Mia mamma "Santa"

mattia
3 days ago

Mia mamma “Santa” by incestLove

Titolo: Mia mamma “Santa”.

Titolo capitolo: L'inizio.

Testo: Ciao a tutti i lettori di confessioni e racconti riguardanti l’argomento incesto, mi presento sono Mattia, un ragazzo di 32 anni, moro, occhi nocciola, un metro e ottantatré, taglia XL, laureato in marketing e comunicazione e titolare di un ufficio di intermediazione immobiliare e creditizia sito in Milano. Quelli che sto per riportare sono gli avvenimenti che mi hanno portato ad avere un rapporto sentimentale e fisico con mia mamma.

“lascio a voi il compito di determinare se siano o meno reali”

La mia famiglia è composta da mio padre, mia sorella Sara, una ragazza di 27 anni, mora, occhi nocciola, un metro e settantadue, taglia M e una quarta di seno, e da mia madre.

Mia madre si chiama Santa, anni 63, bionda (tinta), occhi verdi, taglia L, terza coppa c, che nonostante l’età si presenta ancora sodo, fisico leggermente robusto considerata la sua altezza di un metro e sessanta cinque. Originaria del meridione, precisamente di Napoli, si è traferita in Lombardia, a Como, all’età di 26 anni, dopo il matrimonio con mio padre, conosciuto durante gli anni del liceo. Responsabile dei rapporti con la clientela estera presso l’officina metalmeccanica di famiglia. Una donna d’altri tempi, cattolica praticante, ogni domenica si reca in chiesa per partecipare alla messa. Madre chioccia, a volte troppo presente sia nella mia vita che in quella di mia sorella, è riservata e discreta, sia nel modo di vestirsi, che nel mostrare i propri sentimenti, evitando gesti affettuosi in pubblico anche nei confronti di mio padre. Evitava qualsiasi riferimento o argomento sessuale con noi figli. Proprio per questo, non avrei mai immaginato che un giorno avremmo vissuto tutto ciò.

Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto, molto complice, parlando di tutto e affrontando ogni problema insieme. Almeno fino quando, dopo la laurea, decisi di intraprendere una mia strada, comprando una casa e aprendo un'agenzia immobiliare, invece di rimanere a vivere con loro e occuparmi dell'azienda di famiglia. Tutto ciò ci portò ad allontanarci: i nostri contatti si limitavano a sporadiche chiamate e a pranzi occasionali con tutta la famiglia. Questa situazione si protrasse fino a quando, durante un controllo di routine, venimmo a sapere che mio padre era malato di cancro, una malattia che lo portò a lasciarci nell’ottobre del 2024.

La sua prematura morte: aveva solo 65 anni, fu un colpo duro per tutta la famiglia, soprattutto per mia madre, che non perse solo il marito, ma anche il compagno di una vita, con cui aveva affrontato ogni difficoltà.

Dopo il funerale, con il passare delle settimane, mamma iniziò a non uscire di casa, nemmeno per presentarsi in azienda. Usciva solo per recarsi al cimitero. Smise persino di prendersi cura del suo aspetto, non dormiva e continuava a piangere. Io e mia sorella pensammo che fosse solo una condizione passeggera, ma ci sbagliavamo: la sua situazione continuò a peggiorare, cadendo in depressione. Dopo un breve consulto, prendemmo due decisioni:

1. Mamma si sarebbe traferita a casa mia, una villetta a schiera su due piani: al piano terra si trovano la cucina e il soggiorno in open space, una lavanderia e un ufficio; al primo piano, due camere da letto, due bagni e una stanza adibita a cabina armadio. All’esterno un ampio giardino e box doppio completano la proprietà.

2. Mamma sarebbe stata seguita da una psicologa, che l’avrebbe aiutata a superare questo difficile momento.

Iniziammo a vedere i primi progressi dopo circa tre mesi: mamma riprese ad uscire di casa, non solo per recarsi al cimitero, ma anche per andare a messa, e soprattutto per incontrassi al bar con mia zia -sorella di mio padre- e con delle amiche per fare colazione assieme e per fare quattro chiacchiere. Inoltre, ricominciò a prendersi cura del proprio aspetto: si fece la tinta ai capelli, curò le unghie e tornò ad avere più attenzione per sé stessa. I primi giorni di febbraio, proprio durante una colazione con le sue amiche, alla quale l’accompagnai, venni a sapere del desiderio di mia madre di recarsi in pellegrinaggio ad Assisi. Una volta tornati a casa, mi recai nella stanza adibita ad ufficio e chiamai mia sorella al cellulare:

 Sara: Ciao fratellone, come stai?

 Io: Tutto bene, e tu?

 Sara: Bene, sempre presa con il lavoro.

 Io: Sara, lo sapevi che mamma voleva andare ad Assisi?

 Sara: Certo, ma non ha trovato nessuna che l’accompagnasse. E io, da quando mi occupo dell’azienda, non ho proprio tempo.

 Io: Perché non ha chiesto a me?

 Sara: Dice che ti stai già occupando di lei e non voleva darti altro un pensiero in più.

 Io: Invece mi avrebbe fatto piacere… quasi quasi le faccio una sorpresa e organizzo il viaggio.

 Sara: Secondo sarebbe davvero felice. Ora torno al lavoro, ciao.

 Io: Ciao.

Una volta terminata la telefonata, andai nel locale adibito a ufficio e accesi il computer. Mi collegai a un noto sito di prenotazioni online (Booking) e iniziai a cercare un hotel. Dopo averne confrontati alcuni, optai per il Giotto Country House & Spa, scegliendo una Camera Matrimoniale con Patio di 30 m², dotata di un letto matrimoniale large e un divano letto. La stanza offriva vista sul giardino e sulla montagna, accesso a una piscina panoramica, aria condizionata, patio privato e bagno interno. (Consiglio di dare un’occhiata alle foto della camera sul sito.). Prenotai dal lunedì alla domenica, dal 24 al 30 marzo 2025, per un costo complessivo di 1.404. Avrei solo dovuto trovare il modo di farlo sapere a mia madre, così da farle una sorpresa. Scelsi di stampare la prenotazione e metterla in una busta, per consegnargliela al dolce, durante una cena che avrei organizzato quella stessa sera. Raggiunsi mia madre, che nel frattempo era intenta a preparare il pranzo:

 Io: Mamma io dopo pranzo vado in ufficio, poi devo passare in concessionaria, avevo intenzione di comprare una nuova auto. Non preparare la cena, perché stasera volevo portarti al ristorante.

 Mamma: Va bene tesoro, hai già deciso dove andare?

 Io: Si, avrei deciso di andare al Crotto dei Platani, un ristorante sul lago di Como, che ne dici?

 Mamma: Si perfetto.

Pranzammo assieme, poi andai al lavoro.

Una volta terminato il lavoro in ufficio, mi recai da Lombarda Motori, un concessionario Audi situato in via Sumatra 12, a Milano. Una volta entrato, mi diressi al box informazioni, dove mi accolse una signora sulla cinquantina. Dopo avermi chiesto in che modo potesse essermi d’aiuto, mi fece accomodare in un piccolo salotto, in attesa che un venditore si rendesse disponibile. Dopo pochi minuti arrivò il venditore e mi accompagnò nel suo ufficio. Dopo una breve consultazione, decisi di acquistare un’Audi Q3 Sportback bianco ghiaccio, con allestimento S line, sedili in pelle e tessuto con logo S, cerchi a 5 razze da 20” e volante a 3 razze, per un costo complessivo di 61.900 euro. Firmato il contratto, mi informò che la consegna sarebbe avvenuta entro tre settimane. Dopo averlo salutato e ringraziato, uscii dalla concessionaria.

Una volta arrivato a casa, era ormai quasi ora di andare al ristorante. Andai direttamente in bagno, mi lavai, mi vestii e scesi in salotto. Da lì chiamai mia madre:

 Io: Mamma, sei pronta?

 Mamma: Sì tesoro, due minuti e scendo.

Passarono davvero solo due minuti, poi sentii i suoi passi sulla scala. Quando fece l’ultimo gradino e si mostrò ai miei occhi, rimasi a bocca aperta: era bellissima. Indossava un tailleur grigio e nero, collant chiari e décolleté nere. L’abito esaltava le sue forme, mentre le scarpe slanciavano la sua figura:

 Mamma: Tesoro, che c’è? Non vado bene vestita così?

 Io: Assolutamente il contrario, perché lo chiedi?

 Mamma: Beh, sei rimasto lì imbambolato.

 Io: Perché sei bellissima mamma.

Lei arrossì leggermente.

 Mamma: Grazie. Che dici andiamo?

 Io: Si, certo.

Scendemmo in garage, salimmo in auto e ci dirigemmo verso il ristorante. Durante il tragitto, parlammo del più e del meno, ma non potevo fare a meno di continuare a guardarla e pensare a quanto fosse bella. Dopo circa un’ora, arrivammo al Cotto dei Platani. Parcheggiamo ed entrammo. Ci avvicinammo al maître:

 Maître: Salve signori, come posso esservi d’aiuto?

 Io: Salve, ho una prenotazione a nome ………

 Maître: Si, eccola, prego seguitemi.

Il maître ci accompagnò al nostro tavolo, situato in veranda, proprio accanto al finestrone che si affacciava sul lago. Dopo averci salutato si allontanò. Poco dopo, arrivò una giovane cameriera, sui vent’anni, che ci portò i menù. Passati pochi minuti, tornò per prendere la nostra ordinazione:

 Cameriera: Salve, avete deciso?

 Io: Si.

 Mamma: Si.

 Cameriera: Prego, ditemi pure.

 Mamma: Come antipasto prendo il misto di pesci lavorati del Lario, e come secondo il filetto di trota bianca gratinato alle erbe con pappa al pomodoro saporita.

 Io: Per me le lumache trifolate alla menta e peperoncino con polenta di mais rosso, e la frittura di pescato del lago di giornata, con alborelle e verdure.

 Cameriera: Ottime scelte. E da bere?

 Io: Dell’acqua frizzante fresca e una bottiglia di Vermentino.

 Cameriera: Perfetto, porto subito la vostra ordinazione.

Dopo pochi minuti arrivò un cameriere con l’acqua e il vino, per arrivò la cameriera con gli antipasti e incominciammo a mangiare. Finito l’antipasto, passammo ai secondi, una volta terminati, tornò la cameriera:

 Cameriera: Tutto apposto, signori?

 Mamma: Si, tutto buono.

 Io: Tutto ottimo.

 Cameriera: Ne sono felice. Posso portarvi qualcos’altro? Magari la lista dei dolci?

 Io: Mamma, ti va un dessert?

 Mamma: Si, volentieri.

 Io: Allora si, ci porti pure la lista.

 Cameriera: Perfetto, torno subito.

Tornò poco dopo con la lista e ordinammo 2 tortini al cioccolato caldo con cuore di frutto della passione. Era ora della sorpresa. Con la scusa di dover andare al bagno, mi alzai e mi avvicinai al maître:

 Io: Mi scusi.

 Maître: Salve, come posso aiutarla?

 Io: Avrei bisogno che consegnate questa busta alla donna che è seduta con me al tavolo, quando ci porterete i dolci. È possibile.

 Maître: Certamente, signore. Nessun problema.

 Io: Grazie mille.

Tornai a sedermi. Quando arrivarono i dolci, la cameriera porse la busta a mia madre:

 Mamma: Questa cos’è?

 Io: Aprila.

Mamma aprì la busta e lesse il biglietto; un bel sorriso le illuminò il volto. Poi appoggio la busta sul tavolo, si alzò e venne ad abbracciarmi:

 Mamma: Tesoro, grazie, grazie, grazie.

 Io: Di nulla mamma, mi fa piacere vederti contenta.

 Mamma: Si, lo sono tanto.

Mamma tornò a sedersi. Finimmo di cenare, pagai il conto e salimmo in macchina per tornare a casa. Durante il tragitto, mamma non fece altro che ringraziarmi. A un certo punto mi appoggiò la mano sinistra sulla coscia destra, e quel gesto mi provocò un’erezione istantanea. Pregai che non se ne fosse accorta, ma abbassò lo sguardo e fece un sorrisetto malizioso. Per tutto il resto del tragitto rimasi in silenzio. Arrivati a casa, le augurai la buonanotte e mi ritirai nella mia camera. Presi il pigiama dal cassetto e andai in bagno per darmi una sciacquata. Passando davanti alla sua stanza, notai che la porta era stranamente aperta e la vidi mentre si stava cambiando. Non riuscii a resistere e rimasi a guardarla: era bellissima. Ebbi un’altra erezione. Mi riscosi e mi allontanai in fretta. Mi lavai, mi cambiai e tornai in camera mia, dove mi misi a letto. Non riuscivo a prendere sonno, iniziai a domandarmi il perché avessi avuto un’erezione nel guardarla cambiarsi; era pur sempre mia madre. Ma la mente incominciò a vagare e iniziai ad avere pensieri strani nei suoi confronti. Chiusi gli occhi e presi a fantasticare che ci baciavamo. Mentre eravamo intenti a fare sesso orale. Ad immaginare le sue espressioni durante un rapporto sessuale. Mi abbassai i pantaloni del pigiama, le mutande e incominciai a segarmi. Venni in pochi minuti. Mentre mi ricomponevo notai la porta muoversi; che lei mi avesse visto? Ero troppo stanco per approfondire. Mi infilai sotto le coperte, e in pochi minuti mi addormentai.

La mattina seguente mi svegliai intorno alle 10, andai in bagno, mi lavai i denti, mi vestii e raggiunsi mamma in cucina, dove era intenta a preparare la colazione. Aveva un bagliore diverso, sembrava molto più serena e felice del solito. Mi avvicinai, l’abbracciai e le diedi un bacio sulla guancia:

 Mamma: Dormito bene, tesoro?

 Io: Si mamma. E tu?

 Mamma: Si si. Siediti, che è quasi pronto.

Mi sedetti e, poco dopo portò il latte, le fette biscottate, e la marmellata. Feci colazione mentre lei si limitò a bere solo un caffè. Una volta finito, la salutai e mi diressi in ufficio. La giornata passò tra appuntamenti, firme di contratti, e telefonate. La sera non tornai a casa per cena; avevo un incontro in un ristorante con un cliente. Rientrai verso le 23 e 30. Le luci del salotto erano spente, così pensai che mamma fosse già andata a dormire. Tuttavia notai che la luce della sua camera, al piano superiore, era ancora accesa: era sveglia. Salii al piano superiore e mi avvicinai piano alla sua camera, per evitare di svegliarla nel caso si fosse addormentata con la luce accesa. La porta della stanza era semiaperta, il televisore spento: dall’interno non giungeva alcun suono. Mi avvicinai ancora di più, fino a raggiungere l’uscio. Mi affacciai e intravedi la sagoma di mia madre distesa sul letto: non stava dormendo. Era seduta con le gambe leggermente divaricate e la testa reclinata all’indietro; notai un lieve movimento del braccio sinistro, con la mano posata tra le cosce. Feci un passo in avanti, inoltrandomi un po' di più nella stanza, attento a non provocare il minimo rumore che potesse palesare la mia presenza. Da quella posizione potei vedere che le mutandine di mamma erano abbassate alle caviglie, e sentire i suoi respiri affannosi. Le sue dita affondando lentamente dentro la sua vagina. Mi eccitai immediatamente. Aprii la zip dei pantaloni e lo tirai fuori, iniziando una sega mentre spiavo mia madre. I suoi movimenti si facevano sempre più intensi, e man mano che il ritmo aumentava, anche i suoi ansimi si facevano più marcati. A tratti spalancava la bocca, in preda al piacere, senza emettere però alcun suono, come se ogni emozione le si bloccasse in gola. Anche la mia eccitazione era aumentata, e non ci volle molto prima di raggiungere il culmine. Mi ricomposi, ma restai ad osservare mia madre. Continuò per alcuni minuti, finché non raggiunse l’orgasmo e si accasciò esausta sul letto. Uscii dalla stanza il più silenziosamente possibile, andai in camera mia, mi cambiai e mi misi a letto. Spensi la luce e cercai di dormire, quando sentii arrivare un messaggio su WhatsApp. Presi il cellulare: era mamma. Lessi il messaggio: “spero che lo spettacolo ti sia piaciuto”, “buonanotte tesoro della mamma”: Quindi pur accorgendosi della mia presenza, continuò comunque senza fermarsi. Questo mi creò non pochi dubbi. Avrei voluto andare nella sua stanza a parlargli, ma preferii far finta di nulla e mettermi a dormire.

La sveglia suonò alle 9 e 30, era una domenica. Mi alzai, lavai e andai in cucina, dove per fortuna mamma non era ancora arrivata. Mi preparai del caffè e lo bevvi. Nel frattempo, mamma entrò in cucina: non fece alcun cenno a quanto accaduto la sera prima, si limitò a darmi un bacio sulla guancia e a salutarmi con un semplice buongiorno. Passammo la mattinata andando a messa e poi al cimitero. Il pomeriggio lo trascorremmo guardando un film, poi cenammo, ne guardammo un altro e infine andammo a dormire.

I giorni passarono senza che nessuno dei due fece alcun cenno sull’accaduto.

Arrivammo ai pochi giorni che precedevano la partenza per Assisi. Quella mattina, dopo aver fatto colazione, mamma mi chiese se il pomeriggio potessi accompagnarla a fare shopping. Accettai, precisando però che prima sarei dovuto passare a ritirare l’auto nuova. Una volta arrivato in concessionaria e firmati i documenti, ritirai l’auto e tornai a casa. Lasciai la macchina nel vialetto, entrai in casa e chiamai mia madre:

 Io: Mamma, sono tornato. Sei pronta?

 Mamma: Si, arrivò subito!

L’attesi in salotto e, pochi attimi dopo, arrivò. Indossava jeans chiari attillati, una camicetta di seta rosa, una giacca di pelle marrone e scarpe da tennis: stava benissimo. Salimmo in auto e mamma mi disse che voleva andare in un paio di negozi a Milano. Una volta raggiunta la città, lasciai l’auto a Lampugnano, in un parcheggio a pagamento. Poi prendemmo la metropolitana per raggiungere il Duomo.

Una volta arrivati al Duomo, la prima tappa fu in via Manzoni 38, alla boutique di Patrizia Pepe, distante circa 10 minuti a piedi. Li mamma, dopo averli provati, comprò alcuni capi di abbigliamento:

1. Pantalone slim alla caviglia nero.

2. Casacca con gemelli bianca.

3. Camicia body bianca.

4. Pantalone traforato in misto viscosa, di color beige

5. Abito giacca in crêpe, bianco.

6. Body in pizzo, bianco.

Per un costo complessivo di euro 1.460.

Poi raggiungemmo via Montenapoleone 14, distante circa 2 minuti a piedi, per visitare il negozio d’intimo La Perla. Li mamma acquistò:

1. Slip brasiliano in Lycra off-white con tulle ricamato, color natural, collezione zephyr.

2. Reggiseno con ferretto in Lycra off-white e tulle ricamato, natural, collezione zephyr.

3. Slip brasiliano in Lycra con tulle ricamato, color nude, collezione zephyr.

4. Reggiseno con ferretto in Lycra off-white e tulle ricamato, nude, collezione zephyr.

5. Shorty nero, collezione petit macramè

6. Reggiseno push-up nero, collezione petit macramè.

7. Vestaglia corta in seta bianca, collezione silk.

8. Sottoveste in seta bianca con macramè, collezione petit macramè.

Per un costo di 2.355 euro.

Tornammo al parcheggio, salimmo in auto e ci dirigemmo verso casa:

 Mamma: Tesoro, come mi stavano i vestiti?

 Io: Veramente bene, mamma.

 Mamma: Dici sul serio?

 Io: Si. Peccato solo non aver visto come ti stava l’intimo!

 Mamma: Non ho potuto provarli, però le taglie dovrebbero essere giuste. A casa li provo così mi dirai come mi stanno addosso.

Poi mettemmo un po' di musica e proseguiamo il viaggio fino a casa.

Entrati in casa mamma salì subito in camera al piano superiore, mentre io andai in bagno. Pochi minuti, dopo sentii mamma chiamarmi dalla sua camera:

 Mamma: Tesoro vieni qui!

 Io: Arrivo subito mamma.

Uscii dal bagno e mi diressi verso la sua camera, mamma aveva indossato il primo completo intimo, collezione zephyr, quello di colore natural:

 Io: Ti sta benissimo mamma!

 Mamma: Grazie! Ora quale provo?

 Io: Perché non indossi lo shorty e il push-up neri?

 Mamma: Ok, ok.

Stavo per uscire dalla stanza, ma mamma mi fermò:

 Mamma: Ma dove vai?

 Io: Esco. Non devi cambiarti?

 Mamma: Ah, ora ti scandalizzi se mi spoglio davanti a te, dopo l’altra sera?

 Io: No, però non pensavo volessi che io restassi.

 Mamma: Resta pure.

Restai nella stanza, mamma si voltò e incominciò a spogliarsi; prima tolse il reggiseno e poi, infine le mutandine. Restai immobile, non avevo parole: era bellissima. Poi indossò il secondo completo intimo e si girò verso di me:

 Mamma: Allora, non dici niente? Su, non restare lì in silenzio.

 Io: Dio, mamma, sei bellissima, ti sta una meraviglia: mamma arrossì.

 Mamma: Sei molto dolce.

Mamma si voltò per indossare il terzo completo intimo, poi la vestaglia e infine la sottoveste bianca. Quando si voltò per cambiarsi di nuovo, mi avvicinai a lei, l’abbracciai da dietro ed iniziai a baciarle il collo. Mamma inclinò la testa per facilitarmi, mi mise il braccio destro attorno al collo, poi si voltò verso di me, ci guardammo intensamente. La tensione era palpabile. Poi le nostre labbra si avvicinarono e ci baciammo. Ad un certo punto, mamma si fermò e fece qualche passo indietro per allontanarsi:

 Mamma: No. Non possiamo. Sei mio figlio. Fermiamoci.

 Io: Ma mamma, lo vogliamo entrambi. Che male c’è?

 Mamma: È sbagliato. È sbagliato: il viso di mamma venne segnato dalle lacrime.

 Io: Hai ragione mamma. Fermiamoci: non volevo insistere visto la sua reazione emotiva.

 Mamma: Grazie.

 Io: Mamma, però almeno ti lasceresti guardare mentre ti tocchi?

 Mamma: Va bene, se vuoi si: disse dopo un breve esitamento iniziale.

Mamma si sdraiò sul letto, tirò su leggermente la sottoveste e tolse lo slip. Divaricò leggermente le gambe e iniziò ad ‘accarezzarsi. Fece un gesto col dito per invitarmi ad avvicinarmi: lo feci. Mi misi accanto a lei sul letto. Aumentò l’intensità delle carezze, per poi arrivare a penetrarsi con due dita. Iniziai a fare fatica a resistere ed incominciai a spogliarmi. Una volta nudo, presi a segarmi guardandola: mamma abbassò lo sguardo e lo fissò. Durai poco e venni sul lenzuolo, mentre mamma andò avanti ancora qualche minuto prima di cadere esausta sul letto. Ripresasi dalla fatica, mi diede un bacio a stampo e poi mi disse:

 Mamma: Dai tesoro, ora vai a farti una doccia, che sei tutto sudato. Io pulisco qui, poi quando hai finito tu, andrò a farmi una doccia anch’io e poi preparo la cena.

 Io: Potremmo farla assieme la doccia!

 Mamma: Direi che per oggi è già abbastanza ciò che abbiamo fatto.

 Io: D’accordo: dissi controvoglia.

Uscii dalla sua stanza ed andai a lavarmi. Durante la cena mamma fece come se nulla fosse, mangiammo, parlammo di lavoro, e di quale film avremmo visto dopo. Dopo aver guardato il film andammo ognuno nella propria stanza e ci mettemmo a dormire.

Arrivò il giorno della partenza per Assisi, la sveglia suonò presto: le 4 del mattino; mi lavai e vestii, scesi in cucina, e bevvi il caffè che mamma aveva preparato, risalii di sopra e presi il mio bagaglio e quelli di mamma, lei probabilmente doveva essere ancora in bagno perché nella stanza non c’era, andai in garage e misi le valige nel bagagliaio ed aspettai mia madre. Dopo una decina di minuti arrivò. Nel frattempo ero salito in auto e avevo acceso il motore. Aprì lo sportello e salì. Indossava carpe da ginnastica, dei leggings color merlot e un giubbetto primaverile di pelle nera; sotto il giubbino si intravedeva una maglietta di colore bianco. Uscimmo dalla stradina di casa, la statale per poi imboccare la tangenziale Ovest, poi l’autostrada A1direzione Firenze, facendo un paio di fermate in autogrill. Uscimmo dall’autostrada a Orte, prendemmo poi le statali SS675 e SS3bis fino ad arrivare all’hotel attorno le 10 e 30. Dopo aver parcheggiato l’auto e preso i bagagli, ci dirigemmo verso la reception. Li ci accolse una ragazza sulla quarantina, mora, con un sorriso cordiale:

 Receptionist: Salve, come posso aiutarvi?

 Io: Abbiamo una prenotazione.

 Receptionist: Prego, se mi da la prenotazione controllo subito!

 Io: Ecco a lei.

 Receptionist: Si, eccola qui! Una camera con letto matrimoniale.

 Io: Come letto matrimoniale? Nelle note avevo indicato espressamente 2 letti singoli.

 Receptionist: Qui nel computer non vedo questa specifica, però posso immediatamente far portare un altro letto singolo.

 Mamma: Ma non tesoro, va benissimo solo il letto matrimoniale.

 Io: Sicura?

 Mamma: Certamente.

 Io: Va bene così.

 Receptionist: Ecco a voi la vostra chiave. La stanza sarà pronta a mezzogiorno, se volete potete lasciare qui le valige.

 Io: Perfetto, la ringrazio.

 Receptionist: Grazie a lei signore, per qualsiasi cosa siamo a vostra disposizione.

Per ingannare il tempo fino a mezzogiorno, andammo in una piazza lì vicino, e cercammo un bar per bere un caffè.

Una volta arrivato mezzogiorno tornammo in hotel e andammo in camere. Una volta posate le valige mamma andò in bagno e io mi sdraiai sul letto. Quando uscì dal bagno mamma voleva andare subito a visitare la città, ma la convinsi a riposarci un paio d’ore vista la levataccia e il lungo viaggio. Dopo esserci riposati andammo a fare un primo giro conoscitivo della città, visitando più che altro piazze, strade e luoghi caratteristici, per poi rientrare in hotel all’orario di cena. Dopo aver cenato al ristorante dell’albergo uscimmo di nuovo per andare a bere una birra. Fatte circa le 11 rientrammo, l’aria era abbastanza fresca, le strade di Assisi a quella ora erano relativamente tranquille, qualche gruppetto di ragazzi, coppie a passeggio e persone che portavano a spasso il cane. Rientrati in camera chiesi a mia madre se voleva farsi una doccia, visto anch’io avrei voluto farmela, mi disse di si e le proposi di andare per prima. Lei accettò e si diresse in bagno. Una volta entrata chiuse la porta dietro di sé; cosa che mi fece rimanere male perché avrei voluto ammirarla mentre si lavava. Uscì dal bagno già pronta per la notte; aveva indossato un pigiama con pantalone lungo e camicia a maniche lunghe di colore bluette. Fu dunque il mio turno, a differenza sua, io non chiusi la porta, mi spogliai e mi voltai per capire se mamma stesse sbirciando; ma nulla, era intenta a fare altro. Entrai in doccia e incominciai a lavarmi. Mi accorsi della sua figura accanto alla porta, e vedevo che di tanto in tanto buttava l’occhio all’interno, la cosa mi dava piacere; lei si allontanò e si mise a letto. Uscii dal bagno indossando un pantaloncino e maglietta a maniche corte di color nero e mi misi sotto le coperte accanto a lei. Ci demmo la buonanotte, spegnemmo le luci e ci mettemmo a dormire. Mi svegliai nel cuore della notte apparentemente senza motivo; mamma dormiva serena. Mi alzai, aprii le persiane che davano sul balcone per uscire a respirare un po' d’aria fresca; regnava il silenzio. Tornai a mettermi nel letto non prima di averle rimboccato le coperte.

Mi svegliò un dolce bacio di mia madre sulla fronte, guardai il cellulare e vidi che erano le 8 e 30. Mi alzai dal letto e nel frattempo lei si era avvicinata all’armadio. Iniziò a spogliarsi con naturalezza, restando in intimo di pizzo bianco, e non curante del fatto che io potessi vederla. Si mise i calzini, indossò la camicia body bianca, il pantalone slim nero e delle scarpe da ginnastica; tutto il completo le stava benissimo. Mi vestii anch’io indossando un jeans chiaro, camicia nera, scarpe sneakers. Poi scendemmo a fare colazione. Dopo aver fatto colazione mamma mi mise al corrente di ciò che voleva visitare durante la giornata:

1. Basilica di San Francesco.

2. Piazza del comune.

3. Chiesa di San Pietro.

4. Rocca Maggiore.

Iniziammo a visitare la basilica di San Francesco, era imponente. La facciata rosa e bianca lasciva senza fiato. La basilica superiore aveva una grande navata centrale e le pareti decorate con affreschi del XIII secolo, tra cui quello della leggenda di San Francesco ad opera di Giotto. Scendemmo poi nella parte inferiore, dove vi era la tomba di San Francesco, mamma s’inginocchiò davanti ad essa e si raccolse in preghiera per più di 10 minuti, il suo volto era rilassato, aveva un’espressione radiosa, non sol se fosse merito del luogo ma non la vedevo così da mesi. Usciti dalla basilica mamma mi diede un abbraccio, un bacio a stampo, e mi ringraziò per avercela portata. Poi ci spostammo a visitare la piazza del comune, il cuore pulsante della città, circondata da edifici storici che sembrano raccontare storie di secoli passati. Il tempio di Minerva era maestoso con la sua facciata in stile corinzio. Salimmo poi sulla torre del popolo, da lì la vista era fantastica. Lassù mamma ed io ci abbracciammo e ci godemmo il panorama.

Per pranzo cercammo un bar per mangiare un panino al volo, per poi procedere con i luoghi da visitare.

Ci dirigemmo nella parte alta della città dove vi è situata la chiesa di San Pietro risalente al XIII secolo. La chiesa presenta una facciata in pietra e interni decorati con affreschi attribuiti ad ‘importanti artisti del medioevo. Concludemmo la giornata visitando la rocca Maggiore, una fortezza medievale che sovrasta la valle circostante, e poi rientrammo in albergo. Salimmo in camera, eravamo entrambi sudati e avevamo bisogno di una doccia. Come di consueto iniziò mamma, che, dopo aver preso I vestiti dal piccolo armadio, entrò in bagno. Stavolta non chiuse la porta. Incominciò a spogliarsi: prima tolse le scarpe, poi slacciò la camicetta, poi abbassò delicatamente i pantaloni. Si piegò leggermente in avanti, mettendo in mostra il suo magnifico sedere coperto da una culotte bianca. Poi tolse reggiseno e mutanda ed entrò in doccia. Finito di fare la doccia si vestì e uscì dal bagno, Poi toccò a me: mi lavai e vestii. Una volta pronti entrambi andammo al ristorante. Una volta finito di cenare, facemmo una passeggiata nei dintorni dell’hotel. Iniziò a salire un venticello fresco. Mamma incominciò ad avere freddo, e le diedi la mia giacca. Ci sedemmo su una panchina in pietra, per goderci un po' il panorama. Ripreso il cammino, mamma mi diede la mano e ci avviammo verso l’hotel. Entrati nella stanza ci cambiammo. Mamma si mise la vestaglia corta di seta bianca. Ci mettemmo a letto, sotto le coperte, mamma mi diede il bacio della buonanotte e ci mettemmo a dormire.

Mi svegliai, mamma era coricata accanto a me, il suo sedere strofinava sul mio pene, ovviamente questa situazione mi procurò un’erezione. Allungai una mano sulla sua coscia. Iniziai ad accarezzarla. Spostai la mano più verso l’interno e iniziai a sentire il tessuto delle mutande sotto le dita. Presi un’estremità della mutandina e la spostai, scoprendo la vulva. Con le dita iniziai a sfiorarla delicatamente, quasi con suggestione. Un misto di eccitazione e paura mi pervase. Mamma pareva continuare a dormire. Mi feci più intraprendente, noncurante che potesse svegliarsi. Incominciai a stuzzicarle il clitoride, dapprima sfiorandolo e poi pizzicandolo. Poi lentamente le infilai 2 dita, e fu a quel punto che incominciai a percepire dei piccoli rantoli e sentii la mano di mamma sulla mia. Alzai lo sguardo e vidi che mamma aveva gli occhi sbarrati e la sua espressione trasudava piacere. Con la mano mamma mi invitò a continuare e a farlo con più vigore. Dopo alcuni minuti mi scostò la mano. Mi guardò intensamente, e senza proferire parola, spostò le lenzuola e mi abbassò i boxer. Si spostò ai piedi del letto, mi allargò le gambe e s’inginocchiò, dopo averlo preso in mano, avvicinò le labbra alla cappella. Gli diede un dolce bacio, e incominciò a leccarla con la punta della lingua. Poi apri la bocca e se lo infilò tutto all’interno. Strinse le labbra e diede il via ad un magnifico pompino. Le sue pompate erano veementi. Con le mani le tenevo la testa: con una accompagnavo i suoi movimenti, mentre con l’altra le accarezzavo i capelli. Era magnifico e mamma ci metteva tutta sé stessa, quasi come se non volesse deludermi, e io ero in estasi. Mi accorsi che non potevo resistere ancora a lungo, volevo spostarla per poter prolungare di più quel momento, ma mamma fece resistenza e continuò. Non si scostò nemmeno quando l’avvertii che stavo per venire: le sborrai copiosamente in bocca. Solo a quel punto mollò la presa. Si passò due dita sulle labbra, per ripulirsi da quel che era fuoriuscito, e poi si sdraiò accanto a me. Stavo per parlarle, ma lei mi mise un dito sulle labbra e mi fece capire di non dire niente, e ci mettemmo semplicemente a dormire.

Ci svegliammo abbracciati, io ero ancora senza boxer, e la mamma aveva la vestaglia leggermente sollevata sopra della pancia. Ci guardammo e ci scambiammo un bacio, romantico e amorevole. Protesi la mano tra le sue cosce, mamma mi guardò:

 Mamma: Sciocchino, ora basta: disse con tono deciso.

 Io: Dai mamma: Dissi con un’espressione del viso supplichevole.

 Mamma: Su, dobbiamo alzarci! Farci una doccia e vestirci.

Si alzò dal letto e andò verso il bagno, sull’uscio della porta, si voltò verso di me:

 Mamma: Che fai non vieni?

Quelle parole mi fecero sussultare, saltai giù dal letto, e la raggiunsi. Mamma mi prese per mano e ci fermammo davanti alla doccia. Mi levò la maglietta e con uno sguardo autoritario mi fece capire che sarei dovuto essere io a spogliarla. Le slacciai il reggiseno e inginocchiandomi, le calai lo slip fino alle caviglie; lei alzò prima il piede sinistro, poi quello destro e lo lasciò a terra. Entrammo in doccia e aprimmo l’acqua. Il suo corpo bagnato sembrava seta al tatto, le gocce d’acqua sulla sua pelle la rendevano brillante. Presi la spugna e Il bagnoschiuma e iniziai a lavarle la schiena. La voltai e incominciai a massaggiarle le spalle, il collo e la pancia; lei si lasciò andare al mio tocco. Mi fermai un attimo a guardarla, imbambolato dalla sua bellezza. Il suo viso era rilassato, gli occhi chiusi, e un leggero sorriso le increspava le labbra. Mi sentivo ipnotizzato dal suo corpo bagnato e luminoso. Mi chinai e appoggiai le labbra sul suo seno, e lo tenni stretto con una mano. Incominciai a mordicchiarle il capezzolo, per poi infine succhiarle la mammella; il suo cuore incominciò a battere forte, il suo respiro si faceva più affannoso ed emetteva piccoli mugolii:

 Mamma: Mmmmmmmmmm.

Mi staccai dal suo seno, mi inginocchiai, e le alzai la gamba destra fino a farle appoggiare il piede sulla mia spalla. La sua parte intima era totalmente depilata. Avvicinai la bocca alle sue grandi labbra che si presentavano belle carnose, e incominciai a morderle leggermente; procurandole brividi di piacere. A quel punto mi misi a leccargliela con veemenza, le tenevo il sedere con le mani per evitare che si distaccasse: i suoi mugolii diventarono veri e propri gemiti di piacere di cui l’intensità si faceva più acuta e forte. Mamma prese a tenermi la testa con entrambe le mani: di sicuro voleva evitare che smettessi. Iniziò ad avere degli spasmi di piacere, che si facevano sempre più violenti, finché arrivò ad avere un profondo orgasmo. A quel punto mi alzai e la baciai:

 Mamma: Tesoro sei stato fantastico. È stato intenso. Ora ho bisogno di sdraiarmi, sono esausta.

Mi baciò, uscì dalla doccia, si mise un accappatoio, e ancora sgocciolante si sdraiò sul letto. Io la segui poco dopo e mi sdraiai accanto a lei:

 Io: Mamma, sei stupenda, non mi ero mai accorto di quanto fossi sensuale.

 Mamma: Grazie cucciolo: disse con voce affannata.

 Io: Il solo guardarti mi fa venire voglia di rifarlo!

 Mamma: Mattia no! Ti prego!

 Io: Mamma so che ti è piaciuto!

 Mamma: È vero, ma…..

A quel punto si alzò dal letto, evitando il mio sguardo. Ero confuso sul perché ora si stava comportando in questo modo: erano solo i sensi di colpa? O aveva paura di qualcosa? Forse del giudizio delle persone se fossero venute a conoscenza dell’accaduto? O semplicemente nel suo subconscio, sapeva che era sbagliato sia per la convenzione sociale, sia nei confronti della memoria di mio padre? Tutto questo mi lasciava interdetto, non capivo se dovevo osare ancora o lasciar perdere. Lei nel frattempo iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza: i suoi passi erano pesanti. Si avvicinava a me per poi fermarsi e tornare indietro sui suoi passi: come se anche lei fosse combattuta sul da farsi. Si vestì: indossò una brasiliana e un reggiseno neri, jeans di colore chiaro e una maglietta color bordeaux. Mi guardò e disse: scendo giù di sotto. Ti aspetto nel salotto all’ingresso e uscì dalla stanza. Rimasi sul letto immobile, come dovevo comportarmi? Decisi di vestirmi, e raggiungerla per chiarire la situazione, dovevo capire cosa le passava per la mente e darle il mio punto di vista. Andai da lei, mi sedetti su una poltrona al suo fianco e incominciammo a parlare:

 Io: Mamma, tutto ok? Possiamo parlare?

 Mamma: Si, è tutto apposto, devo solo schiarire le idee.

 Io: Non c’è niente di così grave. È stato solo…..

Mi mise una mano sulla bocca:

 Mamma: Non qui, ci ascoltano tutti: attorno a noi c’erano altri ospiti dell’hotel.

Mi prese per mano e mi condusse fuori, Percorremmo il vialetto fino ad arrivare al campo da tennis, lo aggirammo, fino ad arrivare in un giardinetto tra alberi da frutto e uliveti:

 Mamma: Qui va bene. Non c’è nessuno.

 Io: Mamma perché ti stai comportando così? Cosa c’è di male in ciò che è successo?

 Mamma: Come, cosa c’è di male? Tutto!

 Io: Non ci vedo nulla di così grave. Io lo volevo, tu pure!

 Mamma: Siamo mamma è figlio. È una cosa innaturale.

 Io: Chi decide cosa è naturale e cosa no? E non è questione di cosa è giusto o sbagliato per gli altri, ma conta ciò che proviamo e vogliamo noi!

 Mamma: Ma pensi a come potrebbero reagire le persone? Pensi a come ci avrebbe giudicato tuo padre? La società, la legge, la morale…tutto ciò dice che ciò che stiamo facendo è sbagliato. Non possiamo semplicemente ignorarlo.

 Io: Fanculo a cosa pensano gli altri. La nostra felicità non conta nulla? E papà…lui non c’è più. Lui vorrebbe la tua felicità, Contiamo solo noi adesso.

 Mamma: Non so! (pausa). La nostra felicità non è l’unica cosa che conta. Ci potrebbero essere conseguenze dure da affrontare. Il nostro rapporto cambierebbe per sempre.

 Io: Non mi importa delle conseguenze: mi avvicinai a lei. Cosa provi ora? E se faccio questo? Le misi una mano tra le cosce.

 Mamma: Mi fa sentire strana. È una sensazione piacevole mista paura. Mi fa battere forte il cuore e sentire desiderata.

 Io: Mi sento anch’io così! Quindi perché fermarci?

 Mamma: Non so se è una buona idea. Potremmo pentircene.

Mamma iniziò a vacillare. Scelsi tuttavia di non insistere ancora. Non volevo che mamma si spaventasse ulteriormente, vedendo la mia insistenza. Le volevo bene e doveva decidere con serenità se proseguire ed andare oltre:

 Io: Mamma per ora non pensiamoci. Godiamoci la giornata, ok?

 Mamma: Va bene tesoro.

 Io: Cos’hai programmato per oggi?

 Mamma: Avevo pensato di visitare: 1. Piazza IV Novembre e la fontana maggiore. 2. Cattedrale di San Lorenzo. 3. Galleria nazionale dell’Umbria.

Tornammo verso l’hotel, salimmo in auto e ci dirigemmo verso Perugia. Per prima cosa, visitammo la cattedrale di San Lorenzo: La facciata in stile gotico, è incompiuta, L’altare centrale era imponente con finiture d’oro e marmo e con statue e dipinti che raffiguravano i santi. Mamma approfittò di essere in quel luogo per accendere un cero in memoria di mio padre. Proseguimmo andando a esplorare, la piazza IV Novembre. Al suo interno si erge la Fontana Maggiore: è una struttura poligonale in marmo bianco e rosa, composta da 2 vasche, decorate con bassorilievi e statue, che rappresentano scene bibliche. All’orario di pranzo andammo a mangiare al ristorante La Darsena, che si trovava proprio in piazza. Li prendemmo: 2 insalate di polpo, e 2 casarecce con crudo di gamberi rosso e pesto al pistacchio. Finito di pranzare ci spostammo a piedi, di circa 10 minuti, e raggiungemmo la galleria nazionale dell’Umbria. Una volta giunti, ci recammo alla biglietteria e prendemmo 2 biglietti interi, per un costo complessivo di 20 euro. Dopo aver comprato i biglietti, iniziammo la nostra visita guidata. La galleria ospita una vasta collezione di opere d’arte che raccontano la storia e la cultura dell’Umbria. Mentre esploravamo le sale, ammirammo opere di artisti umbri e italiani, dalle radici medievali fino al Rinascimento e oltre. Tra le opere più significative, notammo le creazioni di artisti come Piero della Francesca e Perugino. La collezione include dipinti, sculture e oggetti d’arte che testimoniano la ricchezza artistica e culturale della regione. Imparammo molto sulla storia dell’arte in Umbria e ammirammo opere d’arte straordinarie. La visita durò circa 2 ore, è una volta conclusa, recuperammo l’auto e rientrammo in hotel.

Saliti in camera, ci facemmo una doccia: stavolta separati, mamma per prima. Quando uscii dal bagno mamma era già vestita e si stava finendo di truccare. Aveva indossato: dei collant 8 denari senza cuciture, color playa nature, -marca Philippe Matignon-, un body di colore bianco, un abito giacca in crêpe bianco e dei sandali con tacco, color carne e nere, di Giorgio Armani. Mentre io avevo indossato un completo nero, di Hugo Boss, con camicia bianca della stessa marca e scarpe eleganti in vernice nera. Io e mamma ci scambiammo i complimenti, uscimmo dalla stanza e una volta saliti in auto ci dirigemmo verso il ristorante L’Estasi, distante circa 10 minuti. Durante il tragitto non potetti fare a meno di ammirare la bellezza di mamma, le sue gambe venivano valorizzate dai collant, e quel senso di brillantezza era irresistibile. Una volta giunti al ristorante, che si presentava raffinato e con un panorama mozzafiato, ci sedemmo al tavolo e consultammo il menù. Alcuni minuti dopo arrivò il cameriere, che, una volta posato sul tavolo un cesto di pane, e una brocca d’acqua naturale, prese la nostra ordinazione. Mamma prese del tonno marinato con salsa pizzaiola, stracciatella di burrata e rucola, come antipasto e come primo dell’Orzotto mantecato al cacio, pepe, pere e vino di lamponi. Mentre io presi un budino di carciofi, salsa parmigiano e funghi, e i passatelli fatti in casa con mazzancolle e carciofi. Poi come dolce entrambi prendemmo, creme brûlé alla lavanda con spuma al vin santo. Il tutto accompagnato con del Cortese: un vino bianco fresco e aromatico. Finito di cenare, e pagato il conto, decidemmo di fare una passeggiata: l’aria era fresca e la vista panoramica sulla valle era da perdersi tra le nuvole. Trovammo una panchina e ci sedemmo:

 Mamma: È stata veramente una bella giornata. Grazie di tutto tesoro mio.

 Io: Di nulla mamma, per te questo è altro.

Mamma sembrava serena, forse aveva messo da parte i pensieri su quanto era accaduto tra di noi. Ad un certo punto si avvicinò a me e, dopo avermi guardato intensamente, mi baciò. Fu un bacio passionale, intenso e interminabile. Aveva messo una mano tra i miei capelli e mi accarezzava; io, d’altro canto, l’avevo appoggiata sulla schiena e la tenevo stretta a me. Ci distaccammo, mamma si sistemò il vestito, che, data la frenesia del momento, si era sollevato. Ci alzammo, e mano nella mano, proseguimmo la passeggiata. L’ora si era fatta tarda, circa le 2, e l’aria più fresca, quindi mamma, mi chiese di rientrare. Tornammo alla macchina e tornammo verso l’hotel. Vedere mia madre così solare, spensierata e libera dalle convenzioni sociali, mi rendeva euforico. Appoggiai una mano sul ginocchio sinistro, la sensazione al tatto dei suoi collant era pura poesia. La sua gamba risultava liscia, morbida e calda. Lei mi guardò e fece un sorriso malizioso. Spostai la mano tra le cosce, e, incominciai ad accarezzargliela, lei allargò le gambe per facilitarmi i movimenti. Lei si abbandonò al mio tocco e si mordeva il labbro inferiore. Giungemmo in hotel e non vedevamo l’ora di arrivare in camera. Eravamo ancora nel corridoio, davanti la porta, mamma mi saltò letteralmente addosso e mi baciò. Cercai di aprire la porta con fatica, e alla fine ci riuscii, presi mia madre in braccio, entrai e chiusi la porta dietro di noi. L’adagiai sul letto e riprendemmo a baciarci. Mamma con un movimento dei piedi si tolse le scarpe, e si sistemò meglio sul letto. Allungai una mano tra le sue cosce e lei allargò le gambe. Incominciai a baciarla sul collo e mi accorsi che aveva chiuso gli occhi e chinato la testa. Smisi di baciarla e ci guardammo intensamente. Poi mamma mi fece alzare in piedi, s’inginocchiò davanti a me, mi slacciò il bottone del pantalone, l’abbassò, e incominciò a baciarmi il pene da sopra i boxer, per poi abbassarli. Lo fissò, poi iniziò a coprire il glande di piccoli baci e delicate leccate con la punta della lingua. Infine lo prese completamente in bocca; le labbra aderivano strette, e mamma mentre me lo succhiava, mi guardava negli occhi, come per ottenere il mio consenso. Accompagnava il movimento di bocca, con il movimento della mano. Stavo ricevendo il pompino più bello della mia vita. Quasi non resistevo più, però non potevo venire, sapevo dentro di me che se lo avessi fatto, avrei perso l’occasione di arrivare fino in fondo. Allungai la mano sinistra, l’appoggiai sulla sua nuca e l’allontanai. La feci alzare e sdraiare sul letto, poi mi fiondai tra le sue cosce, che aveva intanto allargato. Le alzai il vestito fin sopra la pancia e iniziai a baciarle la zona interna della coscia, ancora coperta dai collant. Mi spostai adagio, più verso l'interno, fino ad arrivare sulla vagina. Con ambo le mani ruppi i collant, spostai lateralmente la mutanda, mi avvicinai con le labbra e incominciai a baciarle il clitoride. Mamma fece un lungo sospiro. Aumentai l’intensità della leccata, ma i collant e la mutanda mi davano fastidio, le feci alzare le gambe e glieli sfilai per poi riprendere a leccargliela. La sua vulva aveva un sapore forte, ma anche fruttato. Mamma cominciò ad irrigidirsi, segno che la cosa le stava procurando un piacere intenso, e iniziò anche ad ansimare:

 Mamma: Tesoro fermati.

 Io: Perché mamma?

 Mamma: Non preoccuparti non voglio fermarmi, Lascia che ci pensi io!

Mamma si alzò in piedi sul letto, si tolse il vestito, slacciando e facendo scivolare le spalline del reggiseno giù dalle braccia, lasciando il suo splendido seno nudo. Io nel frattempo rimasi sdraiato ad osservare la scena. Poi mamma si mise a cavalcioni sopra di me, e dopo avermi dato un bacio, si sistemò prendendo il mio pene con la mano sinistra e lo portò verso la sua apertura vaginale; la mano destra invece era appoggiata sulla mia spalla sinistra, per potersi sorreggere. La luce della camera era soffusa, nell’aria si sentiva profumo di rose e vaniglia, regnava il silenzio, mamma mi fissava, come se volesse indugiare, e avesse paura che da quel momento, non si poteva più tornare indietro, poi quell’istante di stallo venne interrotto dalla sua voce:

 Mamma: Fanculo, se dobbiamo fare quest’errore, facciamolo come si deve e fino in fondo! Giurami che rimarrà tra noi?

 Io: Si mamma, manterrò il segreto!

Dopo queste mie parole, mamma, fece discendere piano il bacino, facendo scivolare il mio pene all’interno della sua vagina. Spalancò occhi e labbra:

 Mamma: Ahhh, ahhhhh

il mio pene non faceva nessuna fatica ad entrare e uscire. Mamma aumentò il ritmo del saliscendi. Nel frattempo io per aiutarla nel movimento, avevo messo entrambe le mani sul suo sedere. Descrivere le sensazioni che provavo in quel momento è quasi impossibile, era un misto di estrema eccitazione, misto paura, e al sapere che questa cosa era proibita e sbagliata. Mi sentivo come se stessi camminando sul filo del rasoio. Il volto di mamma era raggiante, colmo di piacere, e i suoi occhi brillavano. La disarcionai, e la feci sdraiare. Mamma aprì le gambe, permettendomi di posizionarmi sopra di lei. Non feci fatica a rimetterglielo dentro, e incomincia a stantuffarla, sempre con più forza e ritmo. A quel punto mamma iniziò ad urlare:

 Mamma: Dio mio, siiiii. Ti prego Mattia continua. Non fermarti amore della mamma. Oddio com’è bello.

Non avevo nessuna intenzione di fermarmi, stavo impazzendo anch’io. Vederla godere in questo modo, mi dava una soddisfazione incredibile. Mi teneva a sé, con le gambe incrociate dietro la mia schiena, per non permettermi di fermarmi. Le sue urla di piacere si facevano man mano più forti. Si tirò in su per baciarmi, fu un bacio intenso e interminabile. Mamma era bagnatissima, l’interno della sua vagina dava una sensazione di calore, le pareti vaginali sembravano stringersi sul mio pene, era una sensazione magnifica. Dopo avermi dato un altro bacio mi chiese di fermarmi, mi fece sdraiare, e dopo essersi rimessa tra le mie gambe, iniziò a farmi un altro pompino. Stavolta ci stava mettendo ancora più passione. Mentre con la testa faceva su e giù, con la mano destra accarezzava i testicoli, con le labbra ben serrate faceva entrare e uscire il mio pene dalla sua bocca, e contemporaneamente con la lingua lo leccava. Era straordinaria, stavo impazzendo:

 Io: Mamma, dio che bello. Continuaaaaa. Sto per venire!

 Mamma: Ti prego amore non ancora!

Mamma si fermò, e si mise a gattoni sul letto. Capii al volo cosa voleva. Mi posizionai dietro di lei e con un secco colpo glielo rimasi dentro. In quella posizione il suo culo era un’opera d’arte. La presi per i fianchi, in modo da tenerla stretta a me. La penetrazione si fece più estrema, andavo più veloce, e con più forza. Si sentivano i colpi del mio corpo sul suo culo, e del mio pene quando usciva dalla sua vagina. Mamma appoggiò la testa sul cuscino, e lo strinse tra i denti, per evitare di urlare troppo. Credo che la cosa le stava dando estremamente piacere, perché ad un certo punto, prese con entrambe le mani la testiera del letto, e ci si teneva ben salda. Volle rimettersi a cavalcioni su di me. Facevo fatica a riconoscere la donna che mi stava dando così tanto piacere; la madre dolce, pudica, e premurosa, si era trasformata in una donna, passionale e calda. I suoi seni sobbalzavano ad ogni colpo, e ne presi uno in bocca, succhiandolo. Mamma fece un sospiro lunghissimo, per poi accasciarsi su di me. Guardai in basso e mi accorsi che dalla sua vagina, stava fuoriuscendo un liquido biancastro e denso: aveva avuto un orgasmo. Le feci recuperare fiato e forze per un paio di minuti. Poi la feci scendere da sopra, sdraiare sul letto, e mettersi su un fianco. Le alzai la gamba destra e la penetrai di nuovo, facendo movimenti decisi. Mamma allungò il braccio destro dietro la mia schiena, per tenermi stretto. Riprese ad urlare:

 Mamma: Ancoraaaaa. Più forte, più forte. Non fermarti!

 Io: Porca miseria mamma, sei incredibile. Insaziabile.

Sentirla urlare in quella maniera, e che mi pregasse di andare più forte, e di non fermarmi, mi stava dando una motivazione incredibile, sapevo di non poterla deludere, e continuai ancora. Cambiammo posizione, la feci mettere a pecora. Ero veramente al limite, oramai era più di mezz’ora che stavamo facendo l’amore:

 Io: Mamma, sto per venire.

 Mamma: Ti prego amore della mamma, vienimi dentro!

Non me lo feci ripetere, e pochi istanti dopo, un fiume di sborra le stava riempendo il ventre. Uscii da lei, e mi sdraia, ero stravolto, mamma mi guardò e sorrise, Dopo avermi dato un ultimo bacio alla cappella, si sdraiò accanto a me. I nostri corpi era sudati, il nostro respiro affannoso, ma entrambi eravamo soddisfatti:

 Mamma: Sei stato fantastico amore, neanche tuo padre, mi aveva mai fatto provare tanto piacere.

 Io: Davvero mamma?

 Mamma: Si. Mi hai sfinita. Mi fa male ogni muscolo.

 Io: Sono contentissimo. Anche tu sei stata incredibile. Sei veramente focosa. Beato papà, che ti poteva avere quando voleva.

 Mamma: Ora anche tu potrai farlo. Basta che resti tra di noi.

 Io: Certo mamma.

 Mamma: Bene!

Ci scambiamo un altro bacio, ci abbracciamo. Eravamo veramente esausti, e ci addormentammo, in questa posizione.

Continua……….

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IncestLove.