Grazie Zia

Sono l’ultima di 7 figli, 5 femmine e 2 maschi, come consuetudine nei nostri piccoli Paesi, in Campania, a 14 anni ero fidanzata, per sposarmi, però, ho dovuto aspettare che tutti i miei fratelli e sorelle lo facessero, a 20 anni è arrivato il mio momento, dato lo stretto controllo della mia famiglia sono arrivata al matrimonio come tutti si aspettavano, illibata e non ho, quindi deluso né la mia famiglia né quella del mio fidanzato, sinceramente, solo io lo ero un po’ era da tempo che desideravo provare quello che le mie sorelle mi raccontavano da parecchio e mi sfogavo solo di notte nel mio letto nella mia cameretta.
Come ero l’ultima nella mia famiglia, lo stesso ero in quella di mio marito, la mia ignoranza, sapevo a malapena leggere, scrivere e far di conto non era d’aiuto, però ero bravissima in cucina, sapevo pulire, cucire, stirare e mio marito mi esibiva come un trofeo, “la mia bambolina” diceva, però, nonostante i molti tentativi i figli non venivano ed ebbi tre aborti spontanei, così ci mettemmo, noi e la sua famiglia, il cuore in pace, facevo la donna di casa, lui, oltre che fare in giro i comodi suoi li faceva anche con me facendomi fare quello che gli pareva a letto, cose che pensavo facessero solo le prostitute e che, però, piano piano, cominciavano a piacermi, chiaramente, senza mai farglielo capire; a mio marito piaceva che gli altri mi ammirassero per la mia bellezza ma, solamente, per poter dire che solo lui era riuscito ad avermi ed era fiero della sua proprietà, cioè io. Voleva sempre che mi vestissi bene e che i miei abiti evidenziassero le mie caratteristiche fisiche e, addirittura, guardava le riviste e internet con me per scegliere i modelli che poi io mi cucivo da sola, del resto, l’unica scuola che mi avevano fatto frequentare, sin da bambina, era quella di cucito dalle suore.
La sua era una famiglia che si era inventata un attività che era quella di ristoratori, avevano iniziato sul litorale, in una piccola costruzione di tufo, però con un grande spiazzo ed una tettoia a fare da mangiare per i camionisti di passaggio, frutti di mare, fritture, pasta e fagioli, tutte cose semplici che però piacevano, e lui con i suoi fratelli aveva ingrandito l’attività fino ad aprire un locale dove fare anche cerimonie e feste, che da noi erano molto frequenti, si festeggiavano comunioni, cresime, matrimoni, compleanni, onomastici, ogni occasione era buona, per fare questo, però, mio marito aveva anche cominciato a frequentare persone non proprio per bene che gli lo aiutarono parecchio, però, quando si presentarono per riscuotere, lui non si comportò come si aspettavano, si sentiva ormai arrivato, importante, girava con la Mercedes, i soldi non gli mancavano, anche se, poi, seppi che non era decisamente un buon pagatore e me ne resi conto a mie spese. Comunque, quando uscì dall’ospedale dopo un chiarimento con quelle persone non visse ancora per molto, dopo neanche un anno mi lasciò vedova, a 35 anni e con un sacco di debiti oltre ai danni fatti dai fratelli e da dipendenti infedeli, per fortuna, nella mia ignoranza, nei periodi buoni avevo l’abitudine di mettere da parte quello che riuscivo senza dirgli nulla prendendo soldi anche da quelli che nascondeva in casa e non mi ritrovai proprio a terra, anzi.
Però nel Paese ero sotto gli occhi di tutti, la sua famiglia era onnipresente, tutti in Paese sapevano e cominciava a mancarmi l’aria, l’unica delle mie sorelle che se n’era andata viveva a Milano con un brav’uomo, lavoratore, avevano anche due figli e ne parlai con lei, così un bel giorno, preparai le valigie, chiusi casa che ormai non mi apparteneva più e presi un treno per Milano; negli ani avevo cercato di migliorare la mia cultura sfruttando quello che avevo a disposizione, soprattutto la televisione e poi leggevo tutto quello che potevo, anche se molte erano riviste che trovavo dalla parrucchiera, con il computer non ero brava, era mio marito quello che lo usava e mi faceva vedere le cose, oltre spesso dei film porno per poi eccitarsi e cercare di ripetere con me le scene che vedevamo.
I primi giorni detti una mano a mia sorella in casa poi mi cercai un lavoro e lo trovai in una tintoria come stiratrice, era abbastanza faticoso, passavi otto ore al giorno in piedi con un ferro a vapore e non era pagato tantissimo ma poi cominciai anche, per la stessa tintoria a fare delle riparazioni, ad accorciare, stringere ed allargare vestiti, imparai anche e rifare le cravatte ed il sabato e la domenica ero libera, fui in grado, nel giro di pochi mesi, di prendere un monolocale in affitto dove mi trasferii, vivevo e lavoravo in periferia, però con il tram, in poche fermate ero in centro e mi godevo la città. Ritrovai anche il piacere, il sabato e la domenica mattina presto, di andare a correre anche se il paesaggio non era certo quello del mare vicino al mio Paese, ma i parchi a Milano non mancavano.
Mi a sorella e mio cognato mi invitavano spesso a cena e con la scusa mi presentavano uomini soli cercando di trovarmi un marito, ma la cosa proprio non mi interessava, ero riuscita a scappare da una prigione e non avevo l’intenzione di farmi rinchiudere di nuovo.
Avevo 36 anni, ero una bella donna, single, in una grande città, avevo trovato anche un mio equilibrio e adesso volevo solo pensare a me stessa, il lavoro mi permetteva di mantenermi senza intaccare il mio tesoretto, il mio piccolo appartamento mi bastava, dovevo solo sbloccarmi, era dalla morte di mio marito che non andavo con un uomo, un po’ di timore l’avevo.
Una domenica mattina, ero appena tornata da una corsetta da casa mia fino ad un’abazia non lontana e ritorno, e ancora in accappatoio dopo la doccia mi suona il campanello, il figlio minore di mia sorella, 17 anni, un bravo ragazzo studioso
- Michele, ciao, cosa fai qui a quest’ora
- Ciao zia è che ho avuto un piccolo problema, sono caduto in moto qui vicino
- Oh Dio ti sei fatto male?
- Non credo, non so, mi fa un po’ male la spalla e la gamba ma non credo sia niente
- Vieni vieni, sarà il caso di chiamare un’ambulanza? Ma il casco l’avevi? Hai battuto la testa ?
- No no zia calmati, niente di che, anche la moto ha solo qualche graffio
- Chi se ne frega della moto, vieni qui siediti fatti vedere
- Ah ecco
- Intanto il giubbotto è strappato, aspetta che lo togliamo, ecco adesso il maglione, un brutto segno rosso qua, hai preso la botta, ti fa male?
- Un po’
- Aspetta che prendo un po’ di pomata, Madonna mia
- Ecco adesso vedrai che andrà meglio ma se non passa il dolore devi farti vedere subito, dai stenditi sul letto, vediamo la gamba
- Ma zia..
- Su non fare lo scemo che ti ho cambiato i pannolini, togliamo scarpe e pantaloni
- Ecco, questo è un brutto graffio c’è sangue, aspetta un momento che prendo anche delle bende
- Oh Madonna, ecco fatto, resta lì un po’ steso, vuoi che chiamo tua madre?
- No figurati, non è niente, mi sono fatto di peggio giocando a pallone
- Vuoi bere qualcosa? Un po’ d’acqua? Ti faccio un caffè?
- No no tranquilla
- Dove andavi stamattina in moto?
- Niente di che, a fare un giro, ma se devi uscire…..
- No, sono rientrata da poco, sono andata a correre
- Chissà quanti ti corrono dietro
- Stupido, vado sempre, il sabato e la domenica mattina, quando posso, per tenermi in forma
- Beh zia, ci riesci benissimo, la forma è splendida
Mi accorgo che l’accappatoio si è in po’ aperto sul petto e mi affretto a coprirmi
- Beh tu e tuo fratello non ce l’avete la ragazza che guardate me?
- Si certo, ma tu sei sempre stata la nostra zia preferita
- Immagino
- E poi non siamo più dei ragazzini, anche se devo ammettere che io e Luca pensando a te………
- Cosa?
- Lasciamo stare, è meglio, mi vergogno un po’
- Ma va dimmi
- Quando abitavi da noi ti spiavamo quando andavi in bagno
- Non me ne sono mai accorta, beh, penso alla vostra età fosse normale, ti perdono
- La mamma, anche se siete sorelle, non è come te
- Lasciamo perdere, io mi faccio un caffè, lo vuoi?
- Si adesso si grazie zia
Glielo porto mentre è ancora steso sul letto sedendomi sul bordo, le mie gambe si scoprono un po’ troppo mentre lo faccio, mi accorgo che mentre lo beviamo la forma dei suoi boxer cambia
- Michele e quello?
- Beh zia non sono più un bambino, reagisco naturalmente, non è colpa mia
Senza quasi accorgermene la mia mano va a posarsi sul rigonfio che si è creato sui boxer e dallo spacco davanti fuoriesce la punta del suo cazzo, proprio a contatto della mia mano, mi trovo ad accarezzarlo ed impugnarlo e vedo Michele che chiude gli occhi, comincio a segarlo e quello che cresce nella mia mano non è certo più l’uccellino di un bambino, le prime gocce di sperma apparvero sul prepuzio e con il dito le raccolsi e me le portai alla bocca, intanto una mano di Michele vagava nella scollatura del mio accappatoio mentre lui teneva sempre gli occhi chiusi.
Mi chinai ad imboccare il suo pene e lui aprì gli occhi
- Dio zia mi fai morire
- Speriamo di no
E continuai fino a che, dopo poco, mi schizzò in gola la sua sborra calda. Ormai il mio accappatoio si era aperto e lo tolsi sdraiandomi vicino a lui, le sue mani sui miei seni ed i capezzoli gonfi, tra le mie cosce a saggiare l’umidità della mia figa, a quell’età i tempi di recupero sono veloci, soprattutto se aiutati di nuovo dalla mia bocca, quando svettò verso l’alto mi sollevai e gli andai sopra penetrandomi da sola, quanto tempo e che piacere sentirlo entrare e strisciare sulla mia carne per farsi spazio, mentre smanacciava i miei seni io lo cavalcavo con impegno, le mani sul suo petto giovane e muscoloso, un primo orgasmo finalmente e poi un altro violento quando il suo sperma inondò la mia vagina e dopo, ci mettemmo a ridere come due scemi.
- Mamma mia zia, stai bene?
- Adesso si e tu?
- Mai stato meglio, Luca morirebbe di invidia
- Non penso sia il caso di dirglielo
- No, anch’io
- Per non parlare di tua mamma, mia sorella, mi ucciderebbe
- Senti zia se avviso casa che non torno a pranzo?
- Perché avresti qualche altra idea?
- Potremmo starcene qui tranquilli, senza fretta …….
- Beh io non devo andare da nessuna parte, perciò…….
- Si e poi mi fa ancora un po’ male la gamba, meglio se resto sdraiato ancora un po’
- La gamba?
- Eh si, la gamba
- Meglio se chiami, allora
Forse non avrei dovuto, ma è stato più forte di me, avevo un bel ragazzo giovane e vigoroso nel mio letto, ero eccitata come non mai, il fatto che fosse mio nipote non mi importava, a lui tanto meno, probabilmente era il sogno di ogni ragazzo scoparsi la zia e questo eccitava anche lui, giocammo tutto il giorno, ci addormentammo anche insieme ad un certo punto, abbracciati con i nostri corpi sudati che sapevano di sesso, gli insegnai anche la strada per il mio culetto e la cosa gli diede nuova carica, fu difficile farlo andare via dopo la doccia che facemmo insieme con un ultima scopata in piedi contro il muro della doccia con l’acqua che scrosciava sul nostro amplesso. Quella notte dormii beata e tranquilla come una bambina.
Il sabato seguente, la solita cena a casa di mia sorella fu leggermente imbarazzante, anche perché mio nipote fu più affettuoso del solito e dovetti redarguirlo a forza di sguardi per fargli capire di smetterla ed ero talmente presa da quello che stavo facendo da non accorgermi degli sguardi che Luca, il fratello più grande di un anno ogni tanto mi lanciava; me ne resi conto il mattino successivo quando suonò il campanello di casa mia che, come la domenica precedente mi trovò in accappatoio dopo la doccia.
- Luca, come mai?
- Michele mi ha raccontato tutto zia
- Ah ecco il motivo della tua visita imprevista, e quindi?
- Beh con Michele abbiamo pensato che ti sentissi sola e avessi bisogno di……
- Bisogno di?
- Sì, insomma, di compagnia senza problemi
- Ah ecco, quindi avete pensato di fare un favore a vostra zia venendomi a trovare
- Ecco, appunto
- Ho capito perfettamente, ho 36 anni non sono deficiente, e poi Michele mi ha raccontato che cosa facevate voi due quando abitavo da voi
- Beh si, ecco io, noi……..
- Vuoi un caffè?, io devo berne uno
- Si grazie zia, volentieri
- Ma tu e Michele non avete una ragazza?
- Si ma tu sei la nostra zia speciale
Dopo il caffè mi dimostrò quanto fossi speciale, non ebbe bisogno di chiamare casa, rimase con me tutto il giorno, apprezzai molto la sua maggiore esperienza rispetto al fratello, soprattutto nel ricevere le sue attenzioni, oralmente parlando, anche per lui, fu però, la prima volta con il culetto di una donna, gli piacque molto ed era anche un po’ più energico del fratello, cosa che non mi dispiacque.
Adesso avevo completato il guaio, lui almeno era maggiorenne, anche se da poco, ed io avevo risolto il mio problema senza il timore di portarmi a letto sconosciuti per il mio piacere, che, comunque col tempo superai, anche perché i miei nipotini crescevano e avevano le loro ragazze e le loro vite da portare avanti, furono comunque i primi a farmi provare l’ebrezza di andare con due uomini contemporaneamente con loro e mia somma soddisfazione, ci volle lo stesso un annetto, prima che mi aprissi di più al “mondo esterno” alla famiglia, preferendo comunque sempre incontri unici ed occasionali, senza conseguenze.
Generi
Argomenti