la vedova

A 42 anni sono vedova da 4, per fortuna ho i miei due figli, Luca di 21 e Ginevra di 18, il primo all’università e la seconda all’ultimo anno di liceo, Alfredo, mio marito ha avuto un incidente sul lavoro, l’Azienda per la quale lavorava, grazie all’assicurazione sui dipendenti mi ha liquidato quasi 300.000 euro, l’ultimo regalo di Alfredo che, oltre alla nostra casa, che era dei suoi genitori, mi ha lasciato tranquilla economicamente anche se ho il mio lavoro che ci garantisce e mi permette di pagare qualcuno che si occupi della casa e della biancheria, ho una donna che tre volte la settimana mi fa i mestieri e lava e stira quello che ci serve.
Lavoro come venditrice in una grossa Società immobiliare appartenente ad un Gruppo Bancario e, oltre allo stipendio ed alle spese piè di lista ho anche il pagamento delle provvigioni per ogni vendita che riesco a concludere e, per mia fortuna, non sono mai meno di tre o quattro al mese.
Mi muovo grazie ad una Smart della Società che posso usare anche per uso personale, chiaramente, rispetto ad un’impiegata normale ho qualche spesa in più perché devo curare particolarmente il mio aspetto, essere sempre elegante ed in ordine, la cosa, comunque non mi è di peso, anzi, mi è sempre piaciuto essere in buona forma fisica e indossare begli abiti indulgendo un po’ in quelli che evidenziano le mie caratteristiche fisiche, a 42 anni, spesso gli uomini si girano a guardarmi, la mia altezza, le mia gambe ed il mio fisico in generale, compresa una quinta misura di reggiseno disegnano un bel quadro, come diceva sempre mio marito. E costituiscono quel qualcosa in più che mi agevola nel lavoro di vendita, soprattutto quando ho a che fare con uomini che hanno il potere decisionale dell’acquisto.
Oltretutto, pur non avendo intenzione di avviare una storia con qualcuno, riesco a soddisfare le mie esigenze di donna sana e attiva sessualmente concedendomi quando sono ad un passo dal concludere una vendita importante per dare l’ultima spinta all’acquirente indeciso, so che i colleghi lo pensano ed in effetti, accade veramente con mia doppia soddisfazione, l’ultima vendita di un appartamento in zona San Siro si è conclusa sul parquet di una delle camere da letto dove ho cavalcato un bel cazzone olandese che non aveva bisogno neppure di accendere un mutuo e che ha incrementato il mio stipendio di una provvigione di 5.000 euro.
Quando mio padre è morto avevo 17 anni, ero al terzo anno delle superiori e la cosa, oltre a colpirmi per l’affetto che provavo per lui mi ha destabilizzato portandomi a cercare nella cocaina una via di fuga, ho perso l’anno e, nonostante i tentativi di mamma, che era già disperata per la perdita, invece di stare vicino a lei e a mia sorellina più piccola mi sono chiuso in me stesso. È stata la mia ragazza ad aiutarmi ad uscirne, con pazienza ed amore, siamo ancora insieme, grazie a lei ho recuperato l’anno perso con un biennio nella scuola privata di suo padre e poi mi sono iscritto all’università, importante è stato anche il fatto che, fino a quel momento non avevamo mai avuto rapporti sessuali completi, lei, invece, mi si è concessa completamente dimostrando di avere completa fiducia in me e di non avere alcuna remora o alcun tabù nei miei confronti, avevo anche scoperto il sesso anale che mi dava più soddisfazione e aveva sostituito la cocaina nella mia testa, certo, non era solo quello ma era stato parte del percorso di consapevolezza che, grazie a lei avevo intrapreso.
Ero alle medie quando papà morì, il mio fratellone si era perso e mamma era disperata, io sentivo la sua assenza e passavo le notti a piangere nella mia cameretta, giocavo a volley che, fino a quel momento mi appassionava e piaceva , pensavo addirittura che sarebbe diventata la mia professione in futuro, in effetti sia il mio allenatore che degli osservatori di altre squadre ne erano convinti più di me, la voglia mi passò completamente, cominciai a disertare gli allenamenti e mamma neppure se ne accorse, poi Emanuele, il mio allenatore, un pomeriggio venne a casa mia a parlarmi e a consolarmi, mi stette vicino, non mi spinse a tornare in palestra ma, il pomeriggio iniziai ad andare a casa sua, mi dimostrò affetto, vicinanza e comprensione, nonostante fosse molto più grande di me, aveva trent’anni, mi innamorai di lui e, senza che me lo chiedesse, un pomeriggio volli diventare sua vincendo la sua resistenza iniziale, gli donai le mie verginità, imparai a farlo godere del mio corpo per alcuni versi ancora acerbo e superai il momento ricominciando a giocare, finendo le medie ed iscrivendomi al liceo, con gli anni l’innamoramento passò, ma la gioia del sesso insieme no e continuammo a godere dei nostri corpi raggiungendo, da parte mia, quello che ritenevo, un giusto equilibrio.
La nostra vita continuava e avevamo superato il momento terribile della perdita di papà, mamma soddisfatta del suo lavoro, io in regola con gli esami e Ginevra sempre più presa dai suoi allenamenti, io, a parte il mio rapporto con Silvia, la mia ragazza, avevo sviluppato un interesse quasi morboso per i culi delle donne, la nostra colf ad ore ucraina non era bellissima ma aveva un culo che ispirava insani propositi, con lei eravamo abituati a scherzare e io le facevo continui dispetti dei quali, però lei rideva e non se la prendeva, ormai erano 4 anni che era con noi, si era anche sviluppata una certa confidenza e io mi ero messo in testa che avrei posseduto quello splendido culo, lei era sposata con un italiano, non avevano figli ma io non volevo scoparla, volevo solo il suo culo a mia disposizione.
Un pomeriggio, mentre toglieva i panni dalla lavatrice, inginocchiata davanti al grande oblò, passai dietro di lei e feci finta di perdere l’equilibrio spingendola in avanti e aggrappandomi al suo sedere, ormai con la testa dentro il cestello cercava di tirarsene fuori, la lascia fare ma solo per un pochettino, ero dietro di lei, come per aiutarla ad uscire da quella posizione le mie mani si aggrapparono ai suoi seni, lei chiamò il mio nome, poi misi una mano sulla sua schiena, non aveva ancora capito cosa la bloccava, la mia virilità talmente rigida da farmi male le premeva sulle natiche, con l’altra mano le sollevai il camice e spostai le mutandine puntando il mio attrezzo al suo sfintere e cominciai a spingere, ancora il mio nome quasi urlato sostituito da lamenti mentre la penetravo, anche se avevo avuto l’accortezza di usare del lubrificante, sicuramente le stavo facendo un po’male ma non mi fermai e quando ero ben piantato dentro di lei cominciai a muovermi avanti e indietro, i tentativi di alzarsi delle sue gambe cessarono, i lamenti vennero sostituiti da gemiti, con una mano accarezzai il suo sesso sotto di me e lo scoprii bagnato dei suoi umori, e poi la mia mano venne sostituita dalla sua, poi, finalmente, con un sospiro mi scaricai dentro di lei sentendo anche il suo corpo vibrare per l’orgasmo, rimanendo dentro di lei ci ritrovammo stesi sul pavimento del bagno circondati dai panni bagnati che aveva estratto dalla lavatrice, quando uscii da lei rimando a terra mi guardò e poi mi baciò, continuammo ad amarci in camera mia e l’accontentai anche scopandola e scaricandole in bocca il mio sperma caldo, adesso oltre alla mia ragazza avevo conquistato un altro culo.
Tornata dagli allenamenti Luca stava studiando per un esame, mamma era fuori per una cena ed io preparai 4 salti in padella per noi due, non ero una gran cuoca come mamma, chiamai Luca per la cena, eravamo molto più affiatati adesso, ci eravamo raccontati i nostri fatti a vicenda, lui sapeva di Emanuele e, dopo un primo momento che avrebbe voluto prenderlo a pugni aveva capito e si era calmato, dopo cena gli feci vedere le nuove divise che ci avevano dato indossando la mia
- We Ginevra ma tutte le giocatrici di volley hanno un culetto così?
- perché, vuoi che ti presenti qualcuna delle mi compagne?
Lui i prese per la vita ridendo e facendomi sedere su di lui
- cosa me ne faccio quando ho la capitana a disposizione?
- Stupido lasciami andare
Non mollò la presa, cominciavo a sentire il suo membro premere contro le mie natiche
- Dai mollami
Lo fece dopo un po’ di resistenza e corsi in camera a cambiarmi. Dovevo ancora infilare gli slip che si aprì la porta della mia stanza, Luca aveva tirato giù la cerner dei jeans e dai pantaloni spuntava il suo cazzo rigido
- Guarda cos’hai combinato sorellina
- Luca non fare lo scemo
Intanto guardavo lui e, dietro di me con la mano cercavo gli slip sul letto, mi si avvicinò e mi spinse in avanti facendomi appoggiare sul mio letto per non cadere
- È proprio fatto bene il tuo culetto, saranno tutti i balzi che fai
- Luca daiiii piantala
- Si dai, adesso la pianto ma prima…..
Mi teneva la schiena contro il letto spingendomi con la mano e, intanto sentivo il suo cazzo iniziare a farsi strada nel mio culetto
- Noooo Luca
- Dai che ti piace
Soffiavo mentre mi penetrava, era più grosso di Emanuele ma aveva ragione, mi piaceva ma non volevo se ne accorgesse
- Te la faccio pagare
- Dopo dopo, intanto ti faccio godere,
in effetti non potevo non provare piacere mentre spingeva il suo cazzo dentro di me, i miei gemiti glielo comunicavano e la mia mano sulla mia clitoride faceva il resto, sbattevo una mano sul materasso mentre mi scopava nel culetto facendomi godere, alla fine morsi il lenzuolo mentre si scaricava dentro di me e la mia mano raccoglieva il mio orgasmo
- Ecco, adesso sai che sono meglio del tuo Emanuele, quando vuoi a tua disposizione sorellina
E mi lasciò così distesa sul letto a pancia sotto.
Domenica mattina, Ginevra è uscita presto, hanno una partita in trasferta, faccio il caffè e, ancora in sottoveste lo porto a Luca a letto, lo riesco a fare raramente ma stamattina mi sono alzata presto, così lo possiamo bere insieme, è girato di spalle, il mio uomo è cresciuto, è bello come il padre, lo chiamo avvicinandomi al suo letto, il lenzuolo gli lascia scoperto il petto muscoloso, ha la ragazza ma scommetto che non sia la sola, un brivido di orgoglio mi pervade, l’ho fatto io, è una mia creatura così bello, così perfetto.
Apre gli occhi blu come il cielo e mi guarda,
- Ciao mamma, buon giorno
Gli passo la mano tra i riccioli bruni
- Buon giorno tesoro, ho fatto il caffè
- Uhmmm si, ci voleva proprio
Mentre lo beviamo mi guarda e poi
- Mamma sei bellissima
- Grazie caro,
mi abbasso a baciarlo all’angolo della bocca appoggiando una mano sul lenzuolo che gli copre il ventre, un movimento repentino sotto il lenzuolo, ma è quello che penso?
Mamma mi ha portato il caffè, è bellissima nella sua sottoveste di seta con le spalline sottili, i seni pieni con l’aureola scusa dei suoi capezzoli che traspare dal tessuto, le cosce affusolate che terminano in un triangolino nascosto dl bordo ricamato, sono già in erezione, ma è mia madre, azz, quando mi bacia non riesco a trattenermi, il mio cazzo schizza in alto sotto la sua mano che ci si è appoggiata inconsapevole, mi guarda e scosta lentamente il lenzuolo scoprendo la mia vergogna, le labbra leggermente aperte, con un’espressione tra lo stupore ed il compiacimento
- È così a causa mia?
- Beh…. Si, veramente……
- Ufff è da molto che tu…..
- Si da tanto
- Non sarebbe il caso,,,,,,,,,,,,
- Lo so ma…….
La sua mano si muove, con due dita me lo circonda alla base, poi tutta la mano scende a tastare la consistenza del mio scroto, le sue labbra non proferiscono alcun’altra parola, scendono a raggiungere il mio glande e il loro calore lo avvolge, fino a quel momento resto immobile, con le mani lungo i fianchi, non so che fare, le abbasso una spallina e con le labbra raggiungo un suo capezzolo suggendolo come quando mi nutrivo con il suo latte, lei si solleva dal bordo del letto sfuggendo alla mia bocca e si solleva la sottoveste sopra la testa sfilandola, passa una gamba sopra di me, imbambolato guardo il suo seno sovrastarmi, poi il suo ventre cala sul mio appropriandosi del mio cazzo con un grosso sospiro, non si torna più indietro, le mie mani sui suoi fianchi , la mia bocca sui suoi capezzoli, la sua danza sul mio corpo, non resisto, glielo dico e si sfila da me giusto il tempo che le prime goccioline del mio sperma raggiungano la leggera peluria sul suo ventre, poi si sdraia al mio fianco raggiungendo il mio pene con le labbra e succhiandone tutto il nettare.
Passiamo la mattina nel mio letto senza parlare, solo amandoci freneticamente, raggiungiamo il piacere insieme, il mio sperma sul suo corpo, dentro il suo intestino quando anche il suo culo diventa mio, continuiamo a baciarci anche sotto la doccia che ci lava nascondendo le tracce del nostro piacere, poi tutto torna normale, tutto cessa……… oppure tutto ha inizio.
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