amore di papà

MANDREKINO
4 days ago

LUNA

 

Il sole del tardo pomeriggio, una pigra macchia di arancione e rosa, filtrava attraverso le tende di pizzo della camera da letto principale, dipingendo strisce sulla carta da parati floreale. Maria russava dolcemente, un suono ritmico, quasi confortante, perso nelle profondità di un sogno. La sua mano, paffuta e lentigginosa, era appoggiata al cuscino accanto a lei, con una fede nuziale d'argento che luccicava debolmente. Al piano di sotto, un diverso tipo di silenzio ronzava. L'aria era densa, carica. Lo sguardo di Giò indugiò su Luna, sua figlia, mentre era appoggiata al bancone della cucina, con una mela mezza mangiata dimenticata in mano. I suoi capelli scuri, solitamente una chioma selvaggia, erano raccolti in una coda di cavallo morbida, che lasciava scoperta la delicata curva del collo. Un sottile lembo di tessuto, quasi traslucido, le aderiva al corpo, delineando la morbida curva del seno. "Stai bene, papà?" La sua voce, un mormorio basso, squarciò il silenzio. Giò trattenne il respiro. Si schiarì la gola, con un suono rauco. "Sì, Luna. Solo un po' stanco." La guardò mordere la mela, il croccante snap echeggiare nella cucina silenziosa. I suoi occhi, dello stesso marrone scuro dei suoi, incontrarono i suoi, con una domanda silenziosa, un invito inespresso. Un lento bruciore gli si accese nel ventre, diffondendosi nelle vene. "Mamma dorme?" chiese, con un tono piatto, quasi sprezzante. Lui annuì, con lo sguardo ancora fisso su di lei. La mela, ormai un torsolo, cadde sul bancone con un tonfo leggero. Lei si mosse verso di lui, i piedi nudi silenziosi sulle piastrelle fresche. Ogni passo era ponderato, una danza lenta e sensuale. "Hai caldo?" Le sue dita, fresche e sottili, gli sfiorarono il braccio, tracciando un sentiero fino alla spalla. Un brivido, elettrico e crudo, lo percorse. Deglutì a fatica. "Un po'." La sua voce era appena un sussurro. Lei si sporse verso di lui, il suo profumo, un misto di mela dolce e qualcosa di muschiato, inebriante, gli riempì i sensi. Le sue labbra, piene e rosse, erano a pochi centimetri dalle sue. "Forse dovrei rinfrescarti." Il suo respiro, caldo contro la sua guancia, lo fece sobbalzare. La sua mano, tremante, si allungò, accarezzandole la nuca, attirandola a sé. Le loro labbra si incontrarono, dapprima incerte, poi con un'urgenza famelica. La bocca di lei si aprì sotto la sua, un leggero sospiro le sfuggì dalla gola. La sua lingua esplorò la calda caverna, assaporando la dolcezza persistente della mela. Un basso gemito gli rimbombò nel petto mentre le mani di lei si muovevano, sbottonandogli la camicia, le dita che gli sfioravano la pelle, facendogli venire la pelle d'oca. Il tessuto si aprì, rivelando il suo petto, teso e segnato da anni di lavoro manuale. Il suo sguardo, scuro e intenso, lo percorse, in un'approvazione silenziosa. "Mi piaci così." Mormorò, con voce roca, le dita che gli tracciavano la linea della clavicola. Lui gemette, stringendola a sé, i loro corpi premuti l'uno contro l'altro, la sottile sottoveste del suo vestito non costituiva una barriera al calore crescente tra loro. La sua mano scivolò sotto il tessuto, trovando la calda curva del suo fianco, poi si mosse più in alto, sfiorando con le dita la morbida peluria del suo monte di Venere. Un sussulto le sfuggì dalle labbra, un suono di puro piacere. "Papà..." La sua voce era un sussurro affannoso, una supplica. Non se lo fece ripetere due volte. La sollevò, le sue gambe gli si avvolsero intorno alla vita, il suo corpo si adattò perfettamente al suo. La portò attraverso la casa silenziosa, il ritmico scricchiolio delle assi del pavimento l'unico suono, finché non raggiunsero il soggiorno, immerso nel tenue chiarore del sole morente. La adagiò delicatamente sul morbido tappeto, senza che lei lo abbandonasse mai. Le sue dita, agili e veloci, gli aprirono i pantaloni, liberando la sua erezione, densa e pulsante. Un lieve sussulto le sfuggì dalle labbra mentre lo prendeva in mano, il pollice che accarezzava la sua punta sensibile. Lui chiuse gli occhi, un'ondata di pura sensazione lo travolse. "Così grande..." sussurrò, con la voce piena di stupore. Lui aprì gli occhi, guardandola mentre abbassava la testa, le labbra che si chiudevano intorno a lui, la lingua che guizzava, stuzzicando. Un profondo gemito gli rimbombò nel petto mentre la bocca di lei operava la sua magia, la sua suzione forte e insistente. Sentì il sangue affluirgli alla testa, la vista annebbiata dal piacere. Le sue mani si mossero verso i suoi testicoli, accarezzandoli delicatamente, le sue dita massaggiarono, mandandogli brividi lungo la schiena. Si appoggiò allo schienale del divano, con la testa ciondolante, perso in quello squisito tormento. La sua bocca si muoveva su e giù, la sua gola si contraeva, un ritmico suono di leccamento riempiva la stanza silenziosa. Sentì la pressione aumentare, un dolce dolore all'inguine. "Luna..." ansimò, con la voce tesa. Lei si ritrasse, le labbra umide e luccicanti, un luccichio malizioso negli occhi. "Non ancora, papà." Si spostò, inginocchiandosi tra le sue gambe, le mani che lo guidavano, il suo pene premuto contro l'ingresso scivoloso della sua vagina. Un gemito le sfuggì dalle labbra mentre lui spingeva, prima lentamente, poi con più forza. Un sussulto, acuto e improvviso, le strappò la gola mentre lui si immergeva in profondità dentro di lei, il calore di lei che lo avvolgeva, una perfetta, stretta aderenza. "Ah..." gridò, con la voce roca per il piacere. Iniziò a muoversi, con un ritmo lento e deciso, i fianchi che dondolavano contro i suoi. Il suono dei loro corpi che si incontravano, un umido schiocco, riempì la stanza, punteggiato dai suoi gemiti sommessi e dai suoi respiri affannosi. Le sue gambe si strinsero intorno alla sua vita, tirandolo più a fondo, incitandolo. "Più forte, papà." Lo implorò, con la voce roca, le unghie che gli si conficcavano nelle spalle. Lui obbedì, le sue spinte si fecero più vigorose, più urgenti. I suoi fianchi si sollevarono per incontrare i suoi, una danza frenetica di puro desiderio. Sentì la tensione crescere, una spirale che si stringeva sempre più forte nei suoi lombi. La sua figa lo afferrò, mungendolo, trasmettendogli ondate di piacere. "Sto per... oh, Luna..." ansimò, con la voce rotta. Lei gridò, il suo corpo si inarcò, l'orgasmo la percorse, un tremore potente che li scosse entrambi. Sentì il suo stesso piacere crescere, una pressione calda e insistente. Con un ultimo ruggito gutturale, si svuotò profondamente dentro di lei, il suo seme caldo e denso contro la sua fighetta. Si ritrassero, i loro corpi ancora uniti dal sudore e dal respiro affannoso. Il cuore di Giò batteva un ritmo furioso contro le sue costole, e Luna giaceva sotto di lui, le labbra gonfie, gli occhi socchiusi. Il suo cazzo, sebbene avesse appena riversato il suo carico, era ancora turgido e pulsante, eccitato dalla stretta calda e umida che aveva appena lasciato. Un sospiro profondo sfuggì alle labbra di Luna. "Non fermarti, papà." Si mosse, un movimento lento e felino. Si voltò su un fianco, poi si mise a carponi, il sedere inarcato verso di lui, una curva invitante e perfetta. La luce del crepuscolo giocava sui muscoli tesi delle sue native. “Voglio di più”, mormorò, lui la prese e penetro nel suo fiorellino fino a farla venire ancora e gli riempi il culetto di sperma. Giacevano avvinghiati, senza fiato, i loro corpi viscidi di sudore, l'odore del sesso pesante nell'aria. Il sole tramontò sotto l'orizzonte, proiettando lunghe ombre viola nella stanza, mentre il leggero russare di Maria continuava, una melodia lontana e dimenticata.                                                                       MANDRECHINO

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