senza ritorno

sandra
a day ago

Siamo ormai negli anni 90 e per una donna come me viaggiare da sola non è più un problema, solo che i viaggi lunghi in treno non mi sono mai piaciuti e, proprio io, sto facendo il più lungo della mia vita, da Milano a Catania.

Mi chiamo Antonella ed essendo rimasta senza genitori da poco non ho più legami con la mia città e ho accettato il posto da insegnante in una scuola di Catania, ho 28 anni, il mio fidanzato, dovevamo sposarci, mi ha lasciato per un’altra e si è addirittura trasferito in un altro Paese, non sono una bigotta ma volevo arrivare vergine al matrimonio con lui, ho limitato i nostri rapporti al petting ed ai rapporti orali e lui, probabilmente si era stufato della situazione anche perché era più grande di me di qualche anno.

Sono abbastanza alta un metro e settanta e peso 54 kg, quindi mi tengo abbastanza in linea, i miei capelli biondi e gli occhi azzurri identificano un po’ la mia discendenza nordica, mamma era norvegese, forse un po’ abbondante di seno, porto una quarta coppa C  ma non mi dispiace, le gambe sono lunghe e non ho un filo di cellulite, visti i miei rapporti con il mio ex sono completamente depilata, ecco la mia descrizione.

Prendo il treno della notte, parte dalla Centrale  verso le 21, devo prendere un facchino per portare i miei bagagli e per farmeli sistemare nello scompartimento, sono sola, per adesso, ad occupare uno dei 6 posti, mi prendo, avendolo prenotato, uno di quelli vicino al finestrino, visto il periodo ho messo un miniabito non troppo corto  di lana che aderisce bene al mio corpo e ho messo gli stivali, comodi per il viaggio, con il tacco non troppo alto, un soprabito che ho appeso al mio fianco nell’apposito gancio, mi piace la lingerie quindi ho un corpetto con reggiseno a balconcino  incorporato e slip abbinati, il tutto nero con delle calze autoreggenti velate, spero non faccia troppo caldo nello scompartimento, comunque è una prima classe, dovrei viaggiare abbastanza comoda con gente, spero, discreta, ho messo in borsa che è della stessa pelle e colore dei mie stivali, un paio di libri, spero mi venga voglia di leggerli.

Arrivano gli altri passeggeri, non hanno molte valigie, tutti uomini e stranieri, immagino slavi, ma parlano italiano, tutti con la prenotazione fino a Catania anche loro, lo so perché appena partiti è arrivato il controllore, sono tutti , comunque, vestiti abbastanza bene, vedo un tatuaggio uscire dal collo di un maglione di uno di loro ed un altro ne ha uno su un braccio, un pezzetto fuoriesce dalla manica, comunque mi dicono tutti buonasera, anche il quinto che poi scoprii essere Tunisino.

Arrivò appunto il controllore che prese tutti i nostri biglietti per controllarli e disse

-          Ah tutti e sei fino a Catania, vedrò di non disturbarvi e lasciarvi dormire nelle prossime fermate

Poi uno degli slavi mi disse

-          Anche lei fino a Catania, per lavoro?

-          Si, vado ad insegnare, voi?

-          Si per lavoro ma poi andiamo anche in Tunisia con il nostro amico qui

E mi indicò Ahmed che da una borsa estrasse della frutta e poi, tutti e cinque e dico tutti e cinque, estrassero dei coltelli abbastanza lunghi di varie fogge e la tagliarono mangiandone, ne offrirono anche a me che rifiutai, ero già abbastanza spaventata anche per la tranquillità di come li avevano estratti, ma non era vietato portarli in giro?

Comunque dopo mangiato mi tranquillizzai perché si misero a dormicchiare chiedendomi anche se potevano spegnere la luce, chiusero la porta e tirarono la tenda verso il corridoio per la luce e poi anche quella che copriva il finestrino, non c’era ancora buio ma già abbastanza per chiudere gli occhi, io mi misi addosso il soprabito e mi addormentai con un sonno un po’ agitato veramente.

Venni svegliata dalla luce accesa, non quella grossa, solo quella piccola, pensai al controllore ma poi ricordai quello che aveva detto, i cinque erano tutti seduti ben svegli parlando sottovoce, non tanto per non disturbarmi ma, immagino, per non farsi sentire, ma ormai ero sveglia e mi sedetti meglio al mio posto, però sempre tenendo il soprabito addosso e sperando di poter tornare a dormire di lì a poco.

La voce di uno dei cinque che immagino fosse una specie di capo, come ebbi conferma in seguito mi svegliò del tutto perché era rivolta a me

-          Allora signora maestra, abbiamo un bel viaggio lungo da fare insieme, è il caso che facciamo conoscenza

Mi sembrava avesse usato un tono gentile ma cambiò subito dopo

-          Quindi perché non ti spogli e ci fai vedere come sei fatta e poi ci organizziamo

-          Ma io non credo propr………..

-          Puoi farlo da sola o possiamo tagliarti quel bel vestito ma rischieremmo di fare qualche altro taglietto e non vorremmo mai

-          Insomma ( cercai di alzarmi) non le sembra di esager…….

-          Faccia silenzio, la sua voce mi disturba, Ahmed, fai capire alla signora come si deve comportare

Mi arrivò una sberla che mi fece risedere e cominciai a accarezzarmi la guancia

-          Allora hai capito adesso? Bene allora cosa fai ti spogli da sola o ci pensiamo  noi?

Lentamente tirai giù la zip laterale del vestito e, rimanendo seduta lo sfilai facendolo passare dalla testa

-          Wow hai capito la nostra maestrina, pure sexy, guèpière e autoreggenti, sarai di compagnia

Io mi strinsi addosso il soprabito che però mi venne quasi strappato di mano

-          Beh ti sei fermata? Vediamo il resto, prima gli stivali

Avevano la zip laterale, feci presto

-          Brava adesso le calze, appoggia  una gamba sul sedile, fai prima

Feci come diceva ma uno scossone del treno mi fece quasi cadere, Ahmed mi tenne per i fianchi

-          Vai avanti, hai problemi con i laccettini?

E tirò fuori un coltello

-          No no

Slacciai il corpetto che era collegato al reggiseno e i miei seni furono liberi dalla costrizione

-          E adesso vediamo il gioiellino

Mi abbassai gli slip sfilandoli poi dalle caviglie

-          Beh anche depilata, allora sarai proprio una troia, Ahmed cambiamo posto

Si mise in piedi davanti a me tenendosi alla cappelliera e tirando fuori l’uccello dai pantaloni me lo fece sventolare davanti alla faccia, mi prese per un polso facendomelo impugnare e poi me lo passò sulle labbra, non potevo fare altro che cominciare a leccarlo e succhiarlo mentre con una mano lui e con un’altra mano il mio vicino, mi toccavano il seno stringendomi i capezzoli.

-          Ecco la prova, proprio troia, succhia bene la maestra, vai avanti così

Ad un certo punto, quando già era turgido e duro nella mia bocca si chinò a prendermi per le caviglie tirandomi verso di se

-          No per favore

Ma era troppo tardi, era già dentro di me, inarcai la schiena anche per il dolore e poi cominciò a scoparmi tenendosi questa volta alle mie spalle, venni prima di lui, era la prima volta per me, poi successe e il suo sperma caldo invase la mia vagina, poi si lasciò andare sul sedile di fronte al mio guardandosi il cazzo

-          Sangue? Eppure ho un bel cazzo ma non così grosso, che ci siamo sbagliati su di te ed eri ancora vergine? Beh ormai non più comunque, ragazzi se volete provarla

il primo fu il mio vicino di sedile, l’ultimo Ahmed che però mi fece più male degli altri, poi mi lasciarono sul  mio sedile con il mio soprabito addosso come coperta e i miei altri vestiti per terra che raccolsi lentamente mettendomeli di fianco sul sedile, mi avevano scopata in cinque ed era la mia prima volta, avevo il ventre che mi faceva male, dovevo  andare in bagno e comunque avevo avuto orgasmi multipli.

-          Dovrei andare in bagno, per favore

-          Ahmed, accompagnala, rimettiti gli stivali e usa il soprabito, così feci prendendo anche la mia borsa però, volevo almeno potermi lavare in qualche modo.

Il tunisino mi aspettò fuori, ci misi almeno mezz’ora, mi sembrava spazientito e mi disse, prendendomi per un gomito

-          Andiamo maestra

La gente negli altri scompartimenti dormiva, solo un uomo in fondo al vagone stava fumando, ma io mio scompartimento era il primo e ci rinfilammo dentro.

Mi rimisi al mio  posto però rannicchiandomi e raccogliendo le gambe sotto il soprabito

-          Sei stata una bella sorpresa maestrina, meglio perché il viaggio è lungo e bisogna distrarsi in qualche modo, dimmi che sei vergine anche nel culetto e mi farai felice

Balbettai

-          Beh si

-          Hai fatto di me un uomo felice maestra, soprattutto perchè hai un bel culetto sodo

 io tremavo sotto il soprabito, lo scompartimento tornò al buio, uno dei cinque russava, dopo due ore si riaccese la lucetta piccola, il mio soprabito prese di nuovo il volo, mi fecero spostare su un posto centrale  inginocchiata come un cagnolino, il capo dietro di me mi palpeggiava stringendole e rilasciandole le chiappe e iniziando ad infilarmi, ad ogni passaggio, un dito nel culetto, poi mi puntò il suo cazzo, proprio al centro, oltre ad una smorfia accennai un piccolo urlo, mi ritrovai le mie mutandine in bocca, iniziò a spingere, mi faceva davvero  male, ma entrava un centimetro per volta, soffiavo nel modo in cui fano le partorienti, immagino, solo che da me non stava uscendo niente, stava entrando.

Quando cominciò a muoversi avanti e indietro andando sempre di più in fondo avrei voluto urlare, stavo graffiando con le unghie il sedile davanti a me , quando sentii il caldo nel sedere capii che lui aveva sborrato ed io mi accasciai sul sedile che comunque avevo bagnato con un mio orgasmo, come prima mi fecero fare il loro giro, il tunisino, addirittura mi fece sedere sopra di se facendomi andare su e giù tenendomi per la vita, il mio soprabito era sporco e puzzava perché mi ero svuotata, aprirono le mie valigie per farmi prendere della biancheria e venni riaccompagnata nuovamente in bagno mentre il mio soprabito veniva buttato dal finestrino, per fortuna in valigia avevo una specie di poncho in lana che usai poi anche come coperta.

Al ritorno dormivano già. Ahmed, addirittura si mise per terra tra i sedili appoggiando  la schiena alla mia univa via di uscita che era la porta dello scompartimento, cercai di dormire anch’io avvolta nella lana del mio poncho ma mi faceva male dappertutto, però la notte era passata, la luce entrò dal finestrino, avrei trovato il modo di andarmene.

Se mi fossi guardata allo specchio sarei stata anche abbastanza sexy così, il poncho che mi copriva fino ad oltre metà coscia, la scollatura che mi lasciava una spalla scoperta e gli stivali, mi ero anche data una sistemata al trucco scatenando l’ilarità dei presenti.

-          Ecco dopo stanotte puoi fare la troia completa anche se il tuo culo e la tua fighetta sono ancora un po’ stretti, magari ci lavoreremo ancora

Arrivò il controllore ed il capo ebbe l’ardire di ringraziarlo per il mancato disturbo notturno e lì persi le speranze

-          Tranquillo, fino a Catania non vi disturberà più nessuno.

Saremmo arrivati a Catania intorno alle 20,00 dopo 23 ore di viaggio da Milano

-          Ecco se n’è andato adesso maestra puoi farci iniziare la giornata con un bel pompino fresco

E tirò fuori il cazzo dai pantaloni infilandomi contemporaneamente una mano sotto il poncho, nessuno dei 5 si tirò indietro e, per evitare di sporcare il poncho dovetti anche ingoiare la loro sperma; tenevamo comunque le tende tirate verso il corridoio e qualcuno dei 5 a turno era sempre davanti alla porta a fumarsi una sigaretta.

Per il pranzo il tunisino tirò fuori dal suo borsone dei sandwich in verità un po’ stantii ma mangiai anch’io per fame, dopo mangiato ricominciò la sarabanda con la mia figa ed il  mio culetto e, anzi, subii anche qualche doppia penetrazione, in tutto questo e nonostante tutto questo cominciai davvero a godere durante questi amplessi che durarono addirittura fino quasi all’arrivo, momento importante per me se ne sarebbero andati? Come avrei fatto ad andarmene io?

A Catania il tunisino fece praticamente da facchino, caricò i bagagli di tutti su un carrello e partì, dietro io con il capo che mi teneva sottobraccio e dietro a noi gli altri tre, fuori dalla stazione ci aspettava un pulmino a 9 posti con una autista ed un altro tunisino, quando ripartimmo, vedendo la stazione di Catania allontanarsi, dissi addio ai miei propositi di fuga.

Ci fermammo due ore dopo davanti ad una casa in campagna, scesero tutti, dentro un altro tunisino che ci accolse con un tavolo già imbandito di roba da mangiare tra cui un cus cus che non avevo mai mangiato, ma avevo una fame arretrata e anch’io, come gli altri, ci detti dentro; saremmo rimasti per la notte, in varie situazioni, a me ed al capo venne riservata l’unica stanza chiusa con una porta che conteneva un letto matrimoniale e aveva anche il bagno.

Il capo mi portò con se sotto la doccia lavandomi e facendosi lavare e mentre eravamo sotto il getto d’acqua calde mi fece ancora inginocchiare per fargli un pompino, stavolta il suo sperma si perse nel piatto  della doccia; poi ci asciugammo con dei grandi teli e ci mettemmo a letto, dormimmo un po’, anch’io ci riuscii poi sentii che si era messo di fianco dietro di me e subito capii che non era ancora finita per il mio  culetto, rimase dentro  di me anche dopo aver eiaculato fino a quando il suo cazzo non uscì praticamente da solo, come i cani quando  si accoppiano e al mattino, invece , mi scopò con forza mentre mi tenevo alla testiera del letto in ferro battuto.

Arrivati in serata al traghetto non ebbero problemi ne’ con i documenti ne’ con l’imbarco; in Tunisia c’era un altro ad aspettarci, sembrava intimo di Ahmed, andammo in una casa dove c’era un altro uomo e dopo vidi una donna.

Non vidi più nessuno dei mie compagni di viaggio solo Ahmed che venne a dirmi che adesso ci avrebbero pensato l’altro uomo e la donna a me e, con loro, su una vecchia macchina scassata venni portata in un'altra casa, come molti tunisini parlavano qualche parola d’italiano e quando li interrogai la donna uscì e lui si spogliò

-          Tu sei qua per scopare, comincio io

E mi fu subito addosso dandomi due sberle quando provai a difendermi, poi fatti i suoi comodi entrò un altro tunisino e poi un altro ancora, dopo che anche loro si erano divertiti entrò la donna che mi portò in un ambiente con una grande vasca piena di acqua calda, finalmente pensai e mi lasciai andare quasi addormentandomi ma era solo l’inizio, il posto era un bordello ed io lavorai ininterrottamente per giorni e….notti, poi venni spostata in un'altra casa in una città più all’interno, lì venni vestita all’orientale e ricominciai a “lavorare”.

Ho 35 anni, ho già avuto 2 aborti ma il mio corpo è ancora abbastanza bello anche se, praticamente vedo  solo contadini, cammellieri e commercianti di passaggio, non sono più tornata in Italia e credo che non riuscirò mai più a tornarci, ho imparato l’arabo ma lo parlo poco volentieri, mi spostano spesso di casa, come altre donne che fanno la stessa cosa che faccio io, la puttana.