la stagista

sandra
a day ago

Ho sempre avuto la passione per il giornalismo, sono ancora al Liceo ma all’università seguirò la mia strada, anche in famiglia ho fatto una testa così a tutti quanti, tanto che papà, anche se ho 17 anni mi ha fatto assumere da un suo amico part time come stagista, non è proprio quello che volevo, visto che si tratta di una rivista di gossip, comunque  è giusto per introdursi nell’ambiente.

Il redattore capo, l’amico di papà mi dice che darò, praticamente, una mano a tutti, fotografi, giornalisti ed anche al proprietario della rivista che, comunque, supervisiona tutto, so già che farò un sacco di fotocopie.

Mi porta in giro presentandomi, tranne che al capo, ci sono solo un paio di donne abbastanza grandi, come età, per il resto tutti uomini, giovani e vecchi, uno dei fotografi mi dice che potrei fare un servizio fotografico, in effetti non è il primo che me lo dice, anche a scuola sono abbastanza popolare, il mio ex ragazzo che è stato quello con il quale ……beh sì insomma, ho perso le mie verginità a 16 anni, ci aveva anche provato ma gli ho bruciato tutte le foto prima di mollarlo, anche perché, oltre a farmele di nascosto non erano molto, come dire, normali.

Il capo redattore gli dice di non provarci che sono la figlia di un suo amico e di tenere le mani a posto, però è carino, ha il codino.

Devo comunque anche studiare, per cui ci vado solo tre volte la settimana al pomeriggio, la rivista è settimanale ed il giorno prima della stampa sono tutti un po’ agitati, soprattutto il capo che ho conosciuto anche se non siamo stati presentati, lui mi chiama solo “stagista”, è grande, grosso ed anche un po’ schizzato, secondo me, però fa un po’ paura, alto quasi due metri peserà 120/130 kg con la pancia e ha sempre le bretelle.

Guarda tutto, dagli articoli ai provini delle foto all’impaginazione, è sua l’ultima parola. L’unica cosa vera che ho imparato finora è che l’ultimo giorno prima della stampa faccio avanti e indietro con il suo ufficio e faccio sempre tardi, non finisco mai prima delle 20/20,30 e lo lascio da solo a chiudere l’ufficio.

Un giovedì sera, dopo che aveva urlato per almeno due ore con tutti, telefono compreso   mi chiama come al solito

-          “stagista” devo rilassarmi e ho finito la vodka, chiama il bar qui sotto e fammene portare una bottiglia

-          Subito

Si era anche slacciato la cravatta, il ragazzo del bar arrivò dopo 5 minuti e gli portai subito la bottiglia

-          Alla buon ora, prendimi un bicchiere in quel mobile lì, mi faranno impazzire o peggio sono una manica di scansafatiche, ma è meglio che mi calmi.

Si versò una generosa dosa di vodka mentre lo guardavo dal vetro fuori dal suo ufficio, aspettavo che mi dicesse che potevo andarmene, ecco pensai

-          “stagista”

-          Signore?

-          Vieni qui, quella prima di te era brava, con quelle labbra devi esserlo anche tu,

-          Cosa?

Avvicinandomi alla scrivania, si era tirato fuori il cazzo dai pantaloni e rimasi bloccata a guardarlo

-          Fammi un bocchino che mi rilassa

Ero interdetta, non aveva mai avuto atteggiamenti particolari con me o con altri e poi quel coso davvero grosso che aveva in mano

-          Non sarà la prima volta no?

Scossi la testa non so se per rispondere alla sua domanda o per dirgli che non volevo farlo, ma ero troppo vicina e mi prese per il polso portandomi la mano ad impugnargli l’uccello e poi spingendomi la testa verso il basso, così piegata in due tirai fuori la lingua cominciando a leccarlo e poi lo presi in bocca per succhiarlo mentre lui mi teneva una mano sulla nuca e con l’altra mi frugava sotto la minigonna, sentivo i suoi mugolii mentre l’unico altro rumore nella stanza era quello che facevo io con la bocca.

Cresceva e si induriva nel mio palato, ogni tanto mi spingeva la testa più in basso e lo sentivo arrivarmi in gola, poi lo sentii tremare e mi scaricò in gola una quantità incredibile di sperma caldo e denso, quando mi lasciò sollevare la testa mi colava qualcosa dalle labbra e automaticamente ci passai sopra la lingua, mi porse un fazzolettino di carta ed il suo bicchiere con dentro un dito di vodka

-          Brava, davvero brava, tieni bevi un goccio

Iniziai subito a tossire, non ero abituata…..nè alla vodka né al resto, non che non l’avessi mai fatto, ma non in quel modo

-          Adesso va bene, puoi andare ci vediamo lunedì.

Mentre tornavo a casa in scooter pensavo a quello che era successo, ancora non riuscivo a crederci.

Il giovedì successivo ero un po’ in trepidazione, in effetti ad un certo punto mi chiamò, ero in piedi dietro la scrivania al suo fianco, squillò il telefono e rispose iniziando a parlare, mi aveva prima messo una mano intorno alla vita, poi, continuando a parlare l'aveva infilata sotto la mia mini e sentii che mi abbassava gli slip, la sua chiacchierata continuava e le sue dita si infilavano nella mia fighetta, già bagnata e nel mio culetto, quando alzava la voce si facevano più rudi, dovetti aggrapparmi al bordo della scrivania, abbassata la cornetta mi fece, come l’altra volta piegare in avanti e si tirò fuori il cazzo, avevo anche gli slip all’altezza delle mie ginocchia ed iniziai a fare il mio pompino il cui risultato, come l’altra volta, mi finì in gola, stavolta mi dette anche una pacca sul sedere mandandomi via.

Ormai aveva preso quella strada, forse era il caso che mi licenziassi con una scusa ma qualcosa mi tratteneva.

Ed ecco di nuovo il giovedì, era stato un pomeriggio di fuoco con urla, fogli buttati nei cestini e per terra e per sovrapprezzo una fotocopiatrice bloccata, quando, finalmente ci fu il silenzio l’ufficio si era svuotato, carte ancora sul pavimento sarebbero state tolte il mattino presto dalla donna delle pulizie, il capo, stavolta seduto sul suo divano con la cravatta già allentata da ore stava già bevendo la sua vodka con la bottiglia sul tavolino di fianco che era già arrivata a metà

-          “stagista”

-          Eccomi

-          Sono andati via tutti?

-          Si certo

-          Bene, rilassiamoci, vuoi da bere?

-          No no grazie

-          Oggi mi hanno davvero sfiancato, dai, fatti un po’ vedere che mi tiro un po’ su

-          Come vedere?

-          Si dai spogliati vediamo finalmente come sei fatta tutta intera, che c’è, ti vergogni?

-          No è che……

-          Allora se non ti vergogni comincia no?

Tolta la t-shirt e la mini rimasi subito solo con il perizoma e gli stivaletti non portando reggiseno, poi tolsi anche quello

-          Girati un po’, fatti vedere bene

-          Notevole, davvero notevole, vieni un po’ qui

Con tre passi ero già vicino al divano, mi appoggiò una mano all’interno di una coscia salendo ed infilandomi il pollice della mano tra le mie grandi labbra,

-          Chissà com’è questa galleria, sembra piccolina ed un po’ stretta,

poi mi palpò il culetto stringendomi le natiche tra le mani

-          Uhh bello sodo, e questo seno cosa non è, sembra di marmo

Fece scendere le sue bretelle dalle spalle e si slacciò i calzoni facendoli scendere finno alle caviglie e poi scalciandoli via, si risedette sul divano tirandomi giù con lui prendendomi per un polso e poi mostrando il suo cazzo alla mia bocca come al  solito, giocando poi, mentre io cominciavo, con i mie capezzoli che erano diventati davvero di marmo, anche lamia fighetta si stava allagando, quando mi scostò la testa dal suo uccello vidi la cappella paonazza che sembrava vibrare mentre lui si alzava in piedi portandomi con se, mi portò di fianco al divano facendomi chinare in avanti su uno dei braccioli

-          E adesso vediamo quanto è profonda e stretta quella caverna

L’ingresso del suo cazzo nella mia fighetta, pur agevolato dai miei umori fu un esperienza leggermente dolorosa, poi la mia carne si abituò all’ospite che cominciò a scorrere dentro di me avanti e indietro provocandomi però anche un leggero dolore quando arrivava in fondo, nulla se paragonato al piacere che provavo da quel movimento e daglì orgasmi che,  iniziarono a susseguirsi mentre lui da dietro mi scopava con impegno, con il mio ragazzo dopo 4 o 5 minuti  al massimo avevamo finito, lui, guardando il grande orologio sulla parete mi stava scopando da un quarto d’ora prima che il primo di una serie di schizzi violenti del suo sperma raggiungesse la mia vagina, le sue mani forti sulla mia schiena mi impedivano di muovermi ,mentre lui ancora non decideva di uscire da me, poi mi fece girare ed io praticamente scivolai per terra in ginocchio con la testa appoggiata al bracciolo, proprio all’altezza giusta perché lui, in piedi, potesse ficcarmi il suo cazzo in bocca

-          Sei davvero brava e appetitosa e, soprattutto, non rompi i coglioni, continua adesso dai

Stavolta m sollevò quasi di peso portandomi a sedermi sul bracciolo poi si mise tra le mie gambe e mi penetrò di nuovo, cinsi le braccia al suo collo e le mie lunghe gambe alla sua schiena, l’orologio suonò le nove, era già un ora che giocavamo ed era anche ora che scappassi a casa e, mentre, dopo aver finito mi poggiava con delicatezza sul divano glielo dissi

-          Ti aspettano? Telefona, digli che qui non abbiamo ancora finito

Nuda raggiunsi la sua scrivania e telefonai ai miei, questa settimana, dissi, ci  sono dei problemi, non abbiamo ancora finito non preoccupatevi e riagganciai, tornai da lui che intanto si era seduto sul tappeto con un altro bicchiere in mano, anche lui ormai era nudo con la pancia appoggiata al suo cazzo, quasi a nasconderlo, mi fece sedere a fianco a lui cominciando ad accarezzarmi ovunque, perlustrando il mio corpo con le mani e la lingua, mentre ero stesa a pancia sotto sul tappeto la sua lingua e le sue dita frugavano tra le mie natiche, mi piaceva e mi godevo il momento sollevando il culetto come per avvicinarlo di più alla lingua che ne lambiva l’entrata, un dito la forzò facendomi sussultare, poi le dita divennero due e cominciarono a roteare nel  mio buchino, mugolavo e ne seguivo il movimento con tutto il sedere e poi, non poteva essere altro che la sua cappella che cominciò a spingere per entrare mentre le sue mani d’acciaio mi tenevano ferme e separate le natiche, un centimetro per volta, singhiozzavo mentre mi penetrava, non ero vergine ma era da tempo che, da quella parte , non c’erano ospiti e di quel genere poi,

arrivato ad un certo punto si fermò, pensai non potesse più andare oltre, invece si ritirò leggermente e poi rispinse di nuovo in avanti, il singhiozzo mi era passato la sensazione di dolore mista a piacere invece continuò a crescere portandomi di nuovo ad un orgasmo che, in seguito, non fu l’unico,

ormai i giovedì erano per noi un incontro fisso, fino a quando finii la scuola e smisi di vederlo, non mi aveva mai chiamato per nome, sempre e solo “stagista”.