01 - Le Lesbiche Combattenti - La Prima Volta

ombraerotica
3 days ago

Sono Selena, una studentessa fuori sede che studia a Roma. Sono ormai fuori corso, e i miei genitori qualche giorno fa mi hanno dato una brutta notizia. Non potranno più pagarmi la retta universitaria e, soprattutto, il costoso affitto. Devo trovare una soluzione nel giro di due mesi o finirò in mezzo alla strada. Io voglio assolutamente terminare gli studi, e un giorno parlai con una mia collega di università della condizione in cui mi trovavo. Fu lì che la mia vita cambiò in maniera radicale.

«Samantha, mi dispiace, penso proprio che a breve non saremo più colleghe, dovrò abbandonare l’università» le dico, mentre facciamo una passeggiata in direzione del bar in cui più volte ci siamo ritrovate a fare gossip.

«Per quale motivo?» mi chiese, stupita.

«Non ho i soldi per rimanere qui a Roma, dovrò tornare al mio paesello oppure trovarmi un lavoro. Ma come farò a conciliare entrambe le cose? Già lo studio mi sfinisce. Avrei davvero poche ore da dedicare al lavoro, e sarebbero persino ore malpagate.»

«Questa è una bella grana…» mi disse, giunte davanti al bar.

«Non so neanche se potrò più permettermi il gelato qui. Devo iniziare a risparmiare.»

«Selena! Ma che, sei matta? Ti stai preoccupando troppo! Intanto il gelato te lo offro io. Non ti creare problemi.»

Ci sedemmo, ma avevo qualche remora, mi sentivo a disagio. In fondo però era la sola persona che potesse darmi conforto, e magari un buon consiglio. Per un attimo mi perdo nei miei pensieri, e mi rendo conto che sono fortunata ad avere un’amica come lei. La guardo, a Roma potevo fidarmi soltanto di lei, e l’avevo sempre trovata attraente, m stupiva il fatto che non avesse un ragazzo. Eppure aveva la fila dietro. Le sue gambe sode, e quel culo da urlo attraevano chiunque, persino me, che più di una volta mi ritrovavo incantata a sbirciarlo. Non sono lesbica, o almeno, quel preciso giorno non credevo di esserlo. Eppure mi era capitato di organizzarmi con Samantha per andare a mare, e in quell’occasione non facevo che sbirciare il suo seno e il suo sedere. Non so cosa mi successe quel giorno, ma tornando a casa mi toccai pensando a lei. L’orgasmo arrivò in fretta e mi lasciò spossata.

«Fai ancora palestra?» le chiesi, dandole uno sguardo veloce al sedere. Quel maledetto sedere.

«Certamente! Non potrei mai smettere!» mi rispose.

«Beata te, i tuoi genitori ti pagano anche quella! Dovrei fare attività fisica anche io, non mi sento per niente in forma!»

«In realtà è da un pezzo che non mi pagano tutto loro.»

«Sul serio? E come fai a permetterti persino la palestra, e l’affitto della tua stanza?» ero davvero molto stupita, da quello che sapevo, Samantha non lavorava.

«Non l’ho detto a nessuno perché non mi andava di approfondire, ma da un po’ di tempo faccio un certo tipo di lavoro. Selena, forse a te posso dirlo.»

«Non mi dire, Samantha, ti sei iscritta su Onlyfans?» l’avrei vista bene in webcam. Forse avrei potuto anche pagare per darle un’occhiata senza vestiti, la sua terza di seno valeva parecchio a parere mio. In quel momento mi ritrovai a riflettere su quanto fossi lesbica, o se non lo fossi affatto, forse tutte le ragazze sono un po’ attratte dal proprio sesso, soprattutto se si tratta di una bella donna. Qualcosa in Samantha di certo mi eccitava, forse proprio perché era mia amica.

«Ma che! Scherzi? Non ci penso proprio a lavorare su Onlyfans. Quello che faccio è più discreto di stare sul web, e molto più eccitante.»

«Di cosa si tratta?»

«Non so se posso parlartene. Si tratta di un lavoro in cui si fa sesso, tu non mi giudicherai, non è vero?»

«Ma no, a meno che tu non ti prostituisca.»

«Mmm… Non proprio…»

«Che significa? Parla chiaro» la spronai, esterrefatta.

«Me ne ha parlato una tipa in palestra. Mi ha vista ben messa, così ha detto lei, e mi ha reclutata per uno spettacolo. Tra poco inizierà persino una sorta di torneo.»

«Un torneo?»

«C’è un pubblico pagante, un pubblico ristretto, ma che paga benissimo. Io partecipo a dei combattimenti e vengo pagata, anche se perdo.»

La guardai stupita e confusa: «Combattimenti? Non ti ho vista mai con un solo livido…»

«Sono dei combattimenti non troppo aggressivi. Siamo soltanto donne, nessun uomo, e… Insomma, ci si diverte. Si lotta e poi si finisce per toccarsi. E il pubblico è felice.»

«Fate le lesbiche?»

«Sì… Io ho sempre avuto una certa curiosità, e anche qualche rapporto sessuale in passato con un’amica. Ma grazie a questo lavoro ho scoperto che avere rapporti con le donne non è affatto male.»

«E lo chiami lavoro?»

«Si fanno soldi facili, e si ho anche il tempo per studiare. Infatti volevo consigliartelo ma vedo che non sei interessata.»

«Non credo che faccia per me effettivamente.»

«Potresti pensarci. Ti ripeto, Selena. Non importa se perdi, ti pagano comunque.»

«Io non credo neanche di avere il fisico adatto.»

«Non è importante. Sei comunque una bella ragazza. Pensaci e fammi sapere.»

 

Quella sera stessa, fui di ritorno nella stanza in affitto. Per tutto il tragitto sin lì non feci altro che pensare a Samantha e a ciò che mi aveva svelato. La immaginava combattere e fare sesso con altre ragazze. Bastò quello a farmi bagnare.

Mi ritirai subito in camera e mi svestì. Mi posi di fronte allo specchio a completare il mio corpo. Non ero allenata come Samantha, ma mi potevo definire una ragazza attraente, con due tette piene e ben proporzionate. Senza quasi rendermene conto notai che i capezzoli mi si stavano inturgidendo. Iniziai a toccarmi la fica.

Dopo essermi masturbata pensando alla mia amica che partecipava a quel torneo, mi misi a letto. Pensando che non facesse affatto per me quel genere di lavoro.

 

Il giorno dopo scesi le scale e incontrai il proprietario dell’immobile che abita al piano di sotto. Mi salutò, ma io abbassai la testa e risposi a stento al saluto. Stavo già male al pensiero che a breve non gli avrei più potuto pagare la quota per la stanza in cui vivevo. Iniziavo già a vergognarmi di me stessa.

Mi fermai in un parco vicino casa e scoppiai a piangere. Poi presi il cellulare, decisa a far di tutto per continuare a studiare e a rimanere a Roma.

«Ciao Samantha.»

«Ehi, ciao Selena, tutto bene?»

 «Ci ho pensato bene. Cosa devo fare per partecipare a quei combattimenti?»

«Oh, la principessa entra nel club. Sono sicura che ti piacerà! Vediamoci stasera al bar. Ti accompagno personalmente.»

 

Fui puntuale all’incontro con Samantha, e insieme ci recammo verso il luogo in cui avvenivano i combattimenti. Si trovava poco fuori città in un posto appartato, all’interno di un edificio alto.

«Noi dobbiamo scendere nei sotterranei» fece Samantha.

«È lì che avvengono i combattimenti?»

«Sì.»

Giunti in profondità scendendo alcune rampe di scale, un uomo alto e muscoloso ci fece entrare, aprendo una porta a vetri su cui era stampato un logo con su scritto “Fighting Girls”.

Samantha mi presentò a un paio di persone e agli organizzatori, che le diedero delle scartoffie da firmare e le dissero che si sarebbe divertita.

C’era tanto da leggere e avrei avuto bisogno di ore per riuscirci a capirci qualcosa.

«Ricorda che non è vincolante. Potrai smettere quando vuoi» mi disse Samantha.

Io notai le cifre a tre zeri per il compenso sui combattimenti. Quindi firmai quasi senza leggere.

Samantha poi mi accompagnò nel luogo in cui si svolgevano i combattimenti. La sua intenzione era quella di farmi vedere come si svolgevano qualora avrei accettato di partecipare.

Appena entrati nell’arena, vidi due ragazze che si rotolavano sul pavimento, afferrandosi e dimenandosi nel tentativo di darsi piacere.

«Chi viene troppe volte ha perso» mi spiegò Samantha. «Sta tutto scritto nell’informativa che hai firmato. Magari a casa leggerai meglio la tua copia.»

«Ah, tutto qui? Sembra divertente.»

«Dipende, se ti piace essere sottomessa allora ti conviene perdere.»

«Perché? Cosa succede a chi perde?»

«Lo vedrai» si limitò a dire.

Il round era terminato, e l’arbitro, una bella donna sulla quarantina, dichiarò vincitrice una delle due ragazze che avevano combattuto.

«Allora! Quando inizia la tua amica?» chiese una voce dietro, rivolgendosi a Samantha, distraendole da ciò che succedeva sul tappeto. A parlare era il proprietario dell’arena, un giovane uomo sulla trentina. Era apparso dietro di loro, sorridente.

«N-non saprei…» dissi quasi balbettando, presa alla sprovvista e guardando l’amica, confusa.

«Se vuole può iniziare questa sera stessa. Una delle ragazze sta male e questa sera non potrà partecipare. Selena, potrebbe prendere il suo posto.»

Samantha mi guardò, era stata presa in contropiede come me.

«Se per Selena va bene…»

«Dovrei prepararmi, allenarmi un po’…» disse Selena.

«Che bisogno c’è? Se perderai avrai comunque vinto, fidati di me.» insistette l’uomo.

«V-va bene allora…» disse Selena, confusa.

«Allora vatti a preparare negli spogliatoi. Tra un’ora è il tuo turno. Samantha, accompagnala tu per favore.»

«Con chi combatterà?» chiese Samantha.

«Con Moira», rispose l’uomo.

Samantha annuì, poi mi fece strada.

«Ti ho vista fare una faccia strana, chi è Moira?»

«È un tipo focoso. Ma è una bella ragazza» rispose Samantha.

«Focoso? Che significa?»

«Che probabilmente ti divertirai», rispose Samantha facendole l’occhiolino.

Nello spogliatoio mi aiutò a vestirmi facendomi indossare un costumino a due pezzi che a malapena mi copriva il seno.

«Tutto qui?»

«Sì» rispose l’amica, sorridendole.

 

Dopo diversi minuti tornai nell’arena. Le due ragazze che lo occupavano precedentemente non c’erano più. Sul tappeto, dalla parte opposta, vidi la ragazza con cui avrei dovuto combattere. Aveva i capelli ricci e folti, sembrava una leonessa, la pelle abbronzata, e un corpo che sembrava allenato. Sodo e con le curve al posto giusto. Si riuscivano persino a intravedere gli addominali scolpiti. Più la guardavo e più mi eccitavo. La sua presenza però mi intimoriva.

Quasi non mi resi conto che era l’ora di andare sul tappeto. Fu Samantha a darmi una spintarella.

L’incontro iniziò subito dopo il fischio dell’arbitro, e Moira mi fu subito addosso.

Non ci capii molto. A un tratto mi sentii catapultata sul tappeto e caddi di schiena, l’avversaria mi puntò subito i seni e tirò via il costume di sopra, con forza. Io mi sentii che il laccio dietro mi faceva male alla schiena e urlai.

Moira allora mi fece girare e mi sciolse il laccio, ma rimase sopra di me, puntando poi al mio sedere.

Sussultai dopo una severa sculacciata, poi iniziò a tirarmi il costume di sotto. Urlai di nuovo, mi sentivo la fica divisa a metà. Mi dimenai allargando le gambe fino a che Moria non riuscì a togliermi pure la parte di sotto del bikini.

Ero completamente nuda, e con quella ragazza che stava dimostrando di essere molto più esperta di me, tenendomi al tappato con il suo culo poggiato sopra la schiena. Sentivo che iniziava a strusciarsi su di me, sfruttando una vertebra della mia colonna.

«Che stai facendo?» chiesi, era qualcosa di insano per me.

«Mi sto divertendo un po’ anche io! Novellina!» rispose Moira, sorridendo e continuando a strusciarsi su di me con più enfasi.

A un certo punto smise, non perse altro tempo e scivolò su di me, sporgendosi e leccandomi la fica da dietro.

Iniziai a gemere, la cosa mi piaceva tantissimo. Soprattutto quando si avvicinava e leccava anche il mio buco del culo.

Mi accigliai, stupita, non avevo mai provato niente di simile prima. Rimasi distesa a pancia in giù, respirando a fatica, mentre sentivo che la lingua di Moira si insinuava in tutti e due gli orifizi, a turno.

Il mio ansimare divenne più forte e cadenzato, inerme di fronte a quel piacere che non avrei mai voluto finisse.

Moira aveva dimostrato essere a conoscenza che ero una delle novizie, ed evidentemente voleva sottomettermi subito. Quindi non perse altro tempo e mi infilò due dita nella fica. Lì lanciai un altro urlo, strizzai gli occhi, iniziando ad ansimare sempre più forte. Il pubblico era in visibilio. Ma per Moira non era abbastanza. Si rivolse a coloro seduti sugli spalti, mentre con la mano destra mi sditalinava la fica, alzò in aria il medio della mano sinistra, per mostrarlo a tutti. Per poi abbassarlo dirigendolo verso il mio ano.

Non me lo aspettavo, non potevo vederlo arrivare quel dito caduto dal cielo, e lanciai un urlo così forte che preoccupò Samantha, ma non per molto. Dopo alcuni minuti iniziai a urlare tutto il mio piacere, venendo per la prima volta su quel tappeto.

Non avevo mai provato un orgasmo simile prima di quel momento, e quando smisi di ansimare, respirando regolarmente, mi accorsi che la mia sfidante l’aveva lasciata andare.

Adesso mi girava intorno facendo dei segni di vittoria. L’arbitro aveva fermato il gioco e dato un punto a Moira. Dopodiché mi diede alcuni buffetti sul sedere per intimarmi ad alzarmi e tornare al centro del tappeto.

Ebbi qualche difficoltà a mettermi in piedi, ma dopo pochi secondi ero di nuovo di fronte a Moira.

La mia rivale mi guardava con ardore. Sapeva che per lei ero una facile preda.

Quando ebbe iniziò il secondo round, Moira scattò subito in avanti afferrandomi per la vita, ero di nuovo al tappeto. Sapevo che stavo tornando a godere.

Il colpo alla schiena mi mozzò il fiato. Moira salì subito sul mio petto e poi con la propria fica sul viso. Era ancora coperta dal costume ma potevo sentire che era molto bagnata anche lei.

Moira iniziò a strusciarsi sul mio viso proprio come poco prima aveva fatto sulla mia schiena, umiliandomi ancora di fronte al pubblico e trattandomi come un semplice oggetto del suo piacere.

Chiusi gli occhi e tentai di divincolarmi mentre sentivo gli umori di Moira colarmi sul viso. Le braccia bloccate dalle sue ginocchia.

«Devi fare meglio di così se vuoi fottermi!» mi urlò Moira, prima di alzarsi e sputarmi in faccia.

Ero confusa da ciò che stava succedendo e non riuscii nemmeno a reagire in tempo. Moira mi afferrò per i capelli e mi fece girare posizionandomi come meglio preferiva. Mi sentivo una bambola nelle sue mani.

Dopo pochi secondi si ritrovo in ginocchio, bloccata dalle gambe di Moira, posta dietro di me, i capelli ancora stretti nella sua morsa, mentre sentivo che l’altra mano si muoveva verso il mio sedere, fino a trovare la fessura della fica. Sentii le dita di Moira insinuarsi di nuovo dentro di me, con estrema facilità, mentre continuava a tirarmi i capelli con forza. Ero talmente bagnata che grondavo umori sul tappeto mentre mi fotteva con le dita.

Mi sentivo completamente sopraffatta, sottomessa da una ragazza che non sconoscevo neanche, di fronte a un pubblico. Ma chiusi gli occhi, godendomi il momento e non pensando ad altro. Avevo ripreso ad ansimare, sempre con più enfasi.

«Ti sta piacendo. Non è vero?» mi chiese.

Ma io non riuscivo neanche a parlare, figuriamoci se avrei potuto ribellarmi a Moira. In quel momento era la mia dea, e non volevo affatto che si fermasse.

«Rispondi, puttana!» mi urlò all’orecchio, smettendo all’improvviso di fottermi con le dita. «Rispondi ti ho detto!»

«Sì! Sto godendo! Per favore continua!» sussurrai.

«Non ti ho sentita!»

Capii che non avrebbe ripreso se non mi fossi umiliata ulteriormente, allora urlai: «Sì! Sto godendo! Per favore continua! Fammi venire!»

«Brava porcellina!» e Moira riprese a fottermi con le sue fantastiche dita. I miei gemiti ripresero subito e dopo pochi secondi venni ancora una volta, più intensamente di prima.

Samantha mi guardava, si stava eccitando talmente tanto da desiderare di essere al mio posto, ne ero certa.

La guardai mentre insieme a Moira tornavo al centro del tappeto, ancora frastornata dall’orgasmo.

Come era prevedibile, iniziò il round e Moira mi fu di nuovo subito addosso. Questa volta non mi difesi per nulla. Mi lasciai cadere e sovrastare dal seno di Moira che mi oscurò la vista. Me le sbatté in faccia con veemenza, ridendo e umiliandomi con parole oscene che a stento riuscivo a percepire mentre il suo seno mi mozzava il fiato. Poi mi afferrò per i capelli e si avvicinò al mio viso, tutti poterono sentire ciò che mi disse.

«Voglio godere anche io adesso! Leccami la figa!»

Moira poi si voltò e si posizionò in modo da compiere il 69. Io ero ancora frastornata, anche a causa degli ultimi due orgasmi, e non capii subito quello che dovevo fare. Così Moira decise di darmi una svegliata, Mi sbatté la fica in faccia più volte, con un twerk che fece esaltare il pubblico, lasciando il mio viso lucido di umori. Nel frattempo aveva anche iniziato a leccarmi la fica, ma soltanto quando io iniziai a fare lo stesso con la sua.

Entrambe ci leccavamo con foga, e stavolta anche Moira lanciò diversi gemiti di godimento, sempre più crescenti. Era però così determinata ad avere anche lei un orgasmo, che smetteva di succhiarmi il clitoride appena sentiva che i miei gemiti erano troppo alti.

«Devi fare venire prima me!» mi disse, in tono sprezzante.

Le sue parole ebbero il risultato sperato, iniziai a leccare sempre più velocemente, finché Moria si alzò ponendosi sopra di me con tutto il sedere. Il viso era sempre più lucido di umori, sino alla fronte, mentre il culo di Moira mi ballava sopra con movimenti rotatori e seducenti. Alla fine Moira venne con un urlò liberatorio, strusciandosi ancora addosso a me mentre veniva presa dagli spasmi dell’orgasmo.

Dopo avermi dato un paio di schiaffetti sul clitoride, che riaccesero subito il mio piacere, si alzò. Lo feci anche io, sicura che al prossimo round sarebbe toccato a me venire, e sarebbe tato l’ultimo, quasi mi dispiaceva. Alcuni attimi dopo eravamo di nuovo al centro del tappeto.

Questa volta fui io la prima ad attaccare, ma Moira riuscì subito a bloccarmi la testa in una morsa, utilizzando le sue gambe come una vera professionista.

Avevo qualche difficoltà a muovermi ed era davvero complicato per me liberarmi, a maggior ragione dal momento in cui Moira riuscì a raggiungere la mia fica.

Riprese a farmi un ditalino a due dita, sempre più veloce e io ripresi a godere subito. Allo stesso tempo, prese a sfregarmi il clitoride. Essendo rimasta a metà con l’orgasmo nel round precedente, venni quasi subito urlando tutto il mio piacere. Eccitata persino dalle sue belle gambe che mi stavano togliendo il fiato in tutti i sensi.

Avevo perso, ma non avevo capito che non sarebbe finita lì.

L’arbitro ci divise e dichiarò Moira vincitrice

«La vincente Moira fotte la perdente Selena! Buon divertimento!» disse l’arbitro.

Io non capivo ciò che volesse intendere. In quel momento avrei voluto leggere tutta l’informativa che avevo accettato entrando in quel luogo.

L’arbitro intanto aveva portato a Moira un cinturino su cui svettava un cazzo di gomma.

Guardai il cazzo finto, nessuno mi aveva detto che ciò era compreso nel combattimento. Lanciai a Samantha un’occhiata stupita. Lei si limitò ad alzare il pollice della sua mano, invitandomi a non preoccuparmi, convincendomi che sarebbe andato tutto a posto.

«Fai la brava adesso! Devo fotterti per bene! E tu ti dovrai lasciare fottere! Sono le regole!» mi disse Moria con tono autoritario, notando la confusione nei miei occhi. Non avevo affatto capito quello che sarebbe successo a chi perdeva il match.

Moira mi afferrò per i capelli e mi costrinse ad inginocchiarmi, sbattendomi il cazzo finto sul viso. Notai che non era molto grande, ma Moira mi sembrava in vena di fottermi con forza. Secondo lei, non erano le dimensioni che contavano, ma la veemenza con cui si viene fottute.

«Succhialo! Puttanella!»

Ancora più intimorita, non persi tempo e me lo misi in bocca. Moira cominciò subito a muoversi, così da fottermi la faccia. Il cazzo riusciva comunque ad arrivare sino in gola.

Continuai a farmi fottere il viso mentre Moria mi diceva: «Alza gli occhi! Devi guardarmi in faccia mentre ti fotto!»

Alzai lo sguardo, dal suo viso era evidente che non aspettasse altro che quel momento. Il momento in cui avrebbe fottuto la novellina di turno.

Il cazzo riuscì ad andare giù, insinuandosi nella mia gola, in quel momento non potevo mantenere il contatto visivo con Moira, i miei occhi si chiudevano in automatico. Ma a Moira non importava. Mi schiaffeggiò così forte in faccia che il cazzo fuoriuscì e io fui costretta a guardare in alto. Moira non mi permetteva di distogliere lo sguardo, in alternativa mi avrebbe umiliata ancora di più.

Riprese a fottermi la bocca, e io mi trovavo costretta a guardarla negli occhi. Da quella posizione vedevo le sue tette ballare a pochi centimetri sopra di me e il sudore colare sui suoi addominali scolpiti. La mia attenzione si concentrò per un attimo sulle sue magnifiche fattezze. E presto venni colpita da un altro sonoro schiaffo che mi mandò al tappeto.

La sberla mi lasciò un rossore sul viso che bruciava, ma non ci pensai più quando vidi Moira che si avvicinava alle mie gambe. Mi afferrò le caviglie con forza e le alzò in modo che la mia schiena fosse costretta a rimanere piantata sul tappeto. Mi alzò il bacino e iniziò a leccarmi la figa. Da quel momento non capii più nulla. Fui in balia della mia avversaria, e godere era l’unica cosa di cui mi importava.

La sua lingua si muoveva con maestria e ogni volta che si soffermava sul mio clitoride io non potevo far altro che lanciare degli urletti di puro piacere.

«Hai voglia che ti fotta, non è vero?» mi chiese, facendo una pausa.

La guardai e vidi la sua bocca imperlata dai suoi umori.

«Rispondi! Puttanella! Lo vuoi?» chiese ancora, mostrandomi il cazzo di gomma, che intanto aveva poggiato sopra il mio ventre.

«Sì…» dissi timidamente, fra gli ansimi.

«Non ti ho sentita!»

«Sì! Lo voglio dentro!» urlai.

Moira non perse altro tempo e puntò il cazzo di gomma proprio sul buco della mia fica. Era da qualche mese che non avevo rapporti sessuali con uomini e quindi la mia fica era abbastanza stretta quel giorno. Moira se ne accorse appena iniziò a spingere il cazzo di gomma dentro di me. Chiusi gli occhi per il dolore, quando li riaprì Moira mi guardava eccitata.

«E da un po’ che nessuno ti chiava!» disse ridendo, poi iniziò a muovere il bacino con sempre più enfasi.

Il mio dolore si trasformò subito in piacere e non potei fare altro che ansimare forte, sempre più forte. Pochi secondi dopo mi ritrovavo ad urlare, dimenticando di essere in quell’arena, con Samantha e decine di persone che mi guardavano godere su quel tappeto.

Moira iniziò a fottermi con tutte le sue forze, con maggiore ardore. Le mie urla si spansero ed echeggiavano nell’arena finché la mia rivale non si pose sopra di me. I suoi seni che schiacciavano i miei. I capezzoli turgidi che si sfregavano e diventavano sempre più duri e tesi. Mi mise una mano in bocca e tornò a fottermi più velocemente che poté. Mi sembrava di essere presa da una macchina del sesso. Una muscolosa e forte donna mi stava facendo capire come volevo godere. Quando il mio orgasmo esplose lei mi liberò la bocca e io inarcai la schiena. Godendo come non avevo mai fatto in vita mia. Riuscii a riprendermi dopo diversi minuti. L’arbitro stava decretando la mia sconfitta totale e Moira mostrava i propri muscoli al pubblico, in segno di vittoria.

Samantha mi guardava, sembrava soddisfatta per come era andato il mio primo incontro.

Su quel tappeto, quel giorno capii che Moira era la persona di cui avevo bisogno. La donna che aspettavo e che mi fece capire il mio vero orientamento sessuale. Gli umori che avevo lasciato sul quel tappeto erano la dimostrazione che volevo essere fottuta forte da una lesbica. Volevo essere sottomessa.

 

 

 

Scrivete nei commenti se volete che continui con questi miei racconti. Selena ha voglia di combattere con altre ragazze e forse anche con la sua amica Samantha.

 

Se mi aggiungete agli amici avrete racconti inediti, sempre collegati a questa serie.