un volo disguidato

sandra
2 days ago

Non vedo l’ora di tornare a casa dalla mia famiglia, dopo 6 mesi all’università a Parigi mi mancano, come mi manca la mia Sicilia, mentre voliamo il pilota comunica che è impossibile atterrare a Catania a causa dell’eruzione dell’Etna che ha riempito le piste di cenere e quindi faremo scalo a Napoli, ci mancava questa.

A  Capodichino siamo tutti in attesa dei nostri bagagli per poi raggiungere l’albergo che la Compagnia ha prenotato per noi, passo almeno un quarto d’ora al telefono con mamma per tranquillizzarla dicendole che l’indomani avrei visto le varie soluzioni per raggiungerla.

Finalmente il mio trolley arriva e vado in albergo, ho bisogno di una doccia, l’albergo è un tre stelle, niente di che ma è pulito, fa caldo, sono a Napoli meglio approfittarne, metto un vestitino leggero di lino con le bretelline, molto corto e ampio ed un paio di sandalini con allacciatura alla schiava con tacco 6 non troppo alto, apro una nuova confezione con un paio di mini slip di seta  traforati bianchi e niente reggiseno, fa troppo caldo, un giro in centro e poi mangerò qualcosa in giro, a Napoli non è un problema, si mangia bene dappertutto.

4 passi da Galleria Umberto a Piazza Plebiscito e poi scendo verso Borgo Marinaro, quando attraverso la strada per arrivare al Borgo un sacco di motorini sfrecciano con anche più di due persone a bordo, è Napoli.

Appoggiata al parapetto del ponte sugli scogli prima di arrivare al Castello rispondo al telefono, è papà che mi dice che se voglio parte subito viaggiando di notte per venirmi a prendere, gli dico di non farlo che vedrò io il giorno dopo come fare, piegata in avanti non mmi rendo conto che si vedono le mie mutandine ed un paio di ragazzi che passano con il motorino  mi toccano il sedere, forse il mio vestitino è troppo corto.

Musica, luci, Borgo marinaro è pieno di vita la sera, mi piace, mangerò una pizza qui, la ordino con una coca cola che mi portano in un grande bicchiere con il ghiaccio, ad un tavolo vicino si siedono due tizi che avevo visto prima seduti al bancone del bar, mi guardano, avranno il doppio dei miei anni, uno ha un orecchino all’orecchio, l’altro il codino, non ci faccio più caso perché arriva la pizza, che guardino finchè gli pare.

Come immaginavo la pizza è buonissima, il cameriere, un ragazzo di colore che mi parla con l’accento napoletano e mi fa ridere mi dice che la casa offre un limoncello, è forte ma lo bevo volentieri, il profumo o l’aroma come si dice, è intenso, prima di venire da me l’ha portato anche ai miei due vicini guardoni.

Sono le undici di sera, pago con la carta e mi alzo per andarmene, ho le gambe un po’ molli, la stanchezza ed il limoncello del quale ho fatto il bis ne devono essere responsabili, ci vuole una bella dormita e ho anche sonno, ancora un po’ mi addormento in piedi, forse è meglio prendere un taxi e mi risiedo chiedendo al cameriere di chiamarne uno.

Il cameriere mi aiuta ad alzarmi e a raggiungere la macchina che mi sta aspettando con la portiera posteriore aperta, mi siedo e lui da fuori la chiude, non vedo l’ora di arrivare in albergo e mettermi a letto, però il sonno vince mentre ancora stiamo viaggiando.

So di essere a letto, sono nuda ma non riesco a muovermi, il mio cervello dà gli ordini alle mie braccia ed  alle mie gambe ma non si muovono, però sono sveglia, o almeno credo, un uomo mi sta accarezzando tutto il corpo, i miei seni ricevono la sua attenzione, i miei capezzoli vengono leccati, succhiati, mordicchiati, non mi dispiace, poi la mia fighetta viene esplorata da dita lunghe ed una lingua calda che poi colpisce la mia clitoride, che bella sensazione, sento il suo cazzo caldo e duro che mi penetra, chiudo gli occhi per il piacere quando arriva in fondo e poi comincia a danzare dentro di me, senza violenza ma con forza, mi porta a godere dopo poco continuando però a portare i suoi affondi nella mia figa che grata lo accoglie e poi un altro orgasmo seguito da una serie di spruzzi caldi dentro la mia vagina, il riflesso della luce su un orecchino cattura per un attimo la mia attenzione ma poi un altro cazzo mi penetra, stavolta con violenza, mi fa mancare il fiato per un momento e poi comincia a scoparmi come un forsennato, mi fa un po’ male ma mi piace, qualche minuto ancora, un altro paio di orgasmi di cui uno fortissimo e poi la mia vagina viene invasa da una cascata di sperma bollente, mi ci vuole qualche secondo per recuperare la regolarità del mio respiro.

Sento delle voci ma sono  sempre immobile, mi sembrano due, o forse tre, un altro uomo mi tocca il seno e poi si inginocchia tra le mie gambe, è tutto nero, solo quando sorride vedo il candore dei suoi denti, anche lui, col suo cazzo vuole scoparmi ma è davvero grosso, la mia vagina si  dilata e lo sento strisciare contro la mia carne, il piacere che provo mi fa gemere ad ogni suo colpo, le sue dita strapazzano i miei capezzoli che mi fanno male tanto sono gonfi e duri, ancora un orgasmo e ancora sperma che mi riempie. Mi sento sazia e rilassata mentre un cazzo mi striscia sulle labbra e poi si infila nella mia bocca, non riesco a muovere la lingua tanto velocemente quanto lui va avanti e indietro a volte arrivandomi anche in gola, non credevo di riuscire ad ingoiare tutta la sborra che ci scarica dentro.

Ora sono a pancia sotto, non mi sono girata da sola e ho un paio di cuscini sotto la pancia, qualcosa penetra nel mio buchino tra le natiche, deve essere un dito che ci va su e giù, poi  un uccello comincia a spingere, il mio sfintere si adegua piano  piano all’ospite ed io soffio mentre lo fa, poi comincia a scoparmi ed io a godere della sua presenza, viene poi sostituito da un altro ed infine da uno più grosso di tutti , a sperma si aggiunge sperma, ad orgasmo si aggiunge orgasmo, comincio a sentire le gambe che sei muovono impercettibilmente ma ho ancora sonno e chiudo gli occhi fino a quando mmi accorgo di avere un cazzo nella figa ed un altro nel culetto, qui mi sveglio davvero, mi sento squartare ma impazzisco per il godimento, il mio corpo danza mentre i due uccelli dettano il ritmo, penso di non  aver mai provato sensazioni simili prima d’ora.

Il sole sulla faccia, sono sdraiata su un fianco su una panchina di pietra il mio vestitino mi è salito un po’ troppo ed ho gli slip bene in vista, riesco a sedermi, il mio telefonino squilla per un messaggio, ci metto un po’ per mettere a fuoco quello che c’è scritto, dal mio albergo partiranno due pullman per Catania alle 10 del mattino, devo rientrare in fretta, mi alzo e, all’inizio mi devo appoggiare ad un paletto di ferro con sopra un segnale stradale, sono abbastanza dolorante, dormire su una panchina non mi ha certo aiutato.

Mentre siamo in pullman mi sembra di ricordare qualcosa della sera  prima ma i miei ricordi si fermano al  limoncello e dei flash ad un uomo con un orecchino e al cameriere che mi ha servito, meglio non fare più uso di alcol. Finalmente a casa, dopo  baci, gli abbracci e un sacco di roba da mangiare, finalmente raggiungo il mio letto, quando mi alzo mi dicono che ho dormito 15 ore di fila, sarà l’aria di casa.