Hotel con SPA - Il Risveglio

Mi sveglio nella quiete dorata di questa suite di montagna, ancora intrisa dell’odore di legno, sesso e sogni sporchi.

L’aria frizzante entra dalla finestra socchiusa e mi accarezza la pelle. A fianco a me, nuda, dorme Lucrezia.

Il suo corpo è fuori dalle lenzuola: statuario, armonioso, con quei piccoli seni tesi e il ventre piatto che sale e scende a ritmo lento.

La osservo in silenzio, con la foga di un predatore che contempla la sua preda prima di divorarla.

Intanto, il mio cazzo si risveglia con me. Si gonfia, si tende, lo accarezzo piano mentre la guardo respirare. La luce che filtra tra le tende disegna ombre delicate sulle sue curve.

Lei si sveglia lentamente. Apre gli occhi e sorride. Le bacio il collo, la spalla, e le sussurro quanto è bella. Quanto la amo. E quanto la voglio. 

Si alza, stiracchiandosi come una gatta, poi spalanca le tende con un gesto teatrale, lasciando entrare un’esplosione di luce e montagna.

Poi torna nel letto, e si rannicchia accanto a me.

Bastano poche coccole, qualche bacio, e la sua bocca è già sul mio cazzo.

Golosa. Affamata.

Lo prende con naturalezza, se lo fa scivolare in gola come se fosse parte di lei. Me lo succhia piano, poi sempre più forte, fino a farmi gemere.

Non resisto. La prendo. Le afferro i fianchi e la faccio salire sopra di me.

Lucrezia mi cavalca con energia e desiderio, le mani sulle mie spalle, i capelli spettinati, gli occhi pieni di lussuria.

«Riempimi… voglio sentirti dentro… tutto…»

Quando me lo dice così, perdo il controllo. La afferro, spingo forte e vengo. Dentro. Profondo. Sentendola tremare sopra di me.

Ma ora tocca a lei.

La faccio stendere. Le apro le cosce e inizio a leccarla con una fame animalesca.

Il sapore misto del mio sperma e della sua eccitazione mi manda fuori di testa.

Glielo dico, tra una leccata e l’altra: «Ti sto bevendo tutta. Così. Sporchi. Come ci piace.»

Il suo clitoride è duro, gonfio, sensibile. Lo succhio, lo stuzzico con la lingua, poi lo mordo leggermente.

Lei geme. Si inarca. Il corpo le si contrae. Gode. Gode forte.

Urla il mio nome e si aggrappa al cuscino mentre viene tremando.

È in quel momento che sentiamo una voce dal balcone esterno:

«Buongiorno amore…»

È un uomo. Sta parlando con qualcuno. Ma la voce tradisce un’eccitazione diversa… era lì fuori, ad ascoltarci.

Lucrezia mi guarda. Scoppiamo a ridere.

Ci alziamo dal letto, ancora nudi, e solo allora notiamo la finestra laterale.

Completamente aperta, proprio davanti al balcone di un’altra camera.

Un signore ci osserva. Tranquillo, come se fosse al cinema, mentre fuma una sigaretta.

I suoi occhi si posano su Lucrezia, nuda, con le cosce ancora bagnate.

E su di me, ancora mezzo duro, pieno del suo odore.

Non facciamo nulla per coprirci.

Lei alza il mento, fiera. Io lo fisso dritto negli occhi.

Poi entriamo in bagno, ci facciamo una doccia bollente, ci stuzzichiamo ancora un po’… e poi scendiamo a fare colazione, complici, sporchi, appagati.

Fuori, la neve inizia a cadere lenta.

Ma la giornata promette di scaldarsi. Eccome.