Viviana
Quando la vidi per la prima volta, due anni fa, lei se ne stava sola sotto questo stesso ombrellone mentre Mario sedeva all’ombra di una roccia ai margini della spiaggia. Rimasi a osservarla da distante per un paio di giorni: lei esponeva il suo bellissimo corpo senza alcuna censura, assumendo spesso posizioni oscene, da vera esibizionista, inviando un chiaro messaggio di disponibilità. Ogni tanto qualcuno si fermava a parlare; i più timidi si segavano a distanza e poi se ne andavano, quelli più intraprendenti la invitano a fare un bagno. Spesso lei accettava, e non si sottraeva ad approcci soft che, ero certo, avvenivano sotto il pelo d’acqua. In un paio di occasioni ricordo che annotò il numero di telefono del fortunato. La sua bellezza e la curiosità morbosa di guardarla mentre s’intratteneva con gli altri uomini si impossessò presto di me. La cercai, durante i pranzi nei ristoranti o in mezzo alla folla, nelle passeggiate serali tra le bancarelle del centro città ma non riuscii mai a incrociarla.
Alla fine, riuscii ad approfittare di un momento di assenza della mia ex e andai a conoscerla. Lei era stesa a prendere il sole, con il sesso scandalosamente esposto ai passanti. Stava parlando con un ragazzo, inginocchiato al suo fianco.
Quando mi avvicinai, lei alzò gli occhiali e mi disse: «Ti aspettavo.»
E fece un cenno di commiato all’altro.
Esordii come un ragazzino alla sua prima cotta.
«Ciao. Marcello.»
Rimise gli occhiali, tornando alla sua posizione iniziale.
«Oggi non c’è tua moglie?»
Sul momento mi sentii felice che mi avesse notato. Subito dopo ridimensionai l’eccitazione, costatando che la spiaggia è piccola e di solito non ci sono più di una cinquantina di persone. È difficile, quindi, non essere visto.
«Dovrebbe arrivare a breve.»
«Significa che hai poco tempo.»
Non avevo mai sentito la sua voce: era più fine di quanto avevo immaginato, nella sua parlata riconobbi un leggero accento emiliano. Andai subito al sodo.
«Non ti ho vista al paese, dove alloggiate?»
«Perché vuoi saperlo?»
«Vorrei conoscerti.»
Stese le gambe e iniziò a sfarfallare lentamente con i piedi. Poi chiese, come una cameriera che riceve una comanda: «Conoscermi o scoparmi?»
Era una donna diversa dalle altre, lo avevo capito fin dall’inizio, per cui provai a rispondere in un modo che mai avrei scelto con un'altra.
«Conoscerti per scoparti.»
Sorrise, apparentemente soddisfatta della mia schiettezza, poi commentò in modo ironico: «Mmmh, tu si che sai come corteggiare una donna.»
La presi come una conferma che ero dentro al gioco e sentii una scossa di adrenalina scorrere dalla testa ai piedi, per poi stabilirsi poco sotto l’ombelico.
«Mi devi dare modo di farlo … non ho molto tempo.»
Non rispose e il mio tempo si era esaurito. Avevo rotto il ghiaccio e intercettato la sua disponibilità, un risultato per niente scontato. Mentre mi alzavo per andarmene, confidando di tornare all’attacco in un altro momento, disse: «Parla con Mario.»
In quel momento non capii il legame che quell’uomo aveva con lei. Pensai fosse un suo amico che vegliava per evitare che le succedessero cose spiacevoli. Apprezzai, comunque, il suggerimento che mi avrebbe permesso di avvicinarmi a lei senza insospettire mia moglie: due uomini che parlano non destano sospetti, o molti meno di una donna piacente e un uomo che disquisisce portando i segni evidenti dell’attrazione fisica.
Quando mia moglie tornò, poco dopo, mi trovò insieme al marito di Viviana. Mario mi piacque subito, è un uomo pratico e trasparente, genuino come se ne vedono pochi ai nostri giorni. S’introdusse a me come il coniuge innamorato di Vivi, puntualizzando che non era geloso degli uomini che le facevano la corte. Notai che portava la fede, al contrario di Viviana, e pensai che tra i due ci fosse una sorta di relazione aperta.
Lo presentai a Cristina, poi tornammo insieme al nostro ombrellone. Trascorsi il resto della giornata come i giorni precedenti, a guardare il viavai di maschi sotto l’ombrellone giallo di Viviana, ma, diversamente dai gironi precedenti, lei ogni tanto si girava a guardare nella mia direzione.
Bruciavo di desiderio nei confronti di quella bionda. E quei suoi ammiccamenti, il modo elegante e disinvolto con cui esibiva il suo corpo era al tempo stesso erotico e diabolico. Quella sera scaricai su mia moglie la libidine accumulata durante la giornata. La presi da dietro, immaginando di farlo con Viviana ma non fu altro che un disperato tentativo di curare una malattia assumendo un placebo.
Cristina ha il sonno pesante. Io, viceversa, soffro di insonnia, e quindi mi sveglio durante la notte, vagando a volte per ore in giro per la casa. Era quindi abituata, nelle rare occasioni in cui si svegliava nel cuore della notte, a non trovarmi sempre al suo fianco. Durante la mia chiacchierata con Mario, quel giorno, avevamo convenuto un incontro in tarda nottata. Rischiavo tantissimo ma la mia ossessione per sua moglie era tale che avrei corso qualsiasi rischio pur di stare solo con lei. Fu così che, dopo essermi accertato che Cristina era tra le braccia di Morfeo, sgusciai fuori dal letto e li raggiunsi.
Con Viviana fu tutto facile, entrammo subito in sintonia. Un’affinità che ho ritrovato solo recentemente, con Laura.
Mario rimase in disparte per tutto il tempo, senza intervenire nella nostra discussione. Quando poi Viviana si assentò un attimo, lui si avvicinò e mi disse: «Penso avrai capito cosa sono …»
Lo guardai negli occhi ripensando al suo comportamento: le giornate solitarie sotto l’ombra delle rocce, la distanza da Viviana per darle spazio di manovra, l’indifferenza davanti a sua moglie che flirtava con uomini sconosciuti … e capii.
Era la prima volta che conoscevo una coppia con marito cuckold. Fino a quel momento avevo fatto solo esperienze a due, rigorosamente monogame, quella condizione di ‘terzo della coppia’ era, quindi, completamente nuova. Abbozzai, con voce tremante: «un cuckold.»
Sorrise.
«Più o meno.» fece una pausa. «Ascoltami bene: tra poco lei uscirà da quella stanza con addosso un completino che ti mozzerà il fiato e tanta voglia di farlo con te. Io sarò nell’altra stanza. Tu e tua moglie mi sembrate una bella coppia, e tu una persona che non fa cose di questo tipo …»
Fece una pausa. Stava interpretando in modo magistrale l’avvocato del diavolo, al punto che quasi mi convinse a desistere. Poi pensai “solo per questa volta. Solo stanotte.”.
Subito dopo sussurrai quasi senza saliva in bocca: «Resto.»
Lui annuì soddisfatto e mi diede una pacca su un ginocchio.
Mi mancava l’aria, il cuore si era fermato per degli interminabili secondi, in attesa. Mi voltai verso la porta socchiusa, dalla quale tra poco lei sarebbe entrata, calda e disponibile, solo per me. Mario non aggiunse altro, si alzò e uscì lasciandomi solo. Poco dopo, lei entrò.
Quella non fu l’unica volta, ma la prima. Ero malato di Viviana, ogni volta che uscivo dal suo appartamento, pensavo solo alla prossima volta che l’avrei rivista. Da quella notte lei divenne la mia amante per tutta la vacanza, e il nostro rapporto fu intenso e corrisposto al punto che lei decise di essere solo mia, fino a che non lasciai dall’isola. L’ultima notte tornai in hotel e trovai Cristina seduta sul divano che mi attendeva. Le dissi la verità, certo che lei si era già accorta che le mie attenzioni erano tutte concentrate sulla donna sotto l’ombrellone giallo, in quel momento la passione nei confronti di Viviana aveva reso futile tutto il resto, persino il mio matrimonio.
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