la vita di Marzia

sandra
2 days ago

Ho 16 anni, vorrei essere come tutte le mie coetanee, magari a scuola, andare in  discoteca, passare il tempo chattando con il cellulare ma la mia vita è diversa, ormai da un paio d’anni, viviamo in un appartamento nelle case popolari di Gratosoglio, a Milano, papà a 14 anni, alla fine della terza media mi ha fatto lasciare la scuola perché mio fratello che ha quasi il doppio dei miei anni, a causa di un incidente in moto ha un braccio ed una gamba immobilizzata ed è invalido civile, mamma è mancata che io avevo 11 anni e quindi adesso sono la donna di casa, pulisco, cucino, lavo, stiro  e…… altro.

Ogni giorno è sempre la solita storia. Marzia fai questo, Marzia fai quello, Marzia aiutami a fare…… insomma , i soldi anche non sono tanti, tra lo stipendio di papà che fa il netturbino e la pensione d’invalidità non arriviamo a 1800 euro al mese, se poi teniamo presente il fatto che sia a papà che a Marco, mio fratello, non dispiace bere un bicchiere ogni tanto……

Fino all’anno scorso, però le cose, bene o male andavano abbastanza bene, poi sono …….. cresciuta e i miei due uomini in casa hanno cominciato a guardarmi con occhi diversi, fino a quando, una notte, mi sono trovata papà nel mio lettino, ubriaco che mi strappava il pigiama e mi sverginava dandomi della troia, mi ha fatto male quella notte e al mattino ha fatto finta di niente, come non fosse successo, però, la sera, dopo cena, con la bottiglia di vino sul tavolo che lui e Marco stavano dividendo mi ha detto che, da quella sera avrei dormito in camera con lui e Marco non disse niente.

Anche le mie notti cominciarono ad essere diverse, imparai a fare seghe e bocchini a mio padre, a farmi scopare in tutte le posizioni che voleva, quando mi sverginò anche il culetto lo fece senza il minimo riguardo, io sapevo che era una cosa sbagliata, ma cosa potevo fare? Inoltre devo ammettere che, come donna non mi dispiaceva del tutto, il cazzo di papà non era proprio piccolo, anzi ed io riuscivo ad avere anche più di un orgasmo quando mi scopava, soprattutto se poi usava anche il mio culetto sodo.

Una mattina, poi, mentre, ancora con addosso la t-shirt che usavo per dormire, facevo fare colazione a Marco, con il braccio sano mi prese per il collo, la sua mano sembrava una morsa d’acciaio, aveva tirato fuori il cazzo dal pigiama, e spingendomi la testa verso il basso

-          Adesso fai anche a me un pompino sorellina, come fai di notte a papà.

Da quel giorno, quando eravamo da soli in casa gli piaceva guardarmi nuda mentre facevo i servizi, mi veniva vicino con la sua sedia e cominciava a toccarmi e poi si stendeva sul suo letto con il cazzo per aria facendomi salire su di lui per scoparmi ed incularmi, però, a parte quel primo pompino, non era violento e, a volte me lo chiedeva quasi per favore.

Quasi subito cominciai a prendere la pillola che prendeva la mamma, volevo evitare anche la complicazione di una gravidanza, dovevo resistere ancora un paio d’anni, fino ai 18, poi avrei fatto, in un modo o nell’altro, quello che volevo; nel frattempo, nel mio poco tempo libero leggevo il più possibile, non potevo andare a scuola ma non significava che non potevo imparare qualcos’altro.

Intanto facevo la stessa vita giorno dopo giorno, una volta Marco mi disse che ero proprio carina, io lo sapevo già, anche dagli sguardi che gli uomini mi lanciavano a volte quando andavo a fare  la spesa e, qualche volta, qualcuno provò anche ad attaccare bottone con me ma avevo già abbastanza problemi senza crearmene altri.

A Marco piaceva anche guardarmi prima di scoparmi, mentre mi masturbavo usando qualcosa che avevamo in casa, ad esempio il manico di una spazzola o qualcuno degli ortaggi che usavo per cucinare come cetrioli o zucchine, la cosa lo eccitava e non è che a me poi dispiacesse anche se devo ammettere che sia il suo cazzo che quello di papà erano meglio, stava maturando in me la convinzione che, comunque, fossi davvero un po’ troia come diceva papà.

Appena compiuti 17 anni papà venne ricoverato in ospedale per problemi con il fegato, io pensai subito, visto il suo vizietto, alla cirrosi, così dovetti anche sobbarcarmi l’impegno di portargli tutti i giorni la biancheria pulita, fino al Niguarda, il problema era che l’orario di visita era la sera e rientrare, praticamente di notte, nella mia zona non era il massimo, il secondo giorno che tornai dall’ospedale davanti al portone della mia scala c’erano due Maranza, questa zona è piena di immigrati e figli di immigrati, quindi di seconda e anche terza generazione, più o meno della mia età ma anche più grandi,

-          Principessa non ti si vede mai in giro, è un peccato, sei così carina

-          Sono stata in ospedale da papà e mio fratello invalido mi aspetta di sopra

-          Ma noi volevamo parlarti

E mi spingono giù per le scale che portano alle cantine, alcune le usano anche per altro, mi fanno  entrare in una di queste più grande, e accendono la luce

-          Lasciatemi andare, Marco mi aspetta

-          Beh, prima volevamo vederti bene, perché non ti togli quei vestiti?

Non rispondo

-          O te li togli tu o lo facciamo noi

E mi fanno vedere i coltelli, girano sempre con dei coltelli o peggio, comincio a togliere il giaccone e la sciarpa, muovendo i coltelli mi fanno cenno di continuare, tolgo il maglione e la camicetta, rabbrividendo per il freddo, poi i jeans e gli scarponcini con le calze

-          Wow, davvero carina, guarda cosa nascondeva sotto quei vestiti

Il mio reggiseno e gli slip vengono tagliati e fatti cadere dai loro coltelli, poi abbassano le zip dei jeans tirando fuori i cazzi che cominciano a prendere forma e rigidità e mi spingono in ginocchio mettendomeli davanti alla faccia

-          Adesso facci vedere che gran bocchinara sei

Strizzandomi un seno per uno cominciano a farmeli strisciare sulle labbra e allora li prendo in mano e comincio a leccarli e succhiarli e segarli, sono presto duri e grossi, con una spinta finisco lunga per terra sopra i miei vestiti, uno dei due, dal davanti  mi alza una gamba verso l’alto e puntando alla mia fighetta ni penetra e l’altro fa lo stesso da dietro, l’hanno programmato gli stronzi, però quando cominciano a muoversi comincio subito a godere di quei cazzi che mi strisciano dentro il corpo contemporaneamente, non ci mettono molto a scaricarsi dentro di me senza chiedere nulla e, forse, senza rendersi conto del mio orgasmo. Restano sdraiati a guardarmi mentre recupero i miei vestiti e li indosso correndo poi via.

Marco aspetta me per cenare, mi chiede di papà però distrattamente, io, prima di cena ero andata a fare una doccia veloce e sono già in accappatoio, gli dico che il dottore ha detto che il vecchio ne avrà almeno per una decina di giorni e lui , dopo che abbiamo guardato un po’ di televisione mi dice che allora dormirà nel letto matrimoniale con me e così fu nei 10 giorni in cui papà rimase in ospedale, come anche trovai tutte le sere i due Maranza ad aspettarmi la sera quando tornavo con i mezzi pubblici ed anzi, una sera, ne trovai quattro anziché due, ma fu l’ultima volta.

Il problema era che il gruppo dei Maranza, perché erano una banda, erano  in giro anche di giorno e andare a fare la spesa, come dovevo, prevedeva sempre il pagamento di un pegno, si trattasse di una sega, di un pompino o di una scopata, del resto la  loro età andava dai tredici ai 23 anni e avevano voglie diverse.

In breve, insieme ad altre due ragazze del quartiere un po’ più piccole di me, diventai la loro puttana con cui sfogarsi quando ne avevano voglia.

Papà al ritorno dall’ospedale, per un po’ cercò di trattenersi con il bere ma poi riprese come niente fosse e Marco gli andava dietro, io li continuavo a subire tutti e due godendone anche a tratti.

Poi un giorno, avevo già gli agognati 18 anni, conobbi Salvo, un ragazzo palermitano con i capelli ricci e neri che aveva 23 anni, presi solo qualche vestito e scappai con lui in costa azzurra prima, in Grecia poi ed infine a Dubai, pensò lui al mio passaporto perché conosceva in questura.

Adesso vivo in un bel posto, giro su macchine sportive e ho sempre bei vestiti, facendo la puttana a Dubai nella sua scuderia di ragazze.