il fratellastro americano

A 18 anni sono tornata dalla Puglia a Milano, volevo lasciarmi il passato alle spalle, dimenticarmi di tutto e ricominciare daccapo, chiamavo i nonni in Puglia ogni settimana, non avendo bisogno di lavorare, grazie ai miei genitori ero decisamente libera da impegni e passavo il mio tempo a conoscere la città, da adulta, avevo adattato ad abitazione quello che, una volta, era stato un laboratorio orafo in centro, zona Carrobbio, ne era venuto fuori un bel loft tipo New York, con pareti di mattoni a vista ed uno spazio abbastanza ampio come piaceva a me.
Non avevo ancora molti amici, veramente nessuno, tutti semplici conoscenti, a parte una ragazza più giovane di me, aveva 15 anni, Giada, che avevo conosciuto una sera al Rolling Stones di Milano dove l’aveva portata il fratello maggiore o dovrei dire il fratellastro che aveva un paio d’anni più di me, si chiamava Michel ed era nato in America, come mi raccontò un giorno lei.
Da quella sera, ogni tanto, mi veniva a trovare a casa, si portava i compiti da fare e, come potevo, le davo una mano, mi piaceva ascoltarla quando mi raccontava della sua scuola e dei suoi compagni, era al primo anno delle superiori, si era iscritta a ragioneria ma non mi sembrava molto convinta.
Un pomeriggio che venne , come al solito, con i compiti mi sembrava sofferente, sembrava non riuscire a trovare la posizione giusta sulla sedia, dopo aver preparato il mio solito the allo zenzero con il limone le chiesi cosa non andasse e, se per caso si fosse fatta male in qualche modo, non riuscì neanche a berne un sorso che scoppiò a piangere, ci volle mezz’ora prima che si calmasse e riuscisse a parlare, anche se, all’inizio il suo racconto si interrompeva continuamente per i suoi singhiozzi, ma partiamo dall’inizio:
l’anno prima, quando lei di anni ne aveva solo 14, una sera il padre arrivò a casa mostrando alla madre una lettera arrivata dagli Stati Uniti, era in inglese quindi dovette leggerla lui, era della madre di Michel che lo informava, purtroppo, della sua malattia e del fatto che lui aveva un figlio, era successo durante una vacanza premio che il padre aveva fatto quando aveva finito l’università, molto prima di conoscere la mamma di Giada, comunque, dopo qualche giorno di tensione in casa aveva deciso di conoscere, insieme alla mamma di Giada, il figlio di cui non aveva mai saputo l’esistenza ed erano partiti, al ritorno portarono anche Michel che aveva quasi 19 anni.
A parte un po’ di imbarazzo iniziale Giada aveva accolto Michel come un fratello maggiore, inoltre era un bel ragazzone biondo e, le sue compagne di scuola, erano già tutte innamorate di lui, anche per il suo accento e la invidiavano per la sua fortuna.
I genitori di Giada lavoravano entrambi e Michel, al mattino, andava a lezione di italiano ma, al pomeriggio, erano in casa da soli, uno di quei pomeriggi Michel entrò in camera di Giada senza bussare e la trovò che stava armeggiando con una mano intorno alla sua fighetta, lei aveva gli occhi chiusi e non se ne accorse subito, li riaprì sentendo la voce di Michel il quale le impedì di coprirsi con il lenzuolo che lei aveva scostato e le diceva di continuare che lui l’avrebbe guardata volentieri e anzi poteva anche darle una mano e così fece sedendosi sul bordo del letto.
Lui con due dita le aveva preso la clitoride e la massaggiava con delicatezza con pollice e indice e poi infilava il medio all’interno, poi, alle dita sostituì la bocca suggendo e leccando staccandosi solo quando lei, con uno spasmo ed un piccolo urlo ebbe un orgasmo, poi si era alzato e le aveva detto che doveva uscire ma di stare tranquilla, era il loro segreto, non l’avrebbe detto a nessuno.
Dopo qualche giorno Michel si rifece vivo nella sua cameretta e disse a Giada che era normale per la sua età di avere determinati impulsi, che anche lui aveva iniziato a masturbarsi quando aveva 14 anni, che, se voleva, potevano farlo insieme, si spogliarono entrambi e lei, per la prima volta, vide dal vero il pene di un uomo, lui le insegnò a prenderlo in mano, a segarlo e, successivamente ad usare anche la bocca, cosa che ammise non le dispiacque, intanto anche lui continuava a darle piacere usando mani e bocca su di lei, anche i suoi seni cominciavano a sbocciare e a lui piaceva succhiarle i capezzoli.
Andarono avanti così per qualche volta, poi un giorno, lui si presentò con una scatoletta in mano, erano dei preservativi, le fece vedere come lei doveva metterlo sul suo pene e poi si accomodò tra le sue gambe e la penetrò, quel pomeriggio lo fecero altre due volte, a lei piacque moltissimo, anche il fatto che lui dopo le porgeva il suo cazzo da leccare e ripulire, mentre continuava a baciarla ed era sempre molto dolce ed affettuoso.
Intanto lei cresceva e si sentiva un po’ in colpa, del resto era il suo fratellastro, però poi pensava che era meglio con lui che con un estraneo e andarono avanti per quasi un anno, poi, un paio di giorni prima lui aveva portato una boccettina in camera e l’aveva fatta voltare e, dopo averle leccato un po’ la fighetta e aveva messo del liquido sul buchino del sedere e ci aveva infilato un dito andando avanti e indietro e roteandolo, poi lei aveva sentito ancora il fresco del liquido e le dita erano diventate due, lei gli disse che le faceva male ma lui insistette e le disse di non preoccuparsi che le sarebbe piaciuto e, dopo un po’ iniziò a forzarle il culetto con il suo pene che, anche se lubrificato, le fece male, lui entrava un centimetro per volta, a lei tremavano le gambe, ma il dolore era forte, dovette soffocare le urla mordendo il cuscino, poi cominciò a muoversi dentro di lei , era doloroso ma le dava anche piacere, non ebbe neppure bisogno di portare la sua mano ad accarezzare la sua fighetta per avere un primo orgasmo, poi lui si scaricò dentro di lei ed il getto del suo sperma lenì un po’ il dolore.
Nei due giorni successivi lo fecero ancora diverse volte, oltre a scopare normalmente, però il giorno prima al pomeriggio Michel era arrivato a casa con tre suoi amici, o almeno Giada pensava lo fossero e si misero in sala a giocare alla play station e a chiacchierare, poi Michel l’aveva chiamata e l’aveva presentata come la sua sorellina, l’aveva fatta sedere sul divano vicino a lui e poi aveva cominciato ad accarezzarla infilandole le mani sotto i vestiti, poi aveva detto ai suoi amici che a lei piaceva il cazzo e, nonostante la sua resistenza si era trovata completamente nuda con loro che avevano tirato fuori dai pantaloni i loro uccelli e anche loro cominciarono a palpeggiarla, a strizzarle i seni e le chiappette ad infilarle in bocca i loro cazzi e poi a scoparla e non si limitarono a quello usando anche il suo buchino posteriore non proprio con delicatezza, era stato un pomeriggio tremendo, poi, mentre era stesa sul divano a pancia in giù vide i tre ragazzi che prima di andarsene davano dei soldi a Michel, poi lei era riuscita ad alzarsi e si era chiusa nel suo bagno sedendosi per terra nella doccia e facendo scorrere l’acqua sul suo corpo; la sera era andata a letto senza cenare ed al mattino non era andata a scuola dicendo alla mamma che non si sentiva troppo bene, poi. Al pomeriggio era venuta da me.
Mentre l’ascoltavo e la consolavo cresceva in me la rabbia ed il ricordo del mio passato, una volta avevo conosciuto la mamma di Giada che sapeva anche dove abitavo e la chiamai al telefono dicendole che siccome era il mio compleanno ed ero sola avevo invitato Giada a fermarsi da me per la notte e che al mattino l’avrei portata io a scuola, lei mi fece gli auguri ed acconsentì, così la ragazza riuscì a calmarsi e a riposare sentendosi al sicuro, ma intanto dovevo pensare ad una soluzione per lei.
La cosa migliore sarebbe stata parlarne con i suoi genitori e denunciare Michel allontanandolo quindi dalla casa e da Giada, però lei avrebbe dovuto testimoniare e sarebbe stato ancora più doloroso per lei, oltre alla vergogna nei confronti dei genitori, la capivo ma come aiutarla? Per un paio di giorni la tenni da me, in accordo con la madre accompagnandola a scuola e andando a prenderla all’uscita, poi decidemmo con Giada che almeno con la mamma si doveva parlare ed la terza sera venne a cena da me e rivide la figlia.
Aspettai la fine della cena e poi affrontai il discorso, non nascondo il fatto che, quella sera, a casa mia ci furono tre donne che piangevano, per il dolore e la rabbia, ma soprattutto per quest’ultima poi, comunque, bisognava prendere una decisione, per il bene di Giada, quella sera la mamma se ne andò solo quando la figlia con le sue carezze riuscì ad addormentarsi e non senza avermi ringraziato ed abbracciato.
Sapevo che Michel non solo l’avrebbe passata liscia ma avrebbe continuato a fare i suoi porci comodi se qualcuno non l’avesse fermato ma come fare? Non ne avevo idea poi la fortuna ci venne in aiuto, la sorella della madre di Michel si risposava e voleva il nipote alle sue nozze come testimone e Michel partì per Chicago e per andare al matrimonio della zia, poi si fermò lì perché il nuovo marito della zia gli aveva offerto un ottimo lavoro, il padre di Giada fu dispiaciuto ma comprese che, per il futuro del nipote era la cosa migliore, non seppe mai che era la cosa migliore anche per il futuro di Giada, la nostra amicizia si è ulteriormente rafforzata negli anni, lei è cresciuta e ormai è una donna, frequenta l’università Bocconi e ha un fidanzato che non sembra particolarmente stronzo, ogni tanto si ferma da me a dormire e giochiamo anche un po’ insieme, ci siamo aiutate a vicenda, senza alcun imbarazzo, pur mantenendo le nostre “preferenze” non disdegniamo il piacere che possiamo procurarci tra di noi senza la presenza, a volte scomoda, di un maschio, anche se gradita.
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