Hot spa

Peccati e Guai
3 days ago

Per il compleanno di Elena abbiamo deciso di regalarci un paio di giorni in un resort di montagna.

Uno di quelli belli, silenziosi, dove il lusso sa essere discreto… ma il proibito si respira ovunque.

La SPA, rigorosamente nudista, era un vero paradiso.

Ambienti puliti, essenziali, profumati di legno e vapori.

Luci basse, lettini doppi, angoli nascosti…

E un bagno turco che sembrava progettato apposta per le nostre perversioni.

Appena entrati nel bagno turco, il vapore ci avvolgeva completamente.

Non si vedeva nulla. Solo sagome. Respirare era già eccitante.

Dopo pochi minuti, come da copione, Elena mi toccò il cazzo.

Le bastava uno sguardo per farmi indurire, ma stavolta era carica.

Me lo segava piano sotto il vapore, poi senza dire nulla si inginocchiò.

Iniziò a succhiarmelo con fame.

In silenzio, senza vergogna, con quella sua lingua sporca e affamata.

Ogni tanto si staccava, mi guardava dal basso e si rimetteva a pompare con più vigore.

Fuori sentivamo i passi di altre persone.

Voci. Porte che si aprivano.

Il rischio di essere scoperti era reale.

Ma lei non si fermava. Anzi, godeva nel sapere che qualcuno poteva entrare.

E infatti, quando si sentì aprire la porta, Elena si alzò di scatto.

Con un gesto elegante si sfilò il cazzo dalla figa e si sedette composta accanto a me.

Entrò una coppia di ragazzi. Tedeschi.

Molto giovani. Occhi azzurri e pelle bianchissima.

Si sedettero di fronte a noi.

Il vapore disegnava forme e dissolvenze.

Il mio cazzo, ancora in piena erezione, non era facile da nascondere.

E infatti… entrambi mi fissavano.

Lui cercava di non farsi notare, ma la sua compagna non staccava lo sguardo.

Io, nel frattempo, avevo gli occhi puntati sulle sue tette: due palle bianche e turgide, con capezzoli rigidi e chiari, perfetti da mordere.

La mia erezione non calava. Anzi.

Elena si voltò e mi sussurrò:

«Usciamo.»

Ci alzammo e passammo davanti alla coppia.

Il mio cazzo duro oscillava con fierezza.

La ragazza mi guardò. Si morse il labbro.

Quella fottuta puttanella voleva assaggiarlo.

Andammo nella stanza relax.

Vuota. Silenziosa.

Trovammo un letto doppio nascosto dietro una parete.

Ovviamente, fu il nostro.

Nemmeno il tempo di sdraiarci che Elena si tuffò sul mio cazzo.

Me lo succhiava con una voglia animalesca, sbavando, affondando.

Poi, senza neanche parlare, mi si montò sopra.

Mi cavalcava con furia.

Pelle contro pelle. Le sue tette sbattevano contro il mio petto.

Urlava piano, mordeva, godeva.

Veniva forte. Due volte, almeno.

Poi, con il fiato spezzato, le dissi:

«Sto per venire…»

Lei si fermò. Mi guardò.

«Voglio sentirti dentro. Riempimi.»

Ed io esplosi.

Una scarica di sborra violentissima le riempì la figa calda.

Sentivo i muscoli interni che mi succhiavano, come se volessero tenermi dentro.

Le dissi:

«Adesso uscirà tutta…»

Lei sorrise.

«Meglio. Voglio che coli. E che qualcuno la veda.»

Non si lavò.

Andammo a fare una sauna.

Ne trovammo una con dentro… i due ragazzi tedeschi.

Elena mi guardò.

«Entriamo lì.»

Io mi sdraiai sulla parte alta, in fondo.

Di fronte a me, stesa, la ragazza tedesca.

La vedevo solo a sprazzi. Ma quei capezzoli… sembravano guardarmi.

Elena invece si mise seduta.

Davanti al ragazzo.

Piedi ben piantati a terra.

Gambe aperte.

Figa piena. Ancora sporca della mia sborra.

Lui era seduto.

Di fronte a lei.

Costretto a guardare.

Io finsi di chiudere gli occhi, ma scrutavo tutto.

Il suo cazzo iniziò a crescere.

Lentamente. Inevitabilmente.

Cercava di coprirsi con la mano.

Ma l’erezione prese il sopravvento.

E alla fine lo prese in mano.

Lo strinse.

Lo masturbò piano.

Elena restava immobile.

Fiera.

Con quella sua figa che gocciolava ancora la mia sborra sul telo da sauna.

Il ragazzo si coprì con la salvietta.

Sussurrò qualcosa in tedesco alla sua ragazza e imbarazzato uscì dalla sauna.

Io mi girai verso Elena.

Lei mi guardava, le gambe ancora aperte, il viso soddisfatto.

E rideva.

Rideva mentre la sborra densa colava lentamente dalla sua figa ancora calda.

Aveva appena regalato a uno sconosciuto la vista della sua figa piena, spalancata, sporca.

Quella scena lo aveva mandato fuori di testa.

Uscimmo anche noi.

Ci prendemmo una tisana nella zona relax.

Eravamo calmi. Complici.

Io ancora col cazzo mezzo duro. Lei col sorriso soddisfatto di chi sa di aver lasciato un segno.

Passarono pochi minuti.

E poi lui uscì dal bagno.

Aveva ancora la salvietta addosso, ma il viso era arrossato. I capelli bagnati. Gli occhi lucidi.

Ci guardò.

Fissò Elena.

E le sorrise.

Un sorriso lento, imbarazzato, ma carico di gratitudine.

Aveva appena finito di masturbarsi. Lo sapevamo tutti.

Elena, senza dire una parola, si portò un dito tra le gambe, se lo passò piano lungo le labbra della figa e poi si succhiò il dito con una lentezza oscena.

Io le sussurrai all’orecchio:

«Brava, troia… ci hai fatto sborrare entrambi.»

E lei, mentre lo guardava ancora, rispose:

«Ma solo io ho goduto davvero.»