vacanze finite

Vacanze finite, due settimane di mare, sole e divertimento in Toscana mentre mio marito, povero, è stato costretto a lavorare ad un progetto da completare in Inghilterra, alla nostra compagnia è mancato ed io, nonostante la sua assenza e la presenza invece dei miei suoceri, mi sono divertita lo stesso, non come mi sarebbe piaciuto fare se ci fosse stato lui ma insomma ho passato due settimane piacevoli. Torno da sola in treno perché i suoceri passavano un’altra settimana all’Elba per riportarci la barca.
Arrivo in Stazione Centrale a Milano dopo cena, con il mio trolley, abbronzatissima, ancora con la parte inferiore del bikini sotto il corto prendisole usato per il viaggio, sono partita, come al solito, di corsa per non perdere il treno, sono indecisa se prendere la Metro rimanendo in Stazione o uscire e prendere un taxi, quando esci dalla parte delle banchine dove arrivano i treni la popolazione della Stazione cambia, cominci a vedere extracomunitari sdraiati sulle panchine vicino alle scale, e poliziotti o militari a coppie che pattugliano la zona, io per avere meno impicci possibili ho messo anche la borsa dentro la valigia.
Opto per rimanere in Stazione e prendere la Metro, nel vagone non c’è molta gente e mi siedo tranquillamente con a fianco il mio trolley, una decina di fermate per arrivare alla mia e, intanto, sono già passate le 10, se faccio in tempo, tra la fermata e casa mia c’è una pizzeria, magari riesco a prendere una pizza da portarmi a casa.
Quando salgo sulla Metro dietro di me salgono solo altre due persone, uno dei due si mette seduto dall’altra parte del vagone sbirciandomi le gambe, impossibile tirarmi più giù il vestito da seduta, dopo la prima fermata , dove non sale nessuno ma qualcun altro scende, comincia, continuando a guardarmi le gambe a massaggiarsi il davanti dei pantaloni, pensa te questo, senza vergogna, mi guardo intorno e nessuno ci fa caso, comincio a contare le fermate cercando di non guardarlo, ma è difficile, intanto il vagone è sempre più vuoto e lui continua il suo maneggiamento.
Finalmente la prossima, mi alzo e mi piazzo davanti alla porta con il mio trolley di fianco, mi sento spingere, dietro di me l’uomo che preme il suo ventre contro il mio sedere tenendosi alle due sbarre verticali al suo fianco, io non posso andare più avanti, c’è la porta che tra poco, appena fermi, si aprirà.
Appena le porte si aprono scendo ma i sandalini col tacco ed il trolley non mi agevolano certo, sulla banchina siamo solo noi due e mi avvio verso l’uscita, mi raggiunge prima che cominci a salire le scala mobile piazzandosi sul gradino dopo il mio, sempre attaccato, arrivata sul marciapiede mi incammino verso casa e c’è un giardinetto dove porto sempre il mio cane, lì mi ferma vicino ad una panchina e dandomi del tu
- Signora hai bisogno per la valigia?
- Noo grazie ce la faccio, sono quasi arrivata
- Perché questa fretta?
- Mi aspettano
- Anch’io ti aspettavo
e con una spinta mi trovo seduta sulla panchina senza lasciare la maniglia della mia valigia, ce l’ho di fronte, si infila una mano nei pantaloni della tuta e ne tira fuori l’uccello sventolandomelo davanti alla faccia, perché non passa mai nessuno quando serve?
- E anche lui,
mi prende i capelli con una mano e con l’altra mi spinge il suo cazzo contro le labbra
- Succhia troia che poi te lo faccio provare
Apro la bocca anche solo per respirare e lui ce lo infila dentro, non è piccolo, e lui spinge la mia testa sempre più contro il suo ventre spingendomelo in gola, con le mani cerco di allontanarlo ma è troppo forte, poi esce dalla mia bocca e sempre tenendomi per i capelli mi fa alzare e girare dietro la panchina dove mi fa appoggiare la pancia, io ancora boccheggio, le mutandine traforate del mio costume vengono strappate e sento il suo cazzo spingere tra le mei cosce, mi penetra con un colpo solo, mi manca il respiro e comincia a scoparmi da dietro infilandomi anche le mani sotto il vestito ed arrivando ai mei seni coperti solo grazie alle spalline del prendisole che comincia a stropicciare con le sue mani che sembrano morse d’acciaio, il tutto in un quarto d’ora dove non passa anima viva, neppure in auto sulla strada, mi riempie la figa del suo sperma e resto lì aggrappata alla spalliera della panchina per non cadere.
È scomparso e lentamente mi risposto sul davanti e mi siedo, mi aggiusto il vestito addosso e poi apro la valigia e ne tiro fuori delle salviettine ed un nuovo paio di mutandine, sarebbe il colmo se adesso passasse qualcuno, con lo specchio mi guardo la faccia, nessun segno, mi sistemo i capelli, tiro fuori la borsetta e lentamente mi rialzo e vado verso casa, la pizzeria non la guardo neanche, devo correre in casa ed in bagno.
Adesso mi sento meglio, dopo una lunga doccia , una lavanda vaginale ed un bicchiere di latte caldo con il cognac sono pronta ad andare a letto, non è facile addormentarsi, passo una notte abbastanza complicata, che in una città come Milano potessero succedere, di sera, non di notte, cose così non lo credevo, mio marito sarebbe rientrato solo dopo altri tre giorni, nel mio piccolo condominio erano ancora tutti in ferie, però alla luce del giorno mi sentii meglio, ripensando alla sera prima, non riuscivo a farne a meno, sperai che l’uomo non si fosse accorto che mentre mi scopava avevo avuto ben due orgasmi, ma alla fine, cosa importava, ormai era successo.
Andai a fare un po’ di spesa, il nostro cagnolino Nuvola, saremmo andati a riprenderlo in pensione al ritorno di Gianni, mio marito, anche se io lo chiamavo cagnolino era abbastanza grande, un cucciolone di maremmano abruzzese, il mio vero amore, non avevo mai avuto un cane prima, ormai era con noi da un anno, era stato un suo regalo per il mio ventisettesimo compleanno, mi mancava quasi quanto Gianni, ma a lui non l’avrei mai confessato.
Approfittai per togliere un po’ di polvere che si era accumulata nelle mie due settimane di ferie, feci il bucato e rassettai casa, abitare al piano terra non agevolava contro la polvere, del resto Gianni odiava gli ascensori e l’appartamento ce lo avevano regalato i suoi, in più, nella parte posteriore c’era un giardinetto solo nostro dal quale si scendeva da uno dei balconi e per Nuvola era l’ideale, anche se lo portavo fuori a correre tutti i giorni.
Faceva ancora caldo, dopo una doccia mi preparai qualcosa da mangiare, una bella insalatona che mangiai in sala sul divano davanti alla televisione, dopo aver chiuso le persiane perché in casa mi piace stare il libertà. Un po’ la stanchezza, un po’ la noia dei programmi televisivi, ad un certo punto spensi tutto e restai un po’ distesa sul divano addormentandomi.
Mi svegliai nel buio con una mano sulla bocca
- Ho visto che ieri sera ti è piaciuto e ho pensato di venire a trovarti, devi dire a tuo marito di controllare la chiusura delle finestre, ce n’è una difettosa.
Prima di svegliarmi doveva essersi spogliato perché il suo corpo nudo mi schiacciava sul divano,
- Hai una bella figa stretta, al mio cazzo piace, e adesso possiamo fare le cose con più calma.
Non ci mise molto a penetrarmi di nuovo cominciando a scoparmi con forza e anche baciandomi infilando la sua lingua nella mia bocca, nella penombra della sala non lo vedevo bene in faccia ma lo sentivo eccome, aveva anche portato una mia gamba contro la spalliera del divano per scoparmi meglio, stavolta di fronte, mi riempì di nuovo con il suo sperma che, inutile dirlo, si mischiò al mio orgasmo, poi se lo fece leccare e ripulire mentre con le mani esplorava comodamente tutto il mio corpo.
Poi fece quello che a mio marito non avevo mai concesso, il mio culetto, mi sverginò facendomi male e, durante la notte che passò nel mio letto, dove mi aveva portato, lo prese altre due volte, gli piaceva sentirmi lamentare e poi gemere per il piacere che cominciai a provare quando mi inculava con forza, scomparve che ancora il buio doveva lasciare spazio alla luce del giorno.
Fu un giorno di docce, lavande, pomate ed ispezioni allo specchio, chiamai anche un falegname per riparare la finestra che, però venne il giorno dopo, lo stesso che la sera avrebbe visto mio marito, finalmente, rientrare. Una fine estate che avrei ricordato.
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