prima esperienza

A 14 anni il mio corpo ha cominciato a cambiare, dopo le prime mestruazioni, era il primo anno delle superiori, ho cominciato ad interessarmi al sesso leggendo i giornali che mio fratello maggiore nascondeva sopra l’armadio; allora il mio aspetto era gradevole, il mio babbo mi chiamava la sua “bambolina”, con l’aiuto di mamma, e delle mie compagne poi, sperimentavo i primi trucchi, il mio seno sbocciava e la mia altezza cresceva, davanti allo specchio, usando una zucchina mimavo le foto che vedevo sulle riviste di donne che prendevano l’uccello dell’uomo in bocca, le seghe sapevo già come si facevano, avevo spiato Marco, mio fratello mentre se le faceva, vedendo la sua espressione e quella degli uomini nelle foto dovevano essere cose molto apprezzate, pensai, dopo lo seppi con certezza.
Mai amato le favole con il principe azzurro o simili, né le favole in generale, non navigavamo nell’oro, i miei erano operai, babbo in un azienda metalmeccanica e mamma stiratrice in una tintoria, la mia paghetta era troppo leggera per permettermi qualcosa di diverso da un gelato ogni tanto con le amiche, Marco aveva risolto lavorando al pomeriggio da un meccanico di moto, lo pagava poco perché stava imparando ma quel poco gli bastava.
Alle superiori, come alle medie ed alle elementari andavo dalle suore, mamma pagava la mia retta e le mie uniformi andando il sabato a stirare i paramenti della chiesa e dei sacerdoti, la nostra uniforme era gonna a pieghe blu sopra il ginocchio, calzettoni bianchi, scarpe basse nere, camicia azzurra con cravatta e d’inverno giacchino di lana sempre blu allacciato davanti, lo stemma della scuola sul cuore, i ragazzi, chiaramente, avevano i pantaloni lunghi alle superiori.
Studiai un piano, un sabato pomeriggio quando mamma non c‘era e il babbo era andato alla bocciofila vidi Marco che si era ritirato in camera chiudendo la porta, non a chiave perché papà le aveva eliminate per sicurezza, guardando dalla serratura vidi mio fratello, che aveva un paio d’anni più di me, sfogliare una delle sue riviste sulla scrivania e, tirato fuori il pisello, cominciare a farsi una sega.
Passai dal balconcino interno al cavedio che univa le nostre due stanze e, senza farmi sentire, visto che la sua porta finestra era aperta, mi materializzai al suo fianco, appena se ne accorse, con gli occhi spalancati, cercò di rimettere il suo uccello nei pantaloni ma da seduto non era facile e poi si era anche già allungato ed irrigidito, mi misi un dito sulla bocca facendogli segno di stare in silenzio poi mi inginocchiai davanti a lui, gli tolsi l’uccello dalla mano sostituendo la mia e cominciai a segarlo e leccarlo imboccandolo poi.
Marco non faceva proprio silenzio, lo sentivo mugolare e respirare forte, poi, inaspettato, almeno per me in quel momento, mi schizzò in bocca il suo sperma, deglutii per non soffocare, il sapore non mi dispiaceva;
una volta passatami la lingua sulle labbra gli chiesi
- Ti è piaciuto? Sono stata brava?
- Ma cosa cazzo hai fatto, sei scema? Che ti è preso, e dove hai imparato?
- Da nessuna parte, è la prima volta, volevo provare l’effetto che faceva.
- E che effetto ti ha fatto, scema?
- Mi è piaciuto
- Oh mamma mia, le è piaciuto, siamo a posto, lasciamo stare adesso, devo studiare e silenzio con mamma ed il babbo
- Si, e adesso glielo vado a dire, sei tu lo scemo.
E me ne andai da dove ero venuta, però in camera mia mi accorsi che avevo le mutandine bagnate.
Quella fu la prima di tante volte nei mesi successivi, poi misi in atto il mio piano ed iniziai anch’io il mio lavoro, la paghetta settimanale di alcuni miei compagni finì nelle mie tasche, così il primo e secondo anno delle superiori divenni molto popolare a scuola, per fortuna, allora, non ‘erano i cellulari, erano all’inizio.
Ormai avevo 16 anni e Marco 18, lui aveva la ragazza e i nostri “incontri” si diradavano ed io cominciavo a sentire sempre più impellente il desiderio di “crescere”, quasi tutte le notti mi masturbavo, sempre con delicatezza, cominciai anche ad infilarmi un dito nel culetto mentre lo facevo e mi piacque molto, chissà che effetto avrebbe fatto un uccello nella mia fighetta e nel culo, negli anni successivi lo scoprii
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