Nonno maniaco mi esamina la figa

“scusate, in che senso nonno sta da noi?

Sono seduta sul sedile posteriore dell’auto dei miei, che sono venuti a prendermi in stazione, e mi hanno appena comunicato questa notizia.

“Valeria, non c’è molto da capire. Nonno ora vive con noi” risponde mia madre dal sedile anteriore, senza nemmeno voltarsi.

La sua risposta mi lascia inebetita, ho mille domande, ma riesco a farfugliare solo un “...perchè?”

“Perchè non può stare da solo. Sai benissimo che a malapena si regge in piedi, non abbiamo più la badante, e prima ancora che tu lo proponga, NO. Non manderò mio padre in un ospizio” taglia corto mio padre, lanciandomi un’occhiataccia dallo specchietto retrovisore; avevo la bocca aperta proprio per proporre l’ospizio, ma la richiudo immediatamente.

Con un inebetito sfarfallio di ciglia, chiedo “si ma… dove?” e ho paura di sentire la risposta.

“in camera tua, è ovvio” risponde mia madre, esattamente come temevo. E il mondo mi crolla in pezzi.

“ma… e io?” vorrei protestare, ma so già come andrà a finire. E come per la precedente domanda, anche questa ha una risposta altrettanto ovvia.

“starai sul divano” risponde infatti mia madre, quasi piccata dal fatto che abbia fatto una domanda così sciocca.

“quindi ora non ho più nemmeno il possesso della mia stanza” mi lamento

“non fare la bambina…” mi rimprovera mio padre “...hai 20 anni, studi fuori. In quella camera ormai ci avresti passato si e no qualche giorno quando sei qui. Fare il sacrificio di passare qualche giorno sul divano non mi sembra una tragedia, soprattutto perchè lo stai facendo per tuo nonno. Neanche avessimo affittato la tua stanza a un estraneo”

Incrocio le braccia sotto il seno, guardando fuori dal finestrino “potevate almeno dirmelo prima” obietto

“non serviva la tua autorizzazione e non sarebbe cambiato nulla. Ora sei qui, e lo sai” taglia di nuovo corto mio padre.

Passo il resto del tragitto in auto completamente immersa nel silenzio.

Arrivati a casa, con mia madre entro nella mia -ormai ex- camera a salutare mio nonno. Ha più di 80 anni, e passa la maggior parte del tempo steso a letto. So che recentemente ha cambiato diverse badanti, anche se i miei non hanno mai dato spiegazioni a riguardo.

“guarda chi è venuto a trovarci! La riconosci, la tua nipotina?” gli dice mia madre, restando dietro di me, e invitandomi - con un’occhiata tutt’altro che gentile- ad avvicinarmi

“ciao nonno, come stai?” lo saluto, avvicinandomi e chinandomi al letto per dargli un bacio sulla guancia

“ah! guarda guarda che bella signorina!” risponde lui, stampandomi le sue labbra umidicce sulla guancia, e dandomi una pacca sul sedere.

Io avvampo e mi ritraggo immediatamente indietro “magari le mani no eh…” gli dico cercando di non sembrare troppo infastidita. Già mi hai fottuto la stanza, e sono abbastanza nervosa solo per quello.

Le mie parole sembra non averle nemmeno sentite, “beh!? e che sono sti pantaloni?” dice stizzito, fissando me e i miei jeans. “che ci avete insegnato a sta signorina, niente!? I pantaloni il maschio li deve portare, mica la femmina”

“veramente siamo…” sto per rispondergli a modo, ma mia madre mi prende sottobraccio e si frappone fra e me nonno

“Valeria ha fatto un lungo viaggio ed è stanca, adesso va a farsi una doccia e a cambiarsi. Andiamo, facciamo riposare il nonno” e mentre nonno continua a borbottare, mi trascina via e chiude la porta.

“ma ti rendi conto!?” sbotto furente verso di lei

“shhhh, fai piano” minimizza lei

“fai piano un cazzo, mamma! Ma hai visto che mi ha palpata?”

“ti voleva solo abbracciare, avrà preso male le misure” lo difende lei

“invece le ha prese benissimo, dato che ha puntato a toccarmi il culo! e mi fissava anche la scollatura!”

“stai ingigantendo le cose. sei stanca e nervosa per aver saputo all’ultimo di questa novità”

“no è che lui è un cazzo di porco misogino! Ma l‘hai sentito almeno? Ora deve dirmi anche come vestirmi?”

“figlia mia, cerca di calmarti e di capirlo. Ha una certa età, e a volte crede… di essere nell’epoca in cui era giovane, negli anni 40. So che può sembrarti difficile, ma dobbiamo assecondarlo”

“non se ne parla nemmeno!” sbotto

“senti, anche il dottore ha detto che la sua mente mischia ricordi ed epoche. Cercare di correggerlo lo confonde, lo disorienta. Per favore…”

Sbuffo, ed incrocio le braccia “quindi che dovrei fare?”

“fà come dice. Hai tante gonne, tesoro. Dimentica in che anno siamo e comportati da ragazzina devota e remissiva. Vedrai che il suo atteggiamento nei tuoi confronti cambierà” conclude, dandomi un buffetto sulla guancia

“comportati da ragazzina devota e remissiva…” borbotto guardando la mia immagine riflessa nello specchio in bagno. Non sono una ragazzina, ho 20 anni, e di certo non sono devota. Remissiva poi!

Ma se voglio evitare di impazzire mentre dovrei riposarmi, e se voglio evitare di strozzare quel vecchio porco di mio nonno, l’unica alternativa è sopportarlo. Dopotutto, che sarà mai una toccatina o un commento misogino.

Indosso una gonna a palloncino nera. Le mie gonne non sono propriamente anni ‘50, e questa mi arriva poco sopra il ginocchio, eppure ho come l’impressione che la apprezzerà comunque. Sopra invece indosso un semplice maglioncino bordeaux, con un leggero scollo a V.

La porta della mia/sua stanza ora è aperta, lui è seduto sul letto, con i cuscini dietro la schiena a tenergli il busto sollevato, e non appena mi vede passare, mi chiama

“dove vai? vieni qui!”

Roteo gli occhi, sbuffo, ed entro.

“vieni qua, siediti vicino a nonno”, mi ordina, e io mi siedo sul bordo del letto, accanto a lui.

Appoggia la mano sulla mia coscia, appena oltre il bordo della gonna, io gliela sposto sul materasso, ma un istante dopo è di nuovo sulla mia gamba. Al terzo tentativo, le parole -devota e remissiva- mi ricordano che è il caso di ignorarlo.

“ma quanto sei bella, signorina mia!” dice, avvicinando il suo volto al mio petto, e inspira profondamente, con il naso vicino alla pelle esposta poco sotto la clavicola.

“mmmh, e che buon odore! Questo sì che è odore di femmina” continua, senza smettere di annusarmi, e senza togliere la mano dalla mia coscia.

“non come quella figa di legno di tua madre! Gliel’avevo detto io, a tuo padre, che doveva scegliersi un’altra! Troppo secca, sciapita!” borbotta, fissandomi le tette.

Sentirlo inveire contro mia madre suona come una soddisfacente vendetta. Chissà, forse un giorno le dirò che suo suocero l’ha sempre trovata sciapita.

“e mio padre che dice?” gli domando

“uh?” solleva appena lo sguardo, mi fissa negli occhi con aria perplessa, poi torna a fissarmi le tette.

“ah! mia moglie, quella sì che era una gran femmina!” continua in tutta risposta.

Inarco un sopracciglio, è evidente che non ha minimamente ascoltato la mia domanda, tutto perso in chissà quale schema mentale. Meglio, posso rilassarmi e ridurre al minimo l’interazione.

La sua mano, ruvida e callosa, striscia contro la morbida pelle della mia coscia, coperta solo dal sottile tessuto dei collant. io non faccio alcun tentativo di allontanarla, e lentamente la insinua sotto il bordo della gonna, risalendo verso l’alto a piccoli movimenti circolari.

“otto figli mi ha dato, otto! gran femmina…” continua a commentare, con la testa vicina al mio seno.

Faccio un piccolo movimento con il bacino, per sedermi più comodamente sul bordo del letto, e mi ritrovo a strusciare con la tetta contro la sua faccia, mentre la sua mano risale verso la parte più interna, più calda, delle mie cosce.

Sento il mio battito accelerare, assieme ad una crescente sensazione di calore che dal ventre si irradia per tutto il corpo.

E mi ritrovo a fissare la parte del corpo di mio nonno nascosta dalle coperte, cioè dalla vita in giù: ci sarà del movimento, lì sotto?

“quando l’avete fatto la prima volta, tu e nonna?” mi ritrovo a chiedergli

“ah! quando l’ho sposata aveva 16 anni. Ma me l’ero già presa, di nascosto! Avevamo troppa voglia, e abbiamo corso un bel rischio, eh…”

mentre parla, si gira a fatica su un fianco, la mano tra le mie gambe raggiunge l’interno coscia, e infila l’altra mano sotto il maglione, accarezzando la morbida pelle della mia pancia, e risale verso l’alto, fino alla coppa del reggiseno.

Ho i brividi. Mi sto lasciando palpare da mio nonno. In camera mia. Con la porta aperta. E la cosa mi sta eccitando.

“gran bella femmina. Non come quell’altra, secca” nn capisco se parla di me, o ancora di mia nonna.

“n-nonno, f-forse n-non…” balbetto, rossa in volto, nel vano tentativo di farlo desistere. La mano tra le mie cosce sta sfregando le mie grandi labbra attraverso il tessuto di collant e mutandine

“sshhh, zitta devi stare. Fammi sentire come sei” risponde perentorio, premendo il viso contro una tetta, e strizzando l’altra sopra il tessuto del reggiseno.

E oltre al calore avverto una sensazione di umido tra le gambe.

“cos’è tutta questa roba…” si lamenta, sfregando con forza con i polpastrelli contro il tessuto che separa la sua mano dalla mia figa, “...come faccio a sentire? toglila!”

A questo punto, mi spoglierei anche, ma per fortuna ho ancora un barlume di lucidità. Lui può fare tutto, ha la scusa che è rincoglionito, ma se i miei vedono me mezza nuda a farmi palpeggiare, come minimo mi chiudono in convento.

“nonno non possiam…” faccio per replicare, ma mi interrompe

“ho detto toglila! togl…” ma le sue parole soffocano in un accesso di tosse.

Ne approfitto per sfilare via le sue mani da me, e faccio appena in tempo a risistemarmi, che mio padre e mia madre accorrono nella stanza, e mentre loro si occupano di placare la sua tosse, io mi defilo.

Evito altri contatti per il resto della serata, dato che anche per cena lui rimane nella sua stanza a cenare a letto, e ad orari improponibili per qualunque altro essere umano.

Mi sono infilata il pigiama, lavato i denti, e me ne sto con la copertina sul divano, pronta per una lunga maratona di serie tv finchè non mi addormenterò con la tv accesa.

“non stare alla tv fino a tardi” si raccomanda mamma mentre si dirige in camera da letto, ma non le rispondo.

Dopo qualche minuto, sento uno strascicare di pantofole, assieme al ticchettio di un bastone. Salto su dal divano, e vedo nonno che avanza tremante, aiutandosi col bastone, fuori dalla mia stanza da letto, dirigendosi verso il salotto.

“nonno!” gli sussurro, avvicinandomi a lui per sorreggerlo. è talmente incurvato da essere più basso di me “...dovevi andare in bagno? vuoi che ti accompagni?” gli chiedo, presa da un improvviso spirito da crocerossina, nel vederlo incedere con tanta fatica

“ma quale bagno e bagno!” replica piccato

“shhhh! fai piano!” ci manca solo che si metta a sbraitare a quest’ora della notte.

“...devo sentire come sei! e adesso che è notte puoi togliere tutto!”

oh, cielo! Allora è proprio vero che tira più un pelo di fica che un carro di buoi. Era sempre inchiodato a letto, e ora si alza nel cuore della notte pur di toccarmi!

Lo aiuto a sedersi sul divano, e subito prende a ravanare col mio pigiama

“voi femmine la camicia da notte vi dovete mettere! Che quella si toglie subito! Ma che razza di roba è questa!” sbraita, tirando l’elastico dei pantaloni del mio pigiama

“shhhh.. facciamo così: adesso ci copro con la coperta e mi spoglio, ok?”

Lui annuisce, e io tolgo prima la maglia del pigiama, poi pantaloni e mutandine assieme. La luce della televisione illumina il mio corpo formoso, fissato dal suo sguardo famelico e rapace.

Metto su di noi la coperta, sedendomi sul divano accanto a lui.

Mette entrambe le mani a coppa sulle mie tette, i suoi palmi ruvidi e callosi le strizzano mentre i polpastrelli titillano i miei capezzoli, che in un attimo diventano turgidi.

“mhhhhh” mi mordo le labbra e trattengo un gemito. Vedi di non fare scherzi, vecchio, se ci beccano in queste condizioni sono nei guai.

Porta una mano alla pancia, e scivola giù, incontrando la foresta dei miei peli pubici, e le sue dita accarezzano le grandi labbra, separandole.

“bella questa fica” commenta con voce rauca, e si china per portare la bocca sul mio seno.

Le sue labbra umide prendono un capezzolo, lo ciucciano, e la lingua lappa attorno all’areola.

Sento il clitoride farsi più gonfio, le grandi labbra allargarsi, e d’istinto muovo il bacino contro la sua mano, mugolando piano.

Infila il dito medio, spesso e nodoso, nella mia fica

“ahhhhhhh” gemo piano, e con una pssata di lingua sul mio capezzolo, si stacca dal mio seno “stretta ma non troppo, questa fica” commenta, muovendo il dito con movimenti circolari, che mi provocano scosse sul bacino.

“non… sono… vergine…” commento, la voce strozzata da ansimi di piacere. Con il pollice sta torturando il clitoride, mentre il suo dito si muove sapiente dentro di me, alternando spinte a movimenti circolari.

“e si vede… questa bella fica elastica è fatta per accogliere cazzi. Peccato che col mio ci piscio e basta. Ma vorrei proprio leccartela, questa bella fica” dice prima di succhiarmi anche l’altro capezzolo.

“ahhhhhhhh” sospiro di piacere, portandomi la mano alla bocca per non rischiare di gridare “...ti porto a letto, nonno. Me la lecchi lì” gli propongo.

Lancio una rapida occhiata alla camera dei miei, e non vedendo alcun movimento, completamente nuda riaccompagno nonno in camera. Mentre lo aiuto a stendersi, non fa che continuare a palparmi; il seno, le cosce, il culo. Cazzo se mi farei montare ora.

Una volta messo supino, con due cuscini dietro la testa, salgo in piedi sul letto, troneggiando su di lui.

“vieni, fammi sentire che sapore ha questa fica” mi invita lui, mentre mi inginocchio sulla sua faccia, mettendogli la fica in bocca.

Mi aggrappo alla testiera del letto, lui porta una mano sul mio culo, con l’altra divarica le grandi labbra, e da una passata di lingua che mi fa tremare e stringere forte le dita attorno al ferro battuto della testiera.

Inizio a ondeggiare con il bacino, lentamente, godendo le lappate della sua lingua sulla mia fica sempre più bagnata.

“leccami, siii…” mugolo piano, con voce profonda, mentre lui è preso a scoparmi con la lingua, guidando i movimenti del mio bacino tramite la mano che mi strizza le natiche.

Ondeggio più forte, sfregando intensamente la fica contro la sua faccia, mentre lui non smette di baciare e leccare, i miei succhi che si mischiano alla sua saliva.

“ahhhh!” stringo forte la testiera, sento degli spasmi sempre più forti, incontrollati, chiudo gli occhi e spingo col bacino, mentre sento pulsare il mio basso ventre.

non smette di leccarmi e mi infila due dita dentro, muovendole con foga

“aahhhhh!” gemo più forte per questa nuova stimolazione, “mmhhh!!!” mi mordo le labbra e ondeggio ossessivamente con il bacino, e mi sento travolgere dalle scosse dell’orgasmo

“ahhhhhh….” gemo, mentre tremo tutta, e lentamente smetto di muovermi, ansimante.

Nonno tira fuori le sue dita bagnate dalla mia fica, mentre lo scavalco per mettermi seduta accanto a lui.

Annusa le dita, poi le porta alla mia bocca, facendomi leccare i miei stessi succhi.

Quindi, si fa a lato sul letto, facendomi spazio, e sposta la coperta: chiaro invito a infilarmici sotto con lui.

“vieni qui, passa la notte con nonno, che non ho ancora finito con te”

Non me lo faccio ripetere, e non appena sono sotto la coperta, distesa accanto a lui, la sua mano torna su di me.

Ho l’impressione che questo non sia stato l’unico orgasmo di stanotte.