vacanze in Marocco

sandra
17 hours ago

Tutte trentenni e tutte desiderose di ritrovarsi dopo più di dieci anni dalla fine delle superiori, di una quindicina che eravamo siamo riuscite a ritrovarci per questa occasione solo in sei, ci eravamo sentite al telefono nei tre mesi precedenti e alla fine avevamo optato per una bella vacanza di 15 giorni in Marocco, soprattutto perché era vicino e poco costoso, avevamo trovato un hotel di una catena internazionale abbastanza a buon mercato dove però, all’interno, non aveva tutte le limitazioni che invece, vista la cultura e la religione c’erano all’esterno e poi eravamo a una certa distanza dalla Capitale in un piccolo ma pittoresco paese.

C’ero io, Giulia, facevo la parrucchiera, avevo un piccolo negozio che una mia lavorante avrebbe mandato avanti durante la mia vacanza, non sposata ma mi divertivo con un ragazzo che frequentava la mia stessa palestra, sono alta 1,65 e peso 55 kg, sono bruna e porto i capelli corti, il resto è abbastanza in linea con il mio peso e la mia altezza, forse il mio seno che è una buona quarta è un po’ abbondante per il resto; poi c’è Anna Maria, che adesso insegna francese nella stessa scuola dove andavamo noi, classica insegnante con gli occhiali senza montatura però con dei magnifici capelli biondi ed occhioni azzurri, immagino i suoi allievi ne siano innamorati soprattutto quando si mette le sue minigonne, anche lei non è sposata ma è separata è alta un po’ più di me ma dice che pesa meno, sarà la sua terza di reggiseno ma non ci credo; c’è Sonia che era la più indisciplinata della classe, lei è impiegata presso uno studio legale e ci ha messo un po’ a farsi dare le ferie, mora anche lei ma con i capelli lunghi e lisci più o meno come me, anche per il seno, lei pure non sposata ma con un compagno che però è in America per un corso di due mesi e quindi si è potuta liberare, vista la foto sul telefonino del suo compagno sono un po’ invidiosa, bello, atletico con un bel viso maschio ed un naso importante; sono arrivata a Giovanna, ecco lei merita un discorso un po’ a parte, era considerata la troietta della classe e forse lo era davvero, comunque è simpatica, molto carina, fa l’allenatrice in una palestra di una squadra di ragazze di ginnastica artistica, il fisico è quindi invidiabile tranne per il seno che è sempre stata una sua fobia, una volta l’ho accompagnata e ha comprato un reggiseno imbottito, come si usava allora, della terza misura anche lei sposata ma separata e siamo a Veronica, lavora come giornalista in una piccola tv locale dove ha iniziato come metereologa, molto  ma molto carina anche lei bionda con delle gambe lunghissime ancora più lunghe per il fatto che non l’ho mai vista con una tacco basso ma la sua forza, fisicamente parlando, è il culetto, ucciderei per un culo come il suo ed infine quella che io chiamavo la statua, Silvia, un metro e ottanta di femmina con dei capelli rossi che erano la mia invidia e occhi verde smeraldo, pronta per fare l’attrice e invece dirige un ufficio delle poste, lei ha un ragazzo che però mi ha detto sta lasciando perché troppo geloso; insomma siamo un bel gruppo di trentenni non ancora da buttare, seguimmo i consigli del nostro agente di viaggio e lasciammo a casa collanine con crocefissi o cose del genere, vestiti troppo corti e scollati e gioielli troppo vistosi ma quando in dogana ci aprirono le valigie trovarono una bella collezione di biancheria intima più o meno sexy dei colori più svariati, io preferisco il pizzo bianco ma la massa li preferiva neri, visto quello che trovarono i doganieri, ridemmo delle loro facce sul pulmino che ci portava dall’aeroporto al nostro Hotel. Il primo giorno facemmo un bel giro al mercato, la sera cenammo in hotel ma non era un granchè allora la sera dopo andammo in un locale caratteristico dove c’erano danzatrici e suonatori e si mangiò anche molto bene, unico problema il the, proprio non  ce la facevamo a mangiare bevendo quella cosa calda e molto zuccherata, per fortuna avevamo saccheggiato i frigo dei minibar delle nostre camere e recuperato diverse bottigliette di vodka e brandy che usammo durante la cena per correggere i nostri the alla menta e lì cominciarono i nostri guai.

Era il periodo del Ramadam assolutamente vietato bere alcolici, e noi fummo arrestate fuori dal locale dove avevamo cenato e dove stavamo facendo anche un po’ di casino viste le correzioni dei nostri the alla menta, ci portarono in una specie di casermone dove, quando ci riavemmo dalla leggera sbronza ci ritrovammo in un posto assurdo, sui tre lati della nostra cella c’erano inferriate tubolari fino a terra, sul terzo lato un muro in pietra con addirittura degli anelli di ferro ogni tanto, da un lato c’era l’ingresso della nostra cella gli altri due invece ci dividevano da altre celle dove sia a destra che a sinistra c’erano uomini, inoltre dovevamo essere talmente sbronze che non ci ricordavamo neppure quando avevamo indossato quelle specie di pigiami a righe che avevamo addosso e che tutti i carcerati che vedevamo avevano addosso.

Il direttore era molto alterato come ci spiegò la nostra insegnante di francese, il nostro era un grave reato e quella prigione non era fatta per le donne, ne avevano fatte venire due per cambiarci i nostri vestiti, insieme erano anche spariti i nostri cellulari e orologi e borse e  documenti, nelle nostre borse avevano trovato numerose bottigliette di liquore vuote, alle nostre rimostranze rispose che avremmo visto il giudice il giorno successivo, alla richiesta di parlare con qualcuno del nostro consolato non rispose neppure.

Intanto eravamo spaventate, gli uomini nelle altre due celle ci facevano gesti osceni tanto che un paio si tirarono fuori gli uccelli mostrandoceli, ad un  certo punto calò il silenzio e tutti gli uomini si inginocchiarono per la preghiera, doveva essere quella della notte perché fuori era buio, le guardie ogni tanto passavano davanti alla nostra cella, non erano armate ma avevano delle specie di frustini sapemmo poi che venivano fatte con il pene del toro essicato e ritorto, noi eravamo sempre più spaventate, rimanevamo sempre tutte vicine, per terra c’era solo della paglia che alcuni detenuti vedemmo usavano per farci dei giacigli e contro la parete di pietra delle balle sempre di paglia.

Un po’ la sbronza, un po’ la stanchezza ci addormentammo tutte vicine e non ci accorgemmo quando le guardie entrarono nella nostra cella svegliandoci e facendoci alzare, ci fecero mettere in fila contro il muro evidenziando i loro ordini con colpi a vuoto di quei frustini che tenevano in mano, gli altri prigionieri erano accalcati vicino alle inferriate di divisione a guardare quello che succedeva, le guardie ci perquisirono ridendo, una scusa per darci una palpatina e mi resi conto che sotto avevamo ancora la nostra biancheria intima, poi uscirono e ne entrarono altre 6 che fecero la stessa cosa,  poi rientrarono  le prime con dei pezzi di corda e ci legarono agli anelli che erano nel muro, ognuna di noi ad un anello all’altezza dello stesso anello che in alcuni casi era di circa un metro in altri ancora meno, con i polsi legati eravamo impossibilitate a muoverci e a coppie si misero vicino ad ognuna di noi cominciando a toccarci ancora e a spogliarci mentre gli altri detenuti rumoreggiavano, le guardie avevano tutte barba o baffi o tutte e due, le mie due cominciarono a toccarmi il sedare dopo avermi tolto anche le mutandine facendo passare nel solco delle mie natiche il nerbo di bue che avevano in mano, ebbi paura che volessero usarlo ma poi mi presero un seno per uno cominciando a succhiarmi e mordicchiarmi i capezzoli, cose simili stavano facendo anche alle mie compagne mentre gli altri detenuti facevano sempre più casino, ormai eravamo praticamente nude tutte e sei, i miei due erano passati adesso a strisciare il loro nerbo di bue contro lamia figa e d il mio buchino dello sfintere e avevano tirato fuori i loro cazzi facendoli strisciare sulle mie labbra, Anna Maria ne aveva anche lei due praticamente in bocca che le facevano strisciare i loro cazzi sulla lingua che doveva tenere fuori dalla bocca, Sonia era quella legata piu in basso con le mani quasi ad altezza del pavimento e quindi era costretta a stare quasi sdraiata e mentre uno già la scopava l’altro le aveva messo i genitali in bocca facendoseli succhiare, Giovanna invece era in ginocchio con le mani sulla testa mentre il suo piccolo seno veniva frustato leggermente con piccoli colpi di nerbo di bue ; Veronica e Silvia però dovevano essere le preferite perché tutte e due stavano facendo un pompino al loro carceriere mentre l’altro le stava scopando. I detenuti intanto facevano sempre più casino, io , stupidamente, notai che eravamo tutte e sei depilate, Anna Maria che aveva captato delle parole disse che eravamo state giocate a dadi tra le guardie.

Tutte e sei comunque ad un certo punto subimmo una doppia penetrazione, per me era la prima volta nel culetto e mi fece male quel cazzo duro e nodoso che mi scopava sbattendomi ogni volta i coglioni contro le natiche, alla fine venimmo slegate  e lasciate libere di stringerci tra noi, Giovanna stava piangendo ma noi ci facemmo forza l’un l’altra, avremmo detto tutto al giudice il giorno dopo.

Ma non ci arrivammo, le guardie rientrarono e con loro gli altri detenuti, in tutto saranno stati una ventina, e giù seghe, pompini e scopate oltre che in figa anche nei nostri culetti che sembravano preferire, ormai anche noi stavamo godendo della situazione, vidi Veronica cercare con la bocca un cazzo al quale abbeverarsi mentre ancora ne stava cavalcando uno sotto di lei e Silvia, la nostra statua con un cazzo in culo e l’altro in figa ne teneva due nelle mani ed un terzo in bocca, Giovanna non piangeva più e si teneva al muro mentre un grosso marocchino nero la stava inculando con forza, Anna Maria stava ripassando il francese con una bella doppia penetrazione ed io beh io non ero da meno, ormai stavamo ballando, il problema era cosa dire davanti al giudice e quale scusa trovare per essere libere di nuovo, Sonia fu quella che alla fine ebbe ragione, quando al mattino il direttore arrivò i detenuti erano tornati nelle loro celle  e noi avevamo recuperato almeno pezzi delle nostre divise, ci disse che le nostre scuse sarebbero bastate al giudice visto che eravamo straniere e ci fece ridare i vestiti e liberare.

-          Beh ragazze ci è andata bene direi,

dissi al gruppo quando ci fummo fatte tutte una bella doccia in hotel

-           si però per adesso qualche giorno di riposo e un po’ di crema lenitiva

-          Una bella rimpatriata ma l’anno prossimo cambierei zona

-          Dite che i nerbo di bue si trovano al mercato?

-          Sicuramente non dovrebbero neppure costare molto.

Tornammo in Italia felici della vacanza ma la prossima volta saremmo rimaste in Italia.