suo cazzo un po' di gel e cominciò a infilarmelo nel culo. Era quello che aspettavo, avevo voglia di sentirmelo dentro. Aldo intervenne "Prima i soldi."Paolo tolse dalla tasca altri trecento euro e me li mise in mano."Prendi puttana e ora allarga le natiche. Ti romperò questo bel culetto."Entro tutto in un colpo dentro di me emisi un gemito e poi iniziai a muovermi.""Si fottimi, rompini il culo fammelo sentire."Paolo non resistette molto mi riempi le viscere con tutto il suo sperma e prima che potessi riprendermi conto si avvicino Marco con il cazzo gia duro e con altri trecento euro in mano che presto passarono nella mia mano. "Si, aprimi anche tu, fammi sentire una troia." Dei tre era il più dotato e quello che mi faceva godere di più, mi sbatteva con abilita accarezzandomi le natiche dolcemente. Poi si adagio su di me senza interrompere i suoi movimenti mi prese in mano il cazzo e comincia masturbarmi. Sborrammo insieme io sul pavimenti e lui nel mio culo tumefatto. I tre lasciarono la casa ed io restai da solo con Aldo.Ero steso sul divano pancia in giù col culo pieno di sborra, lui prese una asciugamano lo bagno e mi ripulì. "Vestiti, ti riaccompagno a casa"Prima di salutarci mi disseE' stato bello averti conosciuto." "Anche per me e poi, grazie a te, ora ho i soldi per potermi iscrivere all'università appena mi diplomò""Fai bene, ora pensa a superare gli esami, noi per un po' non ci vedremo. Quelli non sanno chi sei e non ti cercheranno. Torna alla tua vita hai fatto una bella esperienza, ma ora torna nel tuo mondo, trovati una ragazza a fatti una famiglia. Prima di farmi scendere mi diede un bacio sulle labbra e mentre entravo nel portone mi disse: "Non dimenticarti di me" e con un rombo sparì nella notte.

FINE