il cazzo del mio futuro suocero

Quest’estate andremo a passare 15 giorni in Puglia, il mio fidanzato vuole farmi conoscere i genitori, io e Giuseppe ci frequentiamo da più di un anno, lui lavora in banca, io faccio la barista, ci siamo conosciuti perché al mattino entra nel bar dove lavoro a fare colazione, è un bel ragazzo ricciolino, biondo alto più di me che sono un metro e settanta, lui ha 26 anni io 23, abbastanza introverso o dovrei dire timido, ho preso io l’iniziativa perché mi è piaciuto subito e lui non si decideva, quando veniva al bar continuava a guardarmi, come del resto fanno in tanti, ma il suo sembrava uno sguardo triste, del tipo “so che non c’è niente da fare ma…..” all’inizio mi sembrava un ragazzino, mi portava al cinema, a mangiare un gelato e non si decideva mai, alla fine a casa sua sono riuscita a farlo aprire, era praticamente vergine e non l’aveva mai fatto, molto religioso, dopo quella prima volta lo facevamo tutte le volte che ci vedevamo, non aveva alcuna esperienza ma stava migliorando.
Il viaggio du abbastanza lungo, ci mettemmo più di 12 ore da Milano con la sua 500X ad arrivare vicino Monopoli nella masseria dei suoi genitori che erano contadini, ci accolsero con allegria, erano due anni che non vedevano il figlio e furono carinissimi anche con me, soprattutto la madre, una donna piccola, minuta ma molto attiva che mi abbracciò subito come fossi una figlia, il padre, invece, mi dette la mano, una mano forte, callosa e dura, aveva gli occhi grigi come quelli di Giuseppe ma aveva uno sguardo penetrante, indagatore.
Giuseppe occupò la sua vecchia stanza ed io quella degli ospiti, non osammo replicare, la sera a cena c’era un sacco di roba, con quello che riempiva la tavola, a Milano, ci avrei mangiato per una settimana e tutto era buonissimo, compreso il vino che facevano direttamente loro, oltre alla vigna avevano 500 piante di olivo che era l’attività principale, un frantoio per la produzione di olio e una piccola cantina per la lavorazione dell’uva, però avevano fatto studiare Giuseppe perché avesse una vita diversa, anche se a me sembrava una vita bellissima, mentre guardavamo le foto del figlio da piccolo mi fecero un sacco di domande, il mio tatuaggio alla base della schiena li impressionò ma mi fecero i complimenti per la sua bellezza.
Al mattino quando mi alzai il papà era già in campagna e la mamma in cucina, avevano una vita con ritmi regolari che mi sembrava tranquilla ma, abbastanza faticosa, chiesi se potevo aiutare in qualcosa e mi mandò a prendere le uova nel pollaio, per fortuna non feci disastri, anche perché Giuseppe mi guidò dalla finestra della sua camera dove era affacciato, quando il padre tornò per pranzo, dopo essersi lavato mi guardò in modo strano, forse la mia mini di jeans e la camicia allacciata in vita gli sembravano troppo osè, in effetti la mini era molto corta e da seduta si vedeva l’orlo delle mie mutandine e la camicia fasciava il mio seno prosperoso dove forse avrei dovuto allacciare un bottone in più.
I primi giorni passarono così e andammo anche un paio di volte al mare poi, la prima domenica, Giuseppe e la mamma erano andati a messa e a trovare alcuni parenti , io gironzolavo per l’aia quando dalla porta del frantoio apparve Giovanni, il papà di Giuseppe. Io pensavo fosse andato anche lui e non avevo pensato a vestirmi per uscire, avevo addosso solo una lunga t shirt sopra le mutandine e le infradito ai piedi.
- Vieni Anna, vuoi vedere il frantoio?
- Grazie, si arrivo
Scesi tre gradini entrai, l’ambiente era fresco
- Allora signorina, volevo proprio parlare un po’ con te
- Certo
- Mio figlio mi ha detto che vuole chiederti di sposarlo
- Non mi ha detto niente, siamo insieme da poco più di un anno
- E quindi tu cosa ne pensi, sinceramente
- Mah forse è un po’ presto
- Ma tu lo ami?
- Ripeto forse è un po’ presto
- Risposta giusta
- Perché lei non è d’accordo?
- No, non credo siate bene assortiti, siete come l’acqua e l’olio
- Non so, per ora stiamo bene insieme
- Lui non ha la forza ed il carattere per una come te
- Come me?
- Si tu sei estroversa, hai un carattere forte e libero, lui non è in grado di darti quello di cui hai bisogno, e poi non vedo la passione tra di voi
- E di cosa ho bisogno?
- Di un uomo, non di un ragazzo cresciuto attaccato alla gonna della madre
- Mi sembra Giuseppe stia trovando la sua strada, ha un buon lavoro e farà carriera sicuramente
- Sicuramente, dopo poco, cercheresti in giro quello che lui non ti da o non è in grado di darti
- Mi sembra che anche lei e sua moglie siate molto diversi eppure….
- Noi siamo ancora all’antica, io prendo altrove quello che non trovo in casa, però andiamo avanti.
- Ah ho capito, certo, e lei pensa che io prenderò da un'altra parte quello che non avrò in casa
- Sono pronto a scommetterci
Mentre parlavamo mi si avvicinava sempre di più, ormai avevo la grossa macina in pietra proprio dietro le mie spalle, non potevo arretrare oltre, le sue mani, che sembravano d’acciaio, mi presero per le braccia obbligandomi ad inginocchiarmi davanti a lui, poi si calò i pantaloni della tuta e ne estrasse il membro mettendomelo davanti alla faccia
- E adesso te lo dimostro, tira fuori la lingua
Dicendo così mi prese il mento ed io aprii la bocca, mi fece strisciare il glande sulla lingua e si stava già irrigidendo, mi prese per le braccia obbligandomi ad attaccarmi con le man ai suoi fianchi mentre lui spingeva il suo cazzo dentro la mia bocca mettendomi poi una mano sulla testa per guidarla nel movimento, un paio di volte spinse fino ad arrivarmi quasi in gola, poi mi liberò e come se fossi leggerissima mi prese per i fianchi sollevandomi sulla pietra della macina ed infilò la testa tra le mie gambe, scostando le mutandine iniziò a leccarmi la figa mentre con le dita ne allargava le grandi labbra.
Senza accorgermene atavo ansimando appoggiandomi con le mani all’indietro, ero bagnatissima e lui continuava a lappare, mi strappò le mutandine e, prendendomi per i fianchi mi tirò a se infilandomi, contemporaneamente, il cazzo in figa che lo accolse con gioia, lo sentivo bene, dentro di me, i suoi affondi erano lenti e profondi, respirava forte per lo sforzo ed io cominciai a fare le fusa come una gatta, ad un certo punto mi fece ruotare su me stessa rimanendo dentro di me, avevo le mani appoggiate alla pietra ma con i piedi non toccavo terra, ad ogni colpo mi sembrava di salire più in alto, era parecchio che martellava con il suo attrezzo dentro di me che avevo già raggiunto un orgasmo ed ero pronta per il secondo quando con una specie di grugnito mi scaricò il suo sperma caldo schizzandolo contro le pareti della mia vagina, poi uscì da me prendendomi e sdraiandomi sulla pietra e sistemandosi al mio fianco iniziando a baciarmi e toccarmi, risposi ai baci, lo ammetto, era tempo che non godevo così, con Giuseppe mai.
Lo facemmo ancora sdraiati sulla pietra, poi con lui seduto ed io che mi dondolavo su di lui tenendomi alle sue spalle con il suo membro che , ormai , aveva trovato una nuova casa. Quasi scappai dal frantoio quando mi bisbigliò che era il momento di rientrare a casa che sarebbero tornati, ebbi giusto il tempo di andare in bagno a lavarmi, truccarmi leggermente e cambiarmi prima che sentissi la macchina di Giuseppe entrare nell’aia.
Passarono i giorni e le notti, quando tutti dormivano andavo al frantoio e mi facevo scopare da Giovanni e non se ne accorsero mai; gli diedi anche il culo, cosa che non avevo mai fatto con il figlio, l’ultima notte prima del nostro ritorno a Milano, mi mise le mutandine in bocca perché durante l’orgasmo non urlassi. Li salutai, la mia vacanza era stata bellissima e Giovanni aveva vinto la scommessa ma, sapevo, che non ci saremmo più rivisti, fu a Milano che Giuseppe mi chiese di sposarlo ma ebbi l’onestà di dirgli di no perché non lo amavo.
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