🔴 Esibizione a cena – Parte 2

Il mio respiro era irregolare, il desiderio pulsava sempre più forte dentro di me. Lei lo sapeva, lo percepiva, eppure continuava a giocare, mantenendo quell’espressione serena e quasi innocente, come se nulla di tutto ciò fosse intenzionale.
Dall’altra parte del ristorante, i tre ragazzi al tavolo non si erano ancora distratti da lei. Uno in particolare sembrava essersi completamente dimenticato della cena, mentre i suoi amici chiacchieravano senza accorgersi del suo sguardo fisso.
E poi c’era il cameriere.
Dopo pochi minuti tornò, stavolta con un vassoio tra le mani. La sua postura era impeccabile, ma i suoi occhi parlavano da soli. Fece di tutto per mantenere lo sguardo sul tavolo, sul cibo, sul blocchetto degli ordini. Ma la tensione era tangibile.
Lei se ne accorse.
Mentre lui posava con precisione i nostri piatti davanti a noi, si sistemò sulla sedia, con un movimento lento e quasi impercettibile. Il tessuto della giacca si aprì di nuovo, appena un po’, ma abbastanza.
Questa volta non fu un gioco riservato solo a me.
Vidi il cameriere irrigidirsi per un istante, il respiro che si spezzava mentre abbassava lo sguardo sul piatto con una concentrazione innaturale. Fu un attimo, un battito di ciglia, ma lo notai chiaramente.
«Ecco a voi. Buon appetito.»
La sua voce tradiva una nota di incertezza, appena percettibile, come se cercasse di nascondere qualcosa.
Lei sorrise.
«Grazie.»
Il ragazzo annuì, ma prima di girarsi, fu impossibile per lui non lanciare un altro sguardo fugace. Rapido, colpevole.
E lei lo lasciò fare.
Attese che lui si allontanasse di qualche passo prima di guardarmi di nuovo.
«Hai visto?» sussurrò, con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
Deglutii, cercando di tenere la voce ferma. «L’ho visto.»
Lei prese la forchetta e iniziò a giocherellare con il cibo, senza distogliere lo sguardo da me.
«Ti ha dato fastidio?»
Il suo tono era innocente, ma i suoi occhi dicevano altro.
Scossi appena la testa. Il mio corpo diceva il contrario.
Lei abbassò lo sguardo sul piatto, poi fece qualcosa di completamente inaspettato.
Sollevò una forchettata di cibo e la portò alle labbra con lentezza esasperante. Le sue labbra si chiusero attorno ai rebbi con un gesto languido, mentre la sua lingua sfiorava appena il metallo prima di ritirarsi.
Un gesto innocente, ma fatto in quel modo…
Mi irrigidii sulla sedia, incapace di distogliere lo sguardo.
«Sembra buono,» sussurrò. «Dovresti assaggiare.»
La mia mano tremava leggermente quando presi la mia forchetta. Ma prima che potessi portarla alla bocca, lei parlò di nuovo.
«Chissà se il cameriere sta ancora guardando.»
Alzai gli occhi su di lei, trovando un lampo di pura malizia nel suo sguardo.
Non mi voltai. Non volevo sapere.
Lei lo fece al posto mio.
Sfiorò il bordo del bicchiere con le dita, poi sollevò lo sguardo verso il bancone del ristorante. Non so cosa vide, ma il suo sorriso si allargò leggermente.
«Sta cercando di non farlo,» sussurrò.
Un’ondata di calore mi attraversò. Lei era spudorata, ed era proprio questo che mi stava facendo impazzire.
Senza dire altro, tornò a mangiare, tranquilla, come se tutto fosse normale.
Io?
Io non riuscivo più a pensare a nient’altro se non a cosa sarebbe successo dopo.
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