🔴 Esibizione a cena – Parte 3

Marshmellow
a month ago

La cena proseguì, o almeno, così sembrava per chiunque ci osservasse. Lei mangiava con tranquillità, ogni suo movimento studiato con una leggerezza quasi naturale. Ma io sapevo che ogni piccolo gesto aveva un preciso scopo.

Ogni volta che portava il bicchiere alle labbra, il suo polso faceva un piccolo movimento, aprendo leggermente di più la giacca. Ogni volta che prendeva una forchettata, inclinava il busto in avanti quel tanto che bastava a far intravedere ancora di più la pelle nuda sotto il tessuto.

Io non riuscivo a concentrarmi su nulla. Il cibo era l’ultimo dei miei pensieri. La guardavo, osservavo ogni sua mossa, il modo in cui la sua lingua sfiorava il bordo del bicchiere, il modo in cui giocherellava con il tovagliolo tra le dita, come se fosse perfettamente consapevole dell’effetto che aveva su di me.

E poi, c’era lui.

Il cameriere continuava a passare accanto al nostro tavolo con una frequenza sospetta. Ogni volta con una scusa diversa: controllare se tutto fosse di nostro gradimento, riempire il bicchiere d’acqua, ritirare un piatto vuoto. Ma il suo sguardo lo tradiva sempre.

Lei lo vedeva. E lo lasciava fare.

Ad un certo punto, mentre finiva l’ultimo boccone, si voltò verso di me con un sorriso soddisfatto.

«Oggi sono stata davvero bene,» sussurrò, abbassando la voce quel tanto che bastava a farmi rabbrividire.

«Sì, sono stato davvero bene anche io,»

«Ti è piaciuto?» rispose lei con un tono che sembrava essere ambiguo.

Deglutii a fatica. «Penso che dovremmo chiedere il conto.»

Lei ridacchiò piano, compiaciuta. «Forse hai ragione.»

Sollevò la mano, richiamando l’attenzione del cameriere. Lui si avvicinò quasi subito, cercando di mantenere la compostezza, ma io notai il lieve tremolio delle sue dita mentre estraeva il blocchetto.

«Posso portarvi il conto?» chiese, la voce leggermente incerta.

«Sì, grazie,» rispose lei con dolcezza.

Mentre il cameriere annotava qualcosa sul blocchetto, lei si sporse leggermente in avanti, come per prendere un ultimo sorso dal bicchiere. Un piccolo movimento, appena accennato. Eppure, bastò.

Vidi il ragazzo abbassare lo sguardo per un istante, poi distoglierlo di scatto, tornando a concentrarsi sulla ricevuta.

Lei si ritrasse con calma, come se nulla fosse, e mi guardò con un sorrisetto.

Così esclamai: «Penso che se lo ricorderà per un bel po’.»

Lei ridacchiò piano, giocando con il bordo del tovagliolo.

Il cameriere tornò poco dopo con il conto e lo posò sul tavolo con un cenno rapido. Non disse nulla, ma il rossore sulle sue guance diceva abbastanza.

Io presi il portafoglio, mentre lei rimaneva a fissarmi, divertita.

Consegnai i contanti, e il cameriere li prese con una certa fretta, come se volesse uscire il prima possibile da quella situazione.

«Grazie, buona serata,» disse, abbassando lo sguardo.

Lui si allontanò, e lei si alzò con calma, sistemando la giacca sulle spalle ma senza abbottonarla. Mi lanciò un’occhiata, il suo sguardo acceso di malizia.

«Andiamo?»

Annuii, cercando di ignorare la tensione nel mio corpo. Sapevo che la serata non era ancora finita.