Lucia

Lo sapevo da giorni: Stefania, come ogni due settimane, era via dalla sua amica. Lucia non ama stare sola, soprattutto quando scende il buio. Da un po’ di tempo, ormai, è diventata una consuetudine: mi invita da lei per guardare un film. Nessun doppio fine, nessun impegno, solo due chiacchiere, una bottiglia di vino e due baci sulla guancia — uno all’arrivo, l’altro quando me ne vado.
«Sabato sera? Se sei libero, vieni a vedere un film. Mi va qualcosa di un po’… piccante.» Aveva sorriso, quel sorriso che lascia sempre il dubbio se stia scherzando o meno. E io avevo finto un tono severo: «Attenta, Lucia, potresti scoprire di avere gusti pericolosi.»
Alle 21 ero da lei, come al solito. Lucia mi ha aperto in vestitino nero corto, leggero, niente reggiseno.
«Fa caldo stasera,» ha detto, come se la scelta del vestito fosse solo una questione di temperatura.
Ci siamo seduti sul divano. Lei alla mia destra, vicina ma non troppo.
Le prime scene scorrevano via leggere, tra battute e commenti, ma poi... poi sono arrivate quelle più esplicite. La nudità. Il linguaggio crudo. Il sesso urlato e consumato. Sentivo lo sguardo di Lucia ogni tanto spostarsi su di me, lo percepivo senza guardarla.
Lucia non parlava. Nemmeno io. Ma il suo ginocchio ha cominciato a premere contro il mio. Prima piano. Poi in modo più deciso. Io ho fatto finta di nulla, ma il corpo ha risposto prima della testa.
Sento il calore che irradia da lei e non posso fare a meno di lasciar vagare la mia mano. La infilo sotto il vestito, accarezzando la pelle liscia delle sue cosce. Non indossa biancheria intima.
Infilo le dita tra le sue gambe. Lei sussulta quando inizio ad accarezzarla, il suo corpo si inarca al mio tocco.
Poi improvvisamente si alzò.
La osservai allontanarsi: il vestito le aderiva in modo naturale, sensuale, come una seconda pelle. Porca troia ho esagerato è il mio primo pensiero.
Tornò con un rotolo di carta igienica e me lo porse. Poi, come se nulla fosse, si risedette al mio fianco.
Riprendo da dove avevo lasciato. Faccio scivolare le dita dentro di lei, sentendo la sua umidità.
"Cazzo, Diego", geme, la sua mano raggiunge i miei pantaloni. Li slaccia in fretta, le sue dita si aggrappano al mio cazzo duro. Ansimo mentre inizia ad accarezzarmi, i suoi movimenti si sincronizzano con i miei.
"Ti piace, vero?" le chiedo, con voce bassa e roca. Annuisce, con gli occhi fissi nei miei.
"Bene", dico, muovendo le dita più velocemente. "Perché non ho ancora finito con te."
La sua presa sul mio cazzo si stringe. Sento il suo corpo tremare, il suo respiro affannoso. So che è vicina, e io non sono lontano.
"Cazzo, cazzo, cazzo," geme, inarcando il corpo verso il mio tocco. "Sto per venire."
Le mie dita insistono sul clitoride. Lei grida, il suo corpo trema mentre viene. Sento la sua umidità sulle mie dita, il suo odore che mi riempie il naso.
"Sto per sborrare", dico, con una voce appena più alta di un sussurro. Lei annuisce, gli occhi pieni di desiderio. Sento l'orgasmo crescere, il mio corpo tendersi. Spingo più forte, i miei movimenti diventano più frenetici.
Vengo, il mio corpo trema mentre riempio di sperma la carta igienica con cui lei mi avvolto il cazzo. Lei geme, il suo corpo vibra mentre viene di nuovo. Sento la sua figa stringersi intorno alle mie dita.
"Cazzo, Diego", dice, con la voce appena più di un sussurro. "È stato fantastico."
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto. Lei si alzò, raccolse i bicchieri e li portò in cucina.
Io nel frattempo portai le dita alle labbra, assaporando la sua dolcezza.
Quando è tornata, si è avvicinata a me per il solito bacio della buonanotte. Uno per guancia. Ma stavolta… è stato più lento. Le labbra hanno sfiorato la pelle, e si sono fermate appena un secondo in più.
«Grazie per la compagnia, Diego.»
Mi alzai anch’io. «Grazie a te, Lucia. Ottima scelta, il film.»
Non abbiamo detto altro.
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