Milano di notte

Milano è diventata una città invivibile, ci sono zone , come la Stazione Centrale, estremamente pericolose di sera ma il nostro sindaco, che io del resto non ho votato, dice che si tratta solo di “percezione” causata da allarmismo della destra, comunque non puoi, per paura, rinunciare alla tua vita.
Io e Carla siamo sposati ormai da 10 anni, ci siamo conosciuti in università statale, innamorati e sposati, niente figli, abbiamo scoperto dopo che lei non può averne ma non abbiamo pensato a nulla di alternativo, viviamo la nostra vita insieme felicemente, ognuno con il proprio lavoro che ci piace, il nostro rapporto è sessualmente positivo anche se, ultimamente, un po’ rallentato, troppi impegni lavorativi per entrambi, lei a 32 anni è una bellissima donna. Molti la guardano quando siamo per strada, io ho solo perso un po’ fi capelli e acquistato 4 o 5 chili da quando non gioco più a tennis il sabato ma lei dice che così sono più “comodo”.
Ci siamo ritagliati una serata fuori a cena, sui navigli, ormai girare in auto per Milano è impossibile grazie sempre alla politica green del sindaco quindi prendiamo un taxi, Carla ha messo un abitino aderente che evidenzia le sue forme, non cortissimo ma abbastanza per mettere in mostra le sue lunghe gambe ed un paio di sandalini argentati con un tacco che credo sia un 8 centimetri che slanciano le sue caviglie, io per forza, con lei vestita così ho dovuto mettere camicia e cravatta, il locale è carino, l’ambiente vivace, la musica piacevole ed il cibo decisamente superiore, non uscire in auto ci consente anche di bere del buon Cabernet, è quasi mezzanotte quando, a braccetto ci avviamo a piedi verso la stazione di porta ticinese dove ci sono i taxi, in una delle vie che dal naviglio portano alla piazza si sente solo il ticchettio dei suoi tacchi, da un angolo in ombra ci sbucano davanti due uomini di colore, unno ha un grosso coltello in mano, sembra un machete e, l’altro un serramanico, ci affrontano, vogliono il portafoglio, l’orologio e tutto quello che abbiamo in tasca, prendono anche la borsetta di Carla che si stringe al mio braccio, non faccio resistenza dandogli tutto, non voglio succeda il peggio e ci facciano del male, nell’angolo dal quale sono usciti c’è, nell’ombra, un auto parcheggiata e poi un portone sbarrato, ci vengono più vicino e, quello col machete prende Carla per un braccio mulinandomi davanti la sua arma e me la strappa dal braccio mentre l’altro col coltello mi si mette dietro stringendomi un braccio intorno al collo e puntandomelo alla gola per obbligarmi a stare fermo, sento il sangue scorrermi sul collo e mi immobilizzo, Carla è stata spinta sul cofano al quale resta aggrappata per non scivolare e l’altro da dietro le solleva il vestito di quel poco che basta per strapparle gli slip e poi le spinge nel suo splendido culetto il suo cazzo che non riesco a vedere, lei si agita, si lamenta, ma poi i suoi gemiti cambiano, sembrano gli stessi che fa con me quando scopiamo, non riesco a distogliere lo sguardo, mi sembra proprio che stia godendo, so che quando glielo metto nel culo le piace un sacco ma adesso sembra proprio che stia avendo un orgasmo dietro l’altro, io immobile non posso impedire al mio uccello di eccitarsi e cominciare ad indurirsi, lei rimane sdraiata con il sedere scoperto quando il negro che l’aveva inculata torna verso di me, allora il suo socio mi spinge contro il muro e va verso Carla mentre il suo amico col machete me lo mette davanti alla gola, Carla sembra si stia riavendo ma il suo nuovo amante estrae il suo cazzo dai pantaloni, questo riesco a vederlo, è grosso quasi il doppio del mio, la spinge di nuovo sul cofano e, questa volta le infila quella bestia nella figa facendole uscire dalla gola un verso che sembra un ululato trattenuto, poi vedo che comincia a sbatterla stringendole con forza, da dietro, il seno sodo , adesso la vedo anche in viso, sta proprio godendo, anche se credo che quel mostro nella figa le stia facendo male, adesso anche il mio cazzo si è indurito guardandola, ad un certo punto la lascia andare, lei scivola all’indietro quasi arrivando ad inginocchiarsi per terra e lui le punta la sua proboscide sul viso tenendole la bocca aperta stringendole la mandibola, poi veniamo abbandonati tutti e due ed io corro subito a sorreggerla
- Tesoro, mio Dio ti hanno fatto male, adesso cerchiamo aiuto e andiamo in ospedale
- No niente ospedale, ti prego, portami a casa,
l’aiuto a rimettersi in ordine, il vestito è leggermente strappato, io ho il colletto della camicia sporco di sangue ma raggiungiamo i taxi, per fortuna ho sempre una cintura dove nascondo un paio di centinaia di euro per ogni evenienza, arrivati a casa ci accorgiamo che uno dei suoi tacchi si sta staccando e la sorreggo io, appena entrati si chiude nel suo bagno ed io sentendo l’acqua scorrere mi tranquillizzo, vado a mia volta a togliere giacca, cravatta e camicia sporca di sangue e resto in canottiera, poi vado subito al carrello dei liquori e mi verso una generosa dose di Brandy aspettando che lei esca dal bagno, passa una buona mezz’ora prima che mi raggiunga in sala in accappatoio
- Ne versi anche a me?
- Certo, ma come stai? Davvero non vuoi che chiami la guardia medica?
- No ti prego, sto bene, non chiamare nessuno e non parlarne con nessuno
- Neppure con la polizia? Dovrò fare denuncia anche per i documenti
- Per quelli dì che li abbiamo smarriti
Il suo tono era categorico e non ammetteva repliche, del resto era lei che aveva avuto il danno maggiore.
Se ne andò nel suo studio e, fin quando mi addormentai non mi raggiunse a letto. Al mattino, bevendo il caffè non ne accennò affatto, mi disse solo che sarebbe andata da una sua amica nel pomeriggio e quindi sarebbe arrivata tardi per cena, essendo la sua amica del cuore immaginai avesse bisogno di sfogarsi dopo quello che era successo. Tornai dal lavoro nel pomeriggio, come al solito verso le 17, pensavo di essere solo poi sentì la voce di Carla dal suo studio, la lucina rossa del cordless era accesa, stava parlando al telefono, non volevo sentore ma la sua voce è sempre stata un po’ squillante e anche se , a tratti, l’abbassava riuscivo a sentire praticamente tutto, era la sua amica, si dispiaceva di non averla trovata in casa e le raccontò quello che ci era successo la sera prima, la sua amica sicuramente cercò di consolarla ma lei continuò dicendole che certo si era spaventata ma poi mentre veniva inculata e scopata aveva goduto come una matta, che non aveva mai provato dei cazzi cosi’ grossi ed essere stata trattata con quella violenza l’aveva eccitata ancora di più, mi stavo chiedendo chi era la donna che avevo sposato, io ero un uomo tranquillo, non abituato a gesti e situazioni di violenza e sentire mia moglie che parlava così mi sconvolse abbastanza.
Feci un po’ di rumore per far capire che ero rientrato e subito lei riattaccò il telefono raggiungendomi poi nell’ingresso.
- Non credevo di trovarti a casa
- Hai ragione, la Marisa era fuori, ci siamo sentite al telefono ma adesso è rientrata, mi cambio e cado da lei, ti spiace se ti lascio solo stasera?
- No no vai pure da Marisa, non c’è problema, io mi faccio portare una pizza ah a proposito ho fatto quella denuncia di smarrimento, per fortuna avevo tutte le fotocopie dei documenti e delle carte che, comunque avevo bloccato ieri sera stessa.
- Ah bravo, così ci lasciamo tutto alle spalle.
Si cambia sostituendo l’abbigliamento formale da ufficio con una minigonna di jeans ed una t-shirt con gli strass e degli stivaletti neri, qualcosa di informale per andare a casa di un’amica.
Esco da casa sentendomi un po’ in colpa con Fabio, non gli ho mai raccontato bugie, questa è la prima volta, sono le 8 di sera quando parcheggio la mia cinquecento vicino a dove siamo stati assaliti la sera prima, ho preso da Mac patatine, coca ed un hamburger e poi ho un pacchetto di mentos, mi siedo lì e aspetto voglio vedere se individuo i due della sera prima non credo stiano lontano da dove “esercitano la loro attività”
Li vedo uscire da una pizzeria con due cartoni di pizza in mano, metto in moto e li seguo, non mi sbagliavo, dopo un paio di centinaia di metri entrano in una specie di garage su strada con la porta in vetro smerigliato, vedo la luce accendersi ed illuminare i vetri della porta, poi come se ci fosse una tenda all’interno che tirarono della luce rimasero solo due lame sul fianco della porta, e adesso? Cosa fai Carla?
Ero combattuta, rimasi in macchina ancora mezz’ora prima di trovare il coraggio di scendere ed avvicinarmi a quella porta, altri dieci minuti ancora prima di bussare ai vetri, la tenda si scostò e la porta si aprì un po’
- Si? Cosa vuole
- Io veramente…..
- Ma tu sei quella di ieri sera
La testa si sporse all’esterno per vedere se ero sola, poi mi prese per un braccio e mi spinse all’interno., oltre al tavolo c’era in un angolo un materasso matrimoniale sopra dei bancali a mo’ di letto ed in fondo una porta aperta che dava su un bagno. Quello che mi aveva aperto mi assalì verbalmente
- Allora troia cosa vuoi? La tua roba non ce l’abbiamo più diglielo a quel finocchio che era con te
- No io non volevo ……… certo immagino che voi……….insomma non abbiate più
Non riuscivo a fare una frase di senso compiuto tanto ero imbarazzata, fino a quando l’amico si alzò dal tavolo e disse
- Lo so io perché la troia ci ha cercato, ho visto ieri sera come le piaceva e ne vorrà ancora, non è vero?
Non riuscii a dire nulla ma la mia testa automaticamente fece cenno di si
- Allora facci vedere come sei bella signora che dopo ti facciamo divertire
Tolsi la t-shirt e lascia scivolare per terra la mini rimanendo con reggiseno e perizoma, anche loro due fecero lo stesso con i loro vestiti rimanendo praticamente nudi seduti sui due sgabelli vicino al tavolo
Slacciato il reggiseno mi girai mostrandogli il sedere e chinandomi in avanti sfilandomi il perizoma
- Proprio come una vera troia, vieni qui,
mi avvicinai a loro che si erano messi vicini e mi presero per un braccio facendomi chinare fino a trovarmi davanti alla faccia i loro cazzi che si stavano intostando, uno era più grosso e lungo di quello di Fabio ed era il primo che la sera prima mi aveva inculato, ma il secondo era davvero enorme, li prendo con le due mani saggiandone i peso e la consistenza e comincio a segarli aggiungendo poi i primi colpi di lingua, intanto si appropriano dei mie seni stringendoli e palpeggiandoli con quelle mani forti e nere, io sto già colando mentre quei cazzi si stanno indurendo , le cappelle rosee cominciano ad apparire, mi fanno alzare rimanendo sempre china sui loro cazzi in modo da potermi palpeggiare anche il sedere e stuzzicare la mia figa, pensavo di arrivare al materasso ma uno dei due mi tira i capelli per farmi alzare la testa e mi piega in avanti con la pancia contro il tavolo, era quello più grosso
- Adesso ti faccio male troia
Mi allarga le natiche, sento il suo sputo sul mio buchino e poi un dito grosso e nodoso forzarne l’ingresso, non posso trattenere un urletto di dolore, sembra eccitarlo ancora di più perchè muove il dito sempre più velocemente, non riesco a muovermi, il tavolo è fissato per terra, poi il dolore cresce, non h mai partorito ma penso sia molto simile anche se , in questo caso non è per qualcosa che esce ma, la contrario, che vuole entrare, non ce la farà mai e, invece, millimetro dopo millimetro lo sento riempirmi lo sfintere e quando comincia a muoversi entrando ogni volta per qualche millimetro in più comincio a godere mugolando come una gatta, ogni tanto mi arriva una sberla sul sedere che accentua il mio piacere e lui che mi scopa
- Ti piace così troia?
- Vuoi che ti scopi ancora più forte?
- Sì sì
- Sì cosa? ancora più forte? Dimmelo troia
- - si sì scopami ancora di più, ancora più forte
Gli orgasmi si susseguivano fino a quando mi trovai l’intestino allagato del suo sperma caldo, quando uscì da me mi sentii come svuotata, dovetti però, barcollando correre in bagno sul water perché mi svuotai veramente, per fortuna trovai un bagno pulito che non mi sarei mai aspettata e quando tornai da loro dopo essermi anche lavata li trovai sdraiati sul letto che mi facevano posto tra loro
- Vieni qui signora che era solo l’inizio
Anche l’uomo elefante si recò qualche minuto in bagno , intanto il suo amico ei era disteso facendomi impalare sul suo cazzo nel mio culetto che cercava di riprendere la forma iniziale e che quindi lo strinse nella morsa della sua carne, poi prendendomi per i seni mi tirò all’indietro per permettere al suo amico l’accesso alla mia figa con il suo bastone, ecco che adesso ero davvero vicino allo squartamento, il piacere mi assaliva ad ondate strabuzzai gli occhi all’indietro quando tutti e due spinsero con forza in avanti, poi continuarono e continuarono e continuarono, sembravano non stancarsi mai ed io non smettevo di godere, poi mi ritrovai con la loro sborra dappertutto, dentro e fuori, mi strisciarono anche i loro cazzi, dopo averli estratti da me sulla faccia e sui seni , era quasi mezzanotte e avevo goduto come non mai.
- Ho acceso lo scaldabagno se vuoi fare una doccia
- Si, penso di averne bisogno
- Noi intanto cambiamo le lenzuola
Quando tornai da loro avvolta in un asciugamano che però mi lasciava quasi del tutto scoperta
- Devi andartene?
- Beh si, dovrei
- Se vuoi puoi restare ancora un po’
- Mi piacerebbe ma è meglio che vada
- Puoi tornare se vuoi
- Certo, ci penserò
- Se vuoi anche con un amica, se è come te è la benvenuta
Pensai a Marisa, sarebbe impazzita, mi rivestii li salutai e me ne andai con la mia cinquecento. In macchina pensavo che non avrei mai immaginato potessi comportarmi in quel modo, come mi avevano chiamato un sacco di volte? TROIA
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