insaziabili

sandra
a day ago

Ho quarant’anni, vivo da solo in un quartiere di periferia di Milano, ho comprato una porzione di una villetta bifamiliare con un bel giardino nella parte posteriore della casa, volevo un giardino perché mi sono sempre piaciute le piante e ne ho piantate alcune da frutta che cominciano a crescere e potrò, presto, cominciare a goderne i frutti, lavoro da casa, sono un web designer, dopo il periodo del Covid ho preferito, in accordo con l’Azienda di mantenere la mia posizione in smart working anche, anche se retribuita un po’meno, tenendo conto dei risparmi sul trasporto e del fatto che mi organizzo meglio con il lavoro ha migliorato la mia qualità di vita.

Al primo piano ho la mia camera da letto con un bagno ed altre due stanze che ho unito e trasformato nel mio studio, al piano terra la zona giorno con la cucina separata ed un altro bagno.

Da pochi mesi l’altra metà della villetta è stata venduta ad una coppia con una figlia che, penso, abbia una quindicina d’anni, non ci ho ancora parlato, lavorano entrambi e sono fuori tutto il giorno, ho visto solo la figlia rientrare da scuola in bicicletta nel primo pomeriggio.

Ho la compagnia del mio gatto Annibale che predilige il davanzale interno della finestra del mio studio che dà verso il giardino, da lì ho visto che i miei visini hanno istallato una mini piscina ad idromassaggio sotto un bersot in legno nel giardino posteriore, oltre ad un tavolo da pranzo ed un barbecue, speriamo che il loro fumo non danneggi le mie piante.

Ho scoperto che la figlia ha quasi 16 anni, da quello che vedo, quando mi affaccio alla finestra e lei è in giardino, passa un sacco di tempo con il cellulare in mano, penso sia una cosa comune tra i giovani d’oggi.

All’inizio dell’estate, un pomeriggio, l’ho vista, in costume da bagno su ul lettino a prendere il sole, con il solito telefonino davanti agli occhi, sembra più grande, l’ho guardata bene, non perché sia un guardone, ma perché ero andato ad accarezzare Annibale e lei era lì fuori stesa, in effetti è molto alta, biondissima ed il bikini nasconde abbastanza poco, comunque dopo un po’ mi riscossi e tornai al lavoro.

Quando, dopo un paio d’ore tornai alla finestra era ancora lì e si era tolta il reggiseno del costume ma era girata sulla pancia, notai i seni schiacciati contro il lettino dal suo corpo e la perfezione del suo culetto di cui il costume nascondeva solo una piccola striscia, ammetto che passai un po’ di tempo a guardarla.

I nostri giardini sono circondati da un muro alto quasi due metri e, dall’esterno non si può guardare dentro, però io ero in alto e avevo una splendida visuale  del mio e del loro guardino. Cominciai ad andare spesso alla finestra del mio studio per vedere se Maja, così si chiamava, fosse in giardino.

Dopo qualche volta ebbi l’impressione che sapesse che la guardavo, i suoi movimenti sembravano più “teatrali” allora, una mattina abbassai la tapparella ed inserii una tale camera che mi avrebbe consentito di guardare senza essere visto, oltretutto era, come quella dei droni, con la possibilità di zoom, collegata in wi- fi ad uno dei miei pc.

Per non dare una cattiva impressione, comunque, ogni tanto mi facevo vedere alla finestra sollevando la tapparella, guardando le riprese della telecamera, però potei apprezzare davvero il corpo di Maja, era maturo, corpo di donna non di ragazza, le gambe lunghe ed affusolate, il ventre piatto, il seno già formato con le aureole dei piccoli capezzoli più scure, il culetto alto che sembrava sodo ed invitante, mi faceva dimenticare che era solo una ragazzina.

Un giorno poi mi resi conto che non stavo facendo una bella cosa e smontai la telecamera. Per i suoi atteggiamenti, poi, ebbi la certezza che sapeva di essere guardata, quando mangiava un frutto od un gelato sembrava stesse facendo un pompino, anche se vestita, a volte, si infilava le mani sotto il vestito e si sfilava le  mutandine e poi si sedeva o sdraiava facendo in modo che il vestito lasciasse intravedere le sue parti intime.

Ero davvero preso da lei, il mio cazzo si irrigidiva quando lei faceva il suo spettacolino e non ci eravamo mai parlati. L’occasione ci fu un pomeriggio che mi suonò il campanello, era lei

-          Ciao scusa, sono Maja la tua vicina, ma a te internet funziona?

Aveva un vestitino a fiori corto con le bretelline

-          Ciao si, a me si hai controllato il tuo modem?

-          Si il modem è a posto

-          Allora dovrai chiamare il tuo operatore

-          Uffa si, ho capito non è che mi lasci appoggiare a te finchè non è a posto?

-          Ok, vieni dentro, ti do la chiave

Una volta entrata comincia a guardarsi attorno mentre io salgo nello studio e le dico di aspettarmi quando scendo la ritrovo in ginocchio che fa le coccole ad Annibale

-          Bello, come si chiama?

-          Annibale ed è un coccolone

-          I miei non me l’hanno voluto prendere un gatto

-          Beh puoi venire a fare le coccole al mio quando vuoi

Le porsi il biglietto sul quale avevo trascritto la chiave WAP del modem, mi ringraziò e se ne andò.

Due giorni dopo, un forte temporale con tuoni e fulmini  e lei suonò di nuovo il campanello,

-          Scusami, non è che posso stare un po’ qui da te? Non mi piacciono i temporali

-          Certo, entra, anche Annibale si nasconde

Questa volta aveva dei mini shorts di jeans molto sgambati ed una canottierina che le lasciava scoperta la pancia

-          Vuoi qualcosa da bere? Ho della coca e della limonata

-          No grazie, sono fragole quelle sul tavolo?

-          Si, me vuoi? Le ho raccolte stamattina

-          Grazie si

-          Aspetta che le lavo

Gliene diedi qualcuna in una ciotolina di vetro con un tovagliolino di carta, lei, seduta sul divano a gambe incrociate cominciò a mangiarle, ne prendeva una in mano e poi, come la succhiasse, i capezzoli spingevano sul tessuto della canottierina e si vedeva che non aveva le mutandine sotto i pantaloncini, speravo non si notasse il bozzo che avevo nei pantaloni.

-          Buone, dolci, me ne dai ancora un paio?

Ne lavai altre e le andai vicino per dargliele, lei mi prese il polso della mano che le teneva

-          Senti dici che sono bella?

-          Beh si Maja sei una bella ragazza – balbettai –

-          E ti piaccio?

-          Beh sei molto giovane

-          Si questo si

La cosa finì lì, mi lasciò il polso e mi allontanai, poi riapparve Annibale e lei si mise seduta a terra sul tappeto a coccolarlo, io mi sedetti sul divano a guardarli, accavallando le gambe per evitare il mio rigonfio fosse evidente, Annibale, dopo un po’, come faceva sempre, si stufò e sgattaiolò via, lei mi sembrò delusa

-          Ho visto che ogni tanto mi guardi dalla finestra

-          Può capitare

-          Ah è solo un caso

-          Certo, un caso

-          Quindi non è per questo

Spostò le spalline ed abbassò la canottierina sulla pancia mettendo a nudo il seno, scavallai le gambe per alzarmi, lei era molto vicina ed in ginocchio, mi prese per i polsi e portò le mie mani sui suoi capezzoli, lei, intanto mise le sue sul mio evidente pacco e, abbassando lo zip ne estrasse il mio cazzo già semirigido, non riuscivo a distogliere le mani e lo sguardo da quei seni meravigliosi, sodi e al tempo stesso morbidi, lei, intanto, si era appropriata del mio uccello e lo segava con le mani, lo leccava golosa e poi lo imboccava stringendolo tra le labbra, dopo un po’ non riuscii più a resistere ed esclamando un “Dioooooo” scaricai tutto il mio piacere tra le sue labbra, lei bevve tutto, sembrò soddisfatta, sorrideva mentre si alzava e, più veloce di Annibale, schizzava oltre la porta andando a casa sua.

Rimasi come un fesso sul divano per almeno mezz’ora, con il cazzo che si era ammosciato fuori dai pantaloni, una ragazzina di nemmeno 16 anni mi aveva fatto un pompino incredibile sul mio divano, mi alzai e chiusi la porta a chiave, poi andai in bagno e poi alla finestra dello studio come per cercarla, ma ancora diluviava, fuori era buio, solo i lampi illuminavano la sera che avanzava.

Vidi la festa per il suo sedicesimo compleanno dalla finestra, una dozzina di teenagers che facevano casino ballando, limonando  e bevendo coca cola in giardino con buona pace dei genitori che avevano, per l’occasione, lasciato libero il campo, i vestiti delle ragazze lasciarono presto il posto ai costumi da bagno, Maja spiccava tra le altre, per altezza e bellezza, per il resto si comportavano tutte come puttanelle in calore che però limitarono i rapporti con i ragazzetti presenti a delle gran seghe e qualche pompino prima che i genitori di Maja rientrassero. Quando io avevo la loro età il massimo era sperare di limonare altro che seghe e pompini.

Qualche giorno dopo, faceva molto caldo. Maja in giardino, sul lettino con una minigonna ed il reggiseno di un costume, aveva spostato il lettino in modo che io  potessi vedere meglio, lo aveva fatto apposta, non aveva slip e quello che aveva in mano mi sembrava un cetriolo con sopra un preservativo e si stava masturbando con quello, stando al come lo muoveva , non doveva essere più vergine, la mia mano corse al mio cazzo ed il mio piacere esplose quando infilò il cetriolo nel suo culetto lasciandolo lì e ne prese un altro per scoparsi nella fighetta, se avessi avuto ancora la telecamera istallata avrei rivisto il tutto centinaia di volte e, soprattutto, l’espressione del suo volto mentre godeva.

Facevo fatica a concentrarmi sul lavoro, non riuscivo a scacciare dalla mia testa le immagini che avevo visto, un uomo adulto preso come un ragazzino infoiato da una ragazzina libidinosa e provocante, non mi riconoscevo, forse ero stato solo per troppo tempo.

Maja, dal giardino continuava a provocarmi, una volta dopo essersi masturbata mi fece anche un cenno di saluto, bisognava chiudessi questa storia, non era possibile andare avanti così.

Un pomeriggio non ce la feci più, aprii la finestra e la chiamai

-          Maja, vorrei parlarti, ti va di venire da me?

-          Adesso?

-          Si, se ti va

-          Finisco una cosa e arrivo

-          Va bene, ok.

Quando arriva si è cambiata, ha un gonnellino a pieghe bianco molto corto ed un top dello stesso colore

-          Ciaooo cosa vuoi?

-          Beh io……vuoi bere qualcosa?

-          No grazie, devo fare i compiti

-          Ecco allora io…….

-          Io so cosa vuoi

Mi prese una mano e se la portò sotto la gonnellina dove non  portava mutandine, la lasciò lì e mi si appiccicò addosso toccandomi, a sua volta il cazzo oltre la stoffa dei pantaloni

-          Ma oggi non si può, devo fare i compiti

E scappò via come l’altra volta, lei si stava divertendo con me, io non mi divertivo affatto però.

Sono al supermercato, fatta la spesa salgo sul mio pick up e

-          Ciao hai fatto la spesa?

Lei dietro di me in bicicletta

-          Ciao Maja, si appena finito

-          E hai comprato anche da bere?

-          Beh si, coca e acqua

-          La vodka no?

-          Ce l’ho già in casa

-          Ah bene

-          Vuoi un passaggio?

-          Sono in bici

-          La possiamo mettere dietro

-          Devo prima prendere una cosa in farmacia

-          Ok, ti aspetto

Quel pomeriggio niente miniabiti, aveva un paio di jeans strappati ed una t-shirt corta tenuta però sollevata davanti dal seno di cui si vedeva la curva inferiore, sapeva di essere sexy e di provocare gli uomini che la guardavano, i capelli biondissimi acconciati con un’unica grossa treccia e gli occhi blu oceano facevano il resto, sculettando tornò dalla farmacia mentre io avevo già caricato la bici e si infilò in cabina al posto del passeggero.

-          Perché hai il gancio traino dietro?

-          Per la roulotte

-          Non l’ho mai vista

-          È in campeggio sul lago

-          Quale lago?

-          Iseo

-          Mai stata, mi ci porti?

-          Adesso?

-          Si adesso tanto cos’hai da fare?

-          Mettere a posto la spesa

-          Ok metti a posto la spesa, io lascio la bici e andiamo

In effetti era sabato mattina non avevo niente da fare

-          Devi dirlo ai tuoi

-          Lavorano anche oggi, tornano stasera

-          Ok allora

Quando eravamo pronti a partire per il lago

-          Ce l’hi la vodka sulla roulotte?

-          No ce l’ho qui, in frigo

-          Allora prendila no?

-          Ti piace la vodka ?

-          Si, ogni tanto la bevo

-          Non è troppo forte per te?

-          Ne bevo poca

Presa la vodka partiamo, lei con le cuffiette in testa ed i piedi sul mio cruscotto, niente traffico fuori dall’autostrada, arriviamo abbastanza presto, le piace il camping, la mia roulotte molto.

Dopo aver guardato dappertutto nella roulotte penso voglia fare due passi fino al lago ma non gliene frega niente, prende due bicchieri e la bottiglia dalla borsa frigo e versa due dosi abbondanti di vodka, io appena mi bagno le labbra, le la tracanna d’un fiato e poi tossisce

-          Hey, stai bene?

-          Si si benissimo

Se ne versa ancora un po’ e poi

-          Beh non siamo qui per bere no?

-          E per fare cosa?

-          Per scopare, non hai voglia di scoparmi?

-          Beh io, insomma……

-          Uffa dai, qui nessuno ci può disturbare, giù a casa non si sa mai

Si toglie i pantaloni e gli slip oltre la t shirt, completamente nuda si mette sul letto

-          Non vieni?

La raggiungo in un attimo, non penso al fatto che ha solo 16 anni, penso solo che è bellissima, da quando l’ho vista ho desiderato farlo, le metto la testa tra le gambe e uso la lingua su quella fighetta profumata, le allargo le grandi labbra con  le dita e raggiungo la sua clitoride con la lingua, la sento gemere, le piace non mi fermo,  ho già il cazzo che mi fa male mentre lecco i suoi umori, impossibile resistere, non ho preservativi però me ne frego, punto la cappella alla sua fighetta bagnata e la penetro d’un colpo, la sento accusare la forza della penetrazione e comincio a muovermi dentro quella giovane, lei non trattiene un primo orgasmo, io ci riesco anche se è difficile fino ad un certo punto dove anche lei orgasma di nuovo ed io le vengo sulla pancia, mi abbraccia respirando forte e poggiando la sua testa sul mio petto.

-          Wow sei bravo

-          Merito tuo

-          Ahahaah già si

-          Senti, hai fame?

-          Un po’

-          Pizza?

-          Ok con le patatine

-          Adesso la ordino, ce la portano qui direttamente

-          Quanto ci vuole?

-          Una mezzoretta di solito

-          Posso fare una doccia allora?

-          Certo fai pure

Mangiamo la pizza rimanendo completamente nudi giocandoci sopra, beviamo coca e vodka poi torniamo a letto lei mi fa un pompino bevendo contemporaneamente della vodka da un bicchiere, io non posso fare altro che puntare al suo culetto , le natiche sode e strette, devo averlo, merita che le faccia male con quello che mi ha fatto passare, la scoperò nel culo con forza, mentre aveva il mio cazzo in bocca con  le dita preparava il suo sfintere, aveva capito che lo volevo, quel buchino stretto ed invitante mi accolse con meno resistenza del previsto  però cominciai a martellarci dentro come se non ci fosse un domani, non mi accorsi neanche del fatto che le continuava a lamentarsi ma ad orgasmare e che sul mio cazzo c’era qualche leggera traccia di rosa, le inondai le viscere con il mio sperma lasciandola bocconi sul letto a respirare forte con i suoi orgasmi e la mia sborra che le colavano sulle cosce, quando riprese fiato non sorrideva

-          Dopo questo devo fare una doccia poi è meglio che mi riporti a casa

Avevo esagerato, come uno stronzo, era solo una ragazzina, come avevo potuto?

Per tutto il viaggio non disse una parola, con la sua cuffietta in testa seduta un po’ di traverso sul sedile e appena arrivati scese e si infilò in casa sua.

La rividi solo dopo qualche giorno, mi suonò lei al campanello

-          Stai bene? Mi dispiace se ti ho fatto male

-          No no sto benissimo e non è successo niente, solo la rottura di qualche capillare, è quasi passato e poi mi è piaciuto tanto

-          Quando siamo tornati non mi sembravi contenta

-          Solo perché dovevo rientrare per forza, avrei voluto passare tutta la notte lì con te

-          Beh non so come si potrebbe fare

-          Io forse si ma non so se ce la farai

-          Cos’hai in mente?

-          Non  te lo dico ancora, adesso vado, ciaoooooo

Dopo qualche giorno torna a suonarmi,

-          senti io e la mia amica Gaia andiamo ad un gita di tre giorni a Gardaland e sul lago di Garda, partiamo venerdì pomeriggio e torniamo la domenica pomeriggio

-          bene, e quindi?

-          E quindi non è vero, veniamo in campeggio con te, la gita c’è veramente ma noi non ci siamo iscritte, però si parte dalla Parrocchia ed i genitori di Gaia ci lasciano lì, quindi devi passare da lì a prenderci

-          Anche la tua amica?

-          Certo, per forza, vedrai che ti piacerà ma non farmi fare brutta figura le ho detto che sei bravissimo

-          In che senso?

-          Lo sai scemo, ti mando un sms con l’orario e l’indirizzo

Un intero week end con due ragazzine assatanate, non ce la potevo fare, la cosa mi eccitava, solo al pensiero ma non era possibile senza un aiuto e poi, chissà la sua amica com’era.

Comunque ormai era tutto organizzato da loro per cui andai all’appuntamento fuori dalla parrocchia, quando il pullman partì io avevo a bordo Maja e la sua amica Gaia, diversa da lei, ricciolina, capelli neri minuta, un seno più piccolo come, forse, sarebbe stato giusto per una sedicenne, forse una seconda misura, ma un culetto a mandolino avvolto in una paio di shorts di jeans pure strappati. Le portai a cena prima di arrivare al camping e, memore dei gusti di Maja avevo comprato un paio di bottiglie di vodka che misi subito nel frigo della roulotte, dopo che ebbero sistemato la loro roba andarono nella zona del letto e Maja mi disse che mi avrebbe chiamato, avevano già attaccato la bottiglia di vodka che era rimasta in frigo dall’ultima volta che c’ero stato con Maja, quando le raggiunsi erano in ginocchio una contro l’altra sul materasso e stavano limonando, completamente nude, la pelle chiara di Maja contro quella leggermente ambrata di Gaia i seni schiacciati gli uni contro gli altri , uno spettacolo estremamente stimolante le raggiunsi con il cazzo già eccitato e quasi pronto ma mi spinsero a sdraiarmi sul letto e poi Gaia mi si mise sopra la faccia per farsela leccare intanto però sentivo due lingue diverse che si contendevano il mio uccello, questa volta i preservativi erano sul mio comodino e mentre leccavo, direi con passione, la fighetta glabra di Gaia sentii che uno veniva infilato sul mio cazzo e poi, subito dopo Maja ci si calò sopra  cavalcandolo, loro penso continuassero a limonare mentre io leccavo Gaia e scopavo Maja, Gaia mi venne in faccia io, intanto le allargavo le natiche per leccarle anche il buchino del culetto dove cominciai ad infilare un dito e a farcelo roteare dentro cercando di allargarlo.

Il mio ventre era bagnato dagli orgasmi di Maja, il mento ed il petto dall’orgasmo di Gaia, Maja aveva gettato il preservativo pieno del mio sperma e, tutte e due avevano ricominciato a leccarmi il cazzo, questa volta erano sdraiate al  mio fianco a pancia sotto con le gambe al posto della mia testa  e le mie dita potevano, così, liberamente, infilarsi nei loro culetti e, ogni tanto le mie mani schiaffeggiargli le natiche sode, poi, appena pronto, toccò a Gaia, Maja sotto di lei mentre io puntavo il mio pene al culetto di Gaia , le sue gambe tremavano mentre la penetravo, era stretta, dopo mi confessarono che per lei era solo la seconda volta nel culo, per me fu un’esperienza, mi faceva male il cazzo mentre la scopavo da dietro, lei lanciava degli urletti che Maja smorzava con la sua bocca, le mani delle ragazze erano sulle loro fighette mentre inculavo Gaia, in effetti i loro orgasmi non si contavano, il mio si perse dentro il culetto quasi vergine dell’amica di Maja. Tutta la notte di venerdì bevemmo vodka, scopammo con tutto quello che il programma prevedeva, dormivamo anche e poi, appena svegli si ricominciava con i nostri corpi imbrattati dai nostri umori fino al mattino, poi lasciai dormire le ragazze ed andai a fare una doccia nel gruppo dei servizi del camping ed al ritorno preparai la colazione per tutti, direi che la prima notte l’avevo superata con mia soddisfazione e, speravo, con soddisfazione delle ragazze.

Dopo colazione si misero in costume ed andarono a prendere il sole sulla spiaggetta del campeggio, io detti una pulita in roulotte cambiando anche le lenzuola del letto , la sera dopo una pizza le portai in una discoteca di Paratico dove si scatenarono mentre io, che ero amico del proprietario assaggiavo dell’ottimo Satin di Franciacorta, poi le persi di vista per un po’ e, tanto bastò perché cominciassi a preoccuparmi, le cercai per tutto il locale senza riuscire a trovarle, i loro cellulari erano spenti, intorno al locale girai a piedi ed in macchina senza risultato, tornai al camping ma anche lì nulla, ero fuori dalla roulotte con il telefono vicino seduto su una sdraio che , finalmente arrivarono, erano quasi le quattro, scesero da un vecchio pulmino dove oltre loro c’erano altri 4 ragazzi di colore, le salutarono baciandole e se ne andarono, le ripresi per il loro comportamento ma dissero semplicemente che erano state ad una festa e che la discoteca era noiosa e volevano andare a letto, sentii che facevano la doccia e dopo, salii anch’io in roulotte, pensavo avessero già fatto abbstanza per la serata ma mi chiamarono

-          Allora , non vieni a letto?

Insaziabili, non ci alzammo fino alle 10 del mattino di domenica dove io praticamente a pezzi e loro fresche come rose, le portai a pranzo a Sulzano, sul lago e al pomeriggio dopo un riposino vollero un ultimo exploit del sottoscritto prima che le riaccompagnassi a Milano davanti alla parrocchia dove dopo poco arrivò il pullman e Gaia telefonò ai suoi dicendo che era arrivata e vennero a prendere lei e Maja, io aspettai in un angolo fino a che se ne andarono, una cosa era certa, un altro esperimento del genere non ero in grado di reggerlo e, anche se le due ragazzine mi attizzavano non era il caso di esagerare, non ero alla loro altezza, vero che, comunque, noi maschietti non siamo mai all’altezza delle donne, e non solo nel sesso, però ci piacerebbe crederlo.