una futura sposa nervosa

Tra 6 mesi mi sposo, ho 25 anni, abbiamo aspettato che io finissi l’università, mentre Carlo, il mio fidanzato lavora già come agente immobiliare ed ha aperto, da un paio d’anni, una sua piccola agenzia, con la mia laurea in Economia potrò dargli una mano, abbiamo già comprato casa, con il mutuo, chiaramente, non è grande ma, all’inizio, per noi è sufficiente, anche perché non prevediamo di avere figli a meno di non decidere di adottarne uno, io non ne posso avere e lui, quando ne abbiamo parlato, non mi è sembrato per nulla dispiaciuto e, a dir la verità, mi sono sentita sollevata visto che la responsabilità, anche se non per colpa, era mia. Nonostante abbiamo già comprato casa non siamo ancora riusciti a finire di arredarla, quindi, per ora, io vivo con i miei e lui nel suo monolocale in affitto, ma spesso mi fermo da lui, i preparativi vanno avanti, la chiesa è prenotata, ci abito proprio di fronte, il ristorante anche, sul lago d’Iseo, lo stesso il pullman che servirà per gli invitati che non verranno con i propri mezzi, abbiamo limitato il numero a 80, non è stato semplicissimo ma ci siamo riusciti, anche il viaggio di nozze in Madagascar; il fotografo è un suo amico che gli fotografa anche le case che vende, per la musica un trio di miei amici dell’università, e lo zio guida la macchina di papà che ci porterà in giro. Difficile è stata la scelta del vestito, che non è ancora pronto, però ho limitato la spesa a 2.000 euro anche se i miei non avrebbero fatto alcun problema se avessi voluto prenderne uno più costoso, ma ho pensato che, del resto, si usa una volta sola, non era il caso di esagerare.
I miei genitori mi hanno educato lasciandomi molta libertà ed insegnandomi a prendermi la responsabilità delle mie azioni, devo dire che, della libertà, ne ho approfittato ampiamente, per il resto non ho mai lanciato il sasso e nascosto la mano, questo però, mi ha portato anche a non essere del tutto sincera, non le senso si raccontare cose diverse dalla verità, bensì “omettendo”, ho riscontrato che si vive meglio.
A causa di questo mi sono ritrovata un po’ “costretta” nei limiti imposti da un fidanzamento e sono passati quasi due anni prima che accettassi il fatidico anello, l’università era una scusa eccellente, ma era finita anche quella con una festa ed un serto di alloro sulla testa.
Nell’anno e mezzo che è passato sono riuscita a comportarmi bene, o quasi, ma i preparativi del matrimonio sono uno stress e ho dovuto abbassare un po’ la pressione, qualche volta, cercando però di fare molta attenzione e, soprattutto non con persone del mio solito giro, cercando però di evitare situazioni pericolose anche se, forse, sono quelle che mi intrigano di più.
Papà ha deciso di regalarci, per il matrimonio, una macchina nuova, dopo averne ragionato con Carlo, però, visto che lui ha già una macchina in leasing da un anno abbiamo pensato di comprarne una piccolina per me, ho fatto alcune visite a dei concessionari ma, nulla che mi piacesse, poi girare a Milano, se non per lavoro, è ormai impossibile, a meno che, alle prossime elezioni, si cambi finalmente la giunta con una che usi il buon senso e non l’ideologia, allora ho pensato di fare una sorpresa per Carlo che è appassionato di campeggio e, con l’aiuto e i consigli di papà, ho comprato un camper, nulla di grande, siamo in due, però superaccessoriato e sono anch’io in grado di guidarlo, del resto sono abbastanza pratica, ho imparato a guidare usando i furgoni della ditta di papà, ho preso un semi integrale, così potremo andare a fare anche qualche week end non lontano da casa, per parcheggiarlo lo mettiamo in ditta da papà che c’è tanto spazio e ho risolto anche quel problema, inoltre così ho risolto anche il problema di Oscar, il mio cagnolino, beh non proprio “ino”, è un cane da pastore scozzese di tre anni che ho trovato in canile, dove vado a fare volontariato ogni tanto, da cucciolo, mi è molto affezionato, come è normale che sia, all’inizio era un po’ geloso di Carlo, poi si è abituato, diciamo che lo “sopporta”.
Carlo è andato un paio di giorni a Roma per un incontro con la casa madre, la sua agenzia è in franchising ed io ne ho approfittato per fare due giorni in campeggio con il mio camper nuovo e con Oscar, sono andata in Val Camonica, non lontano da casa, ho trovato un bel camping in un paese che si chiama Borno, il camping Bosco Blu, bello, attrezzato, pulito e con persone simpatiche ed amichevoli, la maggior parte sono campeggiatori stanziali in casette di legno, alcune con roulotte altre no, ma c’è un bello spazio per i camper, proprio in mezzo al bosco vicino alle piste di sci, a 1.000 metri di quota, ma siamo all’inizio di settembre, non fa ancora freddo, poi sono attrezzatissima, ho anche i pannelli fotovoltaici sul tetto, mi collego lo stesso, però, alla corrente elettrica.
Nonostante siamo ancora a settembre, in camper si dorme bene con il piumino leggero, Oscar, come sempre, ai piedi del letto, mi piace muovermi al mattino presto e vado a correre con Oscar che mi corre al fianco senza spostarsi di un millimetro, dopo una mezz’ora, nel bosco, incontro un altro che corre, anche lui con il suo cane che però tiene al guinzaglio, un bel pastore tedesco femmina, Oscar, come uno stupido, gonfia il petto e si mette in mostra facendoci ridere, si chiama Filippo, è uno dei maestri di sci ma d’estate lavora nella sua segheria, anche la sua cagnolina è simpatica, per niente mordace, lei e Oscar cominciano a giocare in mezzo agli alberi mentre noi camminiamo e parliamo, penso abbia una quarantina d’anni, decisamente in forma, immagino che il lavoro in segheria e quello di maestro di sci ne siano responsabili, arrivati nella zona dei camper ci salutiamo, è stato un intermezzo piacevole anche se alle 8 di mattina.
Rivedo Filippo a pranzo, in un ristorante alla base delle piste, del tutto casualmente, ci ritroviamo solo noi due, il resto del locale è vuoto, del resto siamo in settimana, mi propone di mangiare insieme e accetto, non è un appuntamento del resto. Mi racconta che è sposato, ha un figlio grande che ha ereditato da lui la passione per le moto, io ho sempre avuto un po’ paura, mi sembra di andare in giro senza alcuna protezione, ma è una mia fobia, il lavoro in segheria riguarda soprattutto i tetti in legno, non deve essere leggero, immagino; mi invita a visitarla, non sono mai stata in una segheria, partono proprio dai tronchi per fare le travi ed il resto, un lavoro impegnativo e di precisione; la moglie insegna nella scuola media di un altro Paese non lontano, Esine, ho visto il cartello passando, c’è anche l’ospedale, il figlio, invece, lavora con il padre quando non è a scuola e quest’anno ha la maturità. Io non gli ho raccontato molto di me, abbiamo parlato anche molto dei nostri cani, però che sono fidanzata prossima al matrimonio gliel’ho detto e, larvatamente, gli ho anche fatto capire che vorrei sfruttare gli ultimi momenti di libertà prima di legarmi con il vincolo matrimoniale, sembrerebbe interessato alla questione, mi dice che, essendo sposato da una ventina d’anni non è sempre stato fedele alla moglie ed è sicuro che anche lei si sia presa qualche distrazione, ne erano consapevoli ma non ne avevano mai parlato e riteneva fosse meglio così, stavolta sì che fissammo un appuntamento dopo che mi lasciò al mio camper.
Al mattino ci ritrovammo nel bosco con i nostri cuccioli e continuammo la nostra passeggiata fino ad arrivate al mio camper, avevo preparato la caffettiera per il caffè ed una ciotola per l’acqua anche per la sua Principessa, dopo il caffè i due cuccioli si appropriarono del divanetto ed io chiusi la porta di separazione tra la zona giorno ed il letto, avevo ragione, aveva un fisico da trentenne e si muoveva con agilità e delicatezza, sicuramente lo avevano sperimentato diverse sue allieve della scuola di sci, dimostrò di apprezzare il sesso orale sia nel riceverlo che nel praticarlo, mi piaceva il fatto che non avesse alcuna fretta e che mi parlava come se ci conoscessimo da sempre e quando mi penetrò lo fece con assoluta calma ed un unico movimento fluido guardandomi negli occhi mentre lo faceva e fermandosi qualche istante dopo, il suo ritmo poi era regolare e interrotto a volte con cambiamenti di velocità ed affondi, tra i preliminari e il resto riuscì a farmi godere per prima seguendomi pochi istanti dopo e schizzandomi il suo seme sulla pancia dove ne raccolsi qualche goccia con le dita che poi succhiai golosa.
Un inizio di giornata assolutamente proficuo e piacevole, la doccia in camper è piccola e lasciai che ci andasse prima lui perché doveva andar via, io avevo tutta la mattina per occuparmi delle mie abluzioni, ci salutammo, dopo aver bevuto un altro caffè, con un bacio e senza alcun rimpianto, gli incontri migliori.
Tornai a Milano nel pomeriggio fermandomi prima nel ristorante che avevamo scelto per il pranzo di nozze per lasciare un assegno di acconto e ritirare copia del menù, la data si avvicinava.
Il week end successivo Carlo volle provare il camper e lo passammo a Verona, trovammo un camping subito fuori dalla città e con le bici, l’avevo detto che era attrezzatissimo, andammo in centro vicino all’arena, Oscar avrebbe preferito stessimo in campagna ma, con il guinzaglio lungo, corse con noi; prima disavventura, proprio in centro, due extracomunitari provarono a portarci via le bici, ci pensò Oscar scattando da dove era vicino alla mia sedia, quasi facendomi cadere a terra a causa del guinzaglio fissato alla sedia, scapparono a piedi e, anche se lo richiamai e si fermò, continuarono a correre; la situazione di questa immigrazione incontrollata sta diventando impossibile un po’ dappertutto ma la sinistra italiana minimizza, sono a caccia di voti che, ormai, gli Italiani non vogliono dargli più e si rivolgono a “cani e porci” per sopravvivere usando anche il supporto di certa magistratura ideologizzata, sono d’accordo con papà.
La sera prepariamo un barbecue e rimaniamo in campeggio infilandoci poi sotto il piumino, era almeno una decina di giorni che io e Carlo non passavamo una notte in intimità, tra il lavoro e gli impegni per il matrimonio era stata quasi sempre a casa dei miei e mi era mancata la dolcezza di Carlo.
In settimana recuperai le bomboniere e spedimmo le partecipazioni e organizzai la pensione per Oscar durante il nostro viaggio di nozze, sarebbe stato nel canile dove l’avevo preso e che, con me volontaria, continuava a frequentare, era ben tenuto, non come tanti che sembravano dei lager, gli ospiti erano pochi ed erano seguiti con amore ed i miei sarebbero andati a trovarlo almeno tre o quattro volte in quelle due settimane.
Anche il vestito è stato finito e consegnato, sia mia mamma che la mia futura suocera approvarono e questo eliminò qualsiasi remora avessi avuto circa l’abito, era pronto anche quello che avrei usato al ricevimento dopo la cerimonia, la mia testimone stava organizzando il mio addio al nubilato e quello di Carlo la sua festa di addio al celibato, sia io che lui avevamo chiesto di non esagerare e l’avremmo fatto non la sera prima ma un paio di giorni prima della cerimonia; adesso mancavano due mesi esatti all’evento, lo stress e la fibrillazione aumentavano, e se all’ultimo momento non me la fossi sentita? o peggio non se la fosse sentita lui? Mamma mi tranquillizzava dicendo che anche lei aveva avuto gli stessi dubbi ma poi era andato tutto bene, sì, ma io non ero lei.
Presi l’abitudine di uscire presto con papà, andavo in ditta con lui e Oscar, prendevo il camper e andavo a correre, al ritorno, parcheggiato di nuovo il mio “Vagamondo”, l’avevo battezzato così, con tanto di bottiglia di spumante e adesivo con la scritta “Carlo, Silvia ed Oscar a bordo”, uno degli autisti di papà ci accompagnava a casa.
Andavo spesso sulla collinetta di San Siro, il Monte Stella e mi fermavo in cima a guardare Milano, quando era sereno si vedevano anche le montagne in lontananza, da lì la città mi sembrava di nuovo bella come una volta, prima dell’avvento disgraziato della Giunta si Sala e “compagni”, l’unica cosa positiva del suo insediamento, diceva papà, è che il valore del nostro appartamento era triplicato, anche se lui pensava si trattasse di una bolla che si sarebbe sgonfiata prima o poi, anche grazie al grosso problema della sicurezza che, in città, era diventato davvero ingestibile. Anche l’appartamentino che avevamo comprato io e Carlo, in un anno e mezzo era aumentato di valore di un buon 20% e, a proposito, stavo finendo di arredarlo, mancavano gli ultimi pezzi, praticamente tutta la zona notte, cabina armadio, letto ed accessori vari. L’appuntamento è giovedì mattina presto, niente corsetta con Oscar, arrivano in tre, ci vuole più di un ora per scaricare, prima di cominciare il montaggio faccio un caffè, come con tutti gli altri fornitori che sono venuti a casa mi faccio passare per l’arredatrice, non per la padrona di casa, un accorgimento che mi ha consigliato Carlo per non sbandierare i fatti nostri e non far capire che io abito lì a gente che non conosciamo e poi, se hanno qualche cosa da dire circa il nostro acquisto posso dare la colpa alla padrona che ha operato la scelta e si sentono più liberi di dare un loro parere quando sanno che non sono stata io a scegliere, anche se non è vero e sono più sciolti nel comportamento.
Si vede subito che il capo è quello più vecchio, avrà una sessantina d’anni, poi c’è quello bravo che ne avrà una trentina e l’apprendista manovale più giovane di me che è quello più imbranato, ora di sera hanno montato la cabina armadio ed il letto, l’effetto è quello che avevo programmato, è proprio bello, ormai è tardi ma ci sono ancora alcune piccole cose da sistemare, soprattutto la regolazione degli sportelli e la luce interna, quello bravo che si chiama Arnaldo dice che potrebbe tornare lunedì a sistemare il tutto, ci vorranno un paio d’ore, io insisto il giorno dopo ma gli altri due sono impegnati in Azienda e allora accetta di venire lui però verso le 10 del mattino, prima è impossibile, per me va bene lo stesso, passerò prima a ritirare la biancheria da letto dal fornitore a cui l’abbiamo ordinata.
Arnaldo arrivò puntuale ed io preparai il solito caffè, sarà stato lo stress ma io in quel periodo ne bevevo anche 10 al giorno, ci mise davvero un paio d’ore a finire tutto, adesso era tutto perfetto, visto l’orario pensai di fermarmi lì e farmi portare una pizza e, chiaramente, chiesi ad Arnaldo se voleva mangiarla con me o se preferisse qualcos’altro, per lui ordinai un calzone e birra, per me una pizza al salamino piccante e coca cola, ragazzo simpatico, anche spiritoso, mi fece i complimenti per l’arredamento ma gli dissi che avrebbe dovuto vedere la casa quando avessi aggiunto gli ultimi complementi, lampade, tappeti, quadri, tende ecc., mi raccontò di essere sposato da poco e che aspettavano un bambino, cancellai dalla mia mente un pensierino che me l’aveva attraversata per un istante e finimmo di mangiare tranquillamente salutandoci cordialmente dopo, mi lasciò anche il suo numero personale nel caso avessi avuto qualche problema con i mobili.
Durante la settimana, al pomeriggio, giravo i mercatini dell’usato per i complementi di arredo, cose nelle, simpatiche, strane, che mi piacevano insomma, il tappezziere venne a mettere le tende, i tappeti li presi da Ikea come la biancheria da bagno ed il pentolame e le stoviglie, Carlo aveva pensato a fare una cassetta dei ferri con l’essenziale e a prendere le lampadine di scorta, la prima cosa per cui la utilizzammo furono i quadri e la targhetta con i cognomi sulla porta oltre ad una seconda targhetta con la scritta Oscar e l’impronta di una sua zampa. Praticamente, ad una settimana dal matrimonio era tutto pronto, a parte i nostri cestiti e le nostre cose personali che avremmo trasferito al ritorno dal viaggio di nozze.
La tensione era al massimo, anche Carlo era un po’ nervoso, io approfittai di una festa a casa di una compagna di università che aveva dato la Tesi; al mattino, quando mi svegliai sul suo divano letto, non ricordavo molto ma, tenendo conto che ero completamente nuda e che sul letto con me c’erano due ragazzi di cui non conoscevo, o almeno non ricordavo, il nome e che mi sentivo abbastanza sazia e rilassata, direi che avevo raggiunto lo scopo, inoltre, andando in bagno mi resi subito conto di aver bisogno di una doccia.
Trucco e acconciatura iniziarono alle 7,30, dopo la doccia, il giorno prima avevo provveduto a ceretta, massaggio, ecc., ci vollero più di 2 ore oltre le soste per i caffè, avevo ancora un’ ora per vestirmi, zio e papà erano andati dal fioraio ad addobbare la macchina, appena vestita mamma andò in chiesa con la zia, telefonarono appena arrivate per dirmi che Carlo era già lì, beh almeno non era scappato, io ci avevo pensato, ci avvisarono ancora quando tutti erano in chiesa e mancavano 10 minuti, la chiesa, del resto, era davanti a casa, con lo zio e papà al mio fianco in macchina facemmo un giro dell’isolato prima di presentarci davanti alla scalinata e papà i aiutò a scendere dall’auto e la zia, uscita dalla chiesa, mi aggiustò lo strascico, ci eravamo, la marcia nuziale suonata dall’organista della parrocchia accompagnò il mio percorso, al braccio di papà, fino all’altare dove Carlo mi aspettava, mi baciò sulla guancia e diede la mano a papà che si ritirò andando a mettersi di fianco a mamma che già piangeva. Tempo dopo dovetti guardare il video e le foto del matrimonio per ricordare e rendermi conto di quello che era successo, la durata della cerimonia e i momenti salienti li vidi nel dvd, ero completamente in bambola, sbagliai anche il dito al quale mettere l’anello a Carlo, mi sembrava, uscita dalla chiesa, di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo, ricominciai a respirare quando, saliti in auto, ci allontanammo dalla piazza con l’auto del fotografo che ci precedeva, intanto il pullman caricava gli invitati senza auto che, con gli altri, ci avrebbero preceduti al ristorante.
Ci fermammo i 4 location a fere foto e video e poi, anche noi andammo al locale sul lago, dopo un video d’insieme con tutti gli invitati, finalmente, andammo in camera a cambiarci, belli gli abiti da sposi ma, decisamente scomodi per farci dentro altre 4/5 ore della durata della festa.
Io, sinceramente, avrei anche evitato il pranzo e mi sarei messa a letto a farmi coccolare da Carlo, lui, invece, era pieno di adrenalina e, inoltre, mi confessò di essere affamato, facemmo il nostro ingresso nella sala accolti dagli applausi e da un brindisi, io ero ancora un po’ frastornata, bevvi due flutes di prosecco per cominciare a realizzare e a calmarmi, ci sarebbe voluta davvero qualche coccola, Carlo, invece, era già vicino al buffet degli stuzzichini preparato con l’aperitivo.
I ragazzi cominciarono a suonare ed a intrattenere gli invitati, erano davvero bravi, come mia abitudine quando vado in un locale, andai subito a vedere lo stato dei bagni, sarà una fissazione ma sono sempre stata convinta che da come vengono tenuti i bagni di un ristorante si può capire se si mangia bene ed in sicurezza, erano impeccabili e, inoltre, avevano messo, per l’occasione, un’addetta alle pulizie fissa, direi alla grande, avevamo scelto il locale giusto. Avevo bisogno di un po’ d’aria e di fumare una sigaretta, avevo ricominciato da 6 mesi, giusto una ogni tanto, direi che un pacchetto mi durava una settimana, all’interno non si poteva fumare, giustamente, avevano predisposto una spazio esterno coperto, attrezzato ma a me piaceva passeggiare mentre fumavo, lo dissi a Carlo che era sempre impegnato con il buffet degli aperitivi che mi disse che ci voleva almeno un quarto d’ora prima di sedersi a tavola e, allora andai.
Nello spazio predisposto c’erano un paio di ospiti e nel giardino trovai un piccolo spazio con siepi alte fatto come fosse un labirinto, niente di che ma anche questo ben curato e pulito, con un paio di panchine di pietra, lì trovai Claudio, che fumava la sua pipa, seduto comodamente su una panchina, era stato un mio ex, poi l’avevo lasciato e si era messo insieme ad una mia cugina, per quello era lì, non ci avevo pensato quando scrivevamo gli inviti, ma nulla di male, ci eravamo lasciati ma eravamo in buoni rapporti, erano quegli amori giovanili, io avevo 19 anni, ed ero nel mio periodo “libertà = trasgressione”, era, come ricordavo, trasandato con eleganza, non avevo mai capito come ci riusciva, mi abbracciò e baciò sulla guancia, il profumo del suo tabacco mi avvolse, non so cosa mi prese ma spostai la faccia per baciarlo sulle labbra, la pipa gli cadde per terra per la sorpresa, dopo il bacio gli dissi in un orecchio
- fai finta che non ci conosciamo
e gli misi una mano sulla cerniera dei pantaloni abbassandogli la zip, il suo cazzo sembrava esplodere dai boxer, si era eccitato in un attimo, glielo presi in mano estraendolo e, comunque, lo assaggiai con al lingua per un minuto, lui mi infilò le mani sotto la gonna prima abbassandomi e poi strappando le mutandine, appoggiata alla panchina, mi penetrò da dietro infilandomi le mani sotto la camicetta e stringendomi il seno mentre cominciava a scoparmi, durò solo pochi minuti, eravamo troppo eccitati, ma fu sufficiente , mentre si tirava su i pantaloni e raccoglieva la pipa recuperai le mutandine e scappai in camera, dovevo cambiarle e quelle strappate le usai per pulirmi gettandole nella spazzatura subito dopo, raggiunsi Carlo in tempo per sederci a tavola insieme
- we, hai corso? Sei tutta rossa
- si avevo dimenticato una cosa in camera e sono dovuta andare su, ma non volevo fare tardi
in quel momento il complesso ci fece un brindisi. Fu una bella festa, ci furono balli, canti, il mangiare era ottimo ed il vino buono, durante il pranzo andammo da tutti a distribuire le bomboniere, ai testimoni ed ai nostri genitori le demmo prima di tutti, non avevamo fatto una lista di nozze apposta, non volevamo mettere nessuno in difficoltà e, a parte qualcuno, che volle mettere il proprio cognome sulla busta con i soldi, tutte le altre erano anonime come i miei avevano chiesto, mia madre e mia suocera raccolsero tutte le buste e finito il pranzo, dopo il lancio del bouquet che prese proprio mia cugina facendo scappare in giardino Claudio con la sua pipa, ce le portarono in camera.
Eravamo cotti, stanchi e un po’ brilli, una doccia non servì a nulla se non a farci dormire meglio, i soldi li avremmo contati dopo. Al mattino eravamo ben riposati e Carlo mi svegliò portandomi la colazione, che ci avevano consegnato, a letto, rimanemmo a coccolarci fino a mezzogiorno, poi, una volta vestiti contammo i soldi, una bella sorpresa, tra assegni e contanti erano quasi 20.000 euro, lasciati gli assegni in una busta che detti poi a papà per versarli al nostro ritorno, ce ne andammo in viaggio di nozze con quasi 13.000 euro in contanti e, tenendo presente che tutto era già stato pagato, in parte da noi e in parte dai genitori di entrambi, quasi non avremmo dovuto usare le nostre carte di credito.
Abbiamo il volo da Malpensa la sera, atterriamo dopo una quindicina di ore a Nosy Be avendo però, fatto scalo a Parigi, il resort è molto bello e la nostra suite è principesca ma, dopo un volo così siamo sfiniti, non mi faccio però, mancare, un salto in piscina anche se rischio di addormentarmi sul lettino.
La cena fu fantastica, a parte una miriade di frutti diversi mangiammo una specie di aragosta locale cotta nel latte di cocco ed un budino a base di vaniglia fatto con il riso; nella mia ignoranza ero convinta che la popolazione fosse per la maggior parte nera, invece era davvero un crogiolo di razze, compreso indoeuropei e asiatici e imparai che si chiamavano Malgasci, 25 anni, laureata in Bocconi ed ignorante come una capra, senza voler offendere le capre, Carlo aveva ragione a prendermi in giro.
Nel Resort ci consigliarono di non andare in giro la sera da soli ed evitare, anche se poteva sembrare romantico, le spiagge poco frequentate, anche se la maggior parte della microcriminalità si dava da fere nella zona della Capitale c’erano anche rapimenti, scippi e stupri anche piuttosto violenti, lasciammo sempre la maggior patte dei soldi in cassaforte insieme a qualche gioiello che avevo portato e all’orologio di Carlo che costava parecchio, comprò un Casio in un negozietto del mercato, però, bell’ambientino avevamo scelto per il nostro viaggio di nozze, comunque vivere nel Resort ed andare in giro con gruppi organizzati non era affatto male, dovemmo anche comprare due telefoni usa e getta lasciando i nostri I-Phone sempre in albergo, farsi male per un telefono non era il caso, forse esageravamo visto che a Milano non è che la situazione fosse molto diversa, a parte i rapimenti e la guerriglia in alcune zone del Paese, comunque volevamo una vacanza, non un percorso ad ostacoli; dopo qualche giorno conoscemmo il proprietario del Resort ad una cena organizzata per gli ospiti, non ci credevo, era Italiano e aveva fatto L’Accademia Navale a Livorno, eravamo davvero dappertutto, un bell’uomo, sui 50, simpatico e amichevole, con una moglie con gli occhi a mandorla bellissima, era stata Miss Madagascar e l’aveva catturata lui, come ci raccontò ridendone, lei, invece, ci dette una versione diversa, molto più vicina alla verità e cioè che l’aveva visto in divisa, bello, alto e Italiano e si era lasciata catturare.
Carlo, in quei quindici giorni, si dimostrò molto affettuoso e romantico non facendomi mai mancare nulla, non ebbi mai nessuna voglia di trasgressione, fui davvero una brava mogliettina, poi facevamo tutto insieme, anche le sedute di massaggio che, anche se lo facevamo con delle ragazze, mi provocavano un certo pizzicore dalle parti del basso ventre, tanto che più di una volta, dopo, salivamo subito in camera cominciando sotto la doccia.
Non resistetti molto, però, il viaggio di ritorno fu più lungo, un bell’uomo, inglese, cominciò a guardarmi quando salimmo sull’aereo, era un fotografo ambientalista, anche l’aeromobile era di lusso, su due piani con un piccolo bar al piano superiore e facemmo due chiacchiere bevendo della vodka ghiacciata che a me è sempre piaciuta, Carlo era crollato e dormiva sulla poltrona reclinata con la copertina, dopo il terzo incontro al bar, decisamente non casuale visto che appena salivo arrivava anche lui, in piena notte, mentre praticamente tutti dormivano, mi ritrovai nella toilette contro il lavandino con lui che mi scopava da dietro con enorme soddisfazione comune, solo una hostess, quando uscii dalla toilette per prima, mi guardò mezza assonnata mentre raggiungevo mio marito infilandomi anch’io sotto la copertina, avrei, più tardi, recuperato un paio di slip nel mio beauty visto che il fotografo se le era prese, scommetto di quei souvenir ne doveva avere diversi.
Da Malpensa, in taxi, andammo addirittura nella casa nuova e, appena arrivati chiamai i miei genitori, papà arrivò poco dopo portandomi Oscar che non smetteva più di muoversi e farmi le feste, tutte le nostre cose erano state sistemate negli armadi, avrei pensato poi a sistemarle secondo il nostro gusto, ci misi due giorni a riprendermi gironzolando imbambolata per casa ma, anche Carlo, non fu da meno, poi riaprì l’Agenzia ed io andai in banca a versare gli assegni del matrimonio e pagai, on line, tutte le bollette che trovammo in casella. Ora cominciava la mia nuova vita, l’importante era che non diventasse monotona e ripetitiva, non l’avrei sopportato.
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