il mio amante Karl

MANDREKINO
7 hours ago

Il mio amante KARL

 

L'ombra della notte si allungava, densa e complice, fuori dalle finestre della nostra camera. Piero russava accanto a me, un suono gutturale che ogni sera mi riportava alla stessa, insopportabile realtà. La sua presenza, un peso morto sul materasso, mi soffocava più dell'aria viziata della stanza. Un brivido freddo mi percorse la schiena, ma non era il freddo della notte. Era l'attesa. Il mio corpo, una cassa di risonanza per desideri inespressi, pulsava, ogni fibra tesa come una corda di violino pronta a vibrare. Mi sfilai dal letto con la delicatezza di un fantasma, ogni muscolo addestrato a non tradire la mia fuga notturna. Il pavimento freddo sotto i piedi nudi mi risvegliò, acuendo i sensi. L'odore stantio del sonno del cornuto Piero, un misto di sudore e routine, mi seguiva, ma sapevo che presto sarebbe stato sostituito. Raggiunsi il bagno, la luce fioca del display dell'orologio sul comodino mi guidava. Le dita tremanti si mossero veloci, sbloccando il telefono. Un messaggio, già lì, come ogni notte. La parola "cornuto" danzava nella mia mente, un mantra segreto, un sussurro proibito che accendeva un fuoco dentro di me. "Sono qui, principessa. La tua fame è anche la mia." Il suo messaggio. Carlo. Il mio Karl. La sola lettura delle sue parole mi fece sentire un rivolo caldo scivolare tra le cosce. Ero già bagnata, maledettamente bagnata. Il desiderio, un fiume in piena, minacciava di travolgermi. Mi infilai la vestaglia, il tessuto leggero che sfiorava la pelle sensibile, per poi dirigermi verso la porta sul retro, quella che dava sul giardino, la via segreta per il mio peccato più dolce. La serratura scattò con un clic quasi impercettibile, e l'aria fresca della notte mi avvolse, un balsamo per la pelle in fiamme. Karl mi aspettava, appoggiato alla sua auto, una sagoma scura contro il chiarore lunare. I suoi occhi, due braci ardenti, mi trovarono nell'oscurità. Il suo sorriso, un lampo bianco, mi fece tremare. Mi avvicinai, il cuore che batteva all'impazzata, un tamburo impazzito nel petto. "Finalmente gattina. Credevo non venissi più." La sua voce, roca e profonda, era una carezza per le mie orecchie. "Non potrei mai lasciarti aspettare, amore mio. Sai quanto ti desidero." Gli gettai le braccia al collo, affondando il viso nel suo petto. Il suo profumo, un misto di colonia e della sua pelle, mi inebriava. Le sue mani scivolarono sulla mia schiena, stringendomi a sé. "Il tuo corpo mi chiama, Irma. Lo sento anche da lontano." - "Ti voglio mordere e graffiare perché mi stai facendo impazzire! Non ti resisto, sono tutta un fuoco perché tu sei il mio fuoco!" sussurrai, stringendolo più forte. Una risata profonda gli scosse il petto. "Azzzz, colpito e affondato! Mi hai... mmmm... I suoi gemiti si mescolarono al mio respiro affannoso. "La tua figa è perennemente bagnatissima, vero? Continua a colare, lo sento, anche senza toccarti." Mi staccai leggermente, il suo sguardo che bruciava sul mio. "Voglio essere il tuo nutrimento corporeo, Karl. Voglio che tu mi prenda tutta." La sua mano scivolò sotto la mia vestaglia, accarezzando la coscia, risalendo lenta verso il mio centro. Sentii le sue dita sfiorare le mie labbra umide, già gonfie di desiderio. Un gemito mi sfuggì. "Sìììììì, te lo piglio in bocca," sussurrai, la voce rotta. "Lecco e succhio, tutto quello che hai." I suoi occhi si scurirono, la sua presa si fece più forte. "Anch'io, bagniamoci tutti e due. Così i nostri umori e liquidi si mischiano." "Sì, amore, sì..." Ci muoviamo verso la casa, le nostre mani intrecciate, i nostri corpi che si cercavano. Nella penombra del salotto, con la luna che filtrava attraverso le tende, Karl mi gira delicatamente contro il muro. Le sue labbra si posarono sulle mie, un bacio famelico, disperato. La sua lingua si fece strada, incontrando la mia, un duello appassionato. Gemetti, assaporando il suo sapore, un misto di menta e desiderio. Le nostre lingue danzavano, si succhiavano, si stringevano, scambiandoci la saliva in un rito antico e selvaggio. I miei polmoni bruciavano per la mancanza d'aria, ma non volevo staccarmi. Le sue mani abili mi spogliarono della vestaglia, il tessuto che scivolava a terra come una seconda pelle. Ero nuda sotto i suoi occhi famelici. Le sue dita si avventarono sul bordo delle mie mutandine, strappandole via con un gesto deciso. Il freddo dell'aria mi fece rabbrividire, ma il calore del suo sguardo mi avvolse subito dopo. "Sei bellissima, Irma. La mia puttana perfetta." Mi inginocchiai davanti a lui, le mani che si allungavano verso la sua cintura. Il suo respiro si fece più pesante mentre sbottonavo i suoi pantaloni. Il suo cazzo, già turgido e pulsante, balzò fuori, una spada di carne scura e venosa. Lo afferrai, la pelle liscia e calda sotto le mie dita. La punta, lucida di desiderio, premeva contro le mie labbra. "Sììììììì..." sussurrai, prendendolo in bocca. La lingua accarezzò il glande, assaporando il leggero sapore salato e muschiato. Iniziai a leccare, succhiare, la bocca che si apriva per accogliere quanto più potevo. Sentii il suo corpo tenersi, un gemito roco sfuggirgli. Il mio naso sfiorava i suoi testicoli, pesanti e pieni, mentre affondavo più a fondo, la gola che si adattava alla sua lunghezza. Il suo scroto, morbido e vellutato, si schiacciava contro il mio mento ad ogni spinta. "Mmmm... sììììì... brava, Irma... brava la mia cagna..." Sentii il suo bacino spingendo in avanti, il suo cazzo che mi strozzava dolcemente. Mi piaceva, mi piaceva sentire la sua carne viva che premeva contro la mia gola, riempiendola. Il suo sapore, selvaggio e virile, mi inebriava. Succhiai più forte, le mie labbra che si chiudevano attorno al fusto, tirando, tirando. "Oh, Dio... così... così... dammelo tutto... in gola... strozzami..." Le mie mani si muovevano su e giù lungo la sua asta, accarezzando e stimolando, mentre la mia lingua lavorava incessantemente. Sentii il suo cazzo pulsare, ingrossarsi ancora di più. Il suo respiro si fece affannoso, un crescendo di gemiti. "Ora... ora... voglio sentirti dentro di me, Karl." Mi alzai, i miei occhi che brillavano di desiderio. Mi afferrò per i fianchi, sollevandomi e appoggiandomi sul mobile basso all'ingresso. Le mie gambe si avvolsero attorno alla sua vita, la mia figa, inzuppata e fremente, si premette contro il suo bacino. Sentii la punta del suo cazzo bagnarsi nel mio nettare. "Sei così bagnata, Irma... così umida..." - "Ho la figa perennemente bagnatissima, Karl. Sono una fontana per te." Mi spinse dentro, lentamente all'inizio, un'invasione dolce ma inesorabile. Il mio corpo si aprì per accoglierlo, il gemito che mi sfuggì si trasformò in un lungo sospiro di piacere. La sensazione del suo cazzo pieno e caldo che riempiva ogni spazio dentro di me era estasi pura. I nostri corpi si incontrarono con un schlick umido, un suono che mi fece impazzire. "Ahhh... sìììììì..." Iniziò a muoversi, spingendo e ritirando, un ritmo lento e profondo. Le mie mani si aggrapparono alle sue spalle, le unghie che affondavano leggermente nella sua pelle. I suoi gemiti si mescolavano ai miei, una sinfonia di piacere. "Sììììììì... amoreee... sto godendooooo... aaaaaaa..." "Ti bagno... ti spruzzo tutto... ti inondo tutto..." I nostri corpi si muovevano all'unisono, un'antica danza di passione. La sua pelle contro la mia, il sudore che iniziava a brillare sui nostri corpi. Sentii il suo cazzo scontrarsi con la mia cervice ad ogni spinta, un intenso piacere che mi fece inarcare la schiena. Le mie cosce stringevano la sua vita, tirandolo più in profondità. "Sììììììì... fammi male, Karl... mi piace il male ed il bene... prendimi tutta..." I suoi occhi scuri incontrarono i miei, un lampo di selvaggia possessione. Le sue spinte si fecero più veloci, più intense. Il mio clitoride, gonfio e pulsante, sfrega contro il suo bacino ad ogni movimento. Ero sull'orlo, il piacere che mi faceva tremare. "Amore... sto colando... oddiooooo..." - "Sììììììì... mia regina... vieni per me..." E poi, l'esplosione. Il mio corpo si contraeva in spasmi, un orgasmo potente che mi fece urlare il suo nome. Le mie gambe si irrigidirono, i muscoli tesi. Sentii il mio squirt caldo e abbondante inondare la sua pelle, bagnandolo completamente. "Sììììììì... ti squirtoooo, amoreee..." Lui continuò a spingere, il suo respiro affannoso. Sentii il suo cazzo pulsare e poi rilasciare il suo seme caldo dentro di me, riempiendomi fino all'orlo. Un'ondata di calore mi invase, il suo sperma che si mescolava ai miei succhi, una fusione perfetta. "Amoree... sto godendooooo... aaaaaaa..." "Ti bagno, ti spruzzo tutto. T'inondo tutto." Si staccò lentamente, i nostri corpi che si separavano con un suono schlicking umido. Il suo cazzo, ancora gocciolante, si ritirò dalla mia figa, che ora era un pasticcio caldo e appiccicoso. Mi sentii piena, soddisfatta, ma già desiderosa di più. "Ed ora dedichiamoci in un bel 69 alla fonte di ambedue," sussurrò, i suoi occhi che brillavano. Ci sdraiamo sul tappeto, i nostri corpi intrecciati in quella posizione intima. La mia bocca cercò il suo cazzo, ancora duro e pronto, mentre la sua testa si abbassò tra le mie gambe. La sua lingua calda e umida si posò sul mio clitoride, già sensibile e pulsante. Gemetti, il piacere che ricominciava a montare. La sua lingua si muove con abilità, leccando, succhiando, tirando. "Mmmh... Karl..." "Sìììììì... cosììììììo... sborrami tutta..." Sentii la sua lingua penetrare nella mia figa, accarezzando le pareti interne, risalendo verso la mia cervice. Il suo soffio caldo mi fece rabbrividire. E mentre lui mi leccava con perizia, io succhiavo il suo cazzo, prendendolo fino in fondo, leccando via ogni goccia di sperma che era rimasta. Leccai i suoi testicoli, li presi in bocca, sentendo la loro pienezza. Il piacere era infinito, un ciclo continuo di osare e ricevere. Mi sentivo una puttana, la sua puttana, e mi piaceva da morire. "Ogni sera mi riempie tutti i buchi, dicendomi spesso è più bello il mio cazzo o quello del cornutone?" Karl si staccò dal mio sesso, il suo viso umido e soddisfatto. "Il mio, sempre il mio, principessa. Il suo è solo un ricordo sbiadito." Mi baciò, il suo sapore sulla mia bocca, un sapore che ora era anche il mio. "Nn farmi aspettare, non ti resisto. Fammi sentire la tua vogliaaaa." "Scopamiiiiiii! Fai di me ciò che vuoi!" "Son già venuta tante volte... son tutta bagnata zuppa... ho voglia del tuo cazzo, bello farcito di crema calda." La notte avanzava, ma il tempo sembrava essersi fermato per noi. Ci muovemmo in camera da letto, la nostra camera, quella che condividevo con Piero. Mentre il cornuto dormiva il letto divenne il nostro palcoscenico. Karl mi sollevò, posandomi sul materasso, e si posizionò sopra di me, le sue mani che mi accarezzavano il corpo. "Mi devi violentare perché ho tanta vogliaaaa," sussurrai, la voce roca. " Amore mio. Solo io. E ti prenderò, ti prenderò fino a farti urlare." E lo fece. Mi prese di nuovo, e ancora, e ancora. La sua virilità, il suo cazzo, era il mio unico dio. Mi riempì, mi svuotò, mi riempì di nuovo, i nostri gemiti che riempivano la stanza, il nostro sudore che si mescolava, i nostri corpi che battevano l'uno contro l'altro con forza e passione. Il gallo cantò, un suono stridulo che ruppe l'incantesimo della notte. Karl si ritirò, le sue labbra che si posavano sulle mie per un ultimo, profondo bacio. "Devo andare, amore mio. Ma tornerò." «Lo so», risposi, la voce quasi un sussurro. "Ti aspetterò." Si vestì in fretta, un'ombra furtiva nella luce incipiente. Mi lasciò un bacio sulla fronte, poi scivolò via, scomparendo nella notte che si stava ritirando. Rimasi sul letto, il corpo dolente ma stranamente leggero. La mia figa pulsava, piena del suo sperma, un ricordo caldo e umido della nostra notte. L'odore di sesso e di Karl impregnava l'aria, un profumo che mi faceva sorridere. Piero si mosse nel sonno, un gemito rauco. Poi aprì gli occhi, i suoi occhi assonnati che mi trovarono. "Buongiorno, amore," disse, la voce impastata di sonno. "Che ne dici di un po' di coccole mattutine?" Il suo sguardo si posò sul mio corpo nudo, sulla mia figa ancora umida e leggermente gonfia. Sentii un rivolo caldo scivolare tra le cosce, il suo sperma che si faceva strada, mescolato al mio. Il pensiero di lui che entrava in me, mentre ero ancora piena di Karl, mi fece venire un brivido. Un brivido di disgusto, ma anche di perversa eccitazione. Il suo cazzo, così prevedibile, così insipido, in confronto alla furia di Karl. "Capita che alla mattina il cornuto voglia scopare mentre sono ancora piena di sperma," pensavo, un sorriso malizioso che danzava sulle mie labbra. "Certo, amore," risposi, la voce dolce e falsamente innocente. "Vieni qui." Piero si avvicinò, ignaro del segreto che portavo dentro di me, ignaro della tempesta che aveva infiammato la notte, ignaro che il mio corpo era ancora un santuario per il cazzo del suo migliore amico. E mentre lui mi abbracciava, sentii un altro rivolo caldo scendere, il seme di Karl che si faceva strada, un sigillo sulla mia infedeltà. Un brivido mi percorre la schiena. La notte era finita, ma il gioco era appena iniziato.

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