Da amante a bull 2 - l'accordo

come sospettavo, durante il weekend non era successo nulla: Rosa non si era fatta sentire, questo voleva necessariamente dire che suo marito non le aveva rivelato di averci scoperti.
Io però, non avevo intenzione di far finta di nulla, ma approfittare per spingerci oltre.
Lunedì approfittai di un momento buono per passare dalle parti di Mario, e lo presi in disparte.
“immagino sai di cosa dobbiamo parlare” gli dissi
“vuoi chiedermi cosa voglio in cambio del silenzio?” domandò, senza guardarmi negli occhi.
Sorrisi “sai benissimo che il silenzio conviene più a te che a me. Io alla peggio ricevo una nota disciplinare, tu perdi la faccia e la dignità davanti a tutto l’ufficio. No, non ho bisogno di chiedere il tuo silenzio, perchè so già che lo manterrai”
“che cosa vuoi, allora?”
“Sono a proporti un accordo, e a chiederti di fare una scelta. Puoi dirmi che non sopporti di vedere tua moglie con un altro, e io non avrò più rapporti con lei. Oppure puoi chiedermi di assistere alle nostre scopate. Dipende tutto da te.”
Mario sgranò gli occhi, sembrava sconvolto. Io proseguìì:
“Per me Rosa è solo una fica come un’altra, posso sempre sostituirla. Ma per te, può essere veder realizzato ciò che non puoi realizzare da te. Per orgoglio e ipocrisia vorresti davvero privarti del piacere che hai provato?”
“tutto questo è folle, come puoi parlare così?”
“ti sembrerà folle, ma è vero.”
“perchè questa proposta?”
“perchè possiamo trarne tutti beneficio: io, divertirmi liberamente con una femmina… tua moglie, divertirsi senza bisogno di ricorrere a scuse, menzogne, e sotterfugi… e tu… aiutarci e veder realizzate le tue fantasie”
“è assurdo”
“non dirmi che non hai mai immaginato Rosa a scopare in ufficio. Ogni tua fantasia prenderà vita” incalzo io
“è… è imbarazzante. se non per me, per lei di sicuro…”
“dì la verità: l’avevi mai sentita godere in quel modo? se la risposta è no, sai che c’è un lato di lei che ancora non conosci, che è lì pronto ad essere scoperto”
“io.. non lo so. devo pensarci”
“voglio una risposta entro venerdì. Rosa non sa di questa nostra conversazione. Pensa a che bella sorpresa potresti farle…”
Lo congedai con una pacca sulla spalla, e tornai a lavoro.
Nei giorni successivi, Rosa si comportò come sempre sul lavoro: professionale ed educata, mantenendo tutte le apparenze che avevamo sempre tenuto davanti a tutti. Anche quando entrava nel mio ufficio per lavoro, non accennò minimamente a quando o come ci saremmo visti, ed io feci lo stesso.
Venerdì, Mario venne a dirmi che accettava la mia proposta, chiedendomi che intenzioni avevo per proseguire.
“mi piacerebbe vedere casa vostra, ma immagino i figli possano essere un problema. Perchè stasera, appena saranno usciti tutti, non passi dal mio ufficio?”
Il venerdì alle 6 e mezza l’ufficio era già un deserto. Anche nel mio team se n’erano andati ormai tutti, era rimasta solo Rosa, che ricevuto da suo marito il messaggio che avrebbe tardato, si era portata avanti col lavoro.
Sentì un rumore di tacchi e di passi, e una serie di parole un po’ concitate, e capì che Mario le aveva proposto di passare nel mio ufficio, e lei stava andando nel panico, temendo per il peggio.
“Rosa, Mario…” li salutai mentre varcavano la soglia del mio ufficio, e Rosa aveva l’aria di una che stia per andare al patibolo “...chiudi la porta per favore” dissi al marito, mentre alzatomi in piedi, oltrepassavo la mia scrivania per andare incontro alla donna.
“cos’è quella faccia, Rosa? Puoi stare tranquilla, non c’è più nessuno” le dissi, quasi facendo finta che mario neppure fosse presente
“ma ma… che stai dicendo?” disse lei, confusa e impanicata
In tutta risposta, io la baciai appassionatamente
“Mario, vuoi spiegarglielo tu?” dissi al marito
“ha ragione, tesoro. Io… so tutto, e..” tentennò un momento, così completai io la frase per lui “...vuole assistere e assicurarsi che nessun altro lo venga a sapere”
Mario annuì, mentre Rosa alternava gli occhi sgranati tra lui e me, incredula
“perchè non aiuti tua moglie a mettersi comoda? sarebbe un peccato sgualcire i suoi vestiti” incalzai.
Sopra le scarpe a punta con tacco a spillo, Rosa indossava un tailleur con pantalone e giacca, color grigio cenere, ed una camicetta azzurra.
Ubbidiente, Mario la aiutò a togliersi la giacca, poggiandola all’attaccapanni, mentre Rosa sembrava impacciata, in difficoltà. Era evidente che la situazione nuova sembrava quasi un ostacolo, per lei.
Quando Mario riprese ad aiutarla, armeggiando col primo bottone della camicia, lo interruppi bruscamente
“alla camicia ci penso io. I pantaloni” ordinai.
Lui annuì, sbottonò i pantaloni e li fece scivolare lungo le gambe della donna, rivelando delle mutandine nere, in netto contrasto con la carnagione chiara delle cosce, e appena sotto le ginocchia delle calze a gambaletto.
“i tacchi, rimettili” ordinai, mentre Mario era chinato a prendere i pantaloni, e la aiutò a rimettere i tacchi.
“bene, ora accomodati e goditi lo spettacolo”
Girai lentamente attorno alla figura di Rosa, spogliandola con gli occhi, come un lupo famelico, mentre percepivo in lei una sorta di timore nuovo.
Mi avvicinai alle sue spalle, la presi dai fianchi, ed avvicinato il viso all’orecchio, le sussurrai “non dirmi che ti vergogni a stare mezza nuda davanti a tuo marito”
“mi vergogno a stare contemporaneamente davanti a mio marito e a te” rispose lei, con lo stesso tono di voce
“rilassati, e pensa a quanto potremo godere assieme” le succhiai l’orecchio, mentre feci salire entrambe le mani dai suoi fianchi fino al seno, strizzandolo energicamente e sfregando le dita contro i capezzoli che iniziavano a fare capolino.
Le leccai orecchio e collo, massaggiando i suoi grossi seni mentre il respiro di lei si faceva più pesante ed iniziava a lasciarsi andare.
Con la coda dell’occhio guardai verso mario, che ci fissava intensamente, e dal gonfiore sui suoi pantaloni capì che iniziava già ad apprezzare.
Ad uno ad uno sbottonai tutti i bottoni della sua camicetta, la abbassai appena lungo una spalla, facendo scendere anche la spallina del reggiseno, e baciai la sua pelle scoperta.
Passai anche all’altra spalla, e lasciai che la camicetta cadesse a terra tra i nostri piedi.
Tenendo le mani sui suoi seni, la baciai tra le scapole, causandole un piccolo brivido di piacere, arrivai al reggiseno e lo staccai usando la bocca e i denti, senza smettere di toccarle il petto.
Quando i suoi seni furono liberi, i capezzoli erano gonfi e turgidi. li accarezzai con le dita, e lei gemette sfregandosi le cosce.
Baciandole la schiena scesi fino alle natiche, e portai una mano davanti, toccandola tra le cosce sopra il tessuto delle mutandine, che iniziava ad inumidirsi.
Lei sospirò e gemette ancora, e feci scivolare anche le mutandine lungo le sue cosce, lasciando che suo marito la vedesse così, completamente nuda con addosso solo i tacchi, accaldata ed eccitata come una vacca da monta.
Mi rialzai in piedi e le diedi un sonoro schiaffo sulla natica, che le provocò un gridolino.
La guidai verso la scrivania, e la feci sedere là, con le gambe divaricate.
Mi inginocchiai, e presi a leccarle la fica, lappando voracemente lungo le grandi labbra, e succhiandole il clitoride. Rosa gemette, prese a toccarsi un capezzolo con una mano, mentre con l’altra premeva la mia testa contro di sè.
Dalla mia posizione non potevo vedere Mario e la sua reazione, ma dopo qualche minuto di leccata, quando i gemiti e mugolii di Rosa erano diventati sempre più forti, sentì un rantolo da parte di Mario, e capii che forse era venuto nelle mutande, come un adolescente arrapato davanti ai suoi primi porno.
muovendo e infilavo veloce la mia lingua, Rosa gemeva ed ondeggiava il bacino
“scopami. ti prego scopami” implorò lei
Mi alzai in piedi e la baciai, riempiendole la bocca dei suoi stessi umori, mentre lei armeggiava frenetica con i pantaloni, liberando il mio grosso cazzo, non ancora perfettamente in tiro.
La fece inginocchiare, lo prese in bocca, avida e vogliosa.
Succhiava e mugolava senza ritegno, masturbandosi con una mano, mentre con l’altra mi tastava le palle.
La scopai sulla scrivania esattamente come l’ultima volta, lei si teneva aggrappata a me con le gambe e le braccia, e io la martellavo senza sosta.
Mentre aveva un orgasmo, si avvinghiò a me sfregando come un’ossessa, gridava e gemeva.
Esausta, la misi a pecorina, rivolta però stavolta verso suo marito, e ripresi a fotterla
“oh si, si, continua, si!” gemeva lei, guardando suo marito mentre io la penetravo.
Stavo scopando così forte che mi accorsi quasi all’ultimo di essere al limite, e feci appena in tempo ad uscire, che fiotti sperma schizzarono sulle natiche e sul fondoschiena di Rosa, che ansimava soddisfatta, mentre dalla sua figa grondavano umori.
Terminato di sborrare, guardai verso Mario, che ci osservava con un’espressione soddisfatta. A giudicare dalla grossa chiazza che aveva sui pantaloni, doveva esser venuto almeno 2 o 3 volte.
Colpì con un piccolo schiaffetto una natica di Rosa “dovresti aiutare tua moglie a pulirsi e rivestirsi" dissi.
Mi tirai su i pantaloni, e sedetti alla mia sedia, dietro la scrivania, esausto, mentre Mario, con fare docile e tenero, puliva il fondoschiena di Rosa con dei fazzoletti, e la aiutava a rivestirsi.
“signori, immagino siate d’accordo nel replicare” dissi loro, mentre Rosa si rivestiva.
I due si scambiarono uno sguardo, ed annuirono.
“non so come hai fatto, ma sei stato mitico” mi disse Rosa qualche settimana dopo, una mattina, mentre eravamo in sala riunioni a parlare di lavoro.
“te l’avevo detto, dovevi solo fidarti”
Rosa annuì, poggiando una mano sulla mia coscia. Anche se soli, nell’orario di lavoro aveva sempre evitato il contatto. Immaginavo che, aver sfondato quell’argine con il marito, avesse rotto diversi altri tabù mentali; questo voleva dire che potevamo spingerci oltre, ed era solo un bene.
“te lo succhierei qui, ed ora” mi sussurrò lei nell’orecchio.
“perchè non approfittarne” le risposi io, baciandole fugacemente il collo
“lo sai non se ne parla, è troppo rischioso” si ritrasse lei
“manda un messaggio a tuo marito e digli di raggiungerci subito. Ci serve qualcuno che faccia da palo” le proposi
Pochi minuti dopo, Mario entrò in sala riunioni, e chiuse la porta
“tua moglie ha voglia di succhiarmelo” gli dissi senza mezzi termini
“sono passato dalle segretarie, la sala è libera per un’altra ora”
Rosa non perse tempo, mi sbottonò i pantaloni, lo tirò fuori e vi si avventò con la bocca.
Mario si sedette accanto a lei, e fece lo stesso: l’ultima volta, forse stanco di tenerselo costretto nei pantaloni, mi aveva chiesto il permesso di tirarlo fuori. Io ovviamente avevo acconsentito, a patto che gestisse da solo la sua sborra e non ci disturbasse.
Così, mentre Rosa sentiva il mio cazzo gonfiarsi nella sua bocca, lui prese a segarsi freneticamente.
Me lo succhiò fino a farmi venire, mentre Mario metteva via i fazzoletti sporchi e si ricomponeva; poichè di lì a breve avremmo dovuto liberare la sala, ci accordammo per un’altra sveltina nel parcheggio interrato, a sera.
In un angolo non visto dalle telecamere, Rosa stava con le mani contro il cofano dell’auto, io la tenevo da fianchi e la pompavo con foga, mentre Mario, lì accanto con i calzoni abbassati, si segava senza sosta.
Iniziò a suggerire lui luoghi e momenti per fare del sesso intenso e fugace, come se fossimo ancora due amanti, solo che lui era sempre lì, ad assistere ed a segarsi.
“questo weekend i ragazzi sono via, che ne dici di venire a cena da noi?” mi propose Mario dopo un po’ di tempo.
Accettai volentieri l’invito.
Mi presentai da loro alle 8 in punto, con una bottiglia di buon vino.
Mi accolse Mario, mostrandomi casa loro, e mi disse che aveva aiutato sua moglie a prepararsi per la serata. Sentì quasi un certo orgoglio nel tono della sua voce.
Rosa arrivò pochi minuti dopo, salutandomi con voce calda e sensuale.
I capelli ben sistemati con una piega fatta poche ore prima, gioielli e trucco, un tubino nero con bretelline e scollo a V che la fasciava aderente dal seno fino a poco sopra il ginocchio, esaltando le sue generose e morbide curve. Le cosce velate da un paio di autoreggenti -come scoprì dopo- ed ai piedi dei sandali aperti con tacco a spillo.
“sempre bellissima” la salutai io.
La cena iniziò e proseguì in modo ordinario, mangiammo e bevemmo, ed una volta finito, mentre Mario sparecchiava, Rosa si sedette sulle mie gambe.
Ci baciammo appassionatamente, e lei iniziò a sbottonarmi la camicia.
Mario si sedette lì accanto, e sussurrò all’orecchio di sua moglie “leccagli i capezzoli”
lei si staccò dalle mie labbra, scese lungo il mio collo, e seguendo il suo suggerimento, mi leccò un capezzolo e stuzzicò l’altro con le dita, mentre io iniziavo a sentir del movimento tra le gambe.
L’idea che facesse suggeritore dovevo dire che non mi stava dispiacendo.
Notai che Mario era già col cazzo di fuori e si stava segando.
“faglielo venire duro solo sfregando col bacino” le suggerì poi
lei prese a sfregarsi, mentre io affondavo il viso tra le sue tette.
ma il petting non mi aveva mai fatto impazzire, così dissi “andiamo sul divano”
Mario sedette su una poltroncina davanti al divano, Rosa mi segò e leccò i testicoli. Il suo tubino era accartocciato attorno al suo ventre, la parte di sotto tirata su, le spalline abbassate e le tette libere.
La feci salire su di me, ma rivolta con le spalle a me e di fronte al marito.
Si impalò lungo la mia verga, gemendo di piacere mentre la facevo entrare lentamente.
Iniziai a spingere sempre più in profondità nella sua fica bagnata, e quando arrivai fino alla base, le sollevai il bacino ed entrai di colpo fino al fondo, facendola gridare di piacere.
Lei iniziò quindi a cavalcare la mia verga, muovendosi in modo ondulatorio, con le gambe divaricate ed il busto in avanti, mentre suo marito si segava come un ossesso.
Rosa inarcò la schiena contro di me mentre veniva travolta da un orgasmo, ma non mi fermai. Mi sollevai in avanti, facendola finire carponi per terra, e senza nemmeno uscire da lei, continuai a fotterla senza ritegno.
“vienimi dentro…” mi implorò gemendo “...riempimi, riempimi tutta!”
Guardai per un attimo suo marito, che non pareva sorpreso da quella richiesta: che ne avessero già parlato? In ogni caso, lui fece un cenno d’assenso, ed io continuai a spingere con maggiore foga, montandola senza sosta.
La tenni stretta dai fianchi mentre venivo, e sentì fiotti di sborra riversarsi dentro di lei, che gemeva soddisfatta.
Prima che mi rivestissi, Rosa mi prese per mano, e mi portò in camera da letto. Avevano sistemato una brandina vicino al lettone
“quella è per Mario, voglio averti con me fino a domattina” disse mentre si liberava del tubino e dei sandali, restando con addosso solo le autoreggenti.
Mi spinse contro il letto, si inginocchiò e mi prese il cazzo prima in bocca, ripulendolo del mix di sborra e umori, e poi tra le tette. Mario invece si sedette sulla brandina, continuando a guardare e segarsi.
In mezzo alle sue grosse e morbide tette, il mio cazzo impiegò poco a tornare duro.
Lei salì a cavalcioni su di me, il mio cazzo entrò immediatamente nella sua figa larga e accogliente.
Mi fece restare disteso sul letto, lei teneva la schiena ben eretta, e prese a cavalcarmi con foga.
Sentivo le sue grandi labbra sfregare contro il mio bacino e contro le palle, mentre lo prendeva tutto dentro di sé e si muoveva.
Ansimava e gemeva senza ritegno, appoggiata con le mani contro il mio petto, mentre io vedevo le sue grosse tette ondeggiare ad ogni suo movimento.
Non potevo vedere Mario, ma dai rantoli che di tanto in tanto sentivo dietro di Rosa, immaginai che era venuto più volte.
Rosa urlò quando l’orgasmo la travolse, contorcendosi col bacino.
Scopammo fino all’alba. Dopo esserle venuto l’ennesima volta dentro, mentre ero sopra di lei, ci accorgemmo che Mario si era già addormentato.
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