Hotel con SPA - La doccia

Peccati e Guai
5 days ago

Lucrezia mi aveva avvisato: «Mi ci vorrà un po’, devo lavarmi i capelli…»

E così decisi di prendermela con calma.

Il getto della doccia era potente, rilassante, quasi ipnotico. L’acqua calda mi massaggiava le spalle, scivolando lungo la schiena, mentre di fianco a me Marco faceva lo stesso.

I nostri corpi erano nudi, rilassati, ma nell’aria c’era ancora qualcosa di sospeso. Un desiderio trattenuto.

Una tensione non risolta.

Iniziammo a parlare del posto, della tranquillità della struttura, della bellezza del paesaggio.

Poi lui disse, con un mezzo sorriso:

«E ci sono anche tante belle cose da vedere…»

Lo guardai. «Eh sì, decisamente. Occhi pieni.»

Scoppiammo a ridere. Ma non era una risata innocente.

Era la risata sporca di due uomini che sanno benissimo a cosa si riferiscono.

Marco si fece serio per un attimo.

«La tua ragazza ha un culetto assurdo… roba da perderci la testa.»

Annuii, complice. «E le tettone di Sara mi fanno venire voglia di morderle. Ogni volta che la guardo, mi sale una rabbia nelle palle…»

E proprio mentre ce lo dicevamo, i nostri cazzi cominciarono a gonfiarsi. Lenti, testardi, pulsanti.

La tensione saliva.

Ci guardavamo senza imbarazzo, senza paura. Solo con voglia.

Marco mi fissò.

«Lucrezia è stata davvero provocante… non è giusto tirarmi così senza poi farmi sfogare.»

«Eh, amico… temo che torneremo entrambi a casa con le palle piene.»

Ci stavamo asciugando, ma io non riuscivo a staccare gli occhi dal suo cazzo, ormai teso, grosso, vivo.

Gli dissi: «Tieni proprio tanta voglia, eh…»

«Hai idea…? C’ho le palle dure. Mi basterebbe qualcuno che mi dia una mano, cazzo.»

«Chiama Lucrezia di qua», disse ridendo.

E fu lì che mi partì la follia.

«Con lei non posso aiutarti… ma se ti serve svuotarti, ti do una mano io. D’altronde è colpa sua se sei così eccitato.»

Marco si voltò lentamente. «Ah sì…? E come, scusa?»

Lo guardai dritto negli occhi. Era il mio via libera.

Mi inginocchiai davanti a lui. Il suo cazzo pulsava, già bagnato in punta. Lo presi in mano, caldo, duro, grosso.

E iniziai a segarlo piano, guardandolo in faccia.

Lui non disse nulla. Ma mi mise una mano sulla testa, dolcemente.

Mi guidò verso di lui.

E io lo presi in bocca.

La cappella era già lucida, intrisa del suo piacere. La leccai piano, poi la avvolsi con le labbra, facendola scivolare dentro.

Marco gemeva piano, trattenendo la voce, ma respirava forte.

«Continua così… fammi venire…»

Glielo succhiavo con avidità, mentre lui mi affondava sempre di più la testa.

Sbavavo, la saliva colava, lo sentivo spingere fino a sfiorarmi la gola.

Lo volevo far godere. Volevo che venisse forte. Che si scaricasse del tutto.

«Sto per venire…»

Senza fermarmi, succhiai più forte, più fondo.

E lui esplose.

Fiotti caldi di sborra mi riempirono la bocca. Tanti, densi, salati.

Ingoiai tutto, senza lasciare nulla. Poi lo ripulii con la lingua, lentamente, fino a farlo brillare.

Mi alzai e gli chiesi con un mezzo sorriso: «Ora va meglio?»

«Fantastico…» mi disse, ancora ansimante.

Ci rivestimmo in silenzio. Solo uno sguardo carico di complicità.

Uscii per primo dallo spogliatoio.

Sara era già lì. Le sorrisi.

Mi rispose con un cenno, quasi distratta, ma il suo sguardo si posò per un attimo sulle mie labbra.

Pochi istanti dopo uscì anche Lucrezia.

«È tanto che mi aspetti?»

«Appena uscito», le risposi, baciandola sulla bocca.

La mia lingua si intrecciò alla sua.

Mi chiesi se avrebbe sentito il sapore.

Sborra, cazzo… Marco.

Ma non disse nulla.

E io mi sentii più eccitato che mai.