da Torino a MIlano (prima parte)
Ci siamo trasferiti da poco da Torino a Milano per il lavoro di papà, la sua ditta ha trasferito a Milano la sede e gli hanno chiesto di seguirlo, lo ha fatto abbastanza convinto, Torino stava diventando una città un po’ grigia, almeno io la pensavo così, avevamo un appartamentino in affitto in Via Ripamonti, non era grande ma carino, e noi eravamo solo in tre, papà, mamma ed io studentessa quattordicenne al primo anno di ragioneria all’Itis Cattaneo di Milano, ci andavo in tram tutti i giorni scendendo in Piazza Missori e facendo un pezzo a piedi fino a Piazza della Vetra, vicino alle colonne di San Lorenzo.
Ero un po’ nervosa per la nuova scuola, arrivavo dalle medie, e non immaginavo sarebbe stato facile, anche per il cambiamento di città.
Per fortuna eravamo andati ad abitare vicino ad un centro sportivo, mi è sempre piaciuto correre e ci andavo ad allenarmi per una soc. di Milano, La Rinaldi e quindi avevo trovato delle nuove compagne anche se molto competitive soprattutto nella mia specialità, la velocità, allora correvamo i 60 metri piani., i ragazzi gli 80 metri piani.
Ero abbastanza favorita dal mio fisico slanciato, ero alta per la mia età e quindi avevo le gambe abbastanza lunghe.
I miei erano tranquilli, rimanevo vicino casa e facevo sport, e ancora non pensavo ai ragazzi, credevano, ma ci pensavo eccome, soprattutto di notte nel mio letto.
Erano gli anni 70, la minigonna impazzava e a me piaceva molto portarle, soprattutto con gli stivaletti texani che avevo comprato da MM, vicino a piazza Missori, le avevo di tutti i tipi, mamma faceva la sarta, anche quelle con le pieghe, dovevo litigarci però sempre per la lunghezza, se dovevano essere mini dovevano essere corte, se no che mini erano?, poi ormai era primavera cominciava il caldo.
Portavo spesso i capelli con un grosso treccione posteriore, erano abbastanza lunghi, purtroppo castano chiaro, come avrei voluto fossero biondi, però portati così mi facevano sembrare più ragazzina di quello che ero o che ritenevo di essere.
Ormai avevo abbandonato le mutandine con le ochette da bambina, però mamma mi comprava sempre quelle tutte bianche, per fortuna un po’ sgambate, almeno quello, ancora non avevo bisogno del reggiseno ero una misera seconda, però era carino con due capezzolini che guardavano all’insù, mi piaceva molto il mio seno.
Ancora non c’era internet e noi, ragazzi e ragazze guardavamo tutti quei giornaletti sexy tipo l’indiana bionda o Messalina, ne giravano parecchi a scuola, soprattutto tra noi quattordicenni ed io devo ammettere che ogni tanto mi bagnavo un po’ guardandoli, soprattutto quando c’erano disegni di cazzi grandi e duri che schizzavano sperma a tutto spiano, forse eravamo un po’ ridicoli, ma quello c’era allora.
Un giorno andando a scuola, il tram era sempre pieno a quell’ora, di sedersi neppure a pensarci, tutti ammassati magari vicino ai finestrini soprattutto in fondo, mentre mi attaccavo al maniglione subito sotto il finestrino, con lo zaino tra le gambe, qualcuno mi toccò da dietro, capitava spesso, ma questo era molto insistente e sentivo una mano sotto la mia gonna sul culetto, però si spostava continuamente, c’era o non c’era, quasi cercando la giusta posizione, poi in tram era uno scossone continuo, però ad un certo punto, durante uno scosso più forte sentii le mie mutandine tirarsi di dietro, come se qualcuno le tirasse per l’elastico verso l’alto, talmente tirate che la stoffa tra le mie gambe si era infilata nel solco tra le mie grandi labbra e continuando a tirarle facendole andare avanti e indietro, mi tremavano le gambe anche perché sentivo che mi piaceva e già mi stavo bagnando.
Poi arrivammo alla fermata di Missori e la calca diminuì e così nessuno mi tirava più l’elastico delle mutandine, però camminando verso scuola dovetti sculettare un po’ per far uscire la stoffa da dove si era infilata, ma la sensazione di piacere rimase.
Il giorno dopo successe di nuovo ma non così forte ed una voce dietro di me mi sussurrò all’orecchio
- Ti è piaciuto ieri?
Non riuscii a girarmi per vedere chi fosse perché arrivammo alla mia solita fermata e molti scendemmo.
Per qualche giorno non successe niente, una mattina di pioggia invece, di nuovo la voce
- Perché non scendi alla fermata prima?
Indecisa poi lo feci d’impeto, volevo vedere chi fosse ma non ci riuscii ancora troppi passeggeri scendevano, il mattino dopo
- Volevo vedere solo se l’avresti fatto, perché non resti sul tram fino al capolinea di Viale Ungheria?
Stavolta l’avrei vito di sicuro ed in effetti era un ragazzo alto e magro con jeans e dolcevita e con gli occhiali ma da vicino vidi che non era così giovane, avrò avuto almeno il doppio della mia età lo guardai aspettando che dicesse qualcosa ma l’unica cosa fu
- Abito qui vicino
E si incamminò ed io dietro
Arrivati ad un portone aprì con la chiave e mi fece cenno di seguirlo ancora e così feci, scendemmo una scala ed entrò in una specie di loft, uno studio
Stappò una coca e me la diede e poi disse
- Ti sei eccitata l’altro giorno, me ne sono accorto, a proposito bella treccia
- Beh veramente io…… grazie la porto spesso
- Lo so ti vedo spesso e mi piacerebbe tirartela
- Immagino sia il pensiero di molti quando la vedono, attira le mani
- Hai ragione
E d’improvviso me la afferra tirandomela verso il basso costringendomi quasi ad inginocchiarmi, mi trovai davanti agli occhi il suo cazzo che aveva estratto dai jeans puntato verso la mia bocca
- Allora ringraziami per l’altro giorno, fammi un bocchino
Aprii la bocca per rispondergli ma lui ci infilò di colpo il cazzo dicendomi
- Succhia e lecca troietta
Tenuta così per la treccia e con il cazzo in bocca non potei fare altro che eseguire, anche se era la prima volta, lo sentivo gonfiarsi ed indurirsi tra le mie labbra e poi successe quello che avevo visto sui giornaletti, mi schizzò il suo sperma in faccia e poi mi lasciò la treccia
- Si vedeva che avevi voglia di farlo ma devi ancora fare pratica e,
praticamente mi spinse all’indietro prendendomi la faccia tra le mani dicendomi
- Adesso riproviamo
Però stavolta il suo cazzo era piegato in avanti non ancora duro come prima e lui me lo infilò di nuovo in bocca dicendomi
- Adesso dovrai metterci più impegno
E così feci, intanto mi aveva infilato le mani sotto la camicetta prendendomi tra l’indice ed il pollice i miei capezzoli
- Si vede che sei eccitata, come una vera troietta, hai i capezzoli durissimi che si stanno gonfiando
Io intanto continuavo a succhiare e leccare anche se non mi teneva più il viso tra le mani e tornò duro come prima ma stavolta non mi schizzò in faccia, lo fece direttamente in gola riprendendomi la faccia tra le mani ed impedendomi di spostarmi
- Si, decisamente meglio ma adesso vai a scuola che hai perso le prime due ore
E mi mandò fuori quasi spingendomi mentre ancora mi leccavo via lo sperma dalle labbra. Corsi verso il capolinea saltando quasi al volo sul tram, avevo perso non due ore ma tre, però avevo fatto i miei primi pompini e mi sentivo più grande.
Lo ritrovai sul tram tre giorni dopo, neppure un saluto, solo tre parole
- Vieni da me
Come prevedeva obbedii e appena entrata mi disse
- Togliti le mutandine, ma chi te le compra?
- La mamma
E intanto le tolsi, prese un pacchetto e mi disse di aprirlo, dentro c’erano degli slip di pizzo neri, bianchi, mini slip rosa, addirittura un paio di seta rossi
- Questi devi mettere
- Ma la mamma….
- Tienili nello zaino, poi quando esci ti cambi, adesso provali voglio vedere come stai
Li provai tutti tirandomi sulla pancia la mini e guardandomi allo specchio, mi piaceva come mi stavano
- Adesso togliti la maglietta che ho voglia di succhiarti quei capezzolini
Non si limitò a succhiarli, li mordicchiò anche, la cosa mi piacque tanto da farmi bagnare
- Adesso fai da sola ma usa anche la mano non solo la bocca
Lo guardavo mentre gli facevo una sega e contemporaneamente un bocchino, il suo bel cazzo fremeva nella mia bocca
- Adesso basta, allarga le gambe
Ed un attimo dopo schizzava il suo sperma sulla mia fighetta
- Raccoglilo con le dita e succhiatele, brava così senti il sapore, ti piace?
Solo un cenno di assenso con la testa
- Sei proprio una troietta
- Perché mi chiami così
- Perché è vero, adesso riproviamo, solo con la lingua, prendi il mio cazzo in mano e leccalo dal basso verso l’alto, poi succhiami anche le palle e poi ricominci prendendolo in bocca
- Obbedii senza discutere
Quando mi venne in gola fece come l’altra volta mandandomi via.
A scuola ero un po’ indietro avevo sempre il suo cazzo in testa, dovetti faticare un po’ per recuperare, comunque venni promossa per il rotto della cuffia, detti la colpa ai troppi scioperi.
Adesso ero in seconda, quindicenne, aspettavo mi scopasse, mi sverginasse e lui invece niente, solo pompini e seghe in maniera diverse, intanto anche il mio seno crebbe un po’, quando uscivo da casa anche se non andavo da lui mi cambiavo le mutandine, mi piaceva come mi stavano, soprattutto sul culetto.
- Domani vieni alle dieci ti porto a vedere un film porno
- A me non mi fanno entrare
- Non ti preoccupare conosco il padrone della sala
Non ricordo che film vedemmo perché era già iniziato e la sala era al buio, lui rimase fermo un po’ poi mi disse
- Vai a sederti vicino a quel tipo in terza fila, accarezzalo tra le gambe, tiragli fuori il cazzo e fagli un pompino
- Chi è?
- Non lo so, non lo conosco ma dal fisico è uno con il cazzo grosso, troia come sei ti piacerà succhiarglielo
Neanche a dirlo eseguii i suoi ordini, il barbuto rimase un attimo sorpreso poi mi lasciò fare volentieri e ci aveva preso aveva il cazzo grosso e nerboruto, fu abbastanza impegnativo ma mi piacque.
Aspettavo sempre che arrivasse il momento che agognavo che non arrivava mai, glielo chiesi addirittura una volta, mi rispose che non ero ancora pronta.
- domani vieni al pomeriggio avrai da fare, mettiti le mutandine rosse e la mini di pelle come i tuoi stivaletti e pettinati con la coda di cavallo
- sarà lunga, tra districare la treccia, lo shampo, pettinarli e spazzolarli
- voglio vederti con la coda di cavallo, punto.
Arrivai all’ora che mi aveva detto appena entrata nello studio, però la luce era spenta, era in penombra, un riflettore mi si accese quasi in faccia accecandomi
- togli la maglietta e la mini
lo feci subito, cominciavo a vederci di nuovo, partì della musica
- adesso balla
cominciai a seguire il ritmo, mi piaceva ballare, certo era strano solo con gli stivaletti e quelle mutandine rosse, la coda di cavallo, lunga com’era volteggiava intorno a me, mi sentii tirare proprio dalla coda e mi trovai piegata in avanti con un cazzo davanti alle labbra, aprii subito la bocca e cominciai a fere un pompino, non sapevo a chi, non a lui sicuramente, ormai il suo cazzo lo conoscevo, 5 minuti per il primo scroscio di sperma sul seno e mi ritrovai con la schiena contro il divanetto con una altro cazzo in bocca, questo era nero e grosso, praticamente mi scopava in bocca e si scaricò anche nella mia gola facendomi tossire, finalmente la sua voce
- vicino a te c’è una benda mettila sugli occhi bella stretta e poi siediti sul divanetto
succhiai e leccai almeno altri quattro uccelli oltre il suo, ricevendo in varie parti del corpo le relative dosi di sperma e usando tutte le tecniche che mi aveva insegnato, ala fine qualcuno mi strappò le mutandine e me le mise in bocca, avevo sempre la benda sugli occhi, quando me la tolse c’era solo lui
- brava sei un ottima studentessa, decisamente troia ma ottima, fai una doccia e torna a casa.
Lo rividi dopo una settimana sul tram
- domani metti i mini slip rosa e vieni da me
pensai fosse giunto il momento e avevo ragione
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