Cosce in treno

Agata Mantisi
3 months ago

Sono seduto di fronte a te nel vagone del treno che ci porterà lontano. Sei assorta nei tuoi pensieri e ti perdi con lo sguardo nel panorama sconfinato e fiorito che appare dal finestrino.Chissà a cosa stai pensando. Mi perdo nel tentativo di individuare quei tuoi pensieri. Alcuni sono sicuramente affini ai miei, dai quali da tempo non riesco a staccarmi e, felicemente, mi ci immergo.Guardo il paesaggio che scorre veloce dal finestrino, anche se sembra che stia guardando attentamente fuori ma in fondo non guardo niente. I miei pensieri sono un tumulto. Fuori sembro sereno e spensierato ma dentro di me c’è un fuoco. Non so chi a fianco a me riesce a capire i miei pensieri. Anche io ti capisco perfettamente so a cosa pensi. Percepisco il fuoco che emani e che si mescola al profumo del tuo corpo è inconfondibile. Non hai idea di quante volte l’ho sognato e desiderato. Non sai quante volte mi ha accompagnato e ha alimentato le mie fantasie.

Mi ci sono perso infinite volte, ma non ho mai avuto il coraggio di confessartelo. Ora, ora ti guardo e mi lascio trasportare dal desiderio.Così, per caso, incontro il tuo sguardo e i tuoi occhi mi trasmettono i tuoi pensieri. Sei per me ora come un libro aperto ed io lo sono ugualmente per te.

Sfoglio una rivista ma non leggo niente. Il mio sguardo è distratto da ogni tuo singolo movimento, con gli occhi, con il corpo, con le gambe che accavalli e scavalli ripetutamente piu’ per impegnare i vuoti dei discorsi generici e talvolta inutili che non per stanchezza della stessa posizione.Fingo di leggere e alzo la rivista per guardare la posizione delle tue gambe. Mi sorprendi e con un sorriso sornione me lo evidenzi quasi compiaciuta di mettermi a disagio.Non me ne frega niente e faccio finta di continuare la lettura. Inforco gli occhiali ma solo per programmare una prossima mossa. Non ti fai attendere distrattamente o quasi nello scavalcare le gambe, mi sfiori ed urti il mio ginocchio. Ci siamo, ecco ciò che aspettavo. Entrambi sappiamo quello che l’altro si aspetta e il dondolare della carrozza sui binari facilita il compito. Inaspettatamente il mio ginocchio rimane imprigionato fra le tue gambe. Entrambi facciamo finta di niente e nessuno chiede scusa, nessuno fa niente per ripristinare lo stato di prima. Una posizione a me gradita e sembra comoda anche per te. Era quello che speravo. Il sobbalzare delle rotaie e una galleria facilita qualche movimento dondolante al quale non registro resistenza.

Usciti dalla galleria ci troviamo incastrati con la mia gamba fra le tue, volutamente ero scivolato un po’ sulla poltrona per entrarci di più. Nessuna reazione da parte tua,anzi. Ai movimenti del treno entrambi assecondavamo le oscillazioni. E’ inutile negare che per i miei occhi si trattava di una scena paradisiaca che avevo tanto sognato e per tanto tempo avevo intuito, sbirciando furtivamente sotto la scrivania nel nostro ufficio e tu lo sapevi bene. Qualche volta me ne hai dato anche l’opportunità di goderne, qualche secondo prima di ricomporti, consapevole del mio sguardo.

Guardiamo il paesaggio correre sul finestrino del freccia rossa che fra qualche ora ci porterà a destinazione. Parliamo del più e del meno cercando di riordinare le idee sul convegno di due giorni a cui dobbiamo partecipare. Ripercorriamo le relazioni, mettiamo a punto qualche aspetto da trattare negli interventi da fare e sulle persone da contattare.

Mi rilasso un po’ scendendo sulla poltrona e ovviamente il mio sguardo arriva un po’ più a destinazione attirando il mio interesse.Tu sei assorta nei tuoi pensieri, scruti il telefono, qualche messaggino. Sposto ancora un po’ la tua gamba. Non trovo resistenza fai finta di niente e allarghi un po’ le tue gambe quel tanto che mi consente di ammirare il tuo intimo. Intanto guardi il paesaggio ed io rimango immobile e senza parole alla tua domanda se mi piace il ‘panorama’.

Una situazione imbarazzante, ma una scena incantevole pochi attimi che mi fanno rabbrividire per l’emozione e per la consapevolezza di un intrigante coinvolgimento mascherato da una situazione alquanto ridicola. Mi sento felice come quando da ragazzino corteggiavo qualche mia compagna di scuola ma non avevo il coraggio di espormi. Non volevo sbagliare. Stiamo ripercorrendo momenti di intensa comunicazione che per tanto tempo ci siamo scambiati nelle ore di lavoro. Tu sei la mia collaboratrice preferita e non solo perché sei bravissima e molto professionale ma soprattutto per quello che lasci immaginare con la tua intelligenza e disponibilità che ora si manifesta anche con intrigante coinvolgimento.Apprezzo le cose belle della natura, certi scenari sono davvero paradisiaci. Bisognerebbe curarli e ammirarli per poterne godere a lungo della loro bellezza. E’ questa la mia risposta che dopo un po’ viene fuori con voce un po’ tremula ma piena di significato.Il tuo sorriso ammiccante mi lascia ancora più soddisfatto per il complimento.

Continuiamo a parlare e il discorso si arricchisce di sottintesi che non possono sfuggire, anzi talvolta si spingono anche oltre lasciando prevedere uno sviluppo molto piacevole in questi due giorni.La prossima fermata e’ la nostra prepariamo i trolley e ci avviamo all’uscita.Un taxi ci aspetta per la prima riunione.Durante il giorno di tanto in tanto i nostri sguardi si intrecciano, ci sfioriamo non so quanto involontariamente e scopriamo anche il perche’ siamo impazienti.Chissà cosa accadrà. Mi piace pensare ed immaginare la circostanze, la situazione e come riusciro’ a superare l’imbarazzo se mi aiuterai, se mi darai l’opportunità di osare o se sarai tu ad osare.Si perché tu sei così, ti conosco bene, sai cosa vuoi e sai come raggiungerlo ma sai anche attendere l’occasione propizia per non rovinare il tutto, e ciò alimenta ancora di più il mio desiderio e l’attesa diventa sempre più eccitante.

Finisce il convegno, salutiamo e ci dirigiamo in albergo. Ci sistemiamo, qualche avviso, sistemiamo le nostre cose, gli affetti familiari, una doccia alle 20,30 pronti per andare a cena.Non tutto va per il meglio, ne scegliamo uno a caso tanto per noi non è più cosi importante. Discutiamo di tante cose “ma non di lavoro ti prego”. Ne ho le tasche piene. Un dolcino? Un brindisi a noi due? Ok, le bollicine dello spumantino salgono e mi inebrio al solo pensiero del dopocena.

Ma non tutto è scontato. Un po’ di imbarazzo e riservatezza ci avvolge.

Come si fa a dormire in un vagone di un treno in movimento? Ho passato la notte a pensare a tante cose, fra queste sicuramente il pensiero più assillante e’ ed era che se fossimo stati soli forse non so chissa’, infatti è stato impossibile dormire.Quello stesso pensiero è stato assordante come il rumore delle rotaie. Ho immaginato che sono venuto alla tua cabina, ho bussato e mi hai aperto. Il piacere di viaggiare insieme in anonimato e nel silenzio della notte è stato molto eccitante. Ricordo la tua vestaglia semitrasparente che non poteva non evidenziare il contenuto e soprattutto i prominenti capezzoli turgidi e colorati che si scorgevano nonostante il tuo imbarazzo nel tentare di nasconderli con le braccia conserte. Mi hai invitato ad entrare e ad accomodarmi accanto a te per per parlare della riunione di lavoro che il giorno seguente avremmo avuto con la società che ci aveva invitato.Ci siamo rilassati un po’ ma ben presto il nostro iniziale imbarazzo è stato soppiantato dalla tua naturale gestione delle criticità e siamo passati inevitabilmente ad altri argomenti dove tu sei stata una brillantissima conduttrice.Non ricordo il momento e la circostanza in cui è avvenuto ma quello che mi è rimasto impresso è stata la morbidezza e la sensualità delle tue labbra. Non avevo mai immaginato che fosse così dolce un tuo bacio.Poi di colpo sono stato distratto dal suono della sveglia del mio telefono. Era tardi ma la mi eccitazione era incontenibile.

Non ho dormito bene stanotte, sarà stato il cigolio della brandina del vagonLit e il susseguirsi del rumore delle rotaie o forse perché non sono riuscito a distogliere il pensiero dalla splendida visione che mi è apparsa quando hai scavallato le gambe. Non eravamo soli nel nostro scompartimento e non ho potuto godere di quel momento né ho potuto fare quello che in quel momento avrei voluto. Sono sicuro che anche tu avresti gradito che lo facessi lo si leggeva nel tuo sorriso e dalla tua espressione ammiccante.Ma soprattutto per il tuo accenno ad uno sfioramento con le labbra quando sull’uscio della tua cabina letto. Ci siamo dati la buonanotte prima di lasciarci rimandando il discorso al domani.

Ti invio un messaggino: “Buongiorno, sei sveglia? Ti aspetto al tavolo del vagone ristorante per la colazione non tardare.”

Sono qui al bar ad aspettarti per il caffè. Ecco sei arrivata con il tuo incalzare sicuro e sensuale. Tutti si girano ad ammirarti ed io mi compiaccio dell’invidia degli altri per la tua presenza con me.Prendiamo un veloce caffè e ci portiamo ai nostri posti. Tu guardi dal finestrino senza parlare ed io seduto difronte a te non posso che ammirarti e ripercorrere il mio sogno notturno.Sono emozionato ma credo che vincerò il mio imbarazzo e te lo racconterò. Spero che sia gradito e anche per te sarà stato lo stesso sogno.Parliamo della riunione odierna, mi ricordi gli appuntamenti di oggi mentre inavvertitamente le nostre ginocchia si sfiorano si toccano fino a trovare una giusta posizione la stessa complicità del giorno precedente. I nostri appunti di lavoro sono sul tavolo del treno mentre le nostre gambe di sfiorano e assecondano i movimenti e i sobbalzi delle rotaie.Hai un vestitino carino, con un bel decolte’ che scende perfettamente lungo il tuo corpo evidenziandone le forme fino alle gambe e le ginocchia sono ben in vista.Mi avvicino per seguire i tuoi appunti e sposto la mia gamba infilandola nelle tue ginocchia semiaperte. Sono un po’ imbarazzato ma non trovo resistenza e mi assecondi nel mio intento.Siamo soli nella nostra cabina mi rilasso sullo schienale per trovare una posizione migliore per osservare l’interno delle tue gambe.Una visione paradisiaca ed un tuo compiaciuto sorriso ammiccante mi lasciano immaginare il piacevole prosieguo della giornata.

Seguirà il finale.

Racconto selezionato per il nostro archivio dalla redazione, scritto originariamente da: pask

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