Gli esercizi di Irene

1. Introduzione.
Dopo aver scritto molti racconti ambientati un po' lungo tutto lo Stivale ed anche all'estero, con questa storia mi accingo ad omaggiare la mia città di origine, Roma.
Ebbene , è proprio qui, nella Capitale, che vivono ed interagiscono i protagonisti delle vicende che vado ora a proporvi: Irene - innanzitutto - con sua madre Anna, e poi Luca il fidanzato, Roberto e Carlo che ora andremo a conoscere meglio...
Irene.
Irene ha 24 anni, è alta poco più di 1.65 (non bassa per essere una ragazza) per 55 kg di soli muscoli, occhi e capelli neri lunghi fino al sedere (spesso raccolti per via della palestra), e un trucco pesante. Ha un fisico statuario, forgiato da anni e anni di esercizi, una schiena perfetta e ben delineata, gambe muscolose (ma non grosse). Il suo pezzo forte è sicuramente il culo (invidia di ogni donna e sogno di ogni uomo) che non perde occasione per mostrare (su instagram, dove ha raccolto migliaia di follower) sia fasciato in leggins aderentissimi che con perizomi (fili interdentali) e costumi ridotti all’essenziale. Come unico lusso della sua vita, si è rifatta il seno come regalo per i 18 anni, passando da una inesistente prima misura ad una tondissima e soda terza con delle areole scure e capezzoli piccoli. Inoltre, ha tutto il corpo segnato da piccoli tatuaggi, che però non pregiudicano la sua femminilità che cura maniacalmente. Fica rasata, labbra chiuse e clitoride piccolino ma ben visibile, è vergine analmente. Porta una 38 di piedi.
Luca.
Luca è il fidanzato di Irene. Capelli rossi ed occhi marroni, 30 anni, 1.75 per 65 kg, magro ma palestrato, è anche il suo capo al lavoro (un lavoro di ufficio part-time). Profondamente innamorato di lei, si fida ciecamente e non è per niente geloso delle mille attenzioni che la sua fidanzata subisce continuamente (da fischi per strada a cazzi mostrati in chat). Ha un membro nella norma (16 cm) ma molto sottile e circonciso.
Carlo.
Amico intimo di Luca, con cui si conoscono da anni, ma non potrebbero essere più diversi l'uno dall'altro. E’ un “topo da appartamento”, per niente sportivo ma appassionato di studio. Ha 29 anni ed è diventato un apprezzato perito stimatore, che viene invitato spesso nelle abitazioni della “Roma bene” per compiere valutazioni di oggetti antichi. Fortemente sovrappeso, non tiene per nulla al suo aspetto fisico, ma è ossessionato da Irene che non perde occasione per segarsi, sia alle cene di gruppo (corre in bagno a segarla quando la vede vestita succinta) che su ogni post che lei pubblica sui social. Alto 1.85 per 100kg., occhi marroni, sotto alla pancia nasconde un cazzo non circonciso di 15 cm., e a differenza dell'amico molto largo e con una cappella (anch’essa larga) rosea e imponente (tipo lattina di bibite). Inoltre il suo membro ha la particolarità di produrre sperma in quantità industriale, che spesso finisce sulle foto della sua “prediletta”. Ogni opportunità è buona per scoprire le imprese sessuali di Irene, carpendole al suo amico (Luca, da parte sua, non si esime dal vantarsi del sesso che fa con quella dea).
Roberto.
Roberto è un 65enne anch’egli appartenente alla “Roma bene”, alto 1.70, gambe magre ma classica pancia da vecchio, estremamente peloso, quasi calvo, grasso e puzzolente, con un cazzo sui 14 cm. Vive in un grande attico pieno di oggetti preziosi. Ricchissimo di famiglia e con un grande nome alle spalle, prima di andare in pensione era un famoso avvocato.
Anna.
Infine, la madre di Irene. 41 anni (ha avuto la ragazza a 17 anni), da giovane era molto bella, come la figlia. È alta 1.70 per 65kg, occhi e capelli neri, dotata anche lei di un culo importante, ma più largo e meno sodo di quello della figlia. Piuttosto, è decisamente aperto (da giovane era una troia molto conosciuta e ricercata). A differenza di lei, poi, ha due belle tette naturali (una terza piena), ora un po' cadenti per via dell'inattività fisica, con areole normali e capezzoli sempre dritti. Fianchi stretti ma un po’ appesantiti, fica pelosissima, nera e incolta.
2. Agli albori della storia.
Per poter comprendere meglio lo svolgersi degli eventi, dobbiamo senza dubbio conoscere gli antefatti, e in modo particolare quelli che vedono come "primo interprete" Irene.
Dunque, la storia di questa ragazza di soli 24 anni, ha inizio in maniera a dir poco tragica. Già alla sua giovane età, infatti, si ritrova a dover gestire gravi problemi di natura economica, con un disperato bisogno di soldi, non per le consuete - futili - ragioni che oggigiorno hanno le fanciulle della sua età ma a causa della sua famiglia.
Abbandonata sin da piccola dal padre, assieme alla mamma Anna e alla sorella neonata dovette ricostruirsi praticamente da zero una vita perlomeno accettabile. Non sufficiente questo terremoto, ben presto fu chiamata a fare i conti con l'ennesimo fallimento sentimentale di sua madre, la quale si era fidanzata con un uomo violento e opportunista, che - non appena entrò in casa della già traballante famigliola con la promessa di un matrimonio che avrebbe reso tutto più facile - depredò la donna di ogni oggetto di valore, lasciandola indebitata fino al collo.
Da quel momento Anna sprofondò in una severa depressione, che per molto tempo la rese incapace di lavorare e soprattutto di badare alle due figlie ormai adolescenti...
Irene, quindi, fin dall'età di 16 anni, dovette farsi carico di responsabilità che solitamente gravano sulle spalle degli adulti, e per mantenersi con la madre e la sorellina più piccola iniziò a fare lavori di ogni genere.
In questo stato di cose, non certo ideale per la crescita equilibrata di una ragazzina, l'unico momento di svago che era riuscita a ritagliarsi fu la frequentazione intensiva della palestra, la sua grande passione.
Ora, Irene ha 24 anni, e con grandi sacrifici ha finalmente raggiunto una posizione stabile, sia sentimentalmente (ha un fidanzato) che dal punto di vista lavorativo (può vantare un posto in ufficio part-time e l'attività di personal trainer in palestra). Ma i soldi continuano a non bastare, e così cerca di accrescere ulteriormente le sue entrate dando anche lezioni private a domicilio a disabili e persone anziane...
3. Un allievo molto particolare.
Tra i tanti clienti della palestra, c'era Roberto, un 65enne che fin dal suo ingresso chiese di essere allenato espressamente da Irene. All'amministrazione parve una scelta personale come un'altra, ma non casuale, anche perché ormai la giovane era molto conosciuta e ricercata nell'ambiente per la sua professionalità. Ma quando la ragazza vide là dentro il suo "allievo" per la prima volta trasalì e cominciò a sudare freddo... Quell'uomo, infatti, che non era nuovo alle sue frequentazioni, la riportò al suo passato. Ricchissimo esponente di una nota famiglia della "Roma bene", viveva da "scapolo d'oro", solo, in un grande attico arredato con suppellettili di grande valore. Prima di ritirarsi in pensione era un famoso avvocato, e proprio in quella veste conobbe la famiglia di Irene... Infatti, seguì per anni le vicende giudiziarie di Anna, sua madre, e patrocinò la causa contro il suo "finto fidanzato" che le aveva ridotte sul lastrico, e infine non aveva esitato ad approfittarsi della genitrice e del suo stato mentale e finanziario per esigere da lei consistenti "pagamenti in natura"...
Perciò, reclamò i servigi di Irene, che spesso si prolungavano anche presso la sua confortevole abitazione. All'insaputa di Luca, il compagno dell'avvenente ragazza che non era geloso ma neanche stupido, quelle innocue lezioni si trasformarono ben presto in un modo per continuare a sentirsi giovane. Lì, infatti, quella cavalla così desiderata da tutti finiva per essere scopata dal suo piccolo cazzo... Come dire: dopo essersi fatto la madre, adesso era l’epoca della figlia...
4. Un'offerta irrinunciabile.
Così, quel giorno, dopo la canonica lezione, Roberto ed Irene erano sudatissimi, tanto che lui - vedendola in quello stato - perse la testa per l'ennesima volta ed esclamò: - "Ma lo sai che sei proprio una gran fica? Perché non approfondiamo la nostra LEZIONE a casa mia? Lì staremo più comodi, e poi...". Quella frase lasciata cadere nel vuoto non sorti' l'effetto desiderato, e allora l'attempato avvocato la guardo' fissa negli occhi e le mise in mano - piegata - una banconota da 500 euro... Irene rimase a bocca aperta, come fulminata. Poi, abbassò lo sguardo, osservò bene quel pezzo di carta - che normalmente per guadagnarselo avrebbe dovuto faticare tanto - e infine lo restituì all'uomo che mai fino ad allora aveva osato tanto, aggiungendo: - "La ringrazio, Avvocato, ma stavolta non è così semplice come pensa. Sono tanti soldi, è vero, ma devo parlarne prima con il mio ragazzo...". Roberto rimase perplesso, era abituato a poter comprare ogni cosa con la sua ricchezza, ma non replicò. La lasciò fare, tanto sapeva che sarebbe stato solo questione di tempo, lei non avrebbe potuto resistere al fascino del denaro.
Nel frattempo, Irene si ritirò nel suo spogliatoio, si fece una lunga doccia che l'aiuto' a sbollire la rabbia, e poi - prendendo il suo borsone - raggiunse Luca in ufficio. Gli spiegò per filo e per segno cosa era accaduto in palestra, mentre lui pensieroso taceva. Alla fine, gli pose quella stessa domanda che in realtà lei stava ponendo a se stessa: - "Che devo fare?". E lui, che era all'oscuro della parte più "scabrosa" della vita della sua ragazza, le consigliò di accettare: - "Se si tratta solo di lavoro, che c'è di male? In fondo, cambia soltanto la location... Sai benissimo che qui ti ci vorrebbe una vita per mettere insieme tanto denaro...".
Irene si sentì confortata dall'opinione di Luca, e riprese la sua vita di tutti i giorni. La settimana seguente, rivide di nuovo Roberto, il quale - a margine della consueta lezione in palestra - tornò a rinnovarle la proposta: - Allora, ci hai pensato?". E lei, non avendo più scuse, capitolò. D'altronde, 500 euro sarebbero stati un valido sostegno anche per la sua famiglia... Perciò, chiuse gli occhi per non incrociare lo sguardo viscido di quell'individuo e - con le mani sui fianchi che la rendevano ancora più sexy - gli rispose: - "E sia...". Roberto capì che aveva vinto. Tutto trionfante le sollevò il viso mettendole due dita sotto il mento, e risoluto prese l'iniziativa: - "Bene, bene... Allora, ci vediamo a casa mia, stasera alle 20. Tanto, lo conosci bene l'indirizzo... Ah, dimenticavo: quando verrai da me, non ti lavare e non indossare biancheria intima... Voglio sentire l'odore della tua pelle, il puzzo di femmina selvatica...". E sì, Irene conosceva quel posto. Lì era stata più volte umiliata, ma fece finta di dimenticare e lo salutò con un sorriso, anche se dentro di sé si stava scatenando l'inferno...
5. Preparativi di una vacca.
Arrivata a casa, non salutò neanche sua madre, ma si chiuse subito dentro la sua stanza. La sua furia era al culmine, e per sfogarsi scagliò un poderoso pugno contro il muro e ululò: - "Ma che porco! Che bastardo!". Si gettò sul letto a gambe larghe, spalle al muro e viso rivolto verso uno specchio che prendeva tutta la parete opposta, tanto da poter vedere ogni suo gesto. Un sottile filo d'aria lambì delicatamente la sua pelle, e le provocò un brivido, e la giovane sentì che si stava eccitando. A questo punto, decise di darsi da fare per prepararsi a puntino secondo le aspettative di Roberto. Infilò quattro dita dentro la sua vagina, e principiò a muoverle energicamente avanti e indietro, mentre con il pollice si “massacrava” il clitoride. Il piacere stava montando, mentre lei continuò imperterrita, cercando di contrastare quel senso di irrigidimento che anticipava l'orgasmo, anche se il suo proposito non era certo quello di reprimerlo. Tutt'altro. Irene ebbe una serie di sconquassanti squirtate, una dopo l'altra. Si fermò giusto pochi istanti per riprendere fiato e ricominciò da capo... Un orgasmo seguì quello che lo aveva preceduto, finché non si ritrovò in un bagno di umori. I suoi umori! Lentamente, di appisolò in quella posizione e in quello stato, e quando si ridestò quei fluidi le si erano asciugati addosso: la fica, la pancia, il torace, financo il volto, chi l'avesse vista ora - fosse stato anche Luca - avrebbe provato sicuramente riprovazione. Ma non Roberto che la voleva proprio così...
L'ora dell'incontro si stava avvicinando. Istintivamente, la ragazza si diresse verso la stanza da bagno per ritemprarsi con una bella doccia, ma quando fu sull'uscio della sua camera si ricordò che non poteva farlo. Non doveva! Si infilò in fretta e furia un paio di leggins senza indossare biancheria intima, e sopra calzò una canottiera aderente che disegnava alla perfezione la forma delle sue tette. Nascondendosi come una ladra alla sua famiglia, uscì di casa e in pochi minuti fu a destinazione...
6. Lezione privata.
Aveva il cuore in gola per l'agitazione quando Roberto gli andò ad aprire, e il suo panico crebbe ancora nel momento in cui lo vide apparire davanti a sé acconciato con addosso un candido accappatoio di spugna chiuso da una cintura... La ragazza suppose che sotto avesse i classici calzoncini da palestra e la sua solita maglietta trasandata, ma subito dopo ebbe uno strano presentimento, e il turbamento che ne seguì fu grande poiché - anche se glielo avesse preannunciato lui stesso - non avrebbe mai creduto che quell'uomo anziano si sarebbe spinto fino a tanto.
Infatti, sbrigati frettolosamente i convenevoli, Roberto la introdusse - transitando per un lungo corridoio - in un grande salone, arredato con un bellissimo e preziosissimo tappeto persiano steso in terra e un grande divano in pelle addossato alla parete di fondo. Le fece cenno di fermarsi al centro, mentre lui si sistemò, in piedi, davanti al divano... Con movenze teatrali, non smettendo mai di fissarla negli occhi, si slacciò la cintura dell'accappatoio facendolo scivolare a terra, e finalmente si sedette a gambe aperte. Poi, soddisfatto le chiese: - "Che c'è, sei sorpresa? Qualcosa non va? Ti avevo detto che mi piacciono le comodità... Ma su, dai, non perdiamo tempo...". Alla giovane tremarono le gambe, e temette che la situazione le stesse sfuggendo di mano, quando lui riprese a parlare: - "No, non avere paura, ormai mi conosci. Sì, è vero, mi piace godere delle belle donne, ma non voglio farti del male... Figuriamoci, voglio soltanto che ci divertiamo insieme... D'altronde, io non ho più tante cartucce da sparare, e quelle che mi rimangono me le voglio giocare bene...". Poi, fece un respiro profondo, e quindi precisò meglio quali fossero le sue intenzioni: - "Dunque, oggi la lezione si svolgerà in questo modo: siccome io sono stanco, me ne starò qui seduto a guardarti mentre tu fai i soliti esercizi... Però... non come sei abituata a fare in palestra. No!". Lo disse - per dare maggior forza al concetto - facendo oscillare il dito della mano destra e sghignazzano nervosamente. Ed ecco la sorpresa per Irene: - "No, mia cara... Farai i tuoi esercizi NUDA. Hai capito adesso perché non ti dovevi lavare? A proposito: spero che tu mi abbia obbedito!". Sebbene sotto shock e priva di ogni capacità di reazione, la personal trainer fece di sì con il capo. Roberto si alzò e le fece strada verso una delle tante sale da bagno che aveva in quella casa, e aggiunse: - "Tranquilla, per questo ulteriore disturbo eccoti qui altri 200 euro. Fai con comodo. Spogliati. Io ti aspetto di là appena sarai pronta...".
Rimasta sola, Irene non sapeva se stesse sognando, se quello era un incubo, o se era realtà: aveva ricevuto nel complesso ben 700 euro per esibirsi davanti a quel porco. Perciò, si decise, e in pochi minuti fu pronta. Aprì la porta e - facendo il percorso inverso - tornò verso il salone. Si fermò sulla soglia, da dove vide che quel bastardo stava alacremente armeggiando con la sua verga... Cercò di fargli sentire la sua presenza, e finalmente Roberto si avvide di lei. Si ricompose, e poi la invitò a prendere posto: - "Forza, il tappeto è tutto tuo, non c'è bisogno che apri il tuo tappetino... Sarà un onore accoglierti là sopra... Avanti, puoi iniziare... Non farmi pentire dell'investimento che ho fatto...".
Così Irene cominciò la sua sessione di esercizi, e l'uomo rimase ammirato dall'eleganza che ci metteva e dalla sua grande elasticità. Dopo una mezz'ora di addominali - in cui mise in mostra un fisico davvero invidiabile che sembrava chiedere soltanto chiedere di essere scopato - la giovane si dispose praticamente a pecorina, dando - forse senza farlo apposta - al suo "cliente" la visione del suo magnifico "lato b", compreso il rosone che era un vero e proprio oggetto del desiderio... Concentrata sul suo lavoro, la ragazza si voltò, si sedette, e poi allargò le gambe fino a posizionarsi a novanta gradi rispetto al busto, lasciando inevitabile che questa posizione favorisse una naturale quanto sensuale apertura della vulva. Quel particolare, sembrò proprio una bellissima ostrica, fresca, umida, e nonostante non ci fosse da parte sua nessun intento erotico, il clitoride non esito' a mettersi in primo piano. Cominciò a sudare, Irene, e quelle goccioline che lentamente ma progressivamente andarono a ricoprire la sua cute scatenarono la cupidigia di Roberto, il quale - come mosso da una molla invisibile - scattò su e ledi avvicinò... Forse inizialmente voleva vedere più da vicino quel fenomeno, ma poi cacciò fuori la lingua e prese a suggere avidamente quel ben di dio.
Era così "affamato" che ora la ragazza si spaventò e non poco. Si tirò indietro per sottrarsi a quel maschio infoiato temendo che andasse oltre, ma lui - deluso - la pregò: - "No, no... Non fuggire... Voglio soltanto godere del tuo odore e del sapore del tuo sudore...". Irene non poté fare altro che acconsentire, e accettò di buon grado la richiesta. Si sentì leccare da una lingua che le parve quella di un animale, usata a pennello, in sù e in giù, ma che si tenne a debita distanza dalle "parti sensibili", finendo per eccitarla, anche se aveva giurato a se stessa che con quell'uomo non ci sarebbe stato più nulla di compromettente.
Ansimante, riprese imperterrita nei suoi esercizi. Accennò la posizione della ruota, esibendo un bellissimo e sensuale ventre piatto, e due capezzoli che non facevano nulla per restarsene tranquilli. Così, Roberto tornò ad eccitarsi. Era sì un po' avanti con gli anni e dotato di un membro non troppo importante, ma era pur sempre un maschio. Era rimasto nei pressi della ragazza, e d'impeto le si avvicinò nuovamente... Questa volta Irene volle fidarsi, e si tranquillizzò. Ma le mani dell'uomo cominciarono a percorrere tutto il suo corpo. Ogni anfratto fu esplorato con estrema meticolosità, mentre ad Irene venne la classica "pelle d'oca"... Questa operazione, d'altronde, durò a lungo, molto più di quanto lei avesse sperato, e la poveretta dovette rassegnarsi, continuando ad offrire al suo "acquirente" ogni sorta di conturbanti posizioni ginniche.
Intanto, mentre il nostro avvocato con una mano si prendeva cura di Irene, con l'altra si toccava il cazzo che ben presto raggiunse il massimo dell'erezione, con i testicoli doloranti e rigidi, anche per via del viagra che assumeva regolarmente quando voleva fare "bella figura"... Perciò, senza alcun preavviso, abbandonò la presa e tornò a sedersi sul divano. E sottovoce la pregò: - "Basta così... Alzati e vieni qui da me, per favore...". Il malessere che lo aveva preso gli aveva fatto ritrovare le buone maniere, e quando la ragazza fu nei pressi calò il carico: - "Irene, per oggi va bene così. Ma ho un forte dolore intimo, forse dipende dal fatto che non ho ancora sborrato... Da brava, fammi il solito lavoretto!".
Il "solito lavoretto", non era altro che una bella succhiata di cazzo... Anche in quei frangenti la giovane non poteva contraddirlo, ma pure con Luca - il suo fidanzato - era una pratica che le faceva orrore. Ogni volta, in lacrime e distrutta psicologicamente al solo pensiero, tentava di dissuaderlo: - "La prego, Roberto, non ci riesco...". Ma lui le ricordava il patto, minacciandola di non volerla più come sua personal trainer. Così Irene chinava il capo, poiché aveva un disperato e continuo bisogno di denaro...
Ebbene, costretta a quella "attività", glielo prese esitante tra le mani, poi strinse le labbra intorno a quell'uccelletto, ed iniziò a ciucciare, mentre andava su e giù con le mascelle. Roberto andò subito in estasi. Era letteralmente nelle sue mani, ostaggio di quella insospettabile bravura, tanto che a un certo punto l'uomo - con un filo di voce carico di godimento - le suggerì una mossa che forse neanche la più pompinara delle pompinare avrebbe mai pensato: - "Leccami sopra, e mordicchia la cappella, sulla punta... Ma fai piano, mi raccomando! Ahhh, sì, così puttanella!”. La giovane si lasciò guidare e obbedì ad ogni cosa, aumentando e poi diminuendo il ritmo della pompa in un crescendo davvero grandioso. La sua bocca si era trasformata in una stupenda ventosa, e il cazzo che vi teneva prigioniero aumentava di volume. Roberto era davvero compiaciuto: che sia stato l'effetto del viagra o veramente il magistrale "lavoretto" di Irene, questo poco gli importava. Le disse: - "Luca un giorno dovrà ringraziarmi... Questa, è tutta esperienza che fai, e quando avrai in bocca il suo giocattolo ne rimarrà certamente soddisfatto...". Chiuse gli occhi per godersi ogni ulteriore emozione, mentre lei gli stringeva - delicatamente ma in maniera decisa - i testicoli. E fu proprio a questo punto che l'uomo, con un gemito strozzato, esclamò: - "Si, brava, anche i coglioni... Guarda, sto venendoooo...". Così, nella bocca di Irene esplose una tremenda bomba di sborra, che la lasciò senza fiato. Istintivamente, avrebbe dovuto sputare, ma la ragazza imparava velocemente, e aveva ormai fatto il passo da cui non sarebbe più potuta tornare indietro. E ingoiò tutto, fino all'ultima goccia...
Restarono entrambi immobili, per istanti che sembrarono eterni. Poi l'avvocato si alzò, riprese il suo accappatoio e la congedò.
7. Una scoperta sensazionale.
Un giorno, Roberto decise di vendere qualche oggetto del suo prezioso e vastissimo patrimonio. Non era certo un esperto del settore, e dunque pensò di contattare Carlo, un vero e proprio “topo da appartamento”, un quotato perito stimatore molto rinomato per aver già lavorato nelle più pregiate dimore della Roma bene. L’avvocato, non avrebbe potuto fare scelta migliore nella scelta del professionista da assumere, ma gli sfuggì – inconsapevolmente – un particolare che si sarebbe ben presto rivelato un dettaglio fondamentale. Carlo, infatti, conosceva molto bene Irene attraverso il suo fidanzato Luca, con cui intratteneva un’intima amicizia di anni ed anni…
Ebbene, ricevendo il Perito per prendere accordi, Roberto gli disse, in tono confidenziale: - “Bene, vedo che sei un ragazzo per bene… Guarda: eccoti le chiavi di casa, così potrai venire a svolgere il tuo lavoro anche in mia assenza… Queste, in particolare, sono del piano terra, dove tengo custoditi gli oggetti che dovrai esaminare…”. Si salutarono, e tutto parve mantenere uno stato di normalità finché una sera Carlo non decise di iniziare la valutazione. Si recò a casa di Roberto… Aprì il portone, e l’unico rumore che udì fu il suo scricchiolio. Poi, inserì la chiave nella toppa della porta di casa. Tutto taceva… Procedette, entrando – una alla volta – nelle sale che il padrone gli aveva indicato, e lì trovò gli oggetti di cui gli era stato parlato. Si mise comodo, si sedette dinanzi al tavolo su cui erano posti, e presi i suoi attrezzi cominciò il suo lavoro. Nulla pareva poterlo disturbare né preoccuparlo sotto nessun punto di vista, ma a un certo momento quella quiete fu interrotta da dei rumori… Carlo rimase immobile per qualche istante, poi tese le orecchie cercando di individuarne la provenienza. Si alzò dalla sua sedia, e cominciò a girare senza meta per le altre sale che erano di sua pertinenza, ma nulla di strano lo incuriosì. Finchè, avvicinandosi a una scala sentì quei rumori farsi più intensi. Salì lentamente, gradino dopo gradino, giungendo al primo piano, e lì si accorse che lo strano trambusto che lo aveva “disturbato” provenire proprio da qualcuna delle stanze di quel piano. Perlustrò in lungo e in largo avanzando e retrocedendo lungo un interminabile corridoio. Ed ecco la prima stranezza: sapeva che il suo committente non doveva essere in casa, ma – affacciatosi sulla soglia della stanza da bagno – trovò una confusione che mai avrebbe immaginato… A terra, c’erano un paio di leggins elasticizzati e una canottiera aderente da donna, e il profumo che da quegli indumenti proveniva gli parve conosciuto… Tornò nel corridoio, e con passi felpati procedette fino ad un’altra porta. Era appena appena accostata. Vi si avvicinò e… Bingo! Gli strani rumori che aveva udito nel mentre della sua attività, provenivano proprio da lì dentro.
Furtivo, si guardò intorno per accertarsi che nessuno stesse per sopraggiungere, e quindi accostò l’orecchio per sentire meglio. Le prime parole che udì furono: - “Sì, è vero, mi piace godere delle belle donne, ma non voglio farti del male... Farai i tuoi esercizi NUDA… Per questo ulteriore disturbo eccoti qui altri 200 euro… Voglio godere del tuo odore e del sapore del tuo sudore… Da brava, fammi il solito lavoretto!”. Adesso Carlo capì cosa stava succedendo… Non aveva più dubbi. Ed anche quella voce maschile… Tutto ad un tratto si disse: - “Ma certo!, come ho fatto a non riconoscerlo prima… E’ Carlo!”. Non voleva disturbare il suo “datore di lavoro” che si era dimostrato così generoso e che stava avendo un incontro amoroso, ma il suo interesse stava crescendo di minuto in minuto. Cercando di non commettere errori, spinse leggermente la porta e vide ciò che non avrebbe mai immaginato di poter vedere: la donna che si stava accoppiando con Roberto era la sua amica Irene… Era bellissima, e in quel frangente era completamente nuda, e stava praticando un sontuoso pompino a quel vecchio schifoso.
Da sempre, Carlo era turbato dall’avvenenza di quella ragazza, e non perdeva occasione per “usarla” come oggetto per le sue segrete masturbazioni. Perciò, cercò di trarre il maggior profitto possibile da quel fortuito “incontro”…
8. Un ricatto per due.
Carlo non voleva credere alle sue orecchie, ma gli occhi glielo avevano confermato, e senza fare rumore tornò sui suoi passi a terminare il proprio lavoro.
I giorni seguenti furono per il giovane un tumulto di sentimenti. Non sapeva davvero come comportarsi con tutti coloro che erano coinvolti in quel gioco perverso e allucinante. Irene, era il costante obiettivo nei suoi sogni, e soprattutto era la fidanzata del suo migliore amico... Avrebbe dovuto riferire a lui ciò che aveva visto e sentito? Oppure, avrebbe dovuto tacere per sempre e fare finta di niente? Per di più, c'era dentro fino ai capelli pure Roberto, che gli aveva commissionato un incarico piuttosto redditizio. E i suoi dubbi rimasero irrisolti fino a che l'avvocato non lo richiamò per avere il responso di quanto potuto verificare sugli oggetti in questione... I due uomini si incontrarono come se nulla fosse, ma mentre Roberto non poteva immaginare che l'altro "sapeva", Carlo aveva preso la sua decisione irrevocabile... Cominciò dunque a presentare la sua relazione, e mentre stava per essere congedato se ne rimase immobile sulla sedia. Al che, Roberto gli chiese: - "C'è dell'altro che vuole dirmi?". Ma Carlo tacque, ancora titubante. Così, il padrone di casa tornò a domandargli: - "Se è per la questione della sua parcella, non c'è nessun problema... Io non ho mai fatto questioni economiche con nessuno... Su, parli pure senza problemi...". In realtà, il Perito temeva la reazione dell'insigne giurista, e stava ponderando attentamente il da farsi. A un certo punto, Carlo gettò la relazione sul tavolo, e guardandolo negli occhi, brutalmente dichiarò: - "Avvocato, gettiamo la maschera... Non è che non sia soddisfatto della parcella, il fatto è un altro... Quando lei mi diede le chiavi di casa ed io venni a svolgere il lavoro, pensavo di essere solo. Ma dopo un po' mi accorsi che non era così... Sentii dei rumori provenire dal piano di sopra, pensai a dei malintenzionati ed andai a vedere. Invece, era lei con Irene...". Prese respiro, e poi continuò: - "Lei non mi ha visto perché sono rimasto dietro la porta, ma c'ero... Forse, lei non sa che io sono amico di Irene, ma soprattutto sono amico d'infanzia di Luca, il suo fidanzato che forse conoscerà. Io stravedo per quella ragazza, che però pare non mi veda proprio... Ora, cosa vogliamo fare?".
Finito il suo discorso, Carlo si abbandonò stancamente sulla sedia, e attese trepidante la decisione dell'avvocato. Che però non arrivò. Allora il Perito, timoroso per probabili scatti d'ira dell'altro, si alzò e - muovendosi per guadagnare l'uscita - volendo dargli tempo, gli fece un'offerta: - "Ci pensi... Ci pensi bene. Quando avrà deciso mi farà conoscere le sue intenzioni...".
Uscito che fu Carlo dal suo studio, Roberto non trovò nemmeno la forza per sollevarsi da dietro la grande e antica scrivania, piombato in uno stato di forte tachicardia. Cominciò a riflettere ponderando ogni soluzione, e si chiese: - "E se lo denunciassi per diffamazione? La mia parola contro la sua! Mi ha detto che c'era solo lui in casa oltre a noi due...". Ma poi, con un sano realismo convenne: - "No. Meglio cercare un accordo. Quella troia può farmi dei casini e non si sa mai dove potrebbe portarmi...". Così, si arrese, chiamò Carlo e lo invitò a un incontro chiarificatore: - "E va bene, lo ammetto... Con quella persona ci ho fatto sesso... Vediamoci, è meglio risolvere la cosa faccia a faccia..." All'altro capo del telefono, il Perito fece un gesto di soddisfazione. Non aveva ancora vinto, ma aveva segnato un primo punto a suo vantaggio... Stabilirono un posto tranquillo, un po' fuori città, in un bar dove nessuno li aveva mai visti. Davanti ad una tazzina di caffè, Carlo fu il primo a rompere quel silenzio surreale e a mettere subito le carte in tavola: - "Dunque, avvocato", esordì", "ha riflettuto su quanto le ho detto? Da galantuomo, potrei tacere, ma potrei anche andare da Luca a spifferare tutto. E Luca, mi creda, si fida di me. Potrebbe convincere Irene, ad esempio, a denunciarla per violenza carnale, e se mi domandasse una testimonianza, lei capisce... Io, non potrei tirarmi indietro. Però...". Guardò negli occhi l'anziano e poi: - "Però, potrei anche non farlo...". Roberto, che era un volpone, intuì dove volesse andare a parare. Sostenne lo sguardo e ribatté lesto: - "Fuori il rospo, Carlo. Cosa vuole in cambio? O piuttosto, quanto vuole?". Il Perito, si finse sdegnato per quella domanda. E, come fossero in una partita a scacchi, fece la sua mossa. Una mossa che sarebbe stata risolutiva, nella sua immaginazione... Si avvicinò ulteriormente all'interlocutore e rispose, abbassando il tono di voce con fare cospirativo: - "Vede avvocato, non è una questione di denaro. Come le ho gia detto, io tengo a quella ragazza che invece mi respinge. Questa volta, però, né lei né la giovane potrete dire di no. Lei dovrà convincerla a giacere con me, pena uno scandalo in famiglia. Perché - e che resti tra noi - io so che il fidanzato, quando lei le chiese certe diciamo così lezioni private, la convinse ad accettare. Ma se io gli raccontassi per filo e per segno le evoluzioni sessuali della sua donna a casa sua, crede che se ne starebbe buono e tranquillo? Un uomo è un uomo, e le corna sono corna!".
Roberto era con le spalle al muro. Non poteva opporsi in alcun modo. Perciò, accettò l'accordo. Strinse vigorosamente la mano alla sua "controparte" in segno di muto accordo, precisando: - "Sta bene... Ma come può ben capire non dipenderà tutto da me. Lasci che sia io a parlare ad Irene e a spiegarle ogni cosa, a modo mio... Le garantisco che non se ne pentirà...". I due uomini si diedero fiducia reciproca, e l'indomani Roberto si recò puntuale in palestra, come al solito. Svolse la lezione con Irene, e alla fine la fermo' sulla porta dello spogliatoio per dirle: - "Ascoltami bene. Ti devo parlare con una certa urgenza, e non è uno scherzo". La ragazza, memore dell'esibizione a cui l'aveva costretta a casa sua, tentò di divincolarsi, ma l'uomo la trattenne bruscamente e continuò: - "Ti ripeto, non è uno scherzo. È successo un casino. Non vorrai mica che il tuo fidanzato sappia certe cose? No, non chiedermi altro. Ci vediamo al solito posto alla solita ora...". Irene capì di essere "in pericolo", e che questa volta Roberto non parlava per suo interesse. Lo assecondò e puntuale lo raggiunse presso la sua dimora. Fin da subito la giovane potè toccare con mano che l'aria era cambiata... La fece accomodare sul divano a debita distanza da sé e lui stesso era vestito in maniera assolutamente formale. Non si dilungò in saluti e convenevoli come la volta precedente, ma andò subito dritto al sodo: - "Hai combinato proprio un bel casino", esordì, tentando di farla sentire in colpa. E proseguì: - "L'altra volta, quando me lo ciucciavi, un mio amico era qui fuori dalla porta a vedere lo spettacolo... Non che me ne importi un granché, ma adesso... Vuole scoparti!". Irene - sbagliando -, si sentì totalmente libera da qualsiasi ricatto, e d'impulso quasi urlò: - "Ma sei pazzo? Tu sei stato il primo e l'ultimo porco... Non se ne parla neanche!". Ma Roberto, sicuro di sé, rintuzzò ogni sua affermazione: - "Dai che lo sanno tutti, dalla disperazione ti sei fatta chiavare da tutta la palestra... Cosa credi che non sapessi nulla... Però, adesso il tuo problema è un altro...". - "Il MIO problema? Tu devi essere proprio impazzito...", rispose la personal trainer facendo la mossa di alzarsi per andarsene. Ma Roberto la gelò: - "Si, il TUO problema... E se vuoi un consiglio, ti conviene di stare ad ascoltarmi bene... Anch'io ho da perderci, ma quella che rischia di più sei tu, puttanella...". Irene tornò a sedersi, e l'altro riprese: - "Dunque, mi risulta che il mio amico che ci ha visti tu lo conosci bene, e pure il tuo fidanzato ". A quelle parole, la ragazza rimase impietrita, domandandosi chi mai potesse essere, ma più provava a cercare una risposta plausibile e più nella sua mente si faceva il vuoto. Poi, essendo curiosa e ansiosa di capire chi fosse per tentare in qualche modo di risolvere il problema, chiese: - "Sputa il rospo, stronzo... Chi è?". E Roberto, convinto che quel nome avrebbe fatto crollare irrimediabilmente le difese di Irene, lo pronunciò solennemente e scandendo bene: - "È Carlo". La personal trainer quasi quasi se lo aspettava, tanto che non sembrò molto sorpresa, ma ugualmente esclamò: - "Che figlio di puttana! Andrei a letto con chiunque ma non con quel ciccione sovrappeso... Tu non sai che mi perseguita da anni... Luca credo non sospetti nulla, però non posso permettermi di fare scoppiare un casino... Se lo conosco bene, non esiterebbe a raccontargli tutto fin nei minimi particolari...". Era inferocita, delusa e pronta ad assecondarlo. Perciò, dopo aver fatto un profondo respiro, interrogò Roberto sul da farsi: - "Che devo fare?". E lui: - "Solo quello che ti ha chiesto, e vedrai che andrà tutto bene... Se accetti, ci penserò io a mettervi in contatto. Allora?". Un lungo silenzio scese in quella stanza. Infine, Irene rispose: - "E sia...". Così Roberto si mise subito al lavoro... Chiamò Carlo e lo informò che ogni cosa era andata per il verso giusto, che la ragazza aveva accettato e che lui metteva a disposizione la sua dimora romana dove nessuno li avrebbe cercati...
Il giorno dell'appuntamento, Carlo fu puntualissimo, anzi giunse anche in anticipo, indossò l'accappatoio dell'avvocato, e si stese sul letto in attesa della preda tanto agognata. Perso nei suoi loschi pensieri, dopo poco vide la maniglia della porta della camera da letto girare. Era lei, che entrata si fermo' in mezzo alla stanza, trepidante. Indossava un abito cortissimo, color panna, che le stava alla perfezione. Lo guardò con un disprezzo che non le fu possibile nascondere, finché non c'è la fece più a trattenersi e sbottò: - "Che porco che sei! Non sei riuscito ad avermi con le buone, e alla prima occasione hai approfittato di un tuo pari... Sì, perché Roberto è uguale a te... Insomma, che vuoi?". Carlo non ebbe alcun timore a tener testa a colei che era sempre stata il suo unico sogno, e sfacciato dichiarò: - "Irene, tu sei troppo intelligente per non capire... Voglio possederti, voglio che tu ti conceda come hai fatto con Luca e con Roberto... Sì è vero che sono amico del tuo ragazzo, ma cosa vuoi che mi importa? A questo punto, conta solo una cosa... e vedrai che sarò bravo anch'io...".
La giovane capì che non avrebbe potuto più sottrarsi al suo destino. Lentamente si alzò e inscenò uno striptease davvero sensuale ad esclusivo beneficio dell'uomo che aveva davanti, e infine buttò nervosamente il vestito a terra rimanendo soltanto in autoreggenti bianche e "tacco 12"... Carlo non avrebbe mai immaginato una simile reazione, ma ne fu profondamente compiaciuto e da sopra l'accappatoio il suo “equipaggiamento” ne fu il riscontro inconfutabile. Le sorrise con un ghigno che era tutto un programma, e poi le disse: - "Beh, vogliamo giocare alla pari?". Scansò il tessuto di spugna, e sotto si ergeva un membro che testimoniava quanto la desiderasse. Le andò incontro, la palpeggiò in ogni dove, e infine la prese per mano conducendola sul talamo... Vi si adagiò lui per primo, esortandola: - "Forza, non credo ci sia bisogno di dirti cosa fare... Sapessi quante volte, alle cene di gruppo, correvo in bagno per segarmi pensando a questo momento... E quante volte ho rischiato di rompermi il filetto, cazzo in mano, guardando le tue foto che mettevi su Instagram! Nuda, sei davvero bella, non c'è che dire... Bene, ora tutti i miei desideri stanno diventando realtà... Se non ti dispiace, comincia a farmi un pompino, proprio come ti ho visto fare a Roberto... Pare che sia rimasto davvero soddisfatto, ahahah...".
Allora Irene, sentendosi ricattata, accettò, facendo buon viso a cattivo gioco… Lui, glielo mise in mano, e la ragazza si stupì della consistenza e delle dimensioni: era gigantesco nella parte centrale per poi restringersi un pò in alto verso il glande che comunque era anch’esso il doppio rispetto a quella del suo fidanzato… Ma, nonostante la sua istintiva repulsione verso quell'uomo, quel cazzo invece catturò la sua attenzione, poiché le piaceva proprio, e lei faticava a distogliere lo sguardo, figurarsi ora poi che lo stava toccando. Ebbene, d’istinto lo impugnò al centro, ma per quanto era grosso non riusciva a chiudere la sua circonferenza con le dita. Gli disse, mantenendo ancora uno sprazzo di orgoglio: - “E’ questo che volevi?“. E detto ciò iniziò a segarlo lentamente, mentre Carlo - che stava già ansimando per il piacere - le rispose: - “Lo sapevo che eri una puttanella! E bravo Luca che ti si è aggiudicata!”. Per non contraddirlo, Irene si chinò fino a toccare la cappella bagnata sulle sue labbra. Continuò così per qualche istante, poi lui - visto che tergiversava - le intimò: - “Ho visto che ci sai fare, ma adesso fammi sentire quanto sei brava a fare i pompini…”. Rideva beato. Allora Irene lo guardò con disgusto, e gli urlò: - “Sei un porco maledetto!’. Ma lui la rintuzzò: - “Taci, e ciucciami il cazzo, sgualdrina!". La ragazza, sottomessa alla volontà di Carlo, riprese la cappella in bocca e cominciò a succhiarla come sapeva fare: all’inizio con qualche difficoltà, ma poi in breve tempo si abituò, spalancò le mascelle e le piacque... Nel frattempo, il maschio emetteva dei grugniti selvaggi, e non smetteva di fare apprezzamenti alquanto grevi: - “Siete tutte uguali, sembrate delle santarelline e delle brave fidanzatine, ma poi a letto siete delle grandi pompinare!”. E detto questo, le venne in bocca, lasciando che lei assaporasse per la prima volta la sua sborra...
Dopo aver eiaculato anche l’anima, Carlo volle togliersi un altro capriccio. Le andò incontro, mentre Irene appoggiò entrambe le mani sui glutei e inarcò lievemente la schiena. - “Toccami, su, porco! Sei tale e quale al tuo socio…”, disse lei con aria di sfida. Da parte sua, Carlo non se lo lasciò ripetere, e subito le posò le mani sulle spalle muovendole piano piano verso l’esterno. Tanto era stato il desiderio di averla, ma altrettanta - adesso - era la sua indecisione, sopraffatto dalla visione tutta insieme di quella "carne" così perfetta. Sembrava un pivello alle prime armi, e Irene - giovane ma ormai navigata - se ne accorse, ma superato l'attimo di incertezza le mani di Carlo cominciarono a premere forte, come a voler sincerarsi che non stesse fantasticando. Le toccò morbosamente tutto il corpo, con la donna che rimase incredibilmente passiva per tutto il tempo. Irene, chiuse gli occhi proprio mentre l’uomo si ritrovò il suo sensualissimo torace davanti al volto, e improvvisamente non seppe più che fare. La osservava rapito da quella bellezza semplice, genuina e disarmante, e alla fine crollò ai suoi piedi... Alzando le braccia, le sfiorò il seno senza mai agguantarlo con decisione, scorse con le dita le mammelle seguendone le forme, e finalmente si soffermò sui piccoli capezzoli senza stringerli mai… La ragazza ebbe un brivido e riaprì gli occhi, e li fissò sulle mani di Carlo che ora le stava facendo scivolare sulle sue cosce e poi sulle gambe di lei, giù fino alle caviglie, e quindi a risalire fino al pube sfiorandolo solamente. Irene, pur cercando di trattenersi per non dargli soddisfazione, gemette piano, e lui ripercorse il suo bellissimo corpo all’indietro, sino alle tette. Lo palpeggiò nuovamente tutto, le tocco insistentemente i capezzoli, e infine corse giù con le mani fino alla vita. La visione e il tatto sui fianchi lo fecero impazzire, ma subito l'incertezza che lo stava attanagliando si fece sentire di nuovo, risvegliato dopo pochi istanti dalla voce di lei che gli chiese: - “Che intenzioni hai?”. E lui: - “Intanto, ti voglio toccare tutta, proprio quello che mi è stato impossibile per tanti anni…”. Lo disse con un tono di voce che rivelava un forte turbamento emotivo, nel mentre che raggiungeva quel pube che lei amava depilare in maniera maniacale. Già soltanto al tatto ne avvertì il calore. Con qualche difficoltà, le aprì le grandi labbra e si rese conto che era bagnata. Quello stato lo mandò ai pazzi, non resistette oltre, pe le infilò un dito dentro la vulva: era assai dilatata e preparata a ciò che a parole non voleva fare... - “Hai capito ‘sta troia”, si disse tra sé, e cominciò ad entusiasmarsi…
Carlo respirò a pieni polmoni quella sublime fragranza, e Irene capì che era giunto il suo momento. Quel momento che finora aveva tentato di respingere con tutte le sue forze era arrivato. Per lui, la ragazza era una vera e propria rivalsa, uno sfizio, ma non aveva nessuna intenzione di trattarla con riguardo. E la sua dotazione, d'altronde, glielo permetteva: la sua stazza, massiccia, faceva da contraltare a un pene di appena 15 centimetri, quasi ridicolo, ma che funzionava a dovere. Difatti, era molto largo rispetto alla norma, e con una cappella a dir poco imponente... Ebbene, la ragazza faticò non poco a riceverlo nel suo grembo. Poi, entrambi si abituarono l'uno all'altra, e quell'energumeno, così tozzo, cominciò a scoparla in tutte le maniere, in lungo e in largo, per poi annunciarle: - "E ora, porcella, viene il bello... Ti riempio come un otre!". Lei, messa a pecora, lo avrebbe pure gradito, poiché ormai aveva perduto ogni freno inibitorio, ma raccogliendo gli ultimi sprazzi di lucidità che le erano rimasti, con una mano cercò di respingerlo: - "No! Ti prego, non prendo contraccettivi...". Carlo rimase per un attimo immobile per una situazione che avrebbe potuto rovinargli la"festa", ma subito si riscosse e rispose: - "E io non ho preservativi... Porca troia, e adesso come si fa??". Perciò, decise di prendersi il meglio che Irene potesse offrirgli e che non aveva ancora dato a nessuno altro... Sarcastico, le disse: - "Beh, hai pure un altro buco meno pericoloso...". Si sfilò da quella già stressata vagina, e prima che lei potesse opporsi glielo ficco' in bocca. Sospirò con piacere, e mentre lei si rassegnò a soddisfare il suo membro così come aveva fatto con Roberto, la rassicurò': - "Stai tranquilla, che ci divertiremo lo stesso". Ma Irene, ritraendosi, lo scongiurò: - "Per favore, non farlo... Lì sono vergine!". Carlo, allora, proruppe in una fragorosa risata e con malcelato scherno replicò: - "C'è sempre una prima volta, mia cara... E poi, lo sai che ti dico? Là dietro è pure meglio, mi prenderò la tua vera primizia...".
La prese saldamente per i fianchi, mentre davanti ai suoi occhi si stagliava un culo meraviglioso, grande e ben "disegnato", frutto di anni ed anni di palestra. La mise a novanta gradi, le allargò le natiche, ma dalla foga lubrificò frettolosamente quel secondo canale molto stretto e poco elastico. La gran voglia di possederla fece sì che il suo uccello era diventato duro come di travertino, e nonostante una larghezza straordinaria di più di 7 centimetri, con una botta di reni affondò dentro il retto per più di metà... Irene, che non si aspettava una penetrazione così rapida e brutale, rimase senza respiro. Poi, rianimatasi, cacciò un urlo feroce, incredibile che le suscitò un giramento di testa. E piangendo, con le lacrime agli occhi, lo supplicò: - "Bastaaaa... Mi hai fatto male... Dio che male!". Ma, incurante del danno che le aveva fatto e del dolore che si era provocato al prepuzio, Carlo completò l'opera e con un altro colpo di bacino glielo spinse tutto dentro, fino alle palle... La ragazza non ne poteva già più , e grondava di sudore - immobilizzata da quel palo di carne che pulsava all'impazzata nelle sue viscere -, tanto che a terra si era formata una piccola pozza. Quella scena, rimandata dal grande specchio, dovette suscitare una profonda emozione per l'uomo. Il cazzo gli raddoppiò di volume, e - senza alcun preavviso - prese a pomparla con una veemenza quasi animalesca, e imprecando le annunciò: - "Troia, finalmente ti sei concessa... Ora ti lavo l'intestino con una bella scarica di sborra bollente... Aspetta ancora un po’, ah?! Vedrai, che lo sentirai fino allo stomaco... Oh, quanta te ne metto dentro!". E l'orgasmo esplose nel ventre di Irene, con ondate regolari e prolungate che pareva non dovessero aver mai fine... Quando, poi, Carlo estrasse il cazzo dal povero buco sbrodolò fuori un torrente impetuoso di liquido seminale denso e biancastro. Irene era stanca e devastata quando finalmente lui glielo estrasse agevolmente dall’ano – essendo ormai lo sfintere prolassato – che rimase oscenamente spalancato per una decina di minuti. Si voltò, e lo stesso specchio che prima aveva esaltato l’uomo questa volta spaventò assai la ragazza, la quale esclamò, sbigottita: - “Oh, nooo… Mamma mia, mi hai rotto il culo!!!”.
Insomma, Carlo si era preso ciò che per tanti anni non era riuscito ad avere. Sfiniti, i due si accasciarono sul letto, e dalla forte emozione si appisolarono. Al loro risveglio Irene, ancora tutta dolorante, lo guardò con disprezzo, e gli disse: - “Mi avrai pure posseduta per qualche ora, ma non ti illudere… Il cazzo grosso non fa di te un amante impareggiabile, anzi, sai che ti dico? Scopi pure male…”. Detto questo, si alzò e stava per rivestirsi quando lui la fermò per un braccio e le mise in mano una banconota da 500 euro… Poi gli disse: - “Dai, non te la prendere… Io non sarò un perfetto amante, ma ho quello che a te piace… No, non è il cazzo… Sono i soldi, e tu mi hanno detto che ne hai un disperato bisogno…”.
9. Costretta a girare un film porno
Avuto ciò che desiderava, rimasto solo Carlo si sentì di nuovo insoddisfatto. Prima che quella troia si manifestasse per ciò che era realmente, lui non avrebbe mai immaginato di poter ottenere tanto, praticamente tutto quasi senza discutere... Esausto per quella prova e disteso su quel giaciglio muto testimone di mille "combattimenti", constatò: - "Certo che Luca è proprio fortunato a sbattersi una maiala di queste proporzioni... E chi si sarebbe immaginato di potersela portare a letto così facilmente... Eh, povero amico mio, chissà quante corna dovrai reggere ancora... Con me, sicuramente tante!". Il cazzo "a lattina di birra" gli era tornato in tiro, e allora decise di dare un seguito a quell'incontro, possibilmente con qualche variante che gli desse nuovi stimoli...
La sua mente vulcanica si mise in moto, finché non si presentò l'occasione giusta. E una sera, Luca - il suo amico del cuore che aveva tradito - lo chiamò al telefono: - "Ciao Carlo, come và? Te la sentiresti domani di aggiungerti alla solita cena tra uomini? Una cosa informale, sai, saremo noi e pochi altri. Ah, dimenticavo di dirti che porterò anche Irene... Spero non ti dispiaccia questa eccezione, ma non potevo lasciarla sola a casa...". Il "traditore" rimase un attimo in silenzio, ma fece con la mano il gesto della vittoria, e soprattutto mosse il pube avanti e indietro nel gesto della copula. Poi, si affrettò a rispondere, sibillino e timoroso che l'altro rinunciasse al proposito sentendo l'amico un po' freddo: - "Ma certo, caro... Irene è sempre bene accetta! Allora, ci vediamo domani sera come concordato...".
La giornata successiva Carlo la trascorse nell'attesa di quest'altro evento. Avrebbe voluto segarsi al solo pensiero, ma poi si disse: - "No, devo resistere, la sborra la dedicherò a lei stasera...". Le ore passarono, e finalmente giunse all'appuntamento. Tra l'attesa e le ordinazioni passarono alcuni minuti, e a un certo punto Irene - ignara di ciò che già frullava nel cervello di quel maschio - si allontanò dall'allegra tavolata. Aveva necessità corporali, e si ritirò nella toilette, credendo di non essere vista. Ma Carlo, che le stava tenendo gli occhi addosso fin da quando era entrata, con una scusa la seguì. Senza che lei se ne accorgesse, la raggiunge ai bagni delle donne, chiuse la porta esterna e forzò quella dove sta Irene. La quale, con pantaloni e slip calati giù alle caviglie, e fica ancora gocciolante di pipì, restò sgomenta e spaventata. La giovane si rese subito conto di essere completamente nelle sue mani. Il locale era in un posto isolato e insonorizzato, perciò urlare non le avrebbe giovato a nulla. Ma tentò ugualmente una improbabile reazione: - "Sei impazzito? Cosa vuoi ancora da me? Esci per favore, che mi fai sentire in imbarazzo...". Ma Carlo se la rise ben bene: - "Questa si che è bella... Dopo che ti ho persino rotto il tuo bel culo ti senti in imbarazzo! Su, lasciati andare, e non farmi ridere che abbiamo poco tempo... Il cornuto presto si accorgerà che manchiamo entrambi. Dunque...". E preso il suo cellulare lo accese. Irene pensò che volesse riprenderla in quello stato di estrema "libertà", ma le intenzioni del porco erano ben diverse. Una ad una, fece scorrere sullo schermo, mostrandogliele e commentandole, le foto dell'incontro con Roberto che erano state l'inizio di tutto, ma soprattutto quelle che - a sua insaputa - le aveva fatto durante il convegno di sesso a casa sua... La giovane non credeva ai suoi occhi: erano centinaia di scatti, di video, ogni singola cosa era documentata! Fece per togliergli di mano il telefono per distruggere quelle prove così compromettenti, ma l'uomo fu più lesto, e a bruciapelo ringhiò sottovoce: - "Ehi, puttanella, ti credi così furba? Se non vuoi che le pubblico sui nostri social e che non le faccia vedere al mio amico, devi fare quello che ti dirò adesso...". Irene scoppiò in lacrime. Avrebbe voluto mandarlo al diavolo una volta per tutte, ma sapeva bene che non stava scherzando... E poi le conseguenze. In quattro e quattrotto, considero' i problemi e i contro. Si disse: - "Certo che se Luca lo venisse a sapere, tempo un minuto mi lascerebbe e mi farebbe licenziare anche dalla palestra. Ci mancherebbe solo questo! No, non me lo posso proprio permettere...". Così, anche se controvoglia, accettò a scatola chiusa, e Carlo calo' il carico. Le spiegò, senza tante cerimonie: - "Benissimo, vedo che cominci a ragionare, d'altronde sei una ragazza intelligente e sicuramente ci intenderemo. Ascoltami... Ho degli amici che stanno cercando la protagonista femminile per girare un film porno, e... Non dire di no, vedrai che anche questa esperienza ti piacerà. D'altronde, la stoffa della troia c'è l'hai tutta... Ahahah...".
Ormai Irene era nelle sue mani, e l'uomo fece di tutto per approfittare del momento. Mezza nuda, Irene gli suscitò un'altra insana idea. E guardandole con sguardo allucinato la fica, con voce roca dall'eccitazione le propose: - "Perché non mi fai vedere come fai pipì? Così potrò parlare bene di te al produttore, e avremo altre carte buone da giocarci...". Un nuovo contraddittorio si instaurò tra i due, e la ragazza quasi urlò: - "Che schifo d'uomo che sei! Ma ti rendi conto? Non hai già avuto abbastanza?". E lui, con midi spicci: - "Su, Irene, giuro che stavolta non ti tocco...". E così fu. Carlo si mise in un angolo, mentre lei - a questo punto - decise di giocare davvero a fare la maiala... Si aprì le labbra della fica mettendo bene in mostra lo sbocco dell'uretere. Da lì, trascorsero altri pochi istanti affinché la pioggia dorata cominciasse a sgorgare, limpida e gorgheggiante. Un getto impetuoso, che lentamente andò ad affievolirsi per poi cessare del tutto... A questo punto, con la bava alla bocca, Carlo fece un profondo respiro e sussurrò: - "Andiamo, pulisciti e torniamo di là. Per il film, restiamo che mi farò vivo io...".
Tornato a casa quella sera, il porco si mise subito al lavoro... Chiamò Roberto avvisandolo che presto avrebbe avuto un'altra occasione di godersi quel bel bocconcino, e lo stesso fece con altri due uomini, un nero e un bianco, entrambi noti per avere un cazzo enorme... Un quinto uomo avrebbe fatto parte di quel piano: sconosciuto alla ragazza, sarebbe stato inviato da lei per condurla al luogo convenuto, lasciando loro quattro liberi di prepararsi al meglio all'evento. Ci sarebbe stata anche una troupe di ripresa, ma sarebbe stato solo un dettaglio...
Qualche giorno dopo, quando ormai Irene credeva che la minaccia di Carlo era tutto un bluff, ecco che le squillo' il cellulare. Era un messaggio whatsapp. Incuriosita, la giovane andò a leggere da chi proveniva, ma vide che il numero da cui proveniva non era tra i suoi contatti. Lo aprì, e c'era scritto: "CIAO, CARLO MI HA DATO IL TUO RECAPITO E IL TUO INDIRIZZO. TI ASPETTO AL PORTONE. SBRIGATI". La ragazza capì subito chi era, e le sue speranze crollarono come un castello di sabbia. Fece tutto come le era stato chiesto. L'uomo era un tipo taciturno, e a nulla valsero le domande che durante il viaggio gli fece. Infine, la macchina si arrestò, e il tipo le indico' di scendere. Erano arrivati in un paesino poco distante, in una stradina isolata, dove non c'era nulla di particolare tranne pochi caseggiati. Irene si guardò intorno, e proprio in quell'istante si aprì un portone da cui uscì un tipo losco. Le disse: - "Tu sei Irene? Piacere, sono il produttore, sono contento che abbia accettato la nostra offerta di lavoro...". Diffidente, disperata e disorientata, si fece precedere all'interno, e scesero giù in uno scantinato poco illuminato, fino ad una porta di ferro uguale a tante altre. Il produttore la apri, e dentro l'atmosfera cambiò completamente... La sala era illuminata a giorno ma non c'era anima viva... Irene si guardò bene intorno, e vide un arredamento come se si trattasse di una palestra. Fece qualche passo, e vide ancora - in mezzo alla stanza - come un lettino che sporgeva mezzo dentro e mezzo fuori da una parete divisoria, posizionato ad un'altezza che le ricordava pressappoco quella del bacino di un uomo, mentre dal lato della testa vi erano dei buchi molto più piccoli...
Non era una santa, la ragazza, e si ricordò di aver già visto quell'attezzatura in alcuni film porno… Pensando di essere sola, disse: - "Ma certo, è per il gloryhole!". Purtroppo per lei, dietro a quella parete c'era il regista che stava organizzando la scena, e che con modi spicci le rispose: - "E che ti credevi, di essere la Principessa invitata al ballo di corte? Ma stai tranquilla, troia, che ti divertirai... Intanto spogliati e sdraiati sul lettino, con le gambe oltre la parete, che cominciamo con qualche pompino di riscaldamento...". Irene rimase basita per il modo sgarbato in cui era stata apostrofata da quello sconosciuto, e capì le intenzioni misteriose di Carlo nella toilette. Ma, anziché spaventarsi per ciò che l'aspettava, eccitata dalla situazione, si lasciò andare facendo riemergere prepotentemente i geni che le aveva trasmesso sua madre, la quale da giovane era letteralmente affamata di cazzi. Ad ogni modo, fece come le era stato ordinato... Si denudò completamente, e quindi tirò fuori i piedi dal foro praticato nella parete divisoria. Dall'altra parte, un uomo glieli afferrò per legarli con delle cavigliere alla parete, mentre le braccia gliele lasciarono libere di muoversi a suo piacimento... Adesso, Irene si trovava con con la fica e il culo all'aria, e alla mercé di chiunque… Tesissima e supina, poteva vedere pochissimo…
Ad un certo punto, un brivido improvviso la fece sussultare sul lettino e la poveretta esalò un urlo: un uomo aveva cominciato a frugarla ovunque nella sua intimità, per poi infilarle brutalmente due dita dentro la sua passerina ancora asciutta per la tensione emotiva… Poi, lo stesso individuo si mosse per sputare sulla fica, e solo in quel momento, da sopra la parete divisoria, lei intravide spuntare la sua testa fino agli occhi. Al contatto, sentì che quel maschio aveva ancora il pisello flaccido, e per farselo venire duro prese a sfregarlo in mezzo alle sue grandi labbra. Fuori copione, la troia sussurrò: - "Oh mamma, è bellissimo... Sii...". Pochi minuti, e glielo mise dentro che era duro appena sufficiente per una penetrazione decente, ed Irene lo percepi' crescere nel suo ventre… Quello stato di essere completamente all'oscuro di chi stava usando liberamente del suo corpo la fece ben presto andare fuori giri. Chiuse gli occhi, e dopo pochi colpi - soffocando in gola uno strillo acuto - ebbe un primo orgasmo, con potente e prolungata squirtata annessa. Ancora ansimante, udì intorno a lei la voce di due uomini che stavano ridendo… Apri gli occhi e vide i loro piselli che si dimenano a pochi centimetri dalla sua bocca… Erano uno bianco e un altro di colore, e i "legittimi proprietari" indossavano dei caschi integrali, percui non pote' guardarli in faccia, ma solo ammirare le dimensioni del membro africano che erano davvero ragguardevoli...
Poi, fu un flash... Lo sguardo della ragazza cadde sul corpo del maschio bianco... E vide degli arti inferiori piuttosto esili, un addome abbastanza sporgente che sovrastava peli pubici in gran quantità, e per finire un cazzo non troppo sviluppato nonostante il proprietario stesse armeggiando per farlo crescere, con una disperata pratica di autoerotismo… Si disse, mentre ancora stentava a riprendersi dal piacere che le era stato inflitto: - “Io questo corpo, questo cazzo così problematico l’ho già visto…”. Ma non fece in tempo a trovare la risposta che, all’improvviso, senza volerlo, quel cazzo le sborrò in faccia. Eccitata come non mai, Irene non perse tempo, ed assaporò lo sperma di quell’uomo che – caldo – le colava lungo il collo, sulle labbra, e naturalmente in bocca. Poi, trascurando il copione, inferocita e insoddisfatta, pretese che costui completasse il suo lavoro: - "Non ti piacciono le mie tette? Forza, sborraci su...", gli disse. E ottenute le ultime gocce di sborra da quel poveretto, con le sue stesse mani se la sparse come un prezioso unguento…
Non era finita, anzi, quella che da principio le era sembrata una forzatura adesso le stava piacendo, e non poco. Ora, sentì che qualcosa si stava appoggiando alla sua vagina. Qualcosa che aveva una compattezza e una dimensione molto maggiore del precedente. Avendo la visuale impedita, avvertì però che doveva essere un cazzo eccezionale, simile a quello di un grosso equino… E disse, stavolta a voce alta, con timore e facendosi udire distintamente da tutti i presenti: - “Mio dio, no, questo mi squarcia la fica!”. Era un altro uomo di colore che la stava aprendo. Glielo poggiò energicamente in mezzo alla fessura, ma la sua circonferenza era tale da non permettergli di entrare facilmente, nonostante Irene fosse ben “preparata” dalle molte esperienze che aveva fatto in vita sua. Spingeva il nero, spingeva facendo sempre più pressione, e provocando in quella puttanella un dolore intensissimo, quasi insopportabile, ma alla fine riuscì ad entrare… Le assestò molti altri colpi terrificanti, e ad ognuno di essi guadagnò centimetri preziosi dentro il suo grembo, intanto che le sue grosse palle sbattevano ripetutamente sul buchino posteriore. Il maschio iniziò una serie di penetrazioni impressionanti, e gli orgasmi di lei si susseguirono con una frequenza tale da crearle spasmi dirompenti... Si sentì realmente spaccare, ma godeva tantissimo, era un vero paradiso, finché quel cazzo enorme non scoppiò anche lui in un orgasmo tale che le riempi' la pancia. Rimase dentro, tremante e pulsante, per un tempo che a Irene parve indefinibile tanto fu piacevole. Poi, lo tirò fuori e si accosto' alla porta d'ingresso, lasciandola con il ventre - fuori e dentro - pieno di sperma...
A Irene tutto ciò non sembrava vero, e così quando le fu avvicinato alla bocca un incredibile, grosso palo di più o meno 25 centimetri, non lo rifiutò. Oltre ad essere ben lungo, era anche smisuratamente largo, forse come quello che l'aveva scopata. Inoltre, era incurvato verso il basso, ma già duro e immobile... Stava per afferrarlo con entrambe le mani quando - per aggiungere un'ulteriore perversa pennellata di sfrenato desiderio - il nuovo beneficiario dei suoi servigi gliele bloccò con una delle sue e le disse: - "Eh no, porcellona bianca, solo di bocca... Voglio proprio vedere quanto sei brava e quanto ti ci vuole a farmi venire...". Irene non fiato', anche perché era già stata oralmente tamponata. Con voce innaturale e stranamente dolce, il nero continuò: - "Adesso succhiamelo!". L’odore che quel cazzo emanava, era per lei come un potente afrodisiaco, da cui non riusci' a resistere. In un sol colpo glielo mise tutto in bocca. La ragazza, che non si aspettava una manovra tanto repentina, rischiò di vomitare, ma fu soltanto una sensazione che le inviò il suo cervello. Aveva la gola piena, e quello stato "paralizzante" la mando' in estasi. Anche avesse voluto, non sarebbe riuscita privarsi di quel cazzo, era soddisfatta di averlo accolto nella sua bocca, di "masticarne" il sapore, di saggiarne con la lingua la lunghezza, ma soprattutto le piaceva quella sensazione di rischio causata dal dover tenere la bocca aperta a dismisura, come se la mascella stesse per esplodere da un momento all’altro... Quel cazzo era circonciso, e dunque Irene pote' andare subito a succhiare la cappella. Succhiò forte e tanto, come se quella fosse l'unica cosa importante, mentre quell'organo non dava il minimo accenno di un orgasmo. Benché in quella scomoda posizione, mosse gli occhi verso il nero e sembrò volergli dire qualcosa... Ma lui, spingendo, glielo caccio' sempre più contro il palato e grugnì: - "Stupida troia da bordello, pensa solo a succhiare...". Irene adesso leccava lentamente il glande, ma senza fermarsi, con delle rapide passate sul frenulo, come fossero punture di spillo. Sentì il nero che cominciava ad ansimare, con il fiato sempre più corto, e a un certo punto lui - con tutto il fiato che aveva nei polmoni - gridò: - "Oh, siiii... Svuotami i coglioni... È tutta tua, vedi quanta c'è n'è??". Sborrava come un mulo, e quando tutta la sborra era finita nella bocca della giovane puttanella, il nero lo estrasse. Era diventato un serpentello moscio, sempre di proporzioni ragguardevoli ma che incuteva un po' meno timore... Quello che però fu impressionante, fu vedere la bocca di Irene che era completamente ripiena di un fluido biancastro fino alle labbra. Gli sorrise, e tutto d'un colpo degluti'. Il nero non aveva mai visto una cosa del genere, strabuzzò gli occhi, e istintivamente la apostrofò: - "Che porca, donna bianca!". E anche lui si allontanò, mettendosi in disparte ma rimanendo nella sala...
Dietro la parete divisoria era rimasto ancora un uomo, pronto a prendersi la sua parte... Improvvisamente, Irene si sentì aprire le natiche come fossero le due metà di una mela e un pollice prima le solleticò e poi le invase lo sfintere. Sussultò, e con la mente tornò a quando Carlo l'aveva sverginata. Era stato doloroso, ma anche piacevole, e la ragazza sperò potesse ripetersi qualcosa di simile... Perciò, quando accadde che il suo intestino fu nuovamente invaso da ciò che doveva essere un bel pisellone, non riuscì a trattenere un flebile sospiro: - "Uhhh, si, spaccami ma fammi godere...". Poi, come volesse parlare a quel maschio che comunque dava l'impressione di saperci fare, continuò: - "Ma c'è l'hai così grosso?". Era ovvio che non avrebbe avuto nessuna risposta, ma quando cominciò a martellarla senza pietà infliggendole una "punizione" tanto severa, Irene non pote' fare altro che implorare: - "No, No... Ma chi sei, lo stesso che mi ha spaccato la fica??". Eccitatissimo da quelle parole, Carlo era diventato più efficiente di una sex machine, e per una decina di minuti non cessò di lavorare di bacino per allargare bene il budello. Ma anche lui era un uomo, e così fini' per eiaculare... La giovane, nuovamente sollecitata, restò immobile a godersi un'iniezione di sperma che pareva inarrestabile. A un certo punto, quando quel fiume in piena stava ancora correndo a ritroso verso lo stomaco, Irene trovò la risposta a quella domanda che la stava tormentando da un po'. Esclamò, tra se e se: - "Ma certo!, come ho fatto ad essere così stupida e non capirlo prima? È Carlo! D'altra parte, è innamorato del mio buco di culo...". Quando poi finalmente finì di sbudellarla e tirò fuori il cazzo, l'uomo guardò il "regista", il quale capì che lo spettacolo era finito e diede la canonica fine delle riprese...
Fu un po' come una sorta di "tana libera tutti". Infatti, sciolte le caviglie della donna, i quattro fortunati che se l'erano goduta in tutti i modi uscirono allo scoperto. Seduta ancora sul lettino e traboccante di sperma, Irene si trovo' dinanzi quei cazzi, mentre i due che avevano il volto coperto dai caschi integrali se li sfilarono. E lì, la sorpresa: il bianco era Roberto! Lì guardò lentamente ad uno ad uno, finché non riconobbe anche l'altro suo aguzzino, l'amico del suo fidanzato... Allora, Carlo scatenò un applauso, seguito dagli altri tre e da tutti i componenti della troupe - in realtà, ammirati spettatori - ancora presenti. Poi, le disse: - "E brava la nostra troia... Sono state due ore intense, ma hai dimostrato di saper tenere a bada chiunque...".
10. Tutta questione di culo.
È evidente che oramai Carlo e Irene hanno di fatto stretto un patto d'acciaio. Carlo, deve fare molta attenzione se vuole continuare ad avere dal suo amico preziose informazioni - anche intime - circa la fidanzata, mentre la ragazza era chiaro che fosse senza via d'uscita perché troppo spaventata e non si poteva permettere di andare a raccontare tutto a Luca per avere il suo supporto...
È Agosto quando in via confidenziale arrivò alle sue orecchie che la coppia sarebbe andata a trascorrere una breve vacanza a Venezia, e allora il Perito iniziò a domandarsi cosa e come poter fare per non rimanere da solo in città. La sua passione segreta per Irene stava crescendo di giorno in giorno, e soprattutto la pratica anale lo stava coinvolgendo senza via d'uscita. Così, in un momento di relax, decise che doveva seguirli. Ad ogni costo. Anche se ciò doveva significare corrompere le cameriere dell'albergo. Per conoscere la dimora scelta dai due non ci furono problemi, poiché i suoi modi di fare subdoli condussero Luca ad aprirsi con lui, confidandogli che sarebbero scesi al "Serenissima". Logicamente, la giovane non venne a sapere nulla, fino al giorno in cui accadde l'impensabile...
Quella mattina Carlo era appena arrivato in città, e dopo aver svolto le consuete pratiche di accredito presso l'hotel si imbatté in un cameriere che dall'aspetto dimesso doveva essere lì a "guadagnarsi la pagnotta". Chissà, a casa firse l'aspettava una famiglia numerosa, e il nostro uomo punto' proprio su questo fatto... Lo fermò in un angolo isolato e in penombra e dopo esserci entrato un po' in confidenza e saputo il suo nome - si chiamava Madud - gli spiegò ogni cosa. Gli disse: - "Madud, mi devi aiutare. Se tutto andrà bene, saprò essere riconoscente, e chissà che anche tu non ti divertirai...". Ma il bengalese era titubante, perché aveva paura - se qualcosa fosse andato per il verso sbagliato - di perdere il lavoro. Allora Carlo gli mise in mano una banconota da cento euro. Tutto felice, Madud non smetteva più di ringraziarlo, e alla fine gli domandò: - "Said, tu comanda e io ubbidisco! Cosa devo fare?". Il nostro, sicuro di aver la partita in mano, rispose sottovoce: - "Mi devi procurare un passepartout e mi devi aiutare... Qualunque cosa succeda, devi sempre ascoltare i miei comandi. A proposito, ce l'hai una corda bella resistente?".- "Certo, signore", disse l'altro con fare cospirativo. Andò nello spogliatoio a togliersi la divisa, lasciando uno spiraglio del piccolo ambiente accostato, tanto da permettere a Carlo di intravedere ciò che non avrebbe mai immaginato: tra le gambe di quel piccoletto, penzolava - flaccido - un pisellone che a occhio e croce doveva misurare almeno 20 centimetri...
Nel frattempo, i due innamorati erano appena rientrati nella loro stanza, dopo una cena leggera e una visita "by night" della città, e si stavano preparando per andare a letto. Ma a un certo punto a Luca venne voglia di fare l'amore con la sua donna. Tempo pochi minuti, ed erano nudi e avvinghiati l'uno all'altra, impegnati a dare e ricevere effusioni amorose che non si accorsero ciò che stava accadendo alle loro spalle... Era ormai notte. Fuori dalla camera, Madud stava armeggiando con la sua chiave, e in pochi istanti riusci' a scardinare la serratura. Aprì lentamente la porta ed entrarono, rimanendo immobili in un angolo. Luca e Irene, intanto, continuavano nelle loro evoluzioni senza accorgersi di nulla. Stufo di attendere, Carlo - richiusa la porta a chiave alle loro spalle - gridò: - "Sorpresa!". E in effetti fu una sorpresa per i due amanti, che prima si guardarono sbigottiti e poi afferrarono il lenzuolo e coprirono le loro "vergogne". Fu Luca il primo ad aprire bocca: - "Carlo, ma che ci fai qui??". E Irene, piangendo: - "Luca, fai uscire quell'uomo!". Allora Carlo si mise a ridere e rispose all'amico: - "Sai, devo dire che sei un po' sprovveduto... Ti ricordi quando ti chiesi dove andavate in vacanza e tu mi hai spifferato ogni cosa? Eh, povero Luca, ti fidi troppo... Però, visto che sono qui, perché non approfittare della situazione?". Si avvicinò al letto ed afferrato il ragazzo per un braccio se lo trascinò con sé. Poi, ordinò al bengalese: - "Prendi la sedia... Non vuoi che il nostro amico assista comodamente allo spettacolo?". Il cameriere obbedì sollecitamente. Luca vi fu sbattuto sopra, e con parecchi giri di corda fu legato. Gli furono allargate le gambe per mettere in bella mostra la sua virilità, dopodiché Madud rimase a sorvegliarlo, mentre le attenzioni di Carlo si spostarono su Irene...
È trascorso poco più di un mese dal gloryhole, e la giovane non ha dimenticato quel trattamento. Avrebbe voluto dimostrare al suo fidanzato di essere una donna virtuosa, ma Carlo prese subito l'iniziativa. La fissò negli occhi come a volerle fare capire che la sua intenzione è sempre la stessa, che da lei vuole sempre e solo una cosa, e poi le strappò via quel lenzuolo che le era rimasto tra le mani, gettandolo a terra... Lentamente, come in una sorta di burlesque, cominciò a spogliarsi, finché non rimase in slip. Da sopra, si vide chiaramente tutta la sua eccitazione, il pacco gonfio e che spingeva per uscire. A questo punto, l'uomo si accostò ad Irene, la quale - al contatto della sua coscia - sobbalzò. Allora Carlo perse la pazienza e la apostrofò dicendo: - "Senti puttanella, non fare la santarellina, con me non attacca... Lo sai cosa devi fare... Sù abbassami le mutande e cominciamo senza perdere tempo!". Ma Luca, che era rimasto muto fino a quel momento, cercò di impedirlo, urlando nella speranza che dalle altre stanze sentissero le sue grida: - "Brutto maiale, e tu saresti mio amico?? Non ti devi permettere di parlare così alla mia compagna! Lasciala stare e vattene, e portati via questo straniero. In nome della nostra amicizia, ferma questa follia!". Carlo guardò i due amanti, prima Irene e poi lui, come se non avesse capito bene cosa gli stava dicendo, e infine gettò la maschera: - "Ma quale amicizia? Non sai da quanto tempo me la sego guardando il suo Instagram o quando usciamo insieme! Adesso, però, è arrivato il momento che tu sappia tutto, e che veda di cosa è capace questa troia... Non lo immagino neanche, povero cornutello!". E detto ciò, con due dita di tolse gli slip, prese in mano il suo membro moscio e lo porse alla ragazza alla stessa maniera che avrebbe usato se le avesse offerto una primizia... Irene era letteralmente impacciata. Il cazzo aveva sempre esercitato su di lei un'attrazione del tutto particolare, ma non voleva offendere il suo uomo davanti a costoro. Perciò abbozzò una timida reazione: - "Tu sei pazzo, ma per chi mi hai preso?". Ci volle la capacità persuasiva di Carlo per ridurla a più miti consigli. Prese il pisello come fosse una frusta e con esso le schiaffeggiò il volto. Umiliata, la giovane acconsentì alle sue richieste... Dinanzi a Luca, esterrefatto, aprì la bocca e cominciò a succhiarlo, mentre con le unghie delle dita della mano sinistra le accarezzò le palle. Andò avanti così per buoni cinque minuti, poi estrasse quel cazzo dalla bocca... Non si era sviluppato molto in lunghezza, ma aveva assunto una larghezza che Irene aveva già potuto sperimentare...
La voleva inculare, su questo non c’erano dubbi, ma voleva anche qualcosa di insolito… Si adagiò supino accanto a Irene - su quello stesso letto che fino a pochi momenti prima era stato l’alcova dei due amanti - per prendere fiato e ponderare bene il da farsi. Stava osservando con sguardo lussurioso la fidanzatina, quando lei balzò verso di lui e andò a piazzarsi – restando in piedi - a cavallo delle sue gambe… Luca, allora, ebbe un fremito di rabbia e terrore allo stesso tempo, e rivolto a quell’uomo gli disse: - "Stronzo, non vorrai mica scopartela? È la mia donna, tu continua a farti le tue belle seghe, che non sarebbe affatto una novità!". Poi, a lei fece una richiesta benché sapeva già che sarebbe rimasta senza riscontro: - “Irene, forse merito una spiegazione...". Purtroppo, il ragazzo aveva frainteso i movimenti di quella troia, la quale furiosa subito lo mise a tacere: - "Tranquillo, non mi scopa…”. Senza aggiungere altro - tete a tete con Carlo - si accucciò e si aprì le natiche, strusciando poi il suo sfintere contro la punta della cappella del Perito. Restò a trastullarsi così per alcuni secondi, si voltò, e incrociando lo sguardo implorante di Luca – con un sorrisino sarcastico – continuò, con disprezzo: - “Lo vedi che non mi faccio chiavare la fica? Ma cosa pretendevi? Che dessi via un culo come il mio, che ha mille pretendenti, a un pisello come il tuo che è poco più di una supposta? No. E adesso lasciami stare, sta a guardare e impara di cosa ha bisogno una femmina come me...". Scese oltre, e si calò fino all'ingresso del suo budello. Ma mentre la cappella stava per varcare inesorabilmente l'ingresso, si sentì nuovamente la voce angosciata - quasi piagnucolosa - di Luca: - "Amore, ti prego, non farlo... Noi ci andiamo amo, non è vero?". Per tutta risposta, Carlo diede uno sguardo di consenso al cameriere, ingiungendogli: - "Fai tacere questa checca!". Madud raccolse immediatamente l'invito. Girò intorno al ragazzo e gli si piazzò davanti. E fu allora che tutti i presenti compresero il modo in cui il bengalese lo avrebbe messo a tacere... Si era denudato, e adesso il suo uccello - aiutato anche dalla visione della ragazza in quella posizione - era in tiro. Proprio a un dito dalla bocca di Luca... Al quale disse, in un italiano precario: - "Succhiamelo, dai...". Ma il ragazzo, sulle prime, si rifiutò categoricamente, serrando il più possibile le labbra, e costringendo il cameriere a fare forza come se stesse sverginando una fica molto stretta. Una, due, tre spinte decise, finche tutta l'asta fu nella bocca di Luca, lasciando fuori solo le palle e finendo la corsa sul palato... Poi, Madud cominciò a pomparlo, e più andava avanti e più il giovane opponeva sempre meno resistenza. Al che Carlo, gustandosi anche quello spettacolo imprevisto, scoppiò a ridere, e fece: - "È incredibile! Guarda, Irene, è proprio bravo, forse pure meglio di te... Guarda, guarda come gli piace!". Intanto il cameriere stava aumentando decisamente la potenza e la frequenza con cui entrava e usciva dalla bocca del fidanzato, finché non si irrigidì e si arrestò dentro. Era venuto! Lo cacciò fuori, con la cappella lucida del suo stesso piacere misto alla saliva di Luca, che lentamente cominciava a colargli ai margini della bocca...
A Carlo era venuto ancora più duro. Umiliare l’amico spassandosela con la sua donna non aveva prezzo, e su questo i due fedifraghi erano d’accordo. La troia riprese quel gioco che aveva suo malgrado interrotto. Riprese a spingere, con movimenti rapidi, circolari e ritmici del bacino, scuotendo velocemente le grandi natiche in modo provocatorio. Spinse con decisione, ma ormai aveva preso le misure a quel cazzo largo come una lattina e non gli faceva più male; anzi stava cominciando a godere con quell’oggetto estraneo conficcato nell’intestino, tanto che si andò a stimolare furiosamente con tutta la mano nella vagina... Squirtò come una cagna, seguita immediatamente dal suo “socio”, il quale sborrò anche l'anima. Quando finalmente Irene si tirò su e il pisello di Carlo se ne uscì, l'ano non era più un buco ma una autentica voragine... una cataratta da cui sgorgò in abbondanza una biancastra e densa crema...
Carlo, sfinito ma pago, si allontanò dalla puledra e si andò ad accomodarsi a terra vicino a Luca. Gli appoggiò una mano su un ginocchio con fare cameratesco, e ridacchiando osservò: - "Ora sì che siete una vera coppia, tutti e due affamati di cazzo, tutti e due mangiatori di seme... Però,da te proprio non me lo aspettavo... Ahahah...". Il ragazzo era ancora legato come un salame alla sua sedia, e quindi non poté reagire come forse avrebbe desiderato, però ebbe la forza di destarsi e di guardare negli occhi l'altro. Deluso, lo apostrofò: - "Carlo io e te abbiamo chiuso. Pensavo mi fossi amico, e invece... Hai approfittato delle confidenze anche intime che ti ho fatto in tutti questi anni per scoparti in lungo e in largo quella vacca...". Poi, guardò Irene che se ne stava con fare lascivo sul letto, e le urlò: - "Troia. Sei solo una lurida troia. Con me hai sempre fatto la schizzinosa, non mi hai mai dato il culo, giustificandoti con mille scuse... E invece, guardati! Ti sei fatta sfondare sotto i miei occhi e senza ritegno... Proprio come una prostituta". Infine, rivolto ad entrambi, prese la decisione che gli costò di più: - "Per favore, scioglietemi e andatevene via... Tu non sei più la mia donna, e tu – Giuda! - non sei più mio amico...".
11. Epilogo
Sembrava tutto finito lì, ma il Destino stava scrivendo una storia diversa. Infatti, la mattina dopo i due giovani tornarono separatamente alla loro vita di tutti i giorni. Luca era ancora troppo innamorato della ragazza, e non ebbe il coraggio di intervenire per farla licenziare. Dal canto suo, Carlo aveva approfittato di quanto accaduto nella città lagunare per continuare a frequentare Irene...
Tutto ciò, si protrasse finché un giorno Luca non prese coraggio e diede un colpo mortale al suo onore. Ebbene, chiamò Irene chiedendole un ultimo incontro. La giovane, in evidente imbarazzo, dapprima rifiutò, immaginando bene la situazione che gli si sarebbe potuta prospettare, ma poi - in nome di tutti gli anni della loro relazione - pensò che tanto non sarebbe potuto accadere nulla che lei non avrebbe voluto... Si ritrovarono in un giardino pubblico, dove Luca mise subito in tavola le sue carte. Le disse, senza preamboli: - "Stai tranquilla, non ho nessuna intenzione di farti licenziare... La vendetta non mi appartiene. Certo, non mi sarei mai aspettato di stare con una donna così spregiudicata e affamata di cazzi... Ecco, volevo solo che tu sapessi questo... Vai con il tuo Carlo, che siete della stessa pasta e io non saprei proprio come trattenerti... Ah, un'ultima cosa: vedervi così, nonostante tutto, mi è piaciuto moltissimo...". Tacque, e tacque anche lei. Ma dopo una certa riflessione, Irene gli prese una mano, la strinse tra le sue e piangendo gli chiese: - "Se vuoi... Possiamo restare insieme... Io non ho nessun altro uomo se non te... Il resto, è soltanto sesso... Nient'altro ". A questo punto, Luca si sentì spiazzato, la guardò negli occhi e l'abbraccio' dicendole in un orecchio: - "Sei sicura?". E lei: - "Sicurissima".
Così i due erano tornati insieme. Ma c'era ancora la faccenda con Carlo da sistemare. Perciò, quello stesso pomeriggio Irene bussò alla porta della dimora romana del benestante uomo. Un altro momento di imbarazzo la colse, ricordando ciò che era avvenuto tra quelle mura. Tutto d'un fiato, lo mise al corrente dell'incontro con il suo amico: - "Ci siamo rimessi insieme. Lui non voleva, sono stata io ad insistere...". Carlo, restò allibito, si prese il viso tra le mani e rispose: - "Cosaaa?? Ma come hai potuto farlo? Stupido com'è ti aveva lasciata libera e tu cosa hai fatto? Gli hai detto no resto con te? Ah, lascia stare... Come al solito devo sistemare tutto io...".
Così, si mise di nuovo all'opera. Senza avvisarlo, lo raggiunse al suo ufficio. Incredulo Luca si alzò di scatto, ma l'altro fu più lesto e chiuse a chiave la porta alle sue spalle. Poi, saltando ogni tipo di convenevoli, entrò subito in argomento: - "Senti checchinella, hai visto come si scopa una vera femmina come Irene? E tu, pensi davvero di poterlo fare? Sei impazzito, no!? Ascolta, sono qui per proporti un accordo. Va bene, Irene ti vuole come fidanzato, e io non voglio contrariarla. Ma vuole soprattutto me come amante. Dunque, possiamo fare una cosa... La sposi ma non la scopi. Ci siamo capiti? Sarai il suo cuck...".
Da allora, i tre si incontravano ogni volta che Carlo lo voleva... Luca gli portava la donna, in un hotel fuori mano oppure - quando voleva umiliarlo completamente - in un hotel in città dove tutti lo conoscevano... I tre, entravano in una grande camera da letto, Luca - dopo essersi denudato - si sistemava in poltrona con il suo cazzetto tra le mani pronto per masturbarsi, e gli altri due finivano per scopare alla grande, come se non vi fosse un domani...
FINE.
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