Pensando a mia cugina (terza parte)

Mario Rossi
a day ago

Quel giorno il caldo era opprimente. Ero solo in casa... di uscire neanche a parlarne. Mi misi davanti alla TV nella speranza di trovare qualcosa che mi facesse passare almeno un'oretta, quando improvvisamente squillò il telefono. Era mia cugina:

"Puoi venire ad aiutarmi a montare la tenda? Sono da sola."

"Ok," risposi. "Mi metto qualcosa addosso e arrivo."

Devo premettere senza dilungarmi troppo,che per capire meglio l'escalation di questo racconto dovresti leggere prima "Pensando a mia cugina" o perlomeno "Pensando a mia cugina(seconda parte")

Così, mentre mi incamminavo verso casa sua, non potevo fare a meno di fantasticare su come sarebbe potuto andare quell'incontro

L'ultima volta fu intenso, travolgente… almeno per me,io avevo goduto fino in fondo, lasciandomi andare al suo corpo, alla sue gambe, al suo sguardo...mentre lei era rimasta lì...con quel desiderio incompiuto di volermi..di possedermi, e quel pomeriggio sapevo che avrebbe reclamato ciò che non aveva avuto quella volta.

Quando aprì la porta, capii subito che quel pomeriggio avrebbe potuto finire solo in un modo.

Indossava una camicetta leggera, sbottonata quel tanto che bastava per mostrare gran parte del suo seno generoso. Ma come sempre, furono le sue gambe a catturare la mia attenzione: aveva una gonna corta di jeans leggero che contrastava con il colore dorato delle sue gambe abbronzate e lucide di dopo sole. Ai piedi portava un paio di ciabattine che sembravano fatte apposta per mettere in risalto le sue unghie laccate di rosso.

"Che caldo, eh... Prendi una birra, dai," mi disse con un sorriso, passandomi una bottiglia ghiacciata.

Bevemmo rapidamente, scambiando qualche chiacchiera, ma io faticavo a concentrarmi. Ogni suo movimento attirava il mio sguardo: ogni volta che si piegava o cambiava posizione, la sua gonna si sollevava quel tanto da scoprire ancora di più quelle gambe perfette e abbronzate. Ero ipnotizzato, incapace di distogliere gli occhi dalle sue cosce.

Finalmente ci spostammo in salotto per montare la tenda.

"Tu tieni qui," mi disse, porgendomi un angolo del tessuto, "mentre io salgo a fissarlo."

Lei prese una piccola scala per raggiungere il supporto più in alto.

Senza pensarci troppo, salì, offrendomi una vista ancora più irresistibile delle sue gambe abbronzate, lisce, perfette.

La gonna, già corta di suo, si sollevò ulteriormente, scoprendo l'attaccatura delle cosce. Rimasi a guardare, come ipnotizzato, trattenendo il fiato.

Non resistetti. Mi avvicinai con una scusa, fingendo di dover sorreggere meglio il tessuto della tenda, e sfiorai appena la sua caviglia con la punta delle dita.Lei non disse nulla. Continuò a trafficare con i ganci della tenda come se niente fosse.

Incoraggiato dalla sua mancata reazione, lasciai che la mia mano risalisse lentamente lungo la sua gamba. Il contatto era leggerissimo, quasi impercettibile, ma abbastanza deciso da farmi capire che non era frutto del caso.

Lei, sempre in silenzio, si spostò appena, quasi impercettibilmente, come per offrirsi meglio al mio tocco. Il suo respiro si fece un po' più corto, il movimento delle mani meno sicuro.

Continuai a esplorare,le mie mani risalirono lungo i suoi polpacci, accarezzando l’incavo dietro le ginocchia, sfiorando dolcemente l'interno coscia, fermandomi sempre un istante prima di dove la voglia mi avrebbe spinto ad andare.

Sentivo il battito accelerarmi mentre le mie mani continuavano a esplorare la morbidezza delle sue cosce.

Rimanemmo così per qualche minuto, finché, con un movimento lento e controllato, scese dalla scala.Si voltò, e con un sorriso malizioso sussurrò:

"Andiamo in cucina... e beviamoci un'altra birra fresca... dai."

La seguii in cucina, il respiro ancora irregolare, la mente annebbiata dall’eccitazione.Senza dire una parola, lei prese un'altra birra dal frigorifero, la stappò con un colpo secco e ne bevve un sorso, poi, con un gesto lento e sfacciato, si issò sul piano della cucina, facendo oscillare le gambe nude nell’aria, le cosce ben in vista, splendide e abbronzate sotto la luce calda della stanza.

Io la guardavo in silenzio, incapace di distogliere gli occhi da quella scena...era bellissima, sensuale, irresistibile."Non provocarmi" le dissi "...lo sai bene la passione che ho per le gambe femminili,e sai anche che con le tue, il mio autocontrollo è praticamente nullo."

Lei rise piano, "non essere sciocco" sussurrò con una voce bassa e sensuale che mi fece vibrare dentro.

Non resistetti più,la tensione, il gioco, i sorrisi provocanti...tutto esplose in un istante.

Appoggia la mia birra sul mobile e mi inginocchiai davanti a lei, le presi le gambe tra le mani con decisione, affondando il viso nella sua pelle calda e profumata di olio di mandorle.

Iniziai a baciarle partendo dalle caviglie, risalendo lentamente lungo i polpacci, soffermandomi sulle ginocchia, mordicchiandole leggermente, strappandole un piccolo gemito che la fece vibrare sotto le mie labbra.

Lei mi guardava dall’alto del piano cucina, con il respiro spezzato, le mani che stringevano il bordo del ripiano come a cercare un appiglio.Continuai questo gioco per qualche minuto,poi, senza darle il tempo di reagire, la presi in braccio con uno slancio deciso, sollevandola dal piano della cucina e la distesi sul tavolo.

Il suo sguardo cercava il mio, acceso, affamato, complice. Le sue gambe si aprirono lentamente, invitandomi a posizionarmi tra di esse. Sentivo il calore che emanava il suo corpo, il profumo dolce della sua pelle e del dopo sole. Era ipnotica, come un richiamo a cui non potevo resistere.

Intanto le mie mani scorrevano lentamente sulle sue cosce, risalendo verso l'interno, esplorando ogni centimetro di quella pelle liscia e ardente.

Lei si abbandonò completamente, la testa appena reclinata all’indietro, gli occhi socchiusi, le labbra dischiuse da respiri brevi e affannosi.

Sotto la mia bocca sentivo i suoi muscoli fremere, scossi da brividi che le attraversavano il corpo come onde silenziose

Arrivai al bordo della sua gonna, la sollevai leggermente, rivelando le sue sottili mutandine di pizzo nere ormai bagnate dei suoi umori,scostai delicatamente quel sottile pezzo di stoffa e la mia lingua affondò lentamente nella sua fica, esplorando con ogni anfratto caldo e bagnato del suo piacere assaporando così quel misto inebriante di sapori.Ogni mio movimento la faceva gemere e tremare sempre di più,la sua voce ormai era rotta dal piacere, mentre con le sue mani mi afferrava i capelli con forza, tirandomi più a fondo.

Intanto la mia lingua continuava a muoversi con decisione, divorandola con movimenti larghi e circolari, per poi concentrarsi in rapidi titillamenti sul suo clitoride teso.Ogni volta che la sfioravo, il suo corpo sobbalzava; i gemiti si facevano più acuti, e i tremori la scuotevano sempre più a fondo.Sentivo il suo orgasmo salire, potente, imminente...

Il respiro si fece affannoso, i muscoli delle cosce tesi, pronti a cedere al piacere...stava per venire.

L'orgasmo arrivò in modo travolgente, il corpo contratto in un arco di piacere puro,un grido le sfuggì dalle labbra mentre il suo piacere scendeva in ondate violente contro la mia lingua, bagnandomi con il suo sapore caldo e profondo.

I suoi muscoli si tendevano e si rilassavano a scatti, i fianchi ancora attraversati da tremiti involontari mentre io stavo impazzendo dal desiderio,il mio corpo bruciava di voglia,il mio cazzo, duro al punto da farmi male, pulsava in cerca di lei.

"Vieni qui..." sussurrò, la voce roca, spezzata dal piacere ancora vibrante nel suo corpo.Mi tirò a sé con le mani tremanti ma decise, e le sue labbra cercarono le mie con una fame che mi incendiò.."Lo voglio dentro di me... adesso..."

Mi abbassai i pantaloni con foga, quasi strappandomeli di dosso. Il mio sesso balzò libero, teso, lucido,le sfilai le mutandine, ma non del tutto...le lasciai appese a una gamba,da poterle vedere quando la scopavo, e, senza dire una parola, la penetrai con un solo, lungo affondo. Era calda, stretta, ancora scossa dal piacere, e mi accolse con un gemito roco, buttando la testa all’indietro. Iniziai a muovermi dentro di lei con colpi lenti ma profondi, le mani che le stringevano le cosce spalancate, il tavolo che vibrava sotto di noi.

Ogni mio colpo la faceva gemere più forte, le sue gambe che mi stringevano i fianchi, mentre la scopavo con un ritmo che non lasciava scampo.

"Sto per venire… sto per venire…" gemette lei, la voce spezzata, quasi un lamento disperato mentre le mie spinte si facevano sempre più profonde.

Sentii il suo corpo irrigidirsi di colpo, poi vibrare sotto di me...un altro orgasmo la travolse, più violento, più crudo e mentre gemeva sentivo le sue unghie che affondavano nei fianchi, e il suo ventre che si contraeva attorno al mio cazzo con scosse incontrollabili...Intanto le mie mani continuavano a stringerle le cosce e la bocca era incollata al suo collo, mentre il mio corpo si abbandonava al suo, in questo suo ultimo devastante orgasmo.

Stavo impazzendo. Il piacere saliva rapido, violento, teso come una corda sul punto di spezzarsi.Le sollevai le gambe e le poggiai sulle spalle, senza smettere di spingere dentro di lei in modo sempre più forte e deciso.

Intravedo le mutandine che avevo lasciato volutamente agganciate a una gamba,un dettaglio che mi incendiò ancora di più.

Le afferrai le gambe con forza,baciandole e leccandole tutte, mentre continuavo a affondare i miei colpi, ormai in preda ad una eccitazione incontenibile

Capì che stavo per venire,lo capì dal mio respiro spezzato, dai miei movimenti sempre più rapidi, nel modo in cui la prendevo con forza crescente."Ti prego... aspetta... voglio venire insieme a te..." disse con voce tremante, le mani premute sulle mie anche per trattenermi.

Quelle parole mi attraversarono come un brivido, accendendo ancora di più il desiderio, ma mi diedero anche la forza di resistere. Facevo di tutto per trattenere l’onda che cresceva dentro di me, cercando di rimandare quel momento estremo. Ogni fibra del mio corpo era tesa, pronta a cedere, ma mi aggrappavo al desiderio di restare con lei fino alla fine. "Resisti… tienilo dentro ancora un attimo… voglio venire insieme a te…" continuava lei,con una voce ormai strozzata dai gemiti. Sentivo i suoi movimenti farsi più intensi, il respiro spezzato, le mani che mi stringevano con una forza disperata e il suo corpo contrarsi in spasmi incontrollati.Detti allora i miei ultimi affondi... "Ecco ci sono..." ansimò lei "...trattieniti ancora un attimo...adesso...sì...sto venendo...riempimi tutta...ora...lo voglio tutto dentro... ahhh..."

Il mio piacere esplose con il suo, travolgendoci entrambi in un'ondata violenta, profonda, quasi selvaggia.

Fu un orgasmo lungo, profondo, che sembrava non finire mai,il suo corpo si contraeva attorno al mio in piccoli spasmi ritmati, mentre il mio si svuotava dentro di lei con una forza quasi dolorosa, liberatoria.

Restammo lì, fusi, ansimanti, i cuori impazziti nel petto, ancora dentro l’uno nell’altra, ancora legati da quella scossa che ci aveva svuotati e incendiati allo stesso tempo.

Rimasi dentro di lei, ancora immerso nel suo calore, mentre il mio respiro, affannoso, iniziava lentamente a calmarsi.

Le sue gambe erano ancora adagiate sulle mie spalle, abbandonate ma ancora vibranti di ciò che avevamo appena vissuto.

Le sfiorai con le mani lungo tutta la loro lunghezza,poi le accarezzai e le baciai, in un gesto lento, quasi devoto,un ringraziamento muto, carnale, che non aveva bisogno di parole.

Lei mi accarezzava piano, come a voler trattenere quel momento, cercando di dargli un significato che andasse oltre il piacere.

Uscii lentamente dal suo corpo, senza dire nulla.Mi rivestii in silenzio, con gesti misurati, come se volessi lasciare meno tracce possibile.

Lei mi osservava senza parlare, seminuda, ancora calda di noi, ma con gli occhi già lucidi di distanza.

Prima di uscire, le lanciai un ultimo sguardo. "È stato bello...una scopata così non me la dimentico facilmente," dissi con voce bassa, senza sorridere.Poi chiusi la porta dietro di me, e mi allontanai.

Mentre tornavo a casa, pensai che in fondo avevo avuto ragione: questa volta si era presa ciò che, la volta prima, le era sfuggito.Quello di oggi era stato un momento di puro abbandono… bellissimo, carnale, passionale, travolgente.

Uno di quegli istanti rari in cui l’attrazione fisica travolge ogni barriera.Ma sapevo anche che doveva finire lì. Non poteva essere altro. Non doveva.

E questo… lo sapeva anche lei.

Solo un attimo di debolezza, sbagliato quanto irresistibile, reso ancora più complesso dal fatto che siamo cugini.

Un istinto che non avrebbe mai dovuto accadere. E che non dovrà mai più ripetersi.